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Un inatteso regalo per Bruno
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Ordinamento feudale della Giustizia in Italia

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Messaggio N°452 18-09-2007 - 01:59
Tags: Giustizia

Ordinamento feudale della Giustizia in Italia
di Maria Venera

Roma C’è... si applica... la Giustizia in Italia? Spero di sì… ma qualche caso mi lascia piuttosto scettica. Bisogna dire, però, che certe rappresentazioni negative di cui si viene a conoscenza ci indignano perché è innegabile che - saranno pochi - ma anche se pochi sono sempre troppi e troppo eclatanti i casi in cui le leggi vengono applicate in modo... diciamo “originale”, come se la Giustizia fosse un ordine dinastico, applicata nei Feudi d’Italia a seconda della famiglia regnante. Un decentramento antropomorfo della Legge... E questo non dovrebbe accadere mai. Anche un solo caso di ingiustizia a carico di un innocente è fattispecie di gravità enorme, se proposto alla coscienza ed al buonsenso dei senzienti. Mi riferisco in questo momento alla vicenda kafkiana del signor Giovanni Grassini, imputato giudicato in Napoli, perché quello che è successo a lui potrebbe capitare in futuro a chiunque di noi. C’è un gruppo di giovani, nell'escalation del fenomeno accertato delle baby-gangs napoletane in quel ben preciso momento storico, che impedisce il passaggio e non si muove alla richiesta di “strada”, di spostarsi per permettere di fare una manovra ed uscire dall’ingorgo tradale: possibile che non sia capitato a nessun magistrato o a qualche suo parente o conoscente? A me è successo!… E’ inutile nascondersi dietro un dito: i "ragazzi" quando sono in gruppo sovente diventano arroganti, devono far vedere che sono “dei duri” ai loro compagni di avventure e non spostandosi, nell'arroganza si sentono potenti. Tengono così in ostaggio il malcapitato automobilista in base al capriccio del momento, per avere il proprio momento di “gloria” di fronte ai compagni. Ma il signor Grassini aveva, quella sera, grande urgenza di rientrare in casa, dove aveva dimenticato le sue medicine salvavita e per velocemente rientrare a casa, al capezzale del proprio padre, inabile, di 90 anni, lasciato temporaneamente solo ed impossibilitato a provvedere a se'... Purtroppo, nel cercare di farsi strada e dopo essere stato insultato e schiaffeggiato, non si accorgeva del fatto che uno dei “guaglioni” si era messo proprio dietro la sua automobile, ritto sul motorino, per meglio impedirgli la manovra e, al primo movimento dell’auto in retromarcia, il ragazzo malauguratamente cadeva e, a causa della brutta caduta, picchiando il capo sprovvisto di casco sul marciapiede, perdeva la vita. Verrà detto, in sede processuale, che il Grassini gli è passato due volte con l’auto sul corpo, mentre gli esami autoptici sulla salma del malcapitato non rilevano tracce visibili, nemmeno una ferita, un livido, relativi al falso dichiarato dai “compagnelli”. Fatto sta, il Signor Grassini fu immediatamente arrestato con l’accusa di omicidio volontario, alla stregua di un killer della “mala” e subì una condanna a ben 16 anni di carcere. All’epoca, egli era in attesa di trapianto di fegato che gli è stato praticato durante la detenzione: anche da ciò si evince che non di "alibi" si trattava: egli aveva realmente necessità urgente di prendere le sue medicine e di correre a casa, pena un'ammoniemia peraltro stimolata dal brutto incontro occorsogli. Detto questo, alla luce dell’ultima sentenza dei magistrati napoletani in capo al signor Gianni Grassini, mi chiedo come fa un magistrato a credere a dei “guapparielli” che sa benissimo non essere stinchi di santo i quali affermano che il Signor Grassini ha di proposito urtato, arrotato e fatto morire il ragazzo e non alle giustificazioni di una persona per bene e per giunta in pessime condizioni di salute? Sarà stata, come evidente durante l'ultima udienza, l'antipatia personale del collegio giudicante verso l'avvocato difensore dell'imputato, offeso più volte durante l'udienza? Giovanni Grassini avrà sicuramente presentato la propria documentazione medica (ma è stata messa agli atti…e..i magistrati ne hanno preso visione?) e dalle indagini è risultato che la sua fedina penale è immacolata…eppure, egli non è stato creduto; è stato condannato per omicidio volontario e non colposo: lui, aggredito dal branco! Ha, così, iniziato il suo calvario che… chissà quando avrà termine, mentre i guapparielli sono liberi e pronti a fare di peggio perché hanno imparato che di fronte alla Legge loro sono credibili qualunque cosa dichiarino, in nome del buonismo montessoriano e del garantismo imperante... e che per loro c’è, insomma, un’ accertata libertà di delinquere senza pagare pegno. Chiunque, ogni cittadino, potrebbe incappare in questa assurda anomalia del Destino e vedersi stravolta la propria immacolata vita! Assistiamo, poi, a casi dell’ultim’ora; casi in cui ubriachi o drogati al volante uccidono delle persone con l’auto e vengono scarcerati con estrema velocità. Ci si chiede se la legge è UNA SOLA, valida per tutti e che impone regole uguali per tutti e sanzioni uguali per tutti… oppure se ce ne sono tante di leggi, ognuna tagliata su misura per ogni cittadino d’ogni singolo Feudo d’Italia. Non vorrei che qualcuno avesse imparato da un mio vecchio Dirigente, ora in pensione, che proclamava tranquillamente, senza remore: “La legge si applica ma si interpreta per gli amici”. Mi appello a chi prossimamente dovrà giudicare in appello, all’ultimo grado, il signor Grassini affinché con la massima obiettività giudichi il fatto per quello che è: un involontario incidente che ha avuto un esito che già di per sè è - per il Signor Grassini, altra parte lesa - un peso insopportabile e, per gli italiani, nel cui nome è stata impropriamente pronunziata questa assurda sentenza da magistrati ben consapevoli del particolare substrato sociale napoletano, un’infamia! Sul " caso Grassini" la Voce di Megaride ha precedentemente manifestato contro le deduzioni della Corte d'Appello di Napoli, con contributi ai link: http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/BillyBauscia.htm http://blog.libero.it/lavocedimegaride/2834211.html
Esprime solidarietà a Giovanni Grassini la redazione tutta!

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 5

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Inviato da Anonimo
il 18/09/07 @ 14:58
Meglio sarebbe stato, per Gianni Grassini, essere stato un brigatista rosso....almeno avrebbe accettato la galera, in nome di una idea, di una ideologia, di una "fissa"....ed oggi, dopo aver scontato qualche anno, sarebbe relatore d'onore nelle università italiane o, quantomeno, funzionario presso la presidenza del Consiglio dei Ministri...se non deputato del Parlamento! Sbaglio?
marina salvadore

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Inviato da Anonimo
il 18/09/07 @ 17:21
Tutti noi viviamo sotto quella che è una vera spada di Damocle. Aver a che fare con questa giustizia o con questi giudici, di cui alcuni, per la loro formazione, sono figli di quella laurea proletaria, dei fatidici anni 70. Sono solidale con Grassini... e come non potrei?. Conosco la genia dei bulli di periferia, che fanno sempre meno ridere per la loro accresciuta pericolosità. Sono delinquenti in erba, per la totale mancanza dei valori e della famiglia.A loro poco importa la perdita dell'amico, ma la sentenza , questa pazza sentenza, li esalta perchè umilia e distrugge una persona per bene. Mimmo Di Renzo www.senzabarriere.info

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Inviato da Anonimo
il 18/09/07 @ 20:31
Mi chiedo cosa se ne fa, ora, Giovanni Grassini di un fegato nuovo, generosamente donatogli da chi amava la vita ed in un' altra vita ha cercato di esistere ancora, donandogli la VITA stessa.....i magistrati napoletani hanno avvelenato quel fegato...e ritengo siano ignari responsabili di ben due orrende morti!
Francesco Severo

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Inviato da Anonimo
il 19/09/07 @ 10:59
Abbiamo segnalato questo articolo e l'intero "caso Grassini" a giornalisti, politici tra cui il sen. Guzzanti e il ministro Di Pietro ma soprattutto al competente ministro Mastella. Distolgano la loro attività e ruolo dalla sterile scaramuccia con Grillo e si mettano "al lavoro" con le loro qualifiche professionali. Se non riceveremo una risposta, un cenno, un giudizio, un minimo d'attenzione da alcuno tra costoro, allora TUTTI si saranno dichiarati - in virtù del principio del SILENZIO-ASSENSO - per quello che sono: inutili! inabili!
la redazione

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Inviato da Anonimo
il 20/09/07 @ 14:52
Sono tutti troppo occupati nel cercare di salvare i vari compagni Visco, D'Alema, Fassino.... per verificare i casi di poveri cittadini angariati
Maria

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Messaggio N°433 23-08-2007 - 07:24
Tags: Giustizia

Un inatteso regalo per Bruno
dal Comitato Bruno Contrada

In questa notte afosa di fine agosto è caduta candida e fresca neve nel Giardino d'Europa ed abbiamo fatto "sakura", raccolta miracolosa di ciliegie, per dirla all'orientale in fatto di buon auspicio. Rai3, senza motivazioni di anniversari, promozioni o... altro ha mandato in onda in "Primo Piano" un servizio speciale su Leonardo Vitale, primo vero "pentito" di mafia "accudito" amorevolmente, allora, da un certo funzionario di Polizia storiografo della Mafia per eccellenza, il nostro Bruno Contrada! Vitale, ora meglio conosciuto come l' "Uomo di Vetro", grazie ad un libro e ad un film ove prevale la figura dell'onesto e coraggioso "poliziotto" di nostra conoscenza senza, però, che ne venga mai citato il nome, è stato un altro martire del Potere, come riconosciuto pubblicamente, anche con gratitudine e rispetto, in apertura del primo storico maxi processo alla Mafia dai giudici Falcone e Borsellino, l'8 novembre del 1985. Contrada si premurò di raccogliere e rapportare ai vertici le testimonianze del povero Vitale; anche, di tutelarlo in qualche maniera, non potendosi avvalere di strumenti di giustizia ancora non in auge, come oggi, per la salvaguardia ed il benessere psico-fisico di testi così importanti... stranamente, però, il povero e sincero Vitale fu recluso nello stesso carcere dove soggiornavano coloro che denunziava; in sede di dibattimento processuale fu addirittura infilato come un capretto nella fossa dei leoni nella medesima gabbia dei suoi antagonisti. Gli toccò in sorte qualche manicomio giudiziario, dal Sud al Nord dell'Italia, qualche elettroshock unito a psicofarmaci, perchè desistesse o "schiattasse". Rischiò persino la lobotomia, per ridurlo a vegetale senza ricordi ne' emozioni. Superò fisicamente quel "martirio di san Sebastiano", come il migliore tra i santi martiri di Madre Romana Chiesa eppure, dopo solo sei mesi di riacquistata libertà fu assassinato da chi gliel'aveva giurata! Meriterebbe la beatificazione, Leonardo Vitale, come uno dei tanti beati della Chiesa Cattolica, assurti dall'Inferno del vizio o del crimine ai celesti altari per prodigiosa conversione... come Bartolo Longo, ex satanista e massone, fondatore della Basilica dedicata alla Madonna del Rosario in Pompei... la beatificazione, anche per aver compiuto, stanotte, un miracolo per la riabilitazione del suo vecchio "custode" oltraggiato anch'egli dal Potere e rinchiuso senza speranze e con scarso alito di vita in un assurdo carcere militare, Bruno Contrada! Il servizio televisivo, infatti, ha regalato molto spazio ed attenzione alle dichiarazioni di Bruno Contrada, superstite in odore di martirio sulla stessa via di Damasco del povero Vitale ma ha aiutato molti a riflettere sull'innocenza del "condannato" Contrada: se fosse stato UOMO DI MAFIA, si sarebbe in tal modo premurato di far giungere a destinazione le scottanti dichiarazioni di Vitale?.. non gli sarebbe stato più facile "farlo fuori" prima che parlasse?... Ancora, siete disposti a credere, come la Politica vuole, che Contrada sia colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa, dopo questo illuminante, inatteso...ed incomprensibile servizio televisivo?... Grazie, di cuore, agli autori del programma e del servizio... ed allo sconosciuto e coraggioso funzionario della Rai che ha permesso questo generoso atto di liberalità nei confronti di Bruno Contrada... Grazie, soprattutto a TUTTI voi, ovunque siate, che in questi ultimi mesi avete sostenuto il nostro fracasso, clamore, baccano aiutandoci a far giungere l'eco della nostra rivendicazione a qualche persona giusta!

