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N°452 18-09-2007 - 01:59 Ordinamento
feudale della Giustizia in Italia
Roma
C’è... si applica... la Giustizia in Italia? Spero di sì… ma qualche
caso mi lascia piuttosto scettica. Bisogna dire, però, che certe
rappresentazioni negative di cui si viene a conoscenza ci indignano
perché è innegabile che - saranno pochi - ma anche se pochi sono
sempre troppi e troppo eclatanti i casi in cui le leggi vengono
applicate in modo... diciamo “originale”, come se la Giustizia
fosse un ordine dinastico, applicata nei Feudi d’Italia a seconda
della famiglia regnante. Un decentramento antropomorfo della Legge...
E questo non dovrebbe accadere mai. Anche un solo caso di ingiustizia
a carico di un innocente è fattispecie di gravità enorme, se proposto
alla coscienza ed al buonsenso dei senzienti. Mi riferisco in
questo momento alla vicenda kafkiana del signor Giovanni Grassini,
imputato giudicato in Napoli, perché quello che è successo a lui
potrebbe capitare in futuro a chiunque di noi. C’è un gruppo di
giovani, nell'escalation del fenomeno accertato delle baby-gangs
napoletane in quel ben preciso momento storico, che impedisce
il passaggio e non si muove alla richiesta di “strada”, di spostarsi
per permettere di fare una manovra ed uscire dall’ingorgo tradale:
possibile che non sia capitato a nessun magistrato o a qualche
suo parente o conoscente? A me è successo!… E’ inutile nascondersi
dietro un dito: i "ragazzi" quando sono in gruppo sovente diventano
arroganti, devono far vedere che sono “dei duri” ai loro compagni
di avventure e non spostandosi, nell'arroganza si sentono potenti.
Tengono così in ostaggio il malcapitato automobilista in base
al capriccio del momento, per avere il proprio momento di “gloria”
di fronte ai compagni. Ma il signor Grassini aveva, quella sera,
grande urgenza di rientrare in casa, dove aveva dimenticato le
sue medicine salvavita e per velocemente rientrare a casa, al
capezzale del proprio padre, inabile, di 90 anni, lasciato temporaneamente
solo ed impossibilitato a provvedere a se'... Purtroppo, nel cercare
di farsi strada e dopo essere stato insultato e schiaffeggiato,
non si accorgeva del fatto che uno dei “guaglioni” si era messo
proprio dietro la sua automobile, ritto sul motorino, per meglio
impedirgli la manovra e, al primo movimento dell’auto in retromarcia,
il ragazzo malauguratamente cadeva e, a causa della brutta caduta,
picchiando il capo sprovvisto di casco sul marciapiede, perdeva
la vita. Verrà detto, in sede processuale, che il Grassini gli
è passato due volte con l’auto sul corpo, mentre gli esami autoptici
sulla salma del malcapitato non rilevano tracce visibili, nemmeno
una ferita, un livido, relativi al falso dichiarato dai “compagnelli”.
Fatto sta, il Signor Grassini fu immediatamente arrestato con
l’accusa di omicidio volontario, alla stregua di un killer della
“mala” e subì una condanna a ben 16 anni di carcere. All’epoca,
egli era in attesa di trapianto di fegato che gli è stato praticato
durante la detenzione: anche da ciò si evince che non di "alibi"
si trattava: egli aveva realmente necessità urgente di prendere
le sue medicine e di correre a casa, pena un'ammoniemia peraltro
stimolata dal brutto incontro occorsogli. Detto questo, alla luce
dell’ultima sentenza dei magistrati napoletani in capo al signor
Gianni Grassini, mi chiedo come fa un magistrato a credere a dei
“guapparielli” che sa benissimo non essere stinchi di santo i
quali affermano che il Signor Grassini ha di proposito urtato,
arrotato e fatto morire il ragazzo e non alle giustificazioni
di una persona per bene e per giunta in pessime condizioni di
salute? Sarà stata, come evidente durante l'ultima udienza, l'antipatia
personale del collegio giudicante verso l'avvocato difensore dell'imputato,
offeso più volte durante l'udienza? Giovanni Grassini avrà sicuramente
presentato la propria documentazione medica (ma è stata messa
agli atti…e..i magistrati ne hanno preso visione?) e dalle indagini
è risultato che la sua fedina penale è immacolata…eppure, egli
non è stato creduto; è stato condannato per omicidio volontario
e non colposo: lui, aggredito dal branco! Ha, così, iniziato il
suo calvario che… chissà quando avrà termine, mentre i guapparielli
sono liberi e pronti a fare di peggio perché hanno imparato che
di fronte alla Legge loro sono credibili qualunque cosa dichiarino,
in nome del buonismo montessoriano e del garantismo imperante...
e che per loro c’è, insomma, un’ accertata libertà di delinquere
senza pagare pegno. Chiunque, ogni cittadino, potrebbe incappare
in questa assurda anomalia del Destino e vedersi stravolta la
propria immacolata vita! Assistiamo, poi, a casi dell’ultim’ora;
casi in cui ubriachi o drogati al volante uccidono delle persone
con l’auto e vengono scarcerati con estrema velocità. Ci si chiede
se la legge è UNA SOLA, valida per tutti e che impone regole uguali
per tutti e sanzioni uguali per tutti… oppure se ce ne sono tante
di leggi, ognuna tagliata su misura per ogni cittadino d’ogni
singolo Feudo d’Italia. Non vorrei che qualcuno avesse imparato
da un mio vecchio Dirigente, ora in pensione, che proclamava tranquillamente,
senza remore: “La legge si applica ma si interpreta per gli amici”.
Mi appello a chi prossimamente dovrà giudicare in appello, all’ultimo
grado, il signor Grassini affinché con la massima obiettività
giudichi il fatto per quello che è: un involontario incidente
che ha avuto un esito che già di per sè è - per il Signor Grassini,
altra parte lesa - un peso insopportabile e, per gli italiani,
nel cui nome è stata impropriamente pronunziata questa assurda
sentenza da magistrati ben consapevoli del particolare substrato
sociale napoletano, un’infamia! Sul " caso Grassini" la Voce di
Megaride ha precedentemente manifestato contro le deduzioni della
Corte d'Appello di Napoli, con contributi ai link: http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/BillyBauscia.htm
http://blog.libero.it/lavocedimegaride/2834211.html
Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 5 Inviato da
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N°433 23-08-2007 - 07:24 Un
inatteso regalo per Bruno
In questa notte afosa di fine agosto è caduta candida e fresca neve nel Giardino d'Europa ed abbiamo fatto "sakura", raccolta miracolosa di ciliegie, per dirla all'orientale in fatto di buon auspicio. Rai3, senza motivazioni di anniversari, promozioni o... altro ha mandato in onda in "Primo Piano" un servizio speciale su Leonardo Vitale, primo vero "pentito" di mafia "accudito" amorevolmente, allora, da un certo funzionario di Polizia storiografo della Mafia per eccellenza, il nostro Bruno Contrada! Vitale, ora meglio conosciuto come l' "Uomo di Vetro", grazie ad un libro e ad un film ove prevale la figura dell'onesto e coraggioso "poliziotto" di nostra conoscenza senza, però, che ne venga mai citato il nome, è stato un altro martire del Potere, come riconosciuto pubblicamente, anche con gratitudine e rispetto, in apertura del primo storico maxi processo alla Mafia dai giudici Falcone e Borsellino, l'8 novembre del 1985. Contrada si premurò di raccogliere e rapportare ai vertici le testimonianze del povero Vitale; anche, di tutelarlo in qualche maniera, non potendosi avvalere di strumenti di giustizia ancora non in auge, come oggi, per la salvaguardia ed il benessere psico-fisico di testi così importanti... stranamente, però, il povero e sincero Vitale fu recluso nello stesso carcere dove soggiornavano coloro che denunziava; in sede di dibattimento processuale fu addirittura infilato come un capretto nella fossa dei leoni nella medesima gabbia dei suoi antagonisti. Gli toccò in sorte qualche manicomio giudiziario, dal Sud al Nord dell'Italia, qualche elettroshock unito a psicofarmaci, perchè desistesse o "schiattasse". Rischiò persino la lobotomia, per ridurlo a vegetale senza ricordi ne' emozioni. Superò fisicamente quel "martirio di san Sebastiano", come il migliore tra i santi martiri di Madre Romana Chiesa eppure, dopo solo sei mesi di riacquistata libertà fu assassinato da chi gliel'aveva giurata! Meriterebbe la beatificazione, Leonardo Vitale, come uno dei tanti beati della Chiesa Cattolica, assurti dall'Inferno del vizio o del crimine ai celesti altari per prodigiosa conversione... come Bartolo Longo, ex satanista e massone, fondatore della Basilica dedicata alla Madonna del Rosario in Pompei... la beatificazione, anche per aver compiuto, stanotte, un miracolo per la riabilitazione del suo vecchio "custode" oltraggiato anch'egli dal Potere e rinchiuso senza speranze e con scarso alito di vita in un assurdo carcere militare, Bruno Contrada! Il servizio televisivo, infatti, ha regalato molto spazio ed attenzione alle dichiarazioni di Bruno Contrada, superstite in odore di martirio sulla stessa via di Damasco del povero Vitale ma ha aiutato molti a riflettere sull'innocenza del "condannato" Contrada: se fosse stato UOMO DI MAFIA, si sarebbe in tal modo premurato di far giungere a destinazione le scottanti dichiarazioni di Vitale?.. non gli sarebbe stato più facile "farlo fuori" prima che parlasse?... Ancora, siete disposti a credere, come la Politica vuole, che Contrada sia colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa, dopo questo illuminante, inatteso...ed incomprensibile servizio televisivo?... Grazie, di cuore, agli autori del programma e del servizio... ed allo sconosciuto e coraggioso funzionario della Rai che ha permesso questo generoso atto di liberalità nei confronti di Bruno Contrada... Grazie, soprattutto a TUTTI voi, ovunque siate, che in questi ultimi mesi avete sostenuto il nostro fracasso, clamore, baccano aiutandoci a far giungere l'eco della nostra rivendicazione a qualche persona giusta! Inviato da: vocedimegaride Trackback: 0 - Commenti: 1 Inviato