Inviato da: vocedimegaride Trackback: 0 - Commenti: 1

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Inviato da Anonimo
il 23/08/07 @ 10:20
Sono sicuro che questo video, darà da pensare a coloro che fino a oggi, perplessi sull' innocenza di contrada, si convinceranno più che mai della sua estraneità ai fatti a lui contestati. E' disumano e oltraggioso per noi tutti l' attuale detenzione di un' uomo innocente. Bisogna unire le nostre forze e gridare a tutti: Bruno Contrada, libero.

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Messaggio N°425 15-08-2007 - 23:05
Tags: Giustizia

Law and Order
di Giuseppe Lipera

Law and Order: Questo è il problema! Come spesso accade nel mondo, ma in Italia in particolare, improvvisamente si scatenano, con un susseguirsi tragico e nello stesso tempo paradossalmente armonioso, episodi che sembrano frutto di un evento siderale; il mese di agosto poi pare sia stato creato apposta per la celebrazione delle tragedie. Di turno questa volta non sono i suicidi nelle italiche caserme dei giovani militari di leva e non solo le sempre attuali ecatombe delle strade extraurbane. In primo piano quest’anno viene acclamato il fenomeno, già non più silente invero durante tutto l’anno, della mala giustizia. L’omicidio di Sanremo, il piromane di Latina (arrestato, scarcerato e poi nuovamente arrestato), il Tribunale “della Libertà” di Torino che scarcera quel maledetto pirata di Pinerolo, guardate un pò cosa c’è voluto perché la faccenda esplodesse e conquistasse le prime pagine di alcuni giornali (non tutti ovviamente e purtroppo).Fra i tanti commenti apparsi, il più autentico e fortemente sintetico, e che non rispecchia solo la comprensibilissima emotività del momento, mi è sembrato quello di Mario Cervi, il quale lapidariamente ha così condensato un’opinione diffusa nella nostra e sulla nostra povera Italia: “Che brutta situazione quella di un Paese che non si fida né di chi fa le leggi né di chi le interpreta e applica” (Mario Cervi, in Il Giornale 12/8/2007, “Il Buon Senso Dimenticato” con occhiello “Nelle Aule Dei Tribunali”). Sfido chiunque a sostenere che sia sbagliato quanto sostenuto da quell’editorialista. Solo che non basta indignarsi, bisogna ragionare e porsi il problema di come risolvere una certa situazione, che sì in questi giorni appare sotto gli occhi di tutti, ma che per chi vive quotidianamente nel mondo giudiziario ben conosce da sempre. A conforto di questa mia tesi trovo riscontro sempre nella lettura domenicale dei quotidiani. Un’altra grande penna, fine studioso del diritto, docente cattedratico autorevolissimo nonché serio Avvocato, interviene con assoluta fermezza e convinzione; in prima pagina su “La Stampa” (sempre domenica 12 agosto) vi è il richiamo e poi a pagina 35 l’intero articolo ed il titolo è perfettamente azzeccato “Un Disagio Crescente”, a firma dell’illustre Carlo Federico Grosso. Ho pensato subito: neppure il professore Carlo Grosso, che è stato tra l’altro vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, si è potuto trattenere, tant’è che le sue argomentazioni sono avvincenti: “Le ragioni del garantismo sono … sacrosante e devono essere a loro volta rispettate con rigore. Ma quando si ripetono fatti che sconcertano e danno l’impressione di una giustizia colabrodo, probabilmente è il momento di riflettere e se possibile di reagire”. Si avverte che il professore Grosso alza il tono ed il volume perché così incalza: “se il costume giudiziario è diventato lassista per indolenza o ignoranza di qualcuno, si pensi a come rimediare intervenendo sul terreno della formazione o disciplina dei magistrati”. Alla fine si sente Grosso gridare: “si faccia comunque qualcosa”, per concludere, con profonda amarezza, che spero non sia profetica “sarebbe grave se, a un certo punto, passando di sfacelo in sfacelo, le disfunzioni della giustizia non facessero addirittura più notizia”. Vittorio Feltri, sulla prima pagina di “Libero” (sempre lo stesso 12 agosto), come al solito è diretto e sferzante: “ anche un deficiente capisce che non si può andare avanti in questa maniera. O si cambiano le leggi, se sono sbagliate, o si cambia chi non le sa applicare.” Francesco Saverio Borrelli, intervistato da Oriana Liso (vedi “La Repubblica” pag. 3, 12 agosto 2007), se ne esce dicendo: “…e poi dovremmo anche accettare l’idea che purtroppo ci sono professioni ad alto rischio di errore, come il medico o appunto il magistrato”. E poi il solito ritornello: “io so che un magistrato è tenuto ad applicare le leggi”. Temo che passato agosto, finita questa ennesima caliente estate italiana, dopo la afosa calura, la mala giustizia tornerà ad inabissarsi, il popolo si immergerà nelle fatiche quotidiane e sarà distratto, totalmente distratto, dalle partite di calcio, dai pettegolezzi dei vip (politici e di spettacolo), dagli oblii dei salotti televisivi della seconda serata con i neo professionisti dell’opinione pret a porter pronti a pontificare su tutto, dai finti scoop dei mega arresti, e il tutto tornerà nel dimenticatoio più totale. E io, e tanti come me, come noi, non siamo d’accordo: non basta ogni tanto turbarsi e ripetere, come una semplice litania, mala tempora currunt. Diciamolo chiaramente: non voteremo più per quei partiti (vista la legge elettorale in atto non si può dire per quei politici) che come primo punto all’ordine del giorno non porranno il problema di come affrontare l’emergenza italica, che sintetizzerei con due parole inglesi, tanto ormai ci stiamo abituando anche a questo: Law and Order. Questo è il problema da affrontare e risolvere. Cambiare sistema di assunzione dei magistrati, di nomina dei vertici delle forze di polizia locale e nazionale, e prima fra tutto ovviamente sistema di reclutamento del personale politico (ridicolo: anni fa, eletto Consigliere Comunale, già avvocato e ovviamente già laureato, non potei immettermi nelle funzioni se non dopo aver fatto la prova di “alfabetizzazione”; questo tanto per dare un esempio di come vanno certe cose). Ora, per non allargarci troppo e per rimanere nel tema della Giustizia, il dato è uno solo e semplice: la Giustizia si amministra applicando le Leggi è chiaro, ma non basta. Occorre buon senso e intelligenza. Il Giudice deve essere autonomo sì, indipendente certamente, ma dotato, anzi super dotato di buon senso e intelligenza, deve avere nel suo dna saggezza e sensatezza. Non mi pare che la nuova riforma di Mastella abbia inciso su questo aspetto importante. E poi, per concludere, vorrei dire un’ultima cosa, prendendo in prestito le parole da Albert Camus (1957, premio Nobel per la letteratura) il quale, pur riconoscendo che i giudici occorrono, così scrisse: non riuscivo a capire come un uomo si proponesse da sé per esercitare questo compito strabiliante (Albert Camus, La caduta, citato da Daniela Bifulco in “Del Giudicare” di Antoine Garapon, pag. XIII, Milano, 2007). Forse è questa la chiave del problema! Basta con queste castronerie della Legge, “il Giudice ha applicato la Legge”, “il Giudice è soggetto solo alla Legge”. Ma perché gli altri cittadini a chi siamo soggetti? Ah, certo dimenticavo i miseri sudditi siamo soggetti al potere dei potenti quindi anche al potere dei Giudici (anche il Giudice che arrestò Enzo Tortora ha applicato la Legge, non c’è bisogno di andarglielo a chiedere; anche i Giudici che lo ha condannato in primo grado hanno applicato la Legge; così come quei Giudici della Corte di Appello di Napoli che poi lo hanno assolto. Solo che dopo un anno e mezzo, il 18 maggio del 1988, Enzo Tortora è morto). E’ sbagliato questo modo di ragionare. I "sacerdoti di Temi" non devono rappresentare nessun potere; innanzi tutto chiamiamolo, come già suggeriva più di venti anni fa l’allora Presidente del Consiglio Nazionale Forense Avv. Franzo Grande Stevens, servizio giustizia e non potere giudiziario. Secondo, stabiliamo che è essenziale sottoporre il magistrato ad un giudizio di idoneità psicofisica (come per gli ufficiali dei carabinieri o come i piloti degli aerei), costantemente e periodicamente. Terzo, fare il giudice deve essere inteso come un servizio di volontariato (questo a dire il vero dovrebbe valere anche e soprattutto per i politici) che però deve essere strapagato. Quarto, fermo restando che occorrono comprovata capacità giuridica ed esperienza maturata nel mondo del diritto, non è accettabile, come diceva Albert Camus, che “un uomo si proponesse da sé per esercitare questo compito strabiliante”; dovranno essere gli altri a dirlo: Tu hai le qualità morali ed intellettive per fare il Giudice!, e solo costoro, vere anime elette, potranno esercitare l’arte di rendere Giustizia al popolo. Si pensi al sistema di reclutamento dei Magistrati come avviene in Inghilterra e si rifletta; ma non si pensi troppo, perché – come si è soliti ricordare - mentre a Roma si discute Sagunto muore. “Riflettere e se possibile di reagire” ha detto il professore Carlo Federico Grosso, che significa unicamente che bisogna intervenire subito; non si può attendere oltre. P.S. ED INTANTO IL DOTT. BRUNO CONTRADA MUORE INNOCENTE NELLE PATRIE GALERE! Giuseppe Lipera - Avvocato www.studiolegalelipera.it

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Messaggio N°413 28-07-2007 - 10:00
Tags: Giustizia

La casa degli spettri di Ladrolandia

Mi chiamo Luigi Iovino, nato a Napoli il 06/12/54 e mi assumo ogni responsabilità per quanto dichiaro! Se qualcuno, dopo averVi TRUFFATO pesantemente stesse MINACCIANDO la Vostra famiglia, a mezzo di una FRODE giudiziaria, dopo averVi fatto subire con VIOLENZA l'esecuzione di una SENTENZA OTTENUTA CON DOLO, (ponendo in serio pericolo la vita dei vostri figli...) mettendo in atto una ESTORSIONE e continuasse a MINACCIARVI con la richiesta di un INDEBITO RISARCIMENTO di oltre 30.000 Euro + interessi che stanno crescendo da oltre 4 anni, come Vi comportereste?? E...se questi fosse un "INTOCCABILE"?... La faccenda riguarda 135 appartamenti al centro di Casalnuovo di Napoli, in via Strettola n 22, (ex via Cupa dei Romani 10) realizzati IN MODO GRAVEMENTE DIFFORME DALLE CONCESSIONI EDILIZIE, GIA' ILLECITAMENTE CONSENTITE (133 del 21/12/90) - ( NON DOVEVANO ESSERE RILASCIATE PERCHE' IL SUOLO ERA AGRICOLO) ;QUINDI QUESTA VICENDA GIUDIZIARIA NON SAREBBE POTUTA ESISTERE SENZA LA TRUFFA ORIGINARIA In ogni caso gli immobili (ancora oggi.) anche rispetto alle concessioni su cui si è basato il gigantesco illecito sono PRIVI DI UN REALE CONDONO (istanza n° 2780/95 prot. 10503), PERCHE' L'ISTANZA FU' PRESENTATA CON ATTI RAPPRESENTANTI FALSITA SOSTANZIALI RISPETTO ALLA VERA SITUAZIONE DEI LUOGHI) PER COPRIRE E SOSTENERE LA GIGANTESCA TRUFFA ALLO STATO, il tutto sotto gli occhi dei responsabili dell'U.T.C. e degli amministratori locali. Noi (Io e la mia famiglia. sottoscrivemmo un preliminare di compravendita il 23/07/93 ed eravamo promittenti acquirenti di un immobile in costruzione , l'appartamento ci fu consegnato, già in ritardo e non era completamente rifinito il 16/12/94, il giardino annesso, non era ancora recintato; Prendemmo ugualmente possesso dell'appartamento, sia per paura che la società andasse in fallimento - (La società era collegata alla S.S. Calcio Napoli, all'epoca notoriamente in difficoltà, poi effettivamente FALLITA), sia perché ne avevamo necessità, scoprendo solo successivamente che stavano proponendoci un acquisto illecito. Circa un anno dopo la consegna (mentre ancora non conoscevamo gli illeciti) la società ci invitò a stipulare il rogito, in tale sede noi rifiutammo di intestarci l'immobile perché dai documenti presentati dal notaio si erano evidenziati alcune gravi difformità catastali ed amministrative;- solo da poco abbiamo scoperto che la società NON POTEVA VENDERCI le porzioni immobiliari che ci aveva promesso perché di parte di esse non era più la legittima proprietaria, ma invece di darci i ns soldi ci costrinse a farle causa- Il notaio Nicola Capuano, con studio in Via Depretis 5 Napoli , potrebbe, volendo, dare ampie spiegazioni...- Preso atto della irregolarità amministrativa dell'immobile chiedemmo la rescissione del preliminare, per inadempienza della venditrice, e la restituzione dei nostri soldi con rimborso dei danni,ma, purtroppo, ricevemmo solo rifiuti ed ingiunzioni ad adempiere...,Per riavere i nostri soldi ci trovammo costretti ad agire in giudizio:Promuovemmo e sostenemmo un Arbitrato (condotto in malo modo dagli arbitri al punto che dovemmo farlo annullare) poi ci costrinsero a rivolgerci al Tribunale di Napoli, dove la TRUFFA, fu coperta da una FRODE PROCESSUALE, consentita anche dal comportamento di un C.T. nominato dal Tribunale e dalla apparente cecità del Giudice, il quale vedeva solo le nostre inadempienze (inesistenti.) e non si accorgeva della lampante irregolarità delle pratiche amministrative in suo possesso; La conclusione degli atti istruttori avvenne a fine Dicembre del 2003, la sentenza n° 309/04 fu depositata dal Giudice, dott. Mauro Criscuolo il giorno 08/01/04, (quindi la sentenza fu scritta tra un panettone ed un bicchiere di champagne.) le MOTIVAZIONI furono imperniate, dal giudice, su fatti inventati, contrari sia ai documenti in causa che alle dichiarazioni processuali della controparte;IL dispositivo della sentenza fu una minaccia alla nostra esistenza che ancora incombe su di noi!!! L'esecuzione della sentenza, avvenne con minacce e continue violazioni del nostro domicilio e fu pretesa dalla controparte a partire dal 02/02/04 nonostante vi era già in corso l'Appello e nonostante avessimo acquisito prove della FRODE GIUDIZIARIA di cui eravamo vittime Dal 7/09/04, giorno in cui la società Del Vecchio Costruzioni S.p.A. ottenne la esecuzione della sentenza, a seguito di intrusione nel ns appartamento in ns assenza, la TRUFFA si trasformò in ESTORSIONE, in quella data avevamo già denunciato i fatti alla Procura della Repubblica di Napoli (per la frode processuale e l'estorsione) ed alla Procura della Repubblica di Nola (Per gli abusi edilizi.) E' bene evidenziare che agli atti del procedimento civile 13288/98 e presso il Comune di Casalnuovo di Napoli, vi erano (e vi sono) DOCUMENTI INEQUIVOCABILI conferenti il grave stato di soggezione giudiziaria dell'immobile e della società venditrice;Il giudice Criscuolo non aveva le MOTIVAZIONI idonee a emettere quella sentenza, la quale., per noi, è il risultato di uno stato di soggezione verso la ns controparte, di cui non conosciamo, né ci interessa conoscere, i motivi; Circostanza che induce sospetti è che un Ente di Culto gestito da Avvocati in carriera e persone addentro alla magistratura, la AUGUSTISSIMA ARCICONFRATERNITA SS. TRINITA DEI PELLEGRINI E CONVALESCENTI e la Curia Arcivescovile di Napoli sono comproprietari nello stesso COMPLESSO IMMOBILIARE (ABUSIVO) di circa 40 appartamenti che, ai sensi delle vigenti normative DOVEVANO (E DEVONO ANCORA.) ESSERE SEQUESTRATI a favore della cittadinanza di Casalnuovo di Napoli.C'e il detto che che a pensar male si azzecca sempre...Da poco, dopo avere scoperto anche una ingente TRUFFA realizzata ai danni del COMUNE DI CASALNUOVO DI NAPOLI e del Fisco, consistente in: a) MANCATO PAGAMENTO (all'epoca.) di oneri di urbanizzazione (Circa 300.000.000 dell'epoca) e nella appropriazione indebita e vendita di suoli che erano proprietà incedibile del COMUNE DI CASALNUOVO DI NAPOLI; b) Una parte dei suoli del Comune (peraltro gia ceduta indebitamente al condominio, l'avevano associata all'immobile che volevano vendermi (Immobile che poi hanno realmente venduto, nonostante tutto, ad un'altra famiglia, il 30/12/05 truffando anche questa.); c)Furono realizzati (senza MAI CONDONARLI) oltre 1200 metri cubi di volumetria ABUSIVA rispetto al consentito;Tutti questi abusi gravavano anche l'immobile che ci era promesso in vendita; Appena pronte le denunce abbiamo denunciato il tutto alla Guardia di Finanza, al Demanio e alla Corte dei Conti. Ad oggi non hanno preso alcun provvedimento.)Possiamo dire che i signori si erano trattati bene!
www.luigiiovino.it

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Messaggio N°401 18-07-2007 - 09:10
Tags: Giustizia

Soldi Politica & Massoneria
dal Corriere della Sera

Difende le sue inchieste, compresa quella in cui è indagato il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e dice che questa dei fondi pubblici europei, nazionali e regionali è la strada per capire «la nuova Tangentopoli» e magari tentare di bloccarla. Il pm Luigi de Magistris — che ha preso qualche giorno di vacanza perché lo aveva promesso ai due figli di 7 e 3 anni, e infatti li ha portati qui a Parigi, a Eurodisney — usa proprio questa espressione, «nuova Tangentopoli », e dice che è «un sistema ben congegnato per depredare una fetta considerevole di fondi pubblici europei, nazionali e regionali, che rischia di mettere in crisi lo Stato di diritto». I soldi pubblici che diventano tangente, dunque, senza la valigetta piena di banconote consegnata furtivamente, «ma attraverso un sistema pilotato di erogazioni pubbliche, che non coinvolge soltanto i cosiddetti "mariuoli", ma è il latrocinio che si fa sistema e alligna trasversalmente nella politica, nell'economia, nelle istituzioni, nella magistratura». Mica male per uno che è in vacanza. Anche se quando gli si chiede dell'inchiesta in cui è indagato il presidente del Consiglio, Romano Prodi, de Magistris preferisce tacere. Prodi è indagato? «Non posso confermare e non posso smentire» dice il pm. Romano Prodi è indagato dalla Procura di Catanzaro per abuso di ufficio in concorso con altre persone perché, secondo l'accusa, avrebbe avuto un ruolo nel «pilotaggio » di fondi comunitari europei destinati all'Italia nel periodo 2004-2007. Ed è indagato anche perché, da questa data in poi, come capo del governo italiano, avrebbe mantenuto, sempre secondo l'accusa, stretti contatti telefonici, anche personalmente e non solo attraverso i suoi più stretti collaboratori, con gli altri eminenti personaggi coinvolti nella vicenda di soldi pubblici, affari privati e comitati d'affari di tipo massonico (facenti capo alla loggia coperta della Repubblica di San Marino) sulla quale sta indagando il pm de Magistris. Il Corriere ha ricostruito il retroscena della «fuga di notizie» sull'iscrizione di Prodi nel registro degli indagati. Si era detto, e lo ha ribadito lui stesso, che Mariano Lombardi, capo della Procura di Catanzaro, non sapesse nulla delle indagini su Prodi e del fatto che il premier fosse indagato. Invece, de Magistris ha regolarmente avvertito Lombardi, tanto che il procuratore ha firmato insieme con il pm l'atto di iscrizione di Prodi nel registro degli indagati il 12 luglio scorso. E di questo è stato messo a conoscenza «in tempo reale» anche il procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, un altro che si è affrettato a smentire senza smentire. A Romano Prodi non è stato inviato alcun avviso di garanzia per la semplice ragione che in quel momento non erano previsti atti che richiedevano la presenza del difensore. Quando incontriamo il pm de Magistris glielo chiediamo. E' vero che lei ha acceso questa miccia e poi si è messo in ferie? Lasciando che avvenisse, di questo la accusano, la fuga di notizie lamentata anche dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella? «Non capisco come la fuga di notizie possa in qualche modo essere ricondotta al sottoscritto — dice il pm — visto che sono all'estero. Di certo, non ho parlato io con i giornalisti che hanno dato la notizia… Anzi, ho saputo che in Italia se la prendevano con me perché ero irrintracciabile… Non vorrei che qualcuno giochi sporco, sfruttando persino il fatto che sono in vacanza per qualche giorno con la mia famiglia, anche se per me sono vacanze a metà, visto che sono sempre in contatto con i miei più stretti collaboratori e l'indagine non si è mai fermata». Il pm ribadisce che «ragioni di assoluta riservatezza » gli impediscono di parlare dell'indagine e teme che qualunque mossa sbagliata, anche di poco conto, anche adesso che tutti sanno che il premier è indagato, possa far partire all'attacco tutti quelli che vorrebbero togliergli di mano l'inchiesta o che la giudicano «un polverone», «una bufala». Non è stato il ministro Bersani, chiediamo a de Magistris, a definire «un polverone » questa inchiesta di soldi, politica e massoneria? «Non mi interessa — risponde il pm —. Bersani ha il diritto di dire ciò che vuole. Io ho il dovere costituzionale di fare le indagini». E da queste indagini emergerebbe un coinvolgimento a pieno titolo del primo ministro — anche attraverso quelle quattro utenze telefoniche (Wind, Vodafone, Tim e H3G) intestate alla società Delta spa e usate da Prodi e dai suoi uomini — che non poteva evitargli di essere iscritto nel registro degli indagati. Così come sarà «un atto dovuto » l'avviso di garanzia nel momento in cui il magistrato compirà altri atti investigativi, per esempio quando chiederà l'autorizzazione al Parlamento per ottenere tutti i tabulati di quelle utenze. «Non parlo dell'inchiesta — dice de Magistris — ma in generale mi chiedo perché tutto questo chiasso quando qualcuno finisce iscritto tra gli indagati. Per fare le indagini bisogna iscrivere le persone. Sia se sono cittadini italiani sia se sono nomadi. Si chiamino Rossi o Prodi. Facciano l'impiegato o il capo del governo ». L'inchiesta va avanti, dice il pm, che a fine settimana rientrerà in Italia. E sembra ormai attestata su un punto fermo, che ne è anche il perno principale: il saldissimo legame tra le persone del «gruppo di San Marino » e le società (tra le quali «Why not», che dà il nome all'inchiesta) messe in piedi da Antonio Saladino, calabrese, ras per il Sud Italia della Compagnia delle Opere, nonché personaggio molto ben ammanicato in tutti gli ambienti che contano, dalla politica alla giustizia. E poi ci sono nomi noti di società del giro prodiano, vecchio (Pasfin, Sopaf) e nuovo (Pragmata, La Fabbrica delle Idee, Nomisma). Infine, risultano sottoposte a indagini anche attività del finanziere Francesco Micheli, dell'editore-finanziere Luigi Bisignani («elemento attivo, con tessera numero 203, della loggia massonica P2 di Licio Gelli», ricorda il pm nei suoi atti d'indagine) e della società Italgo (in cui sarebbe confluita la Delta spa, tra i cui soci c'è la Cassa di Risparmio di San Marino) che farebbe capo al sottosegretario all'Interno con delega ai Servizi segreti, Enrico Micheli. Ecco perché Luigi de Magistris parla di «nuova Tangentopoli» e la descrive come un più evoluto «sistema di rapina delle risorse pubbliche» rispetto a quella degli anni 90, sottolineando come, a differenza di quella, «questa sta rivelando sorprese rispetto a tutto intero lo schieramento politico ». Ma c'è di più. Alla politica, dice de Magistris, adesso si accompagnano «e fanno sistema con essa, anche l'economia, le istituzioni e gli apparati di controllo». Anche la magistratura? «Sì, anche pezzi di magistratura, come più volte ho detto pubblicamente e denunciato nelle sedi opportune». E conclude: «Fino a poco tempo fa, si parlava di singoli che "deviavano": politici, giornalisti, magistrati, e persino agenti dei servizi. Ora invece, "deviati" sono considerati quelli che cercano di contrapporsi a quella che ormai è una metastasi. Non scherziamo. Qui andiamo davvero verso la crisi finale dello Stato di diritto».
(Vulpio)