da Anonimo _____________________________________ Messaggio
N°425 15-08-2007 - 23:05 Law
and Order
Law and Order: Questo è il problema! Come spesso accade nel mondo, ma in Italia in particolare, improvvisamente si scatenano, con un susseguirsi tragico e nello stesso tempo paradossalmente armonioso, episodi che sembrano frutto di un evento siderale; il mese di agosto poi pare sia stato creato apposta per la celebrazione delle tragedie. Di turno questa volta non sono i suicidi nelle italiche caserme dei giovani militari di leva e non solo le sempre attuali ecatombe delle strade extraurbane. In primo piano quest’anno viene acclamato il fenomeno, già non più silente invero durante tutto l’anno, della mala giustizia. L’omicidio di Sanremo, il piromane di Latina (arrestato, scarcerato e poi nuovamente arrestato), il Tribunale “della Libertà” di Torino che scarcera quel maledetto pirata di Pinerolo, guardate un pò cosa c’è voluto perché la faccenda esplodesse e conquistasse le prime pagine di alcuni giornali (non tutti ovviamente e purtroppo).Fra i tanti commenti apparsi, il più autentico e fortemente sintetico, e che non rispecchia solo la comprensibilissima emotività del momento, mi è sembrato quello di Mario Cervi, il quale lapidariamente ha così condensato un’opinione diffusa nella nostra e sulla nostra povera Italia: “Che brutta situazione quella di un Paese che non si fida né di chi fa le leggi né di chi le interpreta e applica” (Mario Cervi, in Il Giornale 12/8/2007, “Il Buon Senso Dimenticato” con occhiello “Nelle Aule Dei Tribunali”). Sfido chiunque a sostenere che sia sbagliato quanto sostenuto da quell’editorialista. Solo che non basta indignarsi, bisogna ragionare e porsi il problema di come risolvere una certa situazione, che sì in questi giorni appare sotto gli occhi di tutti, ma che per chi vive quotidianamente nel mondo giudiziario ben conosce da sempre. A conforto di questa mia tesi trovo riscontro sempre nella lettura domenicale dei quotidiani. Un’altra grande penna, fine studioso del diritto, docente cattedratico autorevolissimo nonché serio Avvocato, interviene con assoluta fermezza e convinzione; in prima pagina su “La Stampa” (sempre domenica 12 agosto) vi è il richiamo e poi a pagina 35 l’intero articolo ed il titolo è perfettamente azzeccato “Un Disagio Crescente”, a firma dell’illustre Carlo Federico Grosso. Ho pensato subito: neppure il professore Carlo Grosso, che è stato tra l’altro vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, si è potuto trattenere, tant’è che le sue argomentazioni sono avvincenti: “Le ragioni del garantismo sono … sacrosante e devono essere a loro volta rispettate con rigore. Ma quando si ripetono fatti che sconcertano e danno l’impressione di una giustizia colabrodo, probabilmente è il momento di riflettere e se possibile di reagire”. Si avverte che il professore Grosso alza il tono ed il volume perché così incalza: “se il costume giudiziario è diventato lassista per indolenza o ignoranza di qualcuno, si pensi a come rimediare intervenendo sul terreno della formazione o disciplina dei magistrati”. Alla fine si sente Grosso gridare: “si faccia comunque qualcosa”, per concludere, con profonda amarezza, che spero non sia profetica “sarebbe grave se, a un certo punto, passando di sfacelo in sfacelo, le disfunzioni della giustizia non facessero addirittura più notizia”. Vittorio Feltri, sulla prima pagina di “Libero” (sempre lo stesso 12 agosto), come al solito è diretto e sferzante: “ anche un deficiente capisce che non si può andare avanti in questa maniera. O si cambiano le leggi, se sono sbagliate, o si cambia chi non le sa applicare.” Francesco Saverio Borrelli, intervistato da Oriana Liso (vedi “La Repubblica” pag. 3, 12 agosto 2007), se ne esce dicendo: “…e poi dovremmo anche accettare l’idea che purtroppo ci sono professioni ad alto rischio di errore, come il medico o appunto il magistrato”. E poi il solito ritornello: “io so che un magistrato è tenuto ad applicare le leggi”. Temo che passato agosto, finita questa ennesima caliente estate italiana, dopo la afosa calura, la mala giustizia tornerà ad inabissarsi, il popolo si immergerà nelle fatiche quotidiane e sarà distratto, totalmente distratto, dalle partite di calcio, dai pettegolezzi dei vip (politici e di spettacolo), dagli oblii dei salotti televisivi della seconda serata con i neo professionisti dell’opinione pret a porter pronti a pontificare su tutto, dai finti scoop dei mega arresti, e il tutto tornerà nel dimenticatoio più totale. E io, e tanti come me, come noi, non siamo d’accordo: non basta ogni tanto turbarsi e ripetere, come una semplice litania, mala tempora currunt. Diciamolo chiaramente: non voteremo più per quei partiti (vista la legge elettorale in atto non si può dire per quei politici) che come primo punto all’ordine del giorno non porranno il problema di come affrontare l’emergenza italica, che sintetizzerei con due parole inglesi, tanto ormai ci stiamo abituando anche a questo: Law and Order. Questo è il problema da affrontare e risolvere. Cambiare sistema di assunzione dei magistrati, di nomina dei vertici delle forze di polizia locale e nazionale, e prima fra tutto ovviamente sistema di reclutamento del personale politico (ridicolo: anni fa, eletto Consigliere Comunale, già avvocato e ovviamente già laureato, non potei immettermi nelle funzioni se non dopo aver fatto la prova di “alfabetizzazione”; questo tanto per dare un esempio di come vanno certe cose). Ora, per non allargarci troppo e per rimanere nel tema della Giustizia, il dato è uno solo e semplice: la Giustizia si amministra applicando le Leggi è chiaro, ma non basta. Occorre buon senso e intelligenza. Il Giudice deve essere autonomo sì, indipendente certamente, ma dotato, anzi super dotato di buon senso e intelligenza, deve avere nel suo dna saggezza e sensatezza. Non mi pare che la nuova riforma di Mastella abbia inciso su questo aspetto importante. E poi, per concludere, vorrei dire un’ultima cosa, prendendo in prestito le parole da Albert Camus (1957, premio Nobel per la letteratura) il quale, pur riconoscendo che i giudici occorrono, così scrisse: non riuscivo a capire come un uomo si proponesse da sé per esercitare questo compito strabiliante (Albert Camus, La caduta, citato da Daniela Bifulco in “Del Giudicare” di Antoine Garapon, pag. XIII, Milano, 2007). Forse è questa la chiave del problema! Basta con queste castronerie della Legge, “il Giudice ha applicato la Legge”, “il Giudice è soggetto solo alla Legge”. Ma perché gli altri cittadini a chi siamo soggetti? Ah, certo dimenticavo i miseri sudditi siamo soggetti al potere dei potenti quindi anche al potere dei Giudici (anche il Giudice che arrestò Enzo Tortora ha applicato la Legge, non c’è bisogno di andarglielo a chiedere; anche i Giudici che lo ha condannato in primo grado hanno applicato la Legge; così come quei Giudici della Corte di Appello di Napoli che poi lo hanno assolto. Solo che dopo un anno e mezzo, il 18 maggio del 1988, Enzo Tortora è morto). E’ sbagliato questo modo di ragionare. I "sacerdoti di Temi" non devono rappresentare nessun potere; innanzi tutto chiamiamolo, come già suggeriva più di venti anni fa l’allora Presidente del Consiglio Nazionale Forense Avv. Franzo Grande Stevens, servizio giustizia e non potere giudiziario. Secondo, stabiliamo che è essenziale sottoporre il magistrato ad un giudizio di idoneità psicofisica (come per gli ufficiali dei carabinieri o come i piloti degli aerei), costantemente e periodicamente. Terzo, fare il giudice deve essere inteso come un servizio di volontariato (questo a dire il vero dovrebbe valere anche e soprattutto per i politici) che però deve essere strapagato. Quarto, fermo restando che occorrono comprovata capacità giuridica ed esperienza maturata nel mondo del diritto, non è accettabile, come diceva Albert Camus, che “un uomo si proponesse da sé per esercitare questo compito strabiliante”; dovranno essere gli altri a dirlo: Tu hai le qualità morali ed intellettive per fare il Giudice!, e solo costoro, vere anime elette, potranno esercitare l’arte di rendere Giustizia al popolo. Si pensi al sistema di reclutamento dei Magistrati come avviene in Inghilterra e si rifletta; ma non si pensi troppo, perché – come si è soliti ricordare - mentre a Roma si discute Sagunto muore. “Riflettere e se possibile di reagire” ha detto il professore Carlo Federico Grosso, che significa unicamente che bisogna intervenire subito; non si può attendere oltre. P.S. ED INTANTO IL DOTT. BRUNO CONTRADA MUORE INNOCENTE NELLE PATRIE GALERE! Giuseppe Lipera - Avvocato www.studiolegalelipera.it Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 ___________________________________ Messaggio
N°413 28-07-2007 - 10:00 La casa degli spettri di Ladrolandia
Mi
chiamo Luigi Iovino, nato a Napoli il 06/12/54 e mi assumo
ogni responsabilità per quanto dichiaro! Se qualcuno, dopo
averVi TRUFFATO pesantemente stesse MINACCIANDO la Vostra
famiglia, a mezzo di una FRODE giudiziaria, dopo averVi fatto
subire con VIOLENZA l'esecuzione di una SENTENZA OTTENUTA
CON DOLO, (ponendo in serio pericolo la vita dei vostri figli...)