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2

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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 11:28
Abbiamo subito la legge sull'indulto voluta dal ministro mastella e siamo stati zitti, il ministro bonino ( scopre anche lei le sue carte )si dimentica di quando tanti annifa condannò l'uccisione di giorgiana masi ed era schierata tutta anima e corpo proprio con quella sinistra radicale che oggi vede come fumo negli occhi ? Invece sulle pensioni è diventata una guerra di religone, anzi scusate di provvigioni. Cioè chi offre maggiori provvigioni ai referenti politici per non far passare una riforma equa e giusta sulle pensioni, anzi per non far passare i diritti del lavoratori.E' una vergogna !!! Che cada pure il governo Prodi !! Così questi partiti del 2 o 3% anzi i capetti di questi partiti finalmente cambieranno politica e si daranno all'ippica. I signori di cui sopra sperano di avere la moglie ubbrica e la botte piena. Ovvero prendere provvigioni dai poteri forti, salvarsi la poltrona ( perchè se cade il governo rischiano di doversi trovare un'altro lavoro ) e buttare fuori la sinisrtra-radicale. Facciamoli sperare, ma non sarà così !!!
Saluti

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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 11:39
peccato non conoscere l'identità di questo arguto lettore del quale condividiamo il pensiero! la redazione

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Messaggio N°399 17-07-2007 - 14:17
Tags: Giustizia

1992 annus orribilis

lunedì, 16 luglio 2007 Lettera aperta di Salvatore Borsellino:"Ancora tante domande senza risposta" PALERMO - Sono ancora tante le domande senza risposta nella strage di via D'Amelio, il 19 luglio '92 a Palermo, in cui morirono il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta massacrati dall'esplosivo nascosto in una Fiat 126. Ne è convinto il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, che in una lettera aperta chiede di avere alcune di quelle risposte. "Chiedo al procuratore Pietro Giammanco - scrive - allontanato da Palermo dopo l'assassinio di Paolo perché non abbia disposto la bonifica e la zona di rimozione per via D'Amelio. Eppure nella stessa via, al n.68 era stato da poco scoperto un covo dei Madonia e,a parte il pericolo oggettivo per l'incolumità di Paolo Borsellino, le segnalazioni di pericolo reale che pervenivano i quei giorni erano tali da far confidare da Paolo a Pippo Tricoli lo stesso 19 luglio: 'è arrivato in città il carico di tritolo per me'". La stessa domanda Salvatore Borsellino la pone all'allora prefetto di Palermo Mario Jovine."Chiedo alla Procura di Caltanisseta - prosegue - e in particolare al gip Giovanbattista Tona, il motivo della archiviazione delle indagini relative alla pista del Castello Utveggio: eppure proprio da questo luogo partirono, subito dopo l'attentato, delle telefonate dal cellulare clonato di Borsellino a quello del funzionario del Sisde Contrada. Chiedo alla stessa Procura di Caltanissetta, e sempre allo stesso gip, i motivi dell'archiviazione dell'inchiesta relativa ai mandanti occulti delle stragi". Borsellino chiede alla procura nissena "di non archiviare, se non lo ha già fatto, le indagini relative alla sparizione dell'agenda rossa di Paolo e di chiarire il coinvolgimento di tutte le persone, dei servizi e non, in essa coinvolte". "Chiedo all'ex senatore Nicola Mancino di sforzare la memoria per raccontarci di che cosa si parlò nell'incontro con Paolo nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte. O spiegarci perché, dopo avere telefonato a mio fratello per incontrarlo mentre stava interrogando Gaspare Mutolo, a sole 48 ore dalla strage, gli fece invece incontrare il capo della Polizia Parisi e il funzionario del Sisde Contrada", continua Salvatore Borsellino. "Da quell'incontro - aggiunge - Paolo uscì sconvolto tanto, come raccontò lo stesso Mutolo, da tenere in mano due sigarette accese contemporaneamente". Per Salvatore Borsellino solo Mancino può riferire di quel colloquio perché altrimenti "a causa della sparizione dell'agenda rossa di Paolo, non saremo mai in grado di saperlo. E in quel colloquio si trova sicuramente la chiave dalla sua morte e della strage di Via D'Amelio"."Non ho accettato l'indennizzo che lo Stato mi avrebbe dato, dietro mia domanda, per la morte di Paolo - continua -. Si trattava, se non ricordo male, di 50 milioni di lire". "Sarebbe mio diritto 'pretendere' dallo Stato - dice - di conoscere la verità sull'assassinio di Paolo, ma da 'questo' Stato, da cui non ho accettato 'l'indennizzo' che pretendeva di offrirmi quale fratello di Paolo,indennizzo che andrebbe semmai offerto a tutti i giovani siciliani e italiani per quello che gli è stato tolto, sono sicuro che non otterrò altro che silenzi"."Di quante altre stragi, di quanti altri morti avremo ancora bisogno perché da parte dello Stato ci sia finalmente quella reazione decisa e soprattutto duratura, come finora non è mai stata, che porti alla sconfitta delle criminalità mafiosa e soprattutto dei poteri, sempre meno occulti, a essa legati?". "Di quante altre stragi avremo bisogno - aggiunge - perché venga finalmente rotto quel patto scellerato di non belligeranza che, come disse il giudice Di Lello il 20 Luglio del 1992, pezzi dello Stato hanno da decenni stretto con la mafia e che ha permesso e continua a permettere non solo la passata decennale latitanza di boss famosi come Riina e Provenzano ma la latitanza e l'impunità di decine di 'capi mandamento' che sono i veri padroni sia di Palermo che delle altre città della Sicilia". (da lasicilia.it)

commento de La Voce di Megaride":... OVVIAMENTE, IL MINISTRO MANCINI HA NEGATO..... ma è singolare il fatto che anche la nomina di Mancino a ministro degli Interni avvenne nel 1992, annus horribilis de La Strage di Capaci e di quella di via D'Amelio, dell'elezione alla chetichella del peggior presidente della Repubblica Italiana SCALFARO al posto del pronosticato Andreotti, dell'inizio della "litania" giudiziaria contro Bruno Contrada ridicolmente coinvolto anche quale presunto autore della strage di Capaci, eccetera eccetera.........Nel cinquecentenario della "scoperta dell'America" noi italiani celebravamo, invece, "La COPERTA della Mafia".....Mah!

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 4

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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 14:29

Cara Marina, più ci si addentra nella ... melma e più ci si sporca. Le istituzioni, e soprattutto il terzo Potere, ormai diventato il Primo Potere di questa specie di stato (s minuscola) sudamericano, sono inesorabilemente inquinate. Forse solo una vera rivoluzione potrebbe risanare l'Italia, ma ora come ora, non vedo la fine di quest'incubo sempre peggiore. Mi chiedo: chissà quanti casi Contrada ci sono che non conosciamo, quanti casi Scaramella, tu forse non hai seguito ma quello è un altro innocente perseguitato, quanti Serpico (nome fittizio di altro innocente perseguitato più o meno per lo stesso motivo di Scaramella). Arrivo a dirti che forse pure noi che ne scriviamo saremo tenute d'occhio, come disse un giornalista che non rivela il suo nome per questa paura e sovente commenta su Legno Storto. Un giorno magari ci ritroveremo tutti insieme nelle patrie galere al posto dei veri delinquenti liberati. Ciao Marina, a più tardi. La giustizia è morta in Italia.
Maria

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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 14:37

Notizia "fresca fresca". La Procura di Caltanissetta ha deciso - OGGI - di indagare e seguire una nuova pista sulle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, cercando collegamenti tra "i servizi segreti DEVIATI"...vuoi vedere che assisteremo ad un "dejà vu"....e i nomi di allora saranno ripetuti? Ma chi vogliono prendere in giro? Certo, la sicurezza dei "macchinisti" di allora, ancora POTENTI, è in precario equilibrio se in soli due giorni per un po' di sveglia richiamata sul caso Contrada ed una lettera accorata di Salvatore Borsellino, arrestano il pentito pentitosi Pulci e promuovono nuove "piste" sulle stragi! Che il diavolo se li porti!

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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 12:05

Da www.paologuzzanti.it
significativo "post" del senatore che meriterebbe d'essere affisso in ogni piazza italiana come Manifesto
star joe scrive: 18 Luglio 2007 alle 09:25 Caro Senatore, cari Rivoluzionari, fa estremamente piacere leggere e sapere che non sei da solo, e quindi credendoti pazzo, nel formulare certe ipotesi, che apparentemente contraddicono l’ovvietà della realtà proposta. Mi riferiferisco alla Sua risposta al post di tyi delle 23.24 di ieri, circa i veri protagonisti della mafia e, in particolar modo, dell’antimafia. Da siciliano ONESTO, che non cerca scorciatoie nè nella vita e nè nel lavoro, non sono antimafioso, perchè solo con l’onestà e la rettitudine si combatte la mafia e non con l’antimafia dei cortei e delle fiaccole, solamente facendo il proprio dovere giornalmente e financo noisamente, solamente il proprio DOVERE. Premesso ciò, nel leggere, tra le righe e perciò le chiedo conferma, la sua risposta a tyi, ho visto che certe elucubrazioni mentali, non sono il solo a farle. Il tutto mi è balenato in mente, con la strage di Capaci e la immediata elezione di scalfaro, minuscolo, a Presidente della Repubblica, venendomi a mente le parole del Dott. Falcone: “la mafia non fa mai nulla per nulla, e quindi se da una sua azione deduce che ci possano essere conseguenze negative, la accantona.” Quella dei delitti o stragi eclatanti, mi sembra più una strategia politica, che non appartiene a uomini che badano solamente al potere territoriale e far vivere i propri uomini dei propri intrallazzi. Se a questo aggiungiamo che nel 1992 oltre quelle stragi, iniziò tangentopoli, e ne traiamo le conseguenze, il quadro si fa veramente fosco. Concludo, perchè vedo che non riesco a scrivere in maniera fluida i miei pensieri, che si spingono anche molto più oltre a queste appena accennate ipotesi, ma spero che Lei possa aver capito il filo dei miei pensieri. Giuseppe STELLA Catania GUZZANTI CARO AMICO LEI SCRIVE E PENSA IN MANIERA LIMPIDISSIMA. LEI E’ SICILIANO E LO SA MEGLIO DI ME (LA MIA FAMIGLIA PATERNA, I GUZZANTI, SONO SICILIANI DELLA PROVINCIA DI CATANIA) CHE LA MAFIA HA REGOLE PRECISE. EBBENE, MAI E POI MAI NELLA STORIA DELLA MAFIA E’ STATO COMPIUTO UN DELITTO COSì HOLLYWOODIANO COME LA STRAGE DI CAPACI, CON UN KILLER CHE DOVEVA FAR SALTARE COME IN UN VIDEOGIOCO LA MACCHINA DI FALCONE SPINGENDO IL PULSANTE IN UN CENTESIMO DI SECONDO. IO PENSO CHE LA MACCHINA DI FALCONE AVESSE GIA’ UN SENSORE CHE AGISSE IN CONCOMITANZA DEL PERFETTO E TECNOLOGICO MECCANISMO ELETTRONICO. IDEM PER LA STRAGE DI VIA D’AMELIO CHE AVVIENE QUANDO PAOLO BORSELLINO SI DA’ UNA MANATA SULLA FRONTE E DICE: “ADESSO HO CAPITO TUTTO” E FIRMA LA SUA CONDANNA A MORTE. BUSCETTA E’ QUEL CHE HO DETTO: L’ORACOLO DELL’ANTIMAFIA A GETTONE, MA PER FARLO ORACOLARE FALCONE, IL SUO GESTORE RINGHIOSO, DOVEVA ESSERE PRIMA SISTEMATO SOTTO TERRA. INOLTRE FALCONE NON LAVORAVA PIU’ SULLA MAFIA MA SUL TESORO DEL PCUS TRASFERITO PER VIE ILLEGALI IN OCCIDENTE E STAVA PER PARTIRE PER MOSCA DOVE DOVEVA INCONTRARE IL PROCURATORE GENERALE DELLA FEDERAZIONE RUSSA. I GIORNALI MOSCOVITI ANNUNCIARONO SARCASTICAMENTE LA MORTE DI FALCONE (GIOVANNI = IVAN) SCRIVENDO A TUTTA PAGINA: “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO IVAN?”, FACENDO IL VERSO A UNA FILASTROCCA RUSSA CHE EQUIVALE PIU’ O MENO AL NOSTRO “MARAMAO PERCHE’ SEI MORTO”. COME TEMPI, E’ COME DICE LEI: COMINCIO’ COSI’ IL COLPO DI STATO TUTTORA IN CORSO, MA CHE FU INTERROTTO (SOLO INTERROTTO) DAL FATTORE UMANO RAPPRESENTATO DA QUELL’IRREFRENABILE MATTO (NEL SENSO BUONO) DI SILVIO BERLUSCONI CHE GLI MANDA PER ARIA IL CASTELLO DELLE CARTE ALL’ULTIMO MINUTO. INOLTRE LA MAFIA, QUELLA VERA, NON HA MAI GIOCATO IN TRASFERTA SUL CONTINENTE: GLI ATTENTATI DI FIRENZE E ROMA, COME ATTENTATI MAFIOSI SONO GROTTESCHI, RIDICOLI, FATTI PER SEMBRARE CIO’ CHE NON POSSONO ESSERE. E SCALFARO VA AL QUIRINALE, MENTRE ANDREOTTI DESTINATO AL QUIRINALE VA AL PROCESSO DI PALERMO E I PARTITI DEMOCRATICI ALLA GHIGLIOTTINA, SALVANDO SOLTANTO FASCISTI (L’MSI NON AVEVA MAI GOVERNATO, DUNQUE ERA PULITO PER FORZA) E COMUNISTI CHE AVEVANO GOVERNATO LOCALMENTE OVUNQUE, MA CHE SI ERANO FATTI FARE UNA BELLA AMNISTIA NEL 1989. INOLTRE, RAUL GARDINI, L’UOMO CHE AVEVA DATO IL MILIARDINO AL BOTTEGONE, UN GIORNO SI FA UNA BELLA DOCCIA, E FISCHETTANDO IN ACCAPPATOIO ALLEGRAMENTE SI SUICIDA. “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO RAOUL”? E COSI’ VIA. E’ ESTATE, CREIAMO INSIEME IL ROMANZO DELLA VERITA’. A ME SONO IN TANTI CHE VORREBBERO FARMI LA PELLE E FORSE CI RIUSCIRANNO, MA INTANTO DIVERTIAMOCI: LA VERITA’ E’ UN GIOCATTOLO MERAVIGLIOSO E TERRIBILE.
PAOLO GUZZANTI

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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 18:20
Da IL MATTINO di NAPOLI pag.4 data odierna 18/07/2007
Chiudi Su Borsellino l’ombra dei Servizi deviati FILIPPO D’ARPA Palermo. Quindici anni dopo si riparte dagli stessi elementi racchiusi nella formula «mandanti esterni». Stavolta, però, i magistrati di Caltanissetta sperano di annodare i fili in modo che quella formula abbia una consistenza diversa. Nonostante una decina di inchieste e tanti processi, nulla degli indizi raccolti ha assunto la dignità di prova. Ora la Procura ci riprova riaprendo il fascicolo su quegli apparati deviati dei Servizi segreti che avrebbero avuto nella seconda delle stragi, quella di via D’Amelio che uccise Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Strage anomala, con troppi misteri. Gli stessi di sempre, sottolinea Rita Borsellino: «Uno di questi potrebbe essere proprio il ruolo nell’attentato dei Servizi segreti». Nei giorni in cui i Servizi sono nel mirino per i dossier sui politici, la sorella del magistrato fa riecheggiare parole già dette più volte: «Tutta la famiglia ha sempre sostenuto che ci potesse essere nell’attentato la presenza di una mano esterna alla mafia». Insomma, una vecchia idea investigativa che adesso si è arricchita di un fascicolo spedito a Caltanissetta dalla Procura di Palermo. Fatti ed indizi contenuti nel dossier «servizi criminali» da cui sono nate tante inchieste e processi grazie ai pentiti. Altri cinque sarebbero i pentiti in campo. E oggi potrebbero aggiungere altro agli elementi in parte già noti, come spiega il procuratore aggiunto, Renato Di Natale. Questi pochi giorni fa ha ricevuto un pacco da parte del procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e del sostituto Antonino Di Matteo. Sono spunti, approfondimenti di piste in parte note che però si arricchiscono di nuovi riscontri. Per esempio, ci sono i contatti - che risalgono al febbraio del ’92 - tra uno degli esecutori materiali della strage di via D’Amelio e il numero di telefono di un ufficio di Castello Utveggio indicato in passato come una delle basi sotto copertura del Sisde. Poi, ci sono gli accertamenti sul telecomando che sarebbe stato utilizzato dagli attentatori per far esplodere la Fiat 126 posteggiata sotto il palazzo dove abitava la madre di Borsellino: questo dispositivo avrebbe indirizzato gli inquirenti ad un imprenditore palermitano su cui si indaga. Infine, c’è poi l’intricata vicenda che porta a un funzionario di polizia o a un poliziotto: sarebbe stato visto aggirarsi in via D’Amelio un minuto dopo l’esplosione: non avrebbe avuto motivo di trovarsi là. Si tratta di un agente, del quale non è stato reso noto il nome, già in servizio al commissariato «San Lorenzo» di Palermo e poi trasferito a Firenze a seguito di un’inchiesta interna dalla quale era emerso un suo presunto coinvolgimento nell’indicazione che sarebbe stata data ad alcuni spacciatori di droga dei nomi degli agenti che indagavano su di loro. Non solo, ma tre carabinieri del Ros, durante le indagini della Procura di Caltanissetta, dichiararono ai pubblici ministeri Ilda Boccassini e Fausto Cardella di aver ricevuto una confidenza da un collega dei Servizi segreti: quell’uomo sarebbe stato Bruno Contrada, la relazione di servizio che lo identificava fu distrutta «per ordini superiori». Ma l’ex carabiniere smentì i tre militari: mai fatto quel nome, mai saputo di pressioni per cancellare quell’atto. Rinviato a giudizio per favoreggiamento, il carabiniere passato ai Servizi è stato assolto. Gli atti in arrivo da Palermo a Caltanissetta potrebbero portare nuovi spunti su chi, e perché, avrebbe fatto il nome di Contrada, che dimostrò di essere stato in barca con amici quel 19 luglio e per questo fu scagionato. Resta il fatto che il giorno della strage, qualche «manina» agì per fare sparire un’agenda di Borsellino mai più ritrovata. Fu fotografata da un reporter di Palermo. In quell’agenda Borsellino scriveva appuntamenti e pensieri.

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Messaggio N°398 16-07-2007 - 21:50
Tags: Giustizia

Strani fenomeni...da baraccone
di Marina Salvadore

Non v’è dubbio che il “pentito” Calogero Pulci, arrestato oggi a Sommatina è lo stesso Pulci denunciato alla Procura della Repubblica di Caltanissetta con il degno “collega” Giuca da Bruno Contrada, per falsa testimonianza. Infatti, i due hanno ritrattato le menzogne a carico di Contrada ma il processo va per le lunghe, con la scusa che a condurlo non è un giudice togato (bazzecole, pinzillacchere, direbbe Totò)…e va talmente per le lunghe da aver disposto la successiva udienza (se ricordo bene, il processo è in piedi a Catania!) per fine anno; cosa che matematicamente porterà ad un niente di fatto per il buon Contrada, per la poco originale furbata dell’abusata tattica della PRESCRIZIONE dei termini. Ma…pensa te!… oggi ti arrestano il Pulci (il Giuca, forse farà una fine più cruenta?) casostrano dopo il nostro recente “cancan” sul caso Contrada che indicava quale chiave di volta per sbloccare la perfida meccanica del processo Contrada e poter procedere alla piena revisione di tutto il processo-beffa, proprio lo svolgimento regolare del processo a Giuca e Pulci! Ora, le cose sono due: o qualcuno “importante” che vuole tanto bene a Contrada ma non può manifestarsi ne’ compromettersi, ha inteso dare una mano ovvero una “spallata” al due volte pentito, oppure – ed a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca sempre – il solito potente antagonista di Contrada ha congegnato per benino un’altra ignobile farsa, eliminando radicalmente il non più credibile pentito, delinquente incallito da sempre e per sempre, quindi non credibile neppure in luogo delle ritrattazioni su Contrada! Certo, sarebbe bello illuderci circa la prima ipotesi possibile…ma dopo aver assistito a questa saga diabolica di larve, dèmoni e famigli ed essere invecchiati con loro non riusciamo a credere alle favole. Ritengo che occorre incalzare con un’azione più decisa e mirata,tempestiva e purtroppo POLITICA! Intanto, sono sensibile ad un immediato confronto e scambio di opinioni sull’enigma odierno con chiunque. Grazie, Italiani perbene!