mettendo in atto una ESTORSIONE e continuasse a MINACCIARVI
con la richiesta di un INDEBITO RISARCIMENTO di oltre 30.000
Euro + interessi che stanno crescendo da oltre 4 anni, come
Vi comportereste?? E...se questi fosse un "INTOCCABILE"?...
La faccenda riguarda 135 appartamenti al centro di Casalnuovo
di Napoli, in via Strettola n 22, (ex via Cupa dei Romani
10) realizzati IN MODO GRAVEMENTE DIFFORME DALLE CONCESSIONI
EDILIZIE, GIA' ILLECITAMENTE CONSENTITE (133 del 21/12/90)
- ( NON DOVEVANO ESSERE RILASCIATE PERCHE' IL SUOLO ERA AGRICOLO)
;QUINDI QUESTA VICENDA GIUDIZIARIA NON SAREBBE POTUTA ESISTERE
SENZA LA TRUFFA ORIGINARIA In ogni caso gli immobili (ancora
oggi.) anche rispetto alle concessioni su cui si è basato
il gigantesco illecito sono PRIVI DI UN REALE CONDONO (istanza
n° 2780/95 prot. 10503), PERCHE' L'ISTANZA FU' PRESENTATA
CON ATTI RAPPRESENTANTI FALSITA SOSTANZIALI RISPETTO ALLA
VERA SITUAZIONE DEI LUOGHI) PER COPRIRE E SOSTENERE LA GIGANTESCA
TRUFFA ALLO STATO, il tutto sotto gli occhi dei responsabili
dell'U.T.C. e degli amministratori locali. Noi (Io e la mia
famiglia. sottoscrivemmo un preliminare di compravendita il
23/07/93 ed eravamo promittenti acquirenti di un immobile
in costruzione , l'appartamento ci fu consegnato, già in ritardo
e non era completamente rifinito il 16/12/94, il giardino
annesso, non era ancora recintato; Prendemmo ugualmente possesso
dell'appartamento, sia per paura che la società andasse in
fallimento - (La società era collegata alla S.S. Calcio Napoli,
all'epoca notoriamente in difficoltà, poi effettivamente FALLITA),
sia perché ne avevamo necessità, scoprendo solo successivamente
che stavano proponendoci un acquisto illecito. Circa un anno
dopo la consegna (mentre ancora non conoscevamo gli illeciti)
la società ci invitò a stipulare il rogito, in tale sede noi
rifiutammo di intestarci l'immobile perché dai documenti presentati
dal notaio si erano evidenziati alcune gravi difformità catastali
ed amministrative;- solo da poco abbiamo scoperto che la società
NON POTEVA VENDERCI le porzioni immobiliari che ci aveva promesso
perché di parte di esse non era più la legittima proprietaria,
ma invece di darci i ns soldi ci costrinse a farle causa-
Il notaio Nicola Capuano, con studio in Via Depretis 5 Napoli
, potrebbe, volendo, dare ampie spiegazioni...- Preso atto
della irregolarità amministrativa dell'immobile chiedemmo
la rescissione del preliminare, per inadempienza della venditrice,
e la restituzione dei nostri soldi con rimborso dei danni,ma,
purtroppo, ricevemmo solo rifiuti ed ingiunzioni ad adempiere...,Per
riavere i nostri soldi ci trovammo costretti ad agire in giudizio:Promuovemmo
e sostenemmo un Arbitrato (condotto in malo modo dagli arbitri
al punto che dovemmo farlo annullare) poi ci costrinsero a
rivolgerci al Tribunale di Napoli, dove la TRUFFA, fu coperta
da una FRODE PROCESSUALE, consentita anche dal comportamento
di un C.T. nominato dal Tribunale e dalla apparente cecità
del Giudice, il quale vedeva solo le nostre inadempienze (inesistenti.)
e non si accorgeva della lampante irregolarità delle pratiche
amministrative in suo possesso; La conclusione degli atti
istruttori avvenne a fine Dicembre del 2003, la sentenza n°
309/04 fu depositata dal Giudice, dott. Mauro Criscuolo il
giorno 08/01/04, (quindi la sentenza fu scritta tra un panettone
ed un bicchiere di champagne.) le MOTIVAZIONI furono imperniate,
dal giudice, su fatti inventati, contrari sia ai documenti
in causa che alle dichiarazioni processuali della controparte;IL
dispositivo della sentenza fu una minaccia alla nostra esistenza
che ancora incombe su di noi!!! L'esecuzione della sentenza,
avvenne con minacce e continue violazioni del nostro domicilio
e fu pretesa dalla controparte a partire dal 02/02/04 nonostante
vi era già in corso l'Appello e nonostante avessimo acquisito
prove della FRODE GIUDIZIARIA di cui eravamo vittime Dal 7/09/04,
giorno in cui la società Del Vecchio Costruzioni S.p.A. ottenne
la esecuzione della sentenza, a seguito di intrusione nel
ns appartamento in ns assenza, la TRUFFA si trasformò in ESTORSIONE,
in quella data avevamo già denunciato i fatti alla Procura
della Repubblica di Napoli (per la frode processuale e l'estorsione)
ed alla Procura della Repubblica di Nola (Per gli abusi edilizi.)
E' bene evidenziare che agli atti del procedimento civile
13288/98 e presso il Comune di Casalnuovo di Napoli, vi erano
(e vi sono) DOCUMENTI INEQUIVOCABILI conferenti il grave stato
di soggezione giudiziaria dell'immobile e della società venditrice;Il
giudice Criscuolo non aveva le MOTIVAZIONI idonee a emettere
quella sentenza, la quale., per noi, è il risultato di uno
stato di soggezione verso la ns controparte, di cui non conosciamo,
né ci interessa conoscere, i motivi; Circostanza che induce
sospetti è che un Ente di Culto gestito da Avvocati in carriera
e persone addentro alla magistratura, la AUGUSTISSIMA ARCICONFRATERNITA
SS. TRINITA DEI PELLEGRINI E CONVALESCENTI e la Curia Arcivescovile
di Napoli sono comproprietari nello stesso COMPLESSO IMMOBILIARE
(ABUSIVO) di circa 40 appartamenti che, ai sensi delle vigenti
normative DOVEVANO (E DEVONO ANCORA.) ESSERE SEQUESTRATI a
favore della cittadinanza di Casalnuovo di Napoli.C'e il detto
che che a pensar male si azzecca sempre...Da poco, dopo avere
scoperto anche una ingente TRUFFA realizzata ai danni del
COMUNE DI CASALNUOVO DI NAPOLI e del Fisco, consistente in:
a) MANCATO PAGAMENTO (all'epoca.) di oneri di urbanizzazione
(Circa 300.000.000 dell'epoca) e nella appropriazione indebita
e vendita di suoli che erano proprietà incedibile del COMUNE
DI CASALNUOVO DI NAPOLI; b) Una parte dei suoli del Comune
(peraltro gia ceduta indebitamente al condominio, l'avevano
associata all'immobile che volevano vendermi (Immobile che
poi hanno realmente venduto, nonostante tutto, ad un'altra
famiglia, il 30/12/05 truffando anche questa.); c)Furono realizzati
(senza MAI CONDONARLI) oltre 1200 metri cubi di volumetria
ABUSIVA rispetto al consentito;Tutti questi abusi gravavano
anche l'immobile che ci era promesso in vendita; Appena pronte
le denunce abbiamo denunciato il tutto alla Guardia di Finanza,
al Demanio e alla Corte dei Conti. Ad oggi non hanno preso
alcun provvedimento.)Possiamo dire che i signori si erano
trattati bene! Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 __________________________________________ Messaggio
N°401 18-07-2007 - 09:10 Soldi
Politica & Massoneria
Difende
le sue inchieste, compresa quella in cui è indagato il presidente
del Consiglio, Romano Prodi, e dice che questa dei fondi pubblici
europei, nazionali e regionali è la strada per capire «la
nuova Tangentopoli» e magari tentare di bloccarla. Il pm Luigi
de Magistris — che ha preso qualche giorno di vacanza perché
lo aveva promesso ai due figli di 7 e 3 anni, e infatti li
ha portati qui a Parigi, a Eurodisney — usa proprio questa
espressione, «nuova Tangentopoli », e dice che è «un sistema
ben congegnato per depredare una fetta considerevole di fondi
pubblici europei, nazionali e regionali, che rischia di mettere
in crisi lo Stato di diritto». I soldi pubblici che diventano
tangente, dunque, senza la valigetta piena di banconote consegnata
furtivamente, «ma attraverso un sistema pilotato di erogazioni
pubbliche, che non coinvolge soltanto i cosiddetti "mariuoli",
ma è il latrocinio che si fa sistema e alligna trasversalmente
nella politica, nell'economia, nelle istituzioni, nella magistratura».
Mica male per uno che è in vacanza. Anche se quando gli si
chiede dell'inchiesta in cui è indagato il presidente del
Consiglio, Romano Prodi, de Magistris preferisce tacere. Prodi
è indagato? «Non posso confermare e non posso smentire» dice
il pm. Romano Prodi è indagato dalla Procura di Catanzaro
per abuso di ufficio in concorso con altre persone perché,
secondo l'accusa, avrebbe avuto un ruolo nel «pilotaggio »
di fondi comunitari europei destinati all'Italia nel periodo
2004-2007. Ed è indagato anche perché, da questa data in poi,
come capo del governo italiano, avrebbe mantenuto, sempre
secondo l'accusa, stretti contatti telefonici, anche personalmente
e non solo attraverso i suoi più stretti collaboratori, con
gli altri eminenti personaggi coinvolti nella vicenda di soldi
pubblici, affari privati e comitati d'affari di tipo massonico
(facenti capo alla loggia coperta della Repubblica di San
Marino) sulla quale sta indagando il pm de Magistris. Il Corriere
ha ricostruito il retroscena della «fuga di notizie» sull'iscrizione
di Prodi nel registro degli indagati. Si era detto, e lo ha
ribadito lui stesso, che Mariano Lombardi, capo della Procura
di Catanzaro, non sapesse nulla delle indagini su Prodi e
del fatto che il premier fosse indagato. Invece, de Magistris
ha regolarmente avvertito Lombardi, tanto che il procuratore
ha firmato insieme con il pm l'atto di iscrizione di Prodi
nel registro degli indagati il 12 luglio scorso. E di questo
è stato messo a conoscenza «in tempo reale» anche il procuratore
aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, un altro che si è
affrettato a smentire senza smentire. A Romano Prodi non è
stato inviato alcun avviso di garanzia per la semplice ragione
che in quel momento non erano previsti atti che richiedevano
la presenza del difensore. Quando incontriamo il pm de Magistris
glielo chiediamo. E' vero che lei ha acceso questa miccia
e poi si è messo in ferie? Lasciando che avvenisse, di questo
la accusano, la fuga di notizie lamentata anche dal ministro
della Giustizia, Clemente Mastella? «Non capisco come la fuga
di notizie possa in qualche modo essere ricondotta al sottoscritto
— dice il pm — visto che sono all'estero. Di certo, non ho
parlato io con i giornalisti che hanno dato la notizia… Anzi,
ho saputo che in Italia se la prendevano con me perché ero
irrintracciabile… Non vorrei che qualcuno giochi sporco, sfruttando
persino il fatto che sono in vacanza per qualche giorno con
la mia famiglia, anche se per me sono vacanze a metà, visto
che sono sempre in contatto con i miei più stretti collaboratori
e l'indagine non si è mai fermata». Il pm ribadisce che «ragioni
di assoluta riservatezza » gli impediscono di parlare dell'indagine
e teme che qualunque mossa sbagliata, anche di poco conto,
anche adesso che tutti sanno che il premier è indagato, possa
far partire all'attacco tutti quelli che vorrebbero togliergli
di mano l'inchiesta o che la giudicano «un polverone», «una
bufala». Non è stato il ministro Bersani, chiediamo a de Magistris,
a definire «un polverone » questa inchiesta di soldi, politica
e massoneria? «Non mi interessa — risponde il pm —. Bersani
ha il diritto di dire ciò che vuole. Io ho il dovere costituzionale
di fare le indagini». E da queste indagini emergerebbe un
coinvolgimento a pieno titolo del primo ministro — anche attraverso
quelle quattro utenze telefoniche (Wind, Vodafone, Tim e H3G)
intestate alla società Delta spa e usate da Prodi e dai suoi
uomini — che non poteva evitargli di essere iscritto nel registro
degli indagati. Così come sarà «un atto dovuto » l'avviso
di garanzia nel momento in cui il magistrato compirà altri
atti investigativi, per esempio quando chiederà l'autorizzazione
al Parlamento per ottenere tutti i tabulati di quelle utenze.
«Non parlo dell'inchiesta — dice de Magistris — ma in generale
mi chiedo perché tutto questo chiasso quando qualcuno finisce
iscritto tra gli indagati. Per fare le indagini bisogna iscrivere
le persone. Sia se sono cittadini italiani sia se sono nomadi.