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 4

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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 00:12
Se avete ascoltato il TG delle 24,00 oltre stronzate varie commesse dai tecnici addetti all'emissione "Nessuna notizia" sull'arresto del SIGNOR CALOGERO PULCI" ... come se il FATTO non interessasse buona parte degli ITALIANI ... Allora l'informazione che ci PROPINA ciò che vuole PILOTATA DAI "SOLITI NOTI" ... come possiamo considerarla ... siamo in uno stato di diritto o nella più becera OLIGARCHIA DI POTERE ??? Quando finalmente riusciremo a mandare a casa questi ignobili INDIVIDUI che oltre a prenderci per i fondelli ci stanno irrimediabilmente affossando a "PAESE" dell'infimo terzo mono???
Mauro

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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 00:32
Vorrei far notare ai lettori senzienti, scatenati dai lucchetti della ideologia rossa o nera (tanto, da sempre, sono i DEMO-CATTO che li manovrano tutti!) che nei notiziari ANSA e successivi TG, di Pulci si è detto essere "importante TESTE" nei processi ALLA MAFIA ed a quello sulla STRAGE DI CAPACI....Sui 15 anni di processo CONTRADA, NELLA SUA QUALITA' Di TESTE RITENUTO ATTENDIBILE, si è volgarmente GLISSATO! Come mai? Cacchio! Italiani, volete mettere in moto quel muscolo secondario chiamato CERVELLO?

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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 11:38
ECCO CHI SONO I "PENTITI". PER UN CINICO GIOCO DI PAROLE POTREMMO DIRE CHE.... NON SI SMENTISCONO MAI!!!!!! Il calunniatore di Tortora accusato di omicidio Scritto da Mauro Mellini lunedì 16 luglio 2007 Sul nostro sito internet avevamo già dato notizia del coinvolgimento di Giovanni Melluso, alias “Gianni il Bello” in una torbida vicenda relativa all’omicidio di una ragazza, Sabine Maccarrone, il cui cadavere era stato rinvenuto in un pozzo di una casa di campagna del Trapanese in cui aveva convissuto con un amico e compagno di cella del tristemente famoso rapinatore e “collaboratore di giustizia”, tale Dassaro, scomparso in coincidenza con l’assassinio della donna. Melluso, che era pure comparso in televisione nella rubrica “Chi l’ha visto?”, a spiegare che Dassaro era un gran “bravo ragazzo” e che avrebbe cercato di convincere i vicini a dire che Dassaro e la Maccarrone erano partiti, è stato ora accusato dal Dassaro, che si era costituito ai Carabinieri, di aver avuto una relazione con la Maccarrone, avrebbe accusato Melluso, che aveva avuto una relazione con la donna, che poi aveva “passato” all’amico, di essere il mandante dell’omicidio che egli ha confessato. Così ora Melluso si trova ad essere accusato da una specie di “pentito”. Che non è però una persona a lui sconosciuta, come non era a lui sconosciuta la vittima. Allo stato non sembra che siano noti quelli che sarebbero stati i motivi del mandato di omicidio. Certo non sono neppure noti i motivi ed i canali per i quali il “detenuto in vacanza” Melluso ha potuto comparire in televisione a recitare la sua parte, e così a difendersi in anticipo. Abbiamo già avuto modo di ricordare le vergognose “coccole” che l’ambiente della magistratura napoletana ha riservato a questo bieco personaggio in occasione della presentazione del libro “Gianni il bello”, biografia dell’allora accusatore di Tortora, nonché la sconcertante archiviazione del procedimento per calunnia a seguito della remissione degli atti da parte della Corte d’Appello con la sentenza di assoluzione del presentatore televisivo. Vedremo se, anche dopo questo losco episodio, “Gianni il bello”, continuerà a godere del privilegio che sembra accompagnarlo per i “servizi” resi alla cosiddetta giustizia.

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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 09:24
Dal sito www.paologuzzanti.it
tyi scrive: 17 Luglio 2007 alle 23:24 «No, signor giudice, mai commessi reati infamanti, io solo omicidi». Questa frase sembra sia di un pentito di mafia. Il pentito, secondo questo sito http://www.agrigentonotizie.it/notizie/leggi/11707.html permise la condanna in via definitiva della Corte di Cassazione di Bruno Contrada. Renato Buscetta era un pentito. La mafia, per vendetta uccise tutti i suoi famigliari. Allora io mi domando come mai alcuni pentiti hanno pagato un prezzo altissimo per il loro pentimento ed altri hanno ottenuto solo benefici? GUZZANTI AD ONOR DEL VERO BUSCETTA SI VIDE UCCIDERE TUTTI I FAMILIARI FINCHE’ NON SI PENTI’. APPENA SI PENTI’ NON AMMAZZARONO PIU’ NESSUNO DEI SUOI. BISOGNA RILEGGERE FALCONE SU BUSCETTA, L’ORACOLO DELL’ANTIMAFIA. FINCHE’ FALCONE LO GESTIVA, BUSCETTA STAVA ZITTO E OBBEDIENTE E DICEVA SOLTANTO LA VERITA’. FALCONE VERBALIZZAVA CON LE SUE MANI PERCHE’ NON VOLEVA NEANCHE UN CANCELLIERE. POI FALCONE, FATTO FUORI DAL PCI CHE NON LO VOLLE A CAPO DELLA DIREZIONE ANTIMAFIA, FU LIQUIDATO FISICAMENTE ALLA VIGILIA DELLA SUA PARTENZA PER MOSCA. E BUSCETTA DIVENTO’ L’ORACOLO CHE SA TUTTO, BASTAVA DIRGLI PRIMA CHE COSA DOVESSE DIRE. VECCHI RICORDI, MA HO A CASA I VERBALI MANOSCRITTI (FOTOCOPIE) DI FALCONE, BEN RILEGATI. ME LI REGALO’ IL CAPO DELA POLIZIA VINCENZO PARISI CHE COMINCIO’ A RACCONTARMI LA VERA STORIA DI QUESTA FACCENDA, MA PURTOPPO ANCHE LUI, COME IL COLONNELLO BONAVENTURA CHE DOVEVA VENIRE A DIRE TUTTO ALLA MITROKHIN, UNA MATTINA SI SVEGLIO’ MORTO E TANTI SALUTI. VOGLIAMO APRIRE LA SEZIONE “VERA STORIA DELLA MAFIA E DELL’ANTIMAFIA”? POTREMMO INTOLARLA ALLA MEMORIA DEL MIO AMICO LEONARDO SCIASCIA, L’UNICO CHE EBBE IL CORAGGIO DI INTERROGARE COME SI DEVE PRODI SU GRADOLI E VIA GRADOLI E LA SEDUTA SPIRITICA. MA QUELLA E’ UN’ALTRA STORIA. O LA STESSA STORIA? CHE CONFUSIONE, NON E’ VERO?
BUONA NOTTE PAOLO GUZZANTI

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Messaggio N°370 del 22-06-2007 - 11:18
Tags: Giustizia

Riina è "meglio" di Priebke?

Apprendiamo nelle ultime ore che il povero Totò Riina sta poco bene e che presto lascerà il carcere usurante. Riina è forse meno mostruoso del quasi centenario Priebke? Conta qualcosa il fatto che abbia le mani lorde di sangue tanto quanto Priebke? Conta qualcosa che ha assassinato, ridotto in schiavitù intere generazioni, paesi, di meridionali per sua esclusiva sovranità e non, come Priebke perché esecutore di ordini militari? Perché le buoniste Leggi italiane sono applicabili a Riina e non a Priebke, anch’egli detenuto a duro regime? Perché l'innocente Bruno Contrada, a 77 anni, è stato recluso nel carcere militare di S.Maria Capua Vetere e il mafioso Totò Riina nell’”Ostello della Gioventù” di una casa circondariale nella quale, si sa, è tacitamente autorizzata la pronta iscrizione della sede "fiscale" di un nuovo ufficio di segreteria, con tanto di collaboratori? Troppe domande, una sola risposta: a prescindere dal fatto che anche ai vertici delle istituzioni siedono illustri cariatidi e mummie le cui mani grondano sangue, versato in sacrificio di qualche astruso pseudo-ideale totalitario travestito di “democrazia popolare”, a prescindere da certe connivenze eclatanti tra politica e mafia… se la GIUSTIZIA è UNA e se è scevra da emotività , sentimentalismi, “umanità”, ergendosi fredda e imparziale sul solo edificio burocratico asfissiato da carte processuali, codici, regolamenti, decreti, sentenze, procedure, immune alla Pietas ed all’Uomo, perché dovrebbe personalizzare i reati, i processi e gli assassini, legittimando differenze sociali, politiche, ideologiche e storiche? Perché Riina sarebbe migliore di Priebke?
(M.S. - redazione)
da www.abruzzopress.info
Ap –Giustizia surrettizia (N.d.D.) - È plausibile il sospetto che il manifestarsi di un nuovo antisemitismo trovi la causa nell’arroganza e la prepotenza (tra l’altro) di un gruppo di violenti giudei romani che impongono la loro legge piazzaiola persino alla magistratura italiana? E non è viltà quella dei giudici che cedono alle prepotenze e si rimangiano le sentenze emesse nelle more delle Leggi Italiane?, o dei sindaci che oscurano monumenti, o degli uomini politici che per entrare al governo vanno persino a prostrarsi al “muro del pianto” a Gerusalemme, rinnegando le idee in cui hanno sempre creduto? Si ha la sensazione che lo Stato italiano sia a regime di libertà limitata, che non solo l’intera economia globale è dominata da talune lobby – i veri padroni della moneta, avendo usurpato agli Stati il potere di stampare cartamoneta, senza limiti e senza costi, lucrando il valore nominale – ma che magistrature e governi sono dominati non già dai chiassosi ragazzotti romani che vietano conferenze e vanificano provvedimenti giudiziari, ma dai poteri (quasi) occulti che li dominano e fanno di magistrati e governanti i loro camerieri. Il popolo italiano si inchina reverente all’Olocausto – anche se dei tanti altri Olocausti nessuno parla – ma sono legittimi i dubbi che si manifestano quando si promulgano leggi che condannano gli storici che vorrebbero approfondire la materia, magari contestando talune “verità” acquisite. Le ricerche andrebbero sostenute e incoraggiate quando le “verità” sono inconfutabili. Allora, perché si ha paura di ricerche storiche che vengono bollate come “revisionismi”? Chi ha paura della verità? La vicenda umana e giudiziaria di Priebke e scandita dalle leggi italiane, che tutti devono rispettare. Tutti… Riprendiamo dal periodico “Europa informazioni” diretto da Antonino Amato Quale scandalo? Nulla da dire in riferimento alle doglianze degli “intoccabili” olocaustici. Fanno il loro dovere di arroganti con licenza come lo hanno fatto recentemente a Teramo e a inizio agosto del 1996 quando imposero che Erich Priebke venisse “riarrestato”. E nulla da aggiungere a quanto notoriamente riguarda la vicenda giudiziaria che ha interessato l’ex capitano delle SS. Cosa volete che sia un sequestro/estradizione dall’Argentina di un “rapendo” (per dirla con Kossiga) o l’incriminazione per reati non commessi stando al Codice Militare di Guerra ed alle tante Convenzioni internazionali che regolano il diritto alla rappresaglia? Legge vuole che i vinti debbano essere incriminati, processati e condannati. Possibilmente giustiziati. Come è avvenuto a Norimberga e a Bagdad. Naturalmente gli esportatori americani, inglesi ed israeliani di libertà sono quelli che si arrogano il diritto di trasformarsi in giustizieri. E lo fanno contro i “popoli canaglia” in Iraq, in Afganistan, in Palestina, in Libano. Come ieri lo fecero in Kossovo, nella Terra dei Merli sacra al popolo serbo. E come vorrebbero fare in Iran...Uranio impoverito e bombe a deframmentazione, fosforo bianco ed eliminazioni mirate. Ed interminabili scie di “danni collaterali” con centinaia di migliaia di vittime civili sacrificate sull’altare della Democrazia. Erich Priebke, dunque. Un vinto cui non si perdona perché non ha chiesto perdono. E perché la sua naturale fierezza viene scambiata per alterigia e disprezzo. Certo, oggi la dignità anche estetica non è consentita dai camerieri. E dài, allora, a ribellarsi contro l’ordinanza del Tribunale militare di Roma che ha concesso al vecchio soldato il “lavoro esterno”, quello che i Tribunali civili assegnano regolarmente, per buona condotta, anche agli ergastolani. E poi tutto secondo copione. Veltroni fa oscurare il Colosseo, proprio come lo fece Rutelli nel ’96 alla notizia della scarcerazione, poi notoriamente annullata, del “criminale”. E gli “intoccabili” occupano la piazza e impongono al giudice militare di revocare l’ordinanza. E costui vilmente lo fa prendendo a pretesto un risibile cavillo. Tacciano i sinistri e destri camerieri di statunitensi e di sionisti. Taccia l’improponibile, mancato militare Parisi. Ma Taccia, soprattutto, l’impresentabile trasmigratore ceppalonico Clemente Mastella: ma che cosa mai può sostenere costui parlando di Giustizia? Lo scandalo non è rappresentato dal lavoro esterno di un uomo di 94 anni sradicato da troppo tempo e per vendetta alla sua Comunità. Lo scandalo sono loro che cercano da buoni servi di superare in sdegno quelli del pianto che paga.