Si chiamino Rossi o Prodi. Facciano l'impiegato o il capo
del governo ». L'inchiesta va avanti, dice il pm, che a fine
settimana rientrerà in Italia. E sembra ormai attestata su
un punto fermo, che ne è anche il perno principale: il saldissimo
legame tra le persone del «gruppo di San Marino » e le società
(tra le quali «Why not», che dà il nome all'inchiesta) messe
in piedi da Antonio Saladino, calabrese, ras per il Sud Italia
della Compagnia delle Opere, nonché personaggio molto ben
ammanicato in tutti gli ambienti che contano, dalla politica
alla giustizia. E poi ci sono nomi noti di società del giro
prodiano, vecchio (Pasfin, Sopaf) e nuovo (Pragmata, La Fabbrica
delle Idee, Nomisma). Infine, risultano sottoposte a indagini
anche attività del finanziere Francesco Micheli, dell'editore-finanziere
Luigi Bisignani («elemento attivo, con tessera numero 203,
della loggia massonica P2 di Licio Gelli», ricorda il pm nei
suoi atti d'indagine) e della società Italgo (in cui sarebbe
confluita la Delta spa, tra i cui soci c'è la Cassa di Risparmio
di San Marino) che farebbe capo al sottosegretario all'Interno
con delega ai Servizi segreti, Enrico Micheli. Ecco perché
Luigi de Magistris parla di «nuova Tangentopoli» e la descrive
come un più evoluto «sistema di rapina delle risorse pubbliche»
rispetto a quella degli anni 90, sottolineando come, a differenza
di quella, «questa sta rivelando sorprese rispetto a tutto
intero lo schieramento politico ». Ma c'è di più. Alla politica,
dice de Magistris, adesso si accompagnano «e fanno sistema
con essa, anche l'economia, le istituzioni e gli apparati
di controllo». Anche la magistratura? «Sì, anche pezzi di
magistratura, come più volte ho detto pubblicamente e denunciato
nelle sedi opportune». E conclude: «Fino a poco tempo fa,
si parlava di singoli che "deviavano": politici, giornalisti,
magistrati, e persino agenti dei servizi. Ora invece, "deviati"
sono considerati quelli che cercano di contrapporsi a quella
che ormai è una metastasi. Non scherziamo. Qui andiamo davvero
verso la crisi finale dello Stato di diritto». Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2 Inviato
da Anonimo __________________________________________ Inviato
da Anonimo _____________________________________ Messaggio
N°399 17-07-2007 - 14:17 1992 annus orribilis lunedì, 16 luglio 2007 Lettera aperta di Salvatore Borsellino:"Ancora tante domande senza risposta" PALERMO - Sono ancora tante le domande senza risposta nella strage di via D'Amelio, il 19 luglio '92 a Palermo, in cui morirono il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta massacrati dall'esplosivo nascosto in una Fiat 126. Ne è convinto il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, che in una lettera aperta chiede di avere alcune di quelle risposte. "Chiedo al procuratore Pietro Giammanco - scrive - allontanato da Palermo dopo l'assassinio di Paolo perché non abbia disposto la bonifica e la zona di rimozione per via D'Amelio. Eppure nella stessa via, al n.68 era stato da poco scoperto un covo dei Madonia e,a parte il pericolo oggettivo per l'incolumità di Paolo Borsellino, le segnalazioni di pericolo reale che pervenivano i quei giorni erano tali da far confidare da Paolo a Pippo Tricoli lo stesso 19 luglio: 'è arrivato in città il carico di tritolo per me'". La stessa domanda Salvatore Borsellino la pone all'allora prefetto di Palermo Mario Jovine."Chiedo alla Procura di Caltanisseta - prosegue - e in particolare al gip Giovanbattista Tona, il motivo della archiviazione delle indagini relative alla pista del Castello Utveggio: eppure proprio da questo luogo partirono, subito dopo l'attentato, delle telefonate dal cellulare clonato di Borsellino a quello del funzionario del Sisde Contrada. Chiedo alla stessa Procura di Caltanissetta, e sempre allo stesso gip, i motivi dell'archiviazione dell'inchiesta relativa ai mandanti occulti delle stragi". Borsellino chiede alla procura nissena "di non archiviare, se non lo ha già fatto, le indagini relative alla sparizione dell'agenda rossa di Paolo e di chiarire il coinvolgimento di tutte le persone, dei servizi e non, in essa coinvolte". "Chiedo all'ex senatore Nicola Mancino di sforzare la memoria per raccontarci di che cosa si parlò nell'incontro con Paolo nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte. O spiegarci perché, dopo avere telefonato a mio fratello per incontrarlo mentre stava interrogando Gaspare Mutolo, a sole 48 ore dalla strage, gli fece invece incontrare il capo della Polizia Parisi e il funzionario del Sisde Contrada", continua Salvatore Borsellino. "Da quell'incontro - aggiunge - Paolo uscì sconvolto tanto, come raccontò lo stesso Mutolo, da tenere in mano due sigarette accese contemporaneamente". Per Salvatore Borsellino solo Mancino può riferire di quel colloquio perché altrimenti "a causa della sparizione dell'agenda rossa di Paolo, non saremo mai in grado di saperlo. E in quel colloquio si trova sicuramente la chiave dalla sua morte e della strage di Via D'Amelio"."Non ho accettato l'indennizzo che lo Stato mi avrebbe dato, dietro mia domanda, per la morte di Paolo - continua -. Si trattava, se non ricordo male, di 50 milioni di lire". "Sarebbe mio diritto 'pretendere' dallo Stato - dice - di conoscere la verità sull'assassinio di Paolo, ma da 'questo' Stato, da cui non ho accettato 'l'indennizzo' che pretendeva di offrirmi quale fratello di Paolo,indennizzo che andrebbe semmai offerto a tutti i giovani siciliani e italiani per quello che gli è stato tolto, sono sicuro che non otterrò altro che silenzi"."Di quante altre stragi, di quanti altri morti avremo ancora bisogno perché da parte dello Stato ci sia finalmente quella reazione decisa e soprattutto duratura, come finora non è mai stata, che porti alla sconfitta delle criminalità mafiosa e soprattutto dei poteri, sempre meno occulti, a essa legati?". "Di quante altre stragi avremo bisogno - aggiunge - perché venga finalmente rotto quel patto scellerato di non belligeranza che, come disse il giudice Di Lello il 20 Luglio del 1992, pezzi dello Stato hanno da decenni stretto con la mafia e che ha permesso e continua a permettere non solo la passata decennale latitanza di boss famosi come Riina e Provenzano ma la latitanza e l'impunità di decine di 'capi mandamento' che sono i veri padroni sia di Palermo che delle altre città della Sicilia". (da lasicilia.it) commento de La Voce di Megaride":... OVVIAMENTE, IL MINISTRO MANCINI HA NEGATO..... ma è singolare il fatto che anche la nomina di Mancino a ministro degli Interni avvenne nel 1992, annus horribilis de La Strage di Capaci e di quella di via D'Amelio, dell'elezione alla chetichella del peggior presidente della Repubblica Italiana SCALFARO al posto del pronosticato Andreotti, dell'inizio della "litania" giudiziaria contro Bruno Contrada ridicolmente coinvolto anche quale presunto autore della strage di Capaci, eccetera eccetera.........Nel cinquecentenario della "scoperta dell'America" noi italiani celebravamo, invece, "La COPERTA della Mafia".....Mah! Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 4 ________________________________________ Messaggio
N°398 16-07-2007 - 21:50 Strani
fenomeni...da baraccone
Non v’è dubbio che il “pentito” Calogero Pulci, arrestato oggi a Sommatina è lo stesso Pulci denunciato alla Procura della Repubblica di Caltanissetta con il degno “collega” Giuca da Bruno Contrada, per falsa testimonianza. Infatti, i due hanno ritrattato le menzogne a carico di Contrada ma il processo va per le lunghe, con la scusa che a condurlo non è un giudice togato (bazzecole, pinzillacchere, direbbe Totò)…e va talmente per le lunghe da aver disposto la successiva udienza (se ricordo bene, il processo è in piedi a Catania!) per fine anno; cosa che matematicamente porterà ad un niente di fatto per il buon Contrada, per la poco originale furbata dell’abusata tattica della PRESCRIZIONE dei termini. Ma…pensa te!… oggi ti arrestano il Pulci (il Giuca, forse farà una fine più cruenta?) casostrano dopo il nostro recente “cancan” sul caso Contrada che indicava quale chiave di volta per sbloccare la perfida meccanica del processo Contrada e poter procedere alla piena revisione di tutto il processo-beffa, proprio lo svolgimento regolare del processo a Giuca e Pulci! Ora, le cose sono due: o qualcuno “importante” che vuole tanto bene a Contrada ma non può manifestarsi ne’ compromettersi, ha inteso dare una mano ovvero una “spallata” al due volte pentito, oppure – ed a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca sempre – il solito potente antagonista di Contrada ha congegnato per benino un’altra ignobile farsa, eliminando radicalmente il non più credibile pentito, delinquente incallito da sempre e per sempre, quindi non credibile neppure in luogo delle ritrattazioni su Contrada! Certo, sarebbe bello illuderci circa la prima ipotesi possibile…ma dopo aver assistito a questa saga diabolica di larve, dèmoni e famigli ed essere invecchiati con loro non riusciamo a credere alle favole. Ritengo che occorre incalzare con un’azione più decisa e mirata,tempestiva e purtroppo POLITICA! Intanto, sono sensibile ad un immediato confronto e scambio di opinioni sull’enigma odierno con chiunque. Grazie, Italiani perbene! Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 4 Inviato
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N°370 del 22-06-2007 - 11:18 Riina è "meglio" di Priebke? Apprendiamo
nelle ultime ore che il povero Totò Riina sta poco bene e che
presto lascerà il carcere usurante. Riina è forse meno mostruoso
del quasi centenario Priebke? Conta qualcosa il fatto che abbia
le mani lorde di sangue tanto quanto Priebke? Conta qualcosa
che ha assassinato, ridotto in schiavitù intere generazioni,
paesi, di meridionali per sua esclusiva sovranità e non, come
Priebke perché esecutore di ordini militari? Perché le buoniste
Leggi italiane sono applicabili a Riina e non a Priebke, anch’egli
detenuto a duro regime? Perché l'innocente Bruno Contrada, a
77 anni, è stato recluso nel carcere militare di S.Maria Capua
Vetere e il mafioso Totò Riina nell’”Ostello della Gioventù”
di una casa circondariale nella quale, si sa, è tacitamente
autorizzata la pronta iscrizione della sede "fiscale" di un
nuovo ufficio di segreteria, con tanto di collaboratori? Troppe
domande, una sola risposta: a prescindere dal fatto che anche
ai vertici delle istituzioni siedono illustri cariatidi e mummie
le cui mani grondano sangue, versato in sacrificio di qualche
astruso pseudo-ideale totalitario travestito di “democrazia
popolare”, a prescindere da certe connivenze eclatanti tra politica
e mafia… se la GIUSTIZIA è UNA e se è scevra da emotività ,
sentimentalismi, “umanità”, ergendosi fredda e imparziale sul
solo edificio burocratico asfissiato da carte processuali, codici,
regolamenti, decreti, sentenze, procedure, immune alla Pietas
ed all’Uomo, perché dovrebbe personalizzare i reati, i processi
e gli assassini, legittimando differenze sociali, politiche,
ideologiche e storiche? Perché Riina sarebbe migliore di Priebke? Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2 Inviato
da vocedimegaride ____________________________________ Inviato
da Anonimo ______________________________________ Messaggio
N°356 del 12-06-2007 - 23:55 Processo
ai "Basilischi" CE.ST.RI.M. Centro Studi e Ricerche sulle Realtà Meridionali - POTENZA "La più grande punizione che i cattivi possano ricevere è quella di sentirsi controllati dagli onesti" (Stuart Mill) Carissimi, Vi comunichiamo che Lunedì 18 Giugno p.v. alle ore 10.30, presso l'aula "Mario Pagano", al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Potenza, ci sarà l'ultima udienza del processo "Basilischi". LA NOSTRA PRESENZA A QUEST'ULTIMA UDIENZA, IN ATTESA DELLA SENTENZA, E' FONDAMENTALE, QUINDI VI PREGHIAMO DI FARE IL POSSIBILE PER ESSERE PRESENTI. CON LA PREGHIERA DI DIFFONDERE IL PIU' POSSIBILE L'INVITO. Segreteria Libera Basilicata repertorio: una memoria di don Marcello Cozzi Qualcuno non ha gradito la presenza di gente comune in un’aula del Tribunale di Potenza durante le udienze del processo “Basilischi”. Qualcuno si è arrabbiato per quel nostro essere lì, in silenzio a seguire passo dopo passo, parola per parola la requisitoria del Pubblico Ministero. Qualcuno è arrivato persino a dire che la presenza di quella gente qualunque delegittimava il ruolo della Corte arrogandosi finanche il diritto di sostituirsi in qualche modo agli stessi Giudici. Si sono usate parole forti, in quella circostanza, fino a dire che si stava trasformando quel processo in una sorta di processo politico. Ci si dimentica però, che lì in quell’aula e nelle altre aule dei Tribunali d’Italia, alle spalle della Corte troneggia una frase: “la giustizia è amministrata nel nome del popolo”, che per quanto ci riguarda non richiama assolutamente a logiche ghigliottinesche di roberspierriana memoria, che per nulla condividiamo, ma al fatto che quella Corte agisce per nome e per conto di un popolo che in quelle aule viene tutelato nei propri diritti e nella propria dignità ogniqualvolta bisogna esprimersi in merito a fatti e a situazioni che offendendo una sola persona o un territorio hanno di fatto offeso e colpito un’intera comunità. E la comunità, che è fatta di gente qualunque, ha il diritto di sapere, di capire, di rendersi conto di persona di ciò che accade o è accaduto nella propria terra. Ma anche il dovere di evitare che quelle aule così importanti per il ripristino della legalità e per l’affermazione della giustizia siano deserte quando si parla di storie importanti come quelle della criminalità organizzata. Ecco il perché di quella presenza. Perché abbiamo bisogno di capire se un giuramento ritrovato anni fa su un foglietto sia da intendere come la semplice trascrizione di una formula di affiliazione piacevole da ricordare perché fa cultura o come il chiaro intento di aggregarsi intorno ad un progetto criminale ben definito.Perché abbiamo bisogno di capire se il progetto nascosto di guerre tra clan sia l’ennesima cantonata di questa distratta e superficiale magistratura o la spietata pianificazione di come controllare questa terra ancora di più, e ancora con più arroganza. Perché abbiamo bisogno di capire se si tratta o meno di mafia, e se così fosse, il dovere di guardarla in faccia. Perché è venuto il momento che la “buonavita organizzata” non arretri più neanche di un centimetro dinanzi a niente e a nessuno e riprenda possesso del territorio, vivendo come spazi propri, e non di altri, anche gli spazi di un Tribunale. Forse qualcuno non ha gradito proprio questo: il nostro esserci fisicamente, e che la richiesta di una verità non è una cosa astratta ma è fatta di nomi e volti concreti che non hanno paura di nessuno. Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 _____________________________________ Messaggio
N°355 del 12-06-2007 - 12:19 Conferme
dall'Assurdo Napoli
: dalla Culla alla Bara del Diritto - Potrebbe capitare anche
a voi. Pubblicammo già nel gennaio 2006, estemporaneamente e
ben al di là della linea editoriale del nostro magazine, il
“feuilleton” surreal-satirico dal titolo “Billy Bauscia, Kafka
e un’ArRinga in barile” http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/BillyBauscia.htm
, scevri dall’ intento di voler divertire i lettori ma con spirito
molto più nobile nel voler creare un movimento d’opinione intorno
ad un fatto di cronaca purtroppo autentico; denunciare l’assurdità
di una Corte d’Assise di Napoli tramutatasi in Tribunale della
Santa Inquisizione (quello, per cui persino Karol Wojtyla chiese
PERDONO all’Umanità), di questi tempi e sulla ribalta di una
Napoli preda dell’arroganza, della violenza e del bullismo giovanile;
che riempie le cronache ormai QUOTIDIANE e per di più in prossimità
di una sentenza in capo ad un cittadino “normale” ed inerme,
vittima di un macabro scherzo del Destino. Parve essere degno
strumento di riflessione per la cittadinanza ma soprattutto
per il Collegio Giudicante (nel tempo popolatosi da sempre alterni
sostituti) onde sensibilizzarlo con una sorta di anamnesi trasparente
e schietta dei fatti, condita di buonsenso e dall’evidenza di
prove inoppugnabili. Per non offendere in alcuna maniera gli
amministratori della Giustizia Napoletana - verso la quale nutriamo
regolare timore reverenziale - e per salvaguardare da ulteriori
“fobie” il povero imputato, scegliemmo la formula bonaria del
“raccontino davanti il camino” ma, alla luce dei successivi
accadimenti, possiamo ben dire di aver sbagliato. Sarebbe stato
preferibile e professionalmente e civilmente più consono adeguarci
allo stile della Corte d’Assise, puntandole l’indice, interrogandola,
adeguandoci al suo stile e, nel contempo, facendo del “buon
giornalismo” d’opinione e non un cabaret, poiché il 3 febbraio
2006. quella stessa Corte, rifilava ben 16 anni di galera (al
posto dei 23 richiesti, come nella media per le Bestie di Satana
per circa 15 macabri omicidi) al Signor Giovanni Grassini ,
trapiantato di fegato durante gli “arresti” e con scarsa aspettativa
di vita, nonché con vita “normale” alle spalle, prima di divenire
il MOSTRO da sbattere in prima pagina della "montessoriana"
Cronaca de IL MATTINO ed altri quotidiani… che ben altri “mostri”
si covano in seno… con tanto di fotografia munita NON di didascalia
ma addirittura di titolo in maiuscole a riportare le false accuse
del branco spavaldo e vigliacco che lo aveva aggredito; accuse
che ne determinarono l’incriminazione e poi smentite inequivocabilmente
nel corso del processo dalle perizie. Nell’orgia sensazionalista,
la Corte d’Assise di Napoli, ha forse voluto dimostrare alla
Nazione intera, in quello storico 3 febbraio, d’essere in grado
di assicurare fetenti alla Giustizia…ogni tanto. E ci sono tornati
in mente i vari Izzo, Ghira, Bilancia, il piccolo Omar fidanzato
della piccola Erika ed altri assassini furbi e rispettabili
dai Servizi Sociali e dalle perizie di pseudo-psicologi-perditempo.