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Inviato da vocedimegaride
il 22/06/07 @ 12:09
Se la Legge non ammette ignoranza, è possibile mettere in moto quel muscolo inerte ch'è il nostro cervello ed applicare all'interpretazione di certi comportamenti di "giustizieri" nostrani la razionalità asettica cui impunemente, ipocritamente, loro fingono di ricorrere?
Carmine

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Inviato da Anonimo
il 22/06/07 @ 12:27
Ancora attendiamo, noi meridionali, che vengano puniti per i "crimini di guerra" di una guerra mai dichiarata che fa rima con invasione ed occupazione, i CRIMINALI risorgimentisti, responsabili del nostro Olocausto e della nostra Diaspora!
Enzo Russo

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Messaggio N°356 del 12-06-2007 - 23:55
Tags: Giustizia

Processo ai "Basilischi"
da cestrim@tiscali.it

CE.ST.RI.M. Centro Studi e Ricerche sulle Realtà Meridionali - POTENZA "La più grande punizione che i cattivi possano ricevere è quella di sentirsi controllati dagli onesti" (Stuart Mill)

Carissimi, Vi comunichiamo che Lunedì 18 Giugno p.v. alle ore 10.30, presso l'aula "Mario Pagano", al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Potenza, ci sarà l'ultima udienza del processo "Basilischi". LA NOSTRA PRESENZA A QUEST'ULTIMA UDIENZA, IN ATTESA DELLA SENTENZA, E' FONDAMENTALE, QUINDI VI PREGHIAMO DI FARE IL POSSIBILE PER ESSERE PRESENTI. CON LA PREGHIERA DI DIFFONDERE IL PIU' POSSIBILE L'INVITO. Segreteria Libera Basilicata repertorio: una memoria di don Marcello Cozzi Qualcuno non ha gradito la presenza di gente comune in un’aula del Tribunale di Potenza durante le udienze del processo “Basilischi”. Qualcuno si è arrabbiato per quel nostro essere lì, in silenzio a seguire passo dopo passo, parola per parola la requisitoria del Pubblico Ministero. Qualcuno è arrivato persino a dire che la presenza di quella gente qualunque delegittimava il ruolo della Corte arrogandosi finanche il diritto di sostituirsi in qualche modo agli stessi Giudici. Si sono usate parole forti, in quella circostanza, fino a dire che si stava trasformando quel processo in una sorta di processo politico. Ci si dimentica però, che lì in quell’aula e nelle altre aule dei Tribunali d’Italia, alle spalle della Corte troneggia una frase: “la giustizia è amministrata nel nome del popolo”, che per quanto ci riguarda non richiama assolutamente a logiche ghigliottinesche di roberspierriana memoria, che per nulla condividiamo, ma al fatto che quella Corte agisce per nome e per conto di un popolo che in quelle aule viene tutelato nei propri diritti e nella propria dignità ogniqualvolta bisogna esprimersi in merito a fatti e a situazioni che offendendo una sola persona o un territorio hanno di fatto offeso e colpito un’intera comunità. E la comunità, che è fatta di gente qualunque, ha il diritto di sapere, di capire, di rendersi conto di persona di ciò che accade o è accaduto nella propria terra. Ma anche il dovere di evitare che quelle aule così importanti per il ripristino della legalità e per l’affermazione della giustizia siano deserte quando si parla di storie importanti come quelle della criminalità organizzata. Ecco il perché di quella presenza. Perché abbiamo bisogno di capire se un giuramento ritrovato anni fa su un foglietto sia da intendere come la semplice trascrizione di una formula di affiliazione piacevole da ricordare perché fa cultura o come il chiaro intento di aggregarsi intorno ad un progetto criminale ben definito.Perché abbiamo bisogno di capire se il progetto nascosto di guerre tra clan sia l’ennesima cantonata di questa distratta e superficiale magistratura o la spietata pianificazione di come controllare questa terra ancora di più, e ancora con più arroganza. Perché abbiamo bisogno di capire se si tratta o meno di mafia, e se così fosse, il dovere di guardarla in faccia. Perché è venuto il momento che la “buonavita organizzata” non arretri più neanche di un centimetro dinanzi a niente e a nessuno e riprenda possesso del territorio, vivendo come spazi propri, e non di altri, anche gli spazi di un Tribunale. Forse qualcuno non ha gradito proprio questo: il nostro esserci fisicamente, e che la richiesta di una verità non è una cosa astratta ma è fatta di nomi e volti concreti che non hanno paura di nessuno.

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Messaggio N°355 del 12-06-2007 - 12:19
Tags: Giustizia

Conferme dall'Assurdo
di Marina Salvadore

Napoli : dalla Culla alla Bara del Diritto - Potrebbe capitare anche a voi. Pubblicammo già nel gennaio 2006, estemporaneamente e ben al di là della linea editoriale del nostro magazine, il “feuilleton” surreal-satirico dal titolo “Billy Bauscia, Kafka e un’ArRinga in barile” http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/BillyBauscia.htm , scevri dall’ intento di voler divertire i lettori ma con spirito molto più nobile nel voler creare un movimento d’opinione intorno ad un fatto di cronaca purtroppo autentico; denunciare l’assurdità di una Corte d’Assise di Napoli tramutatasi in Tribunale della Santa Inquisizione (quello, per cui persino Karol Wojtyla chiese PERDONO all’Umanità), di questi tempi e sulla ribalta di una Napoli preda dell’arroganza, della violenza e del bullismo giovanile; che riempie le cronache ormai QUOTIDIANE e per di più in prossimità di una sentenza in capo ad un cittadino “normale” ed inerme, vittima di un macabro scherzo del Destino. Parve essere degno strumento di riflessione per la cittadinanza ma soprattutto per il Collegio Giudicante (nel tempo popolatosi da sempre alterni sostituti) onde sensibilizzarlo con una sorta di anamnesi trasparente e schietta dei fatti, condita di buonsenso e dall’evidenza di prove inoppugnabili. Per non offendere in alcuna maniera gli amministratori della Giustizia Napoletana - verso la quale nutriamo regolare timore reverenziale - e per salvaguardare da ulteriori “fobie” il povero imputato, scegliemmo la formula bonaria del “raccontino davanti il camino” ma, alla luce dei successivi accadimenti, possiamo ben dire di aver sbagliato. Sarebbe stato preferibile e professionalmente e civilmente più consono adeguarci allo stile della Corte d’Assise, puntandole l’indice, interrogandola, adeguandoci al suo stile e, nel contempo, facendo del “buon giornalismo” d’opinione e non un cabaret, poiché il 3 febbraio 2006. quella stessa Corte, rifilava ben 16 anni di galera (al posto dei 23 richiesti, come nella media per le Bestie di Satana per circa 15 macabri omicidi) al Signor Giovanni Grassini , trapiantato di fegato durante gli “arresti” e con scarsa aspettativa di vita, nonché con vita “normale” alle spalle, prima di divenire il MOSTRO da sbattere in prima pagina della "montessoriana" Cronaca de IL MATTINO ed altri quotidiani… che ben altri “mostri” si covano in seno… con tanto di fotografia munita NON di didascalia ma addirittura di titolo in maiuscole a riportare le false accuse del branco spavaldo e vigliacco che lo aveva aggredito; accuse che ne determinarono l’incriminazione e poi smentite inequivocabilmente nel corso del processo dalle perizie. Nell’orgia sensazionalista, la Corte d’Assise di Napoli, ha forse voluto dimostrare alla Nazione intera, in quello storico 3 febbraio, d’essere in grado di assicurare fetenti alla Giustizia…ogni tanto. E ci sono tornati in mente i vari Izzo, Ghira, Bilancia, il piccolo Omar fidanzato della piccola Erika ed altri assassini furbi e rispettabili dai Servizi Sociali e dalle perizie di pseudo-psicologi-perditempo. Il fattaccio che vide protagonista il povero signor Grassini, accadde in una notte di Halloween e non a caso la Corte, a tema, ha emesso “una sentenza priva di logica giuridica e più terrorizzante della stessa halloween". Sempre, tenendo conto del fatto che in un simile processo kafkiano ognuno di noi possa inevitabilmente cascarci, prendiamo a stabilire che un Pubblico Ministero gode di troppi poteri e che dovrebbe essere null’altro che l’Avvocato Accusatore dell’imputato e non parte integrante della Corte. Iniziamo a stabilire che la Polizia Giudiziaria non deve essere il consulente privato del P.M. e che sarebbe comunque obbligata a raccogliere, nello stile del processo anglosassone, prove a carico ma anche a favore dell’imputato… e, nel caso specifico, ve n’erano a profusione. Una riforma della vetusta procedura alla “de Torquemada” non graverebbe economicamente sulle spalle dello Stato e sull’amministrazione della Giustizia; probabilmente, servirebbe a spendere meglio il danaro di noi contribuenti. Auguriamo Luce di Verità sul suo caso kafkiano al Signor Grassini (agli arresti domiciliari da tre anni… e che il prossimo 26 giugno 2007 sarà presente ad un’ennesima udienza, dopo aver già pagato in danaro, in libertà personale nonché in dignità ed immagine) sfortunatamente non “degno” di regale omologazione ai delinquenti veri, meritevoli del “Mastellino” e di altri benefici e coccole. Soprattutto, preghiamo per il difficile miracolo di “tempi brevi” della “GIUSTIZIA” …. ma anche per la GIUSTIZIA GIUSTA... condita da un briciolo di buonsenso, se ci è consentito...e... s'è vero che esiste.
immagine da: www.marzuillo.com/iannello/immagini/giudici.jpg