Il fattaccio che vide protagonista il povero signor Grassini,
accadde in una notte di Halloween e non a caso la Corte, a tema,
ha emesso “una sentenza priva di logica giuridica e più terrorizzante
della stessa halloween". Sempre, tenendo conto del fatto che
in un simile processo kafkiano ognuno di noi possa inevitabilmente
cascarci, prendiamo a stabilire che un Pubblico Ministero gode
di troppi poteri e che dovrebbe essere null’altro che l’Avvocato
Accusatore dell’imputato e non parte integrante della Corte.
Iniziamo a stabilire che la Polizia Giudiziaria non deve essere
il consulente privato del P.M. e che sarebbe comunque obbligata
a raccogliere, nello stile del processo anglosassone, prove
a carico ma anche a favore dell’imputato… e, nel caso specifico,
ve n’erano a profusione. Una riforma della vetusta procedura
alla “de Torquemada” non graverebbe economicamente sulle spalle
dello Stato e sull’amministrazione della Giustizia; probabilmente,
servirebbe a spendere meglio il danaro di noi contribuenti.
Auguriamo Luce di Verità sul suo caso kafkiano al Signor Grassini
(agli arresti domiciliari da tre anni… e che il prossimo 26
giugno 2007 sarà presente ad un’ennesima udienza, dopo aver
già pagato in danaro, in libertà personale nonché in dignità
ed immagine) sfortunatamente non “degno” di regale omologazione
ai delinquenti veri, meritevoli del “Mastellino” e di altri
benefici e coccole. Soprattutto, preghiamo per il difficile
miracolo di “tempi brevi” della “GIUSTIZIA” …. ma anche per
la GIUSTIZIA GIUSTA... condita da un briciolo di buonsenso,
se ci è consentito...e... s'è vero che esiste. Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2 Inviato
da Anonimo ____________________________________
___________________________________ Messaggio
N°137 del 27-01-2007 - 23:33 Conferenza
o “confiteor”? Secondo alcuni presenti la relazione dell’ex sindaco Sorbo è consistita in un lungo “mea culpa”. Sconcertati alcuni dei pochissimi cittadini presenti, oltre ad alcuni studenti dell’Isiss all’incontro “Per non dimenticare” organizzato dall’associazione storica e che ha visto la partecipazione dei giudici Intelisano ed Albano, di un militare a riposo, del pro sindaco e del sindaco di Caiazzo, che ha aperto gli interventi dopo la presentazione del moderatore Aldo Cervo. Tante parole, belle e toccanti, per analizzare in tutti gli aspetti l’eccidio di Monte Carmignano e, naturalmente, darla agli untori nazisti, fascisti ed allo stesso Emden che almeno nella tomba parrebbe il caso di lasciare in pace. Sempre che del cristianesimo non ci si voglia professare profeti magari solo quando, non a lungo, sarà tempo di pietire nuovamente i voti. Ma solo pochi accenni, in particolare del pro sindaco Tommaso Sgueglia e del sindaco Stefano Giaquinto, al bombardamento effettuato su Caiazzo dagli americani, che da pochi giorni avevano preso il posto dei tedeschi non solo nel presidio cittadino ma anche nelle strategie dei governanti di allora, valutando forse la convenienza di stare sempre dalla pare del più forte. Potrebbero mai scandalizzarsene certi politicanti nostrani che del trasformismo sono maestri? Non è stupefacente che siano trascorsi circa due terzi di secolo da quel maledetto 27 gennaio 1944 senza che, per quant’è dato sapere, mai nessun politico si è battuto o comunque mai nessuno è riuscito ad ottenere dal governo americano un adeguato risarcimento e neppure le scuse per l’errore commesso, non certo banale? Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 --------------------------------------------------- Incredibile
Sanità! Incredibile
Sanita! Le vecchie mura, sature di storia, si screpolano negli
ardori d'estate. Tutto e' vecchio, nulla sembra esistere d'antico.
La Sanita' scoraggia. Nota
della redazione: In memoria di don Giuseppe Rassello, parroco
di Santa Maria alla Sanità, insigne letterato, appassionato
difensore delle radici meridionali e dell’orgoglio identitario,
prete-coraggio dei bollenti anni ’90 napoletani che ha pagato
con la vita la militanza nel sociale, la lotta alla camorra nel
quartiere più malfamato di Napoli, macchiato dall’onta
della più abietta menzogna, arma letale in mano ai suoi
nemici che pur avendolo annientato hanno perso contro di lui,
perché tanti giovani della Sanità, suoi allievi,
portano ancora in giro per Napoli i suoi valori, i suoi ideali,
moltiplicati all’ennesima potenza.
Inviato
da: vocedimegaride Trackback: 0 - Commenti: 2 ___________________________________
__________________________________ Messaggio
N°30 del 22-11-2006 - 15:52 Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0 |
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il 17/07/07 @ 14:29
Cara Marina, più ci si addentra nella ... melma e più ci si sporca. Le istituzioni, e soprattutto il terzo Potere, ormai diventato il Primo Potere di questa specie di stato (s minuscola) sudamericano, sono inesorabilemente inquinate. Forse solo una vera rivoluzione potrebbe risanare l'Italia, ma ora come ora, non vedo la fine di quest'incubo sempre peggiore. Mi chiedo: chissà quanti casi Contrada ci sono che non conosciamo, quanti casi Scaramella, tu forse non hai seguito ma quello è un altro innocente perseguitato, quanti Serpico (nome fittizio di altro innocente perseguitato più o meno per lo stesso motivo di Scaramella). Arrivo a dirti che forse pure noi che ne scriviamo saremo tenute d'occhio, come disse un giornalista che non rivela il suo nome per questa paura e sovente commenta su Legno Storto. Un giorno magari ci ritroveremo tutti insieme nelle patrie galere al posto dei veri delinquenti liberati. Ciao Marina, a più tardi. La giustizia è morta in Italia.
Maria
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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 14:37
Notizia "fresca fresca". La Procura di Caltanissetta ha deciso - OGGI - di indagare e seguire una nuova pista sulle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, cercando collegamenti tra "i servizi segreti DEVIATI"...vuoi vedere che assisteremo ad un "dejà vu"....e i nomi di allora saranno ripetuti? Ma chi vogliono prendere in giro? Certo, la sicurezza dei "macchinisti" di allora, ancora POTENTI, è in precario equilibrio se in soli due giorni per un po' di sveglia richiamata sul caso Contrada ed una lettera accorata di Salvatore Borsellino, arrestano il pentito pentitosi Pulci e promuovono nuove "piste" sulle stragi! Che il diavolo se li porti!
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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 12:05
Da www.paologuzzanti.it
significativo "post" del senatore che meriterebbe d'essere affisso in ogni piazza italiana come Manifesto
star joe scrive: 18 Luglio 2007 alle 09:25 Caro Senatore, cari Rivoluzionari, fa estremamente piacere leggere e sapere che non sei da solo, e quindi credendoti pazzo, nel formulare certe ipotesi, che apparentemente contraddicono l’ovvietà della realtà proposta. Mi riferiferisco alla Sua risposta al post di tyi delle 23.24 di ieri, circa i veri protagonisti della mafia e, in particolar modo, dell’antimafia. Da siciliano ONESTO, che non cerca scorciatoie nè nella vita e nè nel lavoro, non sono antimafioso, perchè solo con l’onestà e la rettitudine si combatte la mafia e non con l’antimafia dei cortei e delle fiaccole, solamente facendo il proprio dovere giornalmente e financo noisamente, solamente il proprio DOVERE. Premesso ciò, nel leggere, tra le righe e perciò le chiedo conferma, la sua risposta a tyi, ho visto che certe elucubrazioni mentali, non sono il solo a farle. Il tutto mi è balenato in mente, con la strage di Capaci e la immediata elezione di scalfaro, minuscolo, a Presidente della Repubblica, venendomi a mente le parole del Dott. Falcone: “la mafia non fa mai nulla per nulla, e quindi se da una sua azione deduce che ci possano essere conseguenze negative, la accantona.” Quella dei delitti o stragi eclatanti, mi sembra più una strategia politica, che non appartiene a uomini che badano solamente al potere territoriale e far vivere i propri uomini dei propri intrallazzi. Se a questo aggiungiamo che nel 1992 oltre quelle stragi, iniziò tangentopoli, e ne traiamo le conseguenze, il quadro si fa veramente fosco. Concludo, perchè vedo che non riesco a scrivere in maniera fluida i miei pensieri, che si spingono anche molto più oltre a queste appena accennate ipotesi, ma spero che Lei possa aver capito il filo dei miei pensieri. Giuseppe STELLA Catania GUZZANTI CARO AMICO LEI SCRIVE E PENSA IN MANIERA LIMPIDISSIMA. LEI E’ SICILIANO E LO SA MEGLIO DI ME (LA MIA FAMIGLIA PATERNA, I GUZZANTI, SONO SICILIANI DELLA PROVINCIA DI CATANIA) CHE LA MAFIA HA REGOLE PRECISE. EBBENE, MAI E POI MAI NELLA STORIA DELLA MAFIA E’ STATO COMPIUTO UN DELITTO COSì HOLLYWOODIANO COME LA STRAGE DI CAPACI, CON UN KILLER CHE DOVEVA FAR SALTARE COME IN UN VIDEOGIOCO LA MACCHINA DI FALCONE SPINGENDO IL PULSANTE IN UN CENTESIMO DI SECONDO. IO PENSO CHE LA MACCHINA DI FALCONE AVESSE GIA’ UN SENSORE CHE AGISSE IN CONCOMITANZA DEL PERFETTO E TECNOLOGICO MECCANISMO ELETTRONICO. IDEM PER LA STRAGE DI VIA D’AMELIO CHE AVVIENE QUANDO PAOLO BORSELLINO SI DA’ UNA MANATA SULLA FRONTE E DICE: “ADESSO HO CAPITO TUTTO” E FIRMA LA SUA CONDANNA A MORTE. BUSCETTA E’ QUEL CHE HO DETTO: L’ORACOLO DELL’ANTIMAFIA A GETTONE, MA PER FARLO ORACOLARE FALCONE, IL SUO GESTORE RINGHIOSO, DOVEVA ESSERE PRIMA SISTEMATO SOTTO TERRA. INOLTRE FALCONE NON LAVORAVA PIU’ SULLA MAFIA MA SUL TESORO DEL PCUS TRASFERITO PER VIE ILLEGALI IN OCCIDENTE E STAVA PER PARTIRE PER MOSCA DOVE DOVEVA INCONTRARE IL PROCURATORE GENERALE DELLA FEDERAZIONE RUSSA. I GIORNALI MOSCOVITI ANNUNCIARONO SARCASTICAMENTE LA MORTE DI FALCONE (GIOVANNI = IVAN) SCRIVENDO A TUTTA PAGINA: “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO IVAN?”, FACENDO IL VERSO A UNA FILASTROCCA RUSSA CHE EQUIVALE PIU’ O MENO AL NOSTRO “MARAMAO PERCHE’ SEI MORTO”. COME TEMPI, E’ COME DICE LEI: COMINCIO’ COSI’ IL COLPO DI STATO TUTTORA IN CORSO, MA CHE FU INTERROTTO (SOLO INTERROTTO) DAL FATTORE UMANO RAPPRESENTATO DA QUELL’IRREFRENABILE MATTO (NEL SENSO BUONO) DI SILVIO BERLUSCONI CHE GLI MANDA PER ARIA IL CASTELLO DELLE CARTE ALL’ULTIMO MINUTO. INOLTRE LA MAFIA, QUELLA VERA, NON HA MAI GIOCATO IN TRASFERTA SUL CONTINENTE: GLI ATTENTATI DI FIRENZE E ROMA, COME ATTENTATI MAFIOSI SONO GROTTESCHI, RIDICOLI, FATTI PER SEMBRARE CIO’ CHE NON POSSONO ESSERE. E SCALFARO VA AL QUIRINALE, MENTRE ANDREOTTI DESTINATO AL QUIRINALE VA AL PROCESSO DI PALERMO E I PARTITI DEMOCRATICI ALLA GHIGLIOTTINA, SALVANDO SOLTANTO FASCISTI (L’MSI NON AVEVA MAI GOVERNATO, DUNQUE ERA PULITO PER FORZA) E COMUNISTI CHE AVEVANO GOVERNATO LOCALMENTE OVUNQUE, MA CHE SI ERANO FATTI FARE UNA BELLA AMNISTIA NEL 1989. INOLTRE, RAUL GARDINI, L’UOMO CHE AVEVA DATO IL MILIARDINO AL BOTTEGONE, UN GIORNO SI FA UNA BELLA DOCCIA, E FISCHETTANDO IN ACCAPPATOIO ALLEGRAMENTE SI SUICIDA. “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO RAOUL”? E COSI’ VIA. E’ ESTATE, CREIAMO INSIEME IL ROMANZO DELLA VERITA’. A ME SONO IN TANTI CHE VORREBBERO FARMI LA PELLE E FORSE CI RIUSCIRANNO, MA INTANTO DIVERTIAMOCI: LA VERITA’ E’ UN GIOCATTOLO MERAVIGLIOSO E TERRIBILE.
PAOLO GUZZANTI
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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 18:20
Da IL MATTINO di NAPOLI pag.4 data odierna 18/07/2007
Chiudi Su Borsellino l’ombra dei Servizi deviati FILIPPO D’ARPA Palermo. Quindici anni dopo si riparte dagli stessi elementi racchiusi nella formula «mandanti esterni». Stavolta, però, i magistrati di Caltanissetta sperano di annodare i fili in modo che quella formula abbia una consistenza diversa. Nonostante una decina di inchieste e tanti processi, nulla degli indizi raccolti ha assunto la dignità di prova. Ora la Procura ci riprova riaprendo il fascicolo su quegli apparati deviati dei Servizi segreti che avrebbero avuto nella seconda delle stragi, quella di via D’Amelio che uccise Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Strage anomala, con troppi misteri. Gli stessi di sempre, sottolinea Rita Borsellino: «Uno di questi potrebbe essere proprio il ruolo nell’attentato dei Servizi segreti». Nei giorni in cui i Servizi sono nel mirino per i dossier sui politici, la sorella del magistrato fa riecheggiare parole già dette più volte: «Tutta la famiglia ha sempre sostenuto che ci potesse essere nell’attentato la presenza di una mano esterna alla mafia». Insomma, una vecchia idea investigativa che adesso si è arricchita di un fascicolo spedito a Caltanissetta dalla Procura di Palermo. Fatti ed indizi contenuti nel dossier «servizi criminali» da cui sono nate tante inchieste e processi grazie ai pentiti. Altri cinque sarebbero i pentiti in campo. E oggi potrebbero aggiungere altro agli elementi in parte già noti, come spiega il procuratore aggiunto, Renato Di Natale. Questi pochi giorni fa ha ricevuto un pacco da parte del procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e del sostituto Antonino Di Matteo. Sono spunti, approfondimenti di piste in parte note che però si arricchiscono di nuovi riscontri. Per esempio, ci sono i contatti - che risalgono al febbraio del ’92 - tra uno degli esecutori materiali della strage di via D’Amelio e il numero di telefono di un ufficio di Castello Utveggio indicato in passato come una delle basi sotto copertura del Sisde. Poi, ci sono gli accertamenti sul telecomando che sarebbe stato utilizzato dagli attentatori per far esplodere la Fiat 126 posteggiata sotto il palazzo dove abitava la madre di Borsellino: questo dispositivo avrebbe indirizzato gli inquirenti ad un imprenditore palermitano su cui si indaga. Infine, c’è poi l’intricata vicenda che porta a un funzionario di polizia o a un poliziotto: sarebbe stato visto aggirarsi in via D’Amelio un minuto dopo l’esplosione: non avrebbe avuto motivo di trovarsi là. Si tratta di un agente, del quale non è stato reso noto il nome, già in servizio al commissariato «San Lorenzo» di Palermo e poi trasferito a Firenze a seguito di un’inchiesta interna dalla quale era emerso un suo presunto coinvolgimento nell’indicazione che sarebbe stata data ad alcuni spacciatori di droga dei nomi degli agenti che indagavano su di loro. Non solo, ma tre carabinieri del Ros, durante le indagini della Procura di Caltanissetta, dichiararono ai pubblici ministeri Ilda Boccassini e Fausto Cardella di aver ricevuto una confidenza da un collega dei Servizi segreti: quell’uomo sarebbe stato Bruno Contrada, la relazione di servizio che lo identificava fu distrutta «per ordini superiori». Ma l’ex carabiniere smentì i tre militari: mai fatto quel nome, mai saputo di pressioni per cancellare quell’atto. Rinviato a giudizio per favoreggiamento, il carabiniere passato ai Servizi è stato assolto. Gli atti in arrivo da Palermo a Caltanissetta potrebbero portare nuovi spunti su chi, e perché, avrebbe fatto il nome di Contrada, che dimostrò di essere stato in barca con amici quel 19 luglio e per questo fu scagionato. Resta il fatto che il giorno della strage, qualche «manina» agì per fare sparire un’agenda di Borsellino mai più ritrovata. Fu fotografata da un reporter di Palermo. In quell’agenda Borsellino scriveva appuntamenti e pensieri.