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Inviato da Anonimo
il 12/06/07 @ 12:40
Se qualcuno, tra i lettori, sa come contattare il nostro Guardasigilli Mastella, potrebbe richiedergli un po' d'attenzione ed un parere "tecnico" su questa straziante vicenda?
Grata, la redazione

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Inviato da Anonimo
il 15/06/07 @ 17:45
da IL MATTINO dell'11 giugno. " Sbanda per evitare cumulo di rifiuti Muore a venti anni - Pozzuoli. Un maledetto cumulo di rifiuti, Alle 5 di ieri Francesco D’Isanto, 20 anni, figlio unico, muore al volante della sua Peugeot, per evitare quella montagna di spazzatura: frena, sbanda sui rifiuti, si schianta sul muretto dell’elementare di via Pirandello a Monterusciello. Muore tra le lamiere dell’auto che era anche il suo vanto. Accanto siede una ragazza, 18 anni non ancora compiuti: ritornavano a casa. Non è grave: 20 giorni la prognosi. Unica testimone, che conferma quanto rilevato dagli agenti della polstrada: Francesco D’Isanto è vittima dell’emergenza rifiuti senza fine che coinvolge un’intera regione. Pochi minuti dopo il cumulo di rifiuti sparisce, per decenza e per i rilievi di polizia e pm." domanda: perchè l'amministrazione Bassolino non viene indagata per omicidio volontario?
marina

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Messaggio N°137 del 27-01-2007 - 23:33
Tags: Giustizia

Conferenza o “confiteor”?
agenzia Teleradionews/Gianni Gosta/Caiazzo

Secondo alcuni presenti la relazione dell’ex sindaco Sorbo è consistita in un lungo “mea culpa”. Sconcertati alcuni dei pochissimi cittadini presenti, oltre ad alcuni studenti dell’Isiss all’incontro “Per non dimenticare” organizzato dall’associazione storica e che ha visto la partecipazione dei giudici Intelisano ed Albano, di un militare a riposo, del pro sindaco e del sindaco di Caiazzo, che ha aperto gli interventi dopo la presentazione del moderatore Aldo Cervo. Tante parole, belle e toccanti, per analizzare in tutti gli aspetti l’eccidio di Monte Carmignano e, naturalmente, darla agli untori nazisti, fascisti ed allo stesso Emden che almeno nella tomba parrebbe il caso di lasciare in pace. Sempre che del cristianesimo non ci si voglia professare profeti magari solo quando, non a lungo, sarà tempo di pietire nuovamente i voti. Ma solo pochi accenni, in particolare del pro sindaco Tommaso Sgueglia e del sindaco Stefano Giaquinto, al bombardamento effettuato su Caiazzo dagli americani, che da pochi giorni avevano preso il posto dei tedeschi non solo nel presidio cittadino ma anche nelle strategie dei governanti di allora, valutando forse la convenienza di stare sempre dalla pare del più forte. Potrebbero mai scandalizzarsene certi politicanti nostrani che del trasformismo sono maestri? Non è stupefacente che siano trascorsi circa due terzi di secolo da quel maledetto 27 gennaio 1944 senza che, per quant’è dato sapere, mai nessun politico si è battuto o comunque mai nessuno è riuscito ad ottenere dal governo americano un adeguato risarcimento e neppure le scuse per l’errore commesso, non certo banale?

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Messaggio N°85 del 17-12-2006 - 10:36
Tags: Giustizia

Incredibile Sanità!
di don Giuseppe Rassello

Incredibile Sanita! Le vecchie mura, sature di storia, si screpolano negli ardori d'estate. Tutto e' vecchio, nulla sembra esistere d'antico. La Sanita' scoraggia.
Anche il sorriso splendente dello scugnizzo - periegeta tradisce, d'un tratto, l'atroce Campana protervia.
E scompare, rubandoti quel tanto di storia e di vita che t'aveva fatto balenare agli occhi.
E' l'esperienza di un turista qualsiasi che scenda quaggiu' a cercare antichi, celebri nomi e gloriose vestigia. La gente ti guarda, un po' incredula, un po' maliziosa, ammiccante. Sanita', inafferrabile, incostante bellezza.... Ed imparerai, con dolore, che la Sanita' e' uno di quei posti dove l'umanesimo o diventa umanita', o muore. Tu che hai studiato, e t'intendi di greco e di latino, puoi dedicarti quaggiu' alla filologia dell'anima, dove, da quel dannato palinsesto che e' il cuore umano su cui la storia d'ogni giorno incide con stilo atroce la sua vicenda di vita e di morte, cancella memorie sbiadisce immagini e crea nuove, inaspettate situazioni; tu, con delicatezza estrema, ricorrendo agli occhi tuoi ed alle mani, chiedendo al tuo cervello, al tuo cuore, al tuo corpo lo sforzo supremo, tenterai una mirabile restitutio. Ti asterrai, pero', se sei saggio, dall'emendare, dal respingere, e, sovente, anche dal glossare, finche' non ci avrai dato su l'anima e potrai scrivere sul frontespizio della tua storia il verso catulliano caro all'eroico Studemund: Nei te plus oculis meis amarem... Se non t'amassi piu' degli occhi miei... Si, perche' chi ama la Sanita' ci resta. Senza retorici irredentismi. Senza la 'carita' pelosa' di donna Prassede. Senza il bla-bla pauperistico di vecchi e nuovi socialismi. Qui e' davvero Napoli, tremendum fascinans. Vengono i momenti in cui ne scapperesti via, ma una sottile malia ti trattiene, affatturato. Qui la gente bellissima e proterva, ti discopre inattese tenerezze, cosi che, in fondo, ti spiacerebbe andartene. Qui potresti scrivere una storia, in bilico tra l'umile e il sublime, che forse nessuno leggera', ma ti potra' accadere la ventura di essere capito, e t'ameranno.

Nota della redazione: In memoria di don Giuseppe Rassello, parroco di Santa Maria alla Sanità, insigne letterato, appassionato difensore delle radici meridionali e dell’orgoglio identitario, prete-coraggio dei bollenti anni ’90 napoletani che ha pagato con la vita la militanza nel sociale, la lotta alla camorra nel quartiere più malfamato di Napoli, macchiato dall’onta della più abietta menzogna, arma letale in mano ai suoi nemici che pur avendolo annientato hanno perso contro di lui, perché tanti giovani della Sanità, suoi allievi, portano ancora in giro per Napoli i suoi valori, i suoi ideali, moltiplicati all’ennesima potenza.
Ai nostri lettori abbiamo voluto donare questa sua stupenda pagina d’amore per Napoli, dalla quale promana la dignità autentica dell’uomo che trionfa sulla perfidia immonda dei suoi aguzzini.

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Inviato da Anonimo
il 18/12/06 @ 18:54
Quando si scrivono cose belle, i commenti disturbano. Ma qualcosa volevo scriverti, caro don Giuseppe: sapremo amare e sapremo cambiare non solo la Sanità(che ironia tale nome!!), ma tutti i Malanni, che con le poche forze affronteremo uniti.Credici. Addio

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Inviato da Anonimo
il 18/12/06 @ 18:57
Il commento precedente è mio. www.raffaelesaccomanno.net

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Messaggio N°30 del 22-11-2006 - 15:52
Tags: Giustizia

In nome della legge
di Nunziante Minichiello


Tutti i malanni o quasi tutti i malanni napoletani e con questi quelli siciliani e quelli calabresi, stando alle informazioni correnti, sono dovuti alla camorra, alla mafia ed alla ‘ndrangheta. Non si accenna minimamente alla volontà politica ed alla capacità politica. Vuol dire allora che anche i politici sono vittime ( che hanno pagato anche con la vita ) e per giunta due volte vittime della cosiddetta malavita: una volta come cittadini ed una seconda volta, molto più gravemente, come rappresentanti del Popolo, al quale essi politici non hanno potuto e non possono garantire legalità e sicurezza. Se dunque i cosiddetti malavitosi, autori di crimini di ogni genere direttamente commessi ed acclarati, hanno diritto alla difesa alla stessa maniera, per analogia, hanno diritto alla difesa per i danni loro pure imputati, quali degrado, disoccupazione, mancanze di strutture e di infrastrutture, disservizi e disfunzioni vari, urbanistica, viabilità e poi corruzione, illegalità, sottosviluppo ed annessi e connessi. Se però non si riesce a dimostrare la responsabilità, diretta od indiretta, della cosiddetta malavita in quelle faccende, che vanno dal degrado al sottosviluppo, vuol dire che queste faccende, che vanno dal degrado al sottosviluppo, potrebbero essere attribuite ad altri autori e che quindi se si riesce a dimostrare la estraneità per mancanza di prove di colpevolezza della cosiddetta malavita vuol dire che sarebbe consigliabile ricercare altrove le cause e gli autori di quelle faccende. Con che la cosiddetta malavita si potrebbe ritenere vittima e potrebbe chiedere il risarcimento per persecuzione psicologica, per diffamazione, per calunnie e così via. Non solo, ma potrebbe anche dichiararsi vittima del sistema che produce dal degrado al sottosviluppo, nei quali ultimi sarebbe anche rimasta invischiata, per cui la cosiddetta malavita con tutti gli addebiti penali e non penali che le si fanno, non sarebbe esistita senza quel sistema. Se ciò venisse dimostrato non ci sarebbe più bisogno di indulto per mettere in libertà tanti cosiddetti malavitosi, che avrebbero diritto anche ad un risarcimento. Non è fuori posto ricordare che i Romani liberarono dai pirati prima l’Adriatico e poi il Mediterraneo. Per cui si può augurare anche agli Italiani di risolvere con la massima soddisfazione ed al più presto certi loro rapporti interni, prima che diventino internazionali. I cosiddetti malavitosi potrebbero essere  anche convinti a seguire l’esempio di tanti ricconi, cioè ad arricchirsi facendo nella legalità impresa, che non sempre è meno redditizia e più impegnativa della distribuzione della droga o della riscossione del pizzo, ma che però non comporta rischi penali e personali e che per giunta può addirittura far aspirare ad onorificenze ed onori, con la certezza di poter operare alla luce del sole e senza temere la confisca dei beni e senza neppure mettere continuamente a rischio la propria e la vita dei propri prossimi e spesso di terzi che non hanno proprio niente a che fare con loro e con i loro contrasti con gli altri. L’interessamento dei rappresentanti delle più alte istituzioni dimostra che la situazione è piuttosto grave e quindi non c’è da perdere tempo. Le ragioni di tanta calamità vanno ricercate ovunque, perché la mala pianta va colpita alla radice, per non vedersela riprodotta. Allora la società civile si dia da fare per essere tale, cioè regolata da norme approvate, riportate nei codici e che valgono per tutti, proprio per tutti, pena, in caso di mancanza di rispetto, il pagamento di sanzioni certe e rapide, a prescindere dal destinatario che si è messo in difetto.

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