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razzisti loro o masochisti noi?

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Messaggio N°449
GRAZIE ...

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Messaggio N°449 15-09-2007 - 11:49
Tags: Rassegna Stampa

GRAZIE....

... al direttore, alla redazione ed in particolare a Gianmarco Chiocci de "Il Giornale", per aver raccolto le giuste istanze dei familiari, de La Voce di Megaride e di tutto il Comitato "Bruno Contrada, impegnati a tener desta l'attenzione su di un palese caso di straordinaria e crudele ingiustizia patria... per aver contribuito a sollevare la cortina d'oblio calata sul martire Bruno Contrada, condannato alla silenziosa morte civile.
Grazie, di cuore! - la redazione

L’urlo di Contrada in cella:
«Io, vittima di sciacalli voglio solo morire a casa»
di Gianmarco Chiocci - Il Giornale - 15 settembre 2007
S.Maria Capua Vetere - Quattro mesi fa, giunto al capolinea di un processo-farsa, Bruno Contrada veniva condannato a 10 anni di carcere, strappato ai suoi cari, sbattuto in prigione per esser consegnato all’oblio giudiziario col sigillo del mafioso. Quattro mesi dopo, a 76 anni suonati, con ventuno patologie diagnosticate, il più bravo poliziotto antimafia crocifisso dalle menzogne dei pentiti, arranca nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere per incontrare i parlamentari Lino Jannuzzi e Stefania Craxi. «Sto male - è l'esordio dell'ex 007 del Sisde - ma non intendo crepare in galera e nemmeno piantonato dai carabinieri in ospedale. È stato perpetrato ai miei danni un delitto di Stato, che almeno mi si conceda di morire a casa». Innanzitutto, le sue condizioni di salute dottor Contrada. «Secondo voi come può stare un uomo di 76 anni, provato nel fisico e nel morale da 15 anni di tormento giudiziario, da arresti e scarcerazioni, da alterne pronunce processuali ed ora ridotto in ceppi perché condannato a una pena che per me, data l’età e le gravi malattie, significa l’ergastolo? Come può vivere un uomo delle Istituzioni che dopo aver speso la sua esistenza al servizio dello Stato poi dallo stesso riceva, quale "ricompensa", l’annientamento della sua persona e la condanna a morire in prigione come un criminale? Un uomo che - come centinaia di testimoni hanno confermato in aula - ha servito le istituzioni con amor di patria, fedeltà, con abnegazione totale, e che dalle stesse istituzioni è stato poi umiliato, vilipeso, perseguito, accusato, inquisito, incarcerato, processato, condannato. Ditemelo come può stare un uomo distrutto da accuse to-tal-ment-te infondate, palesemente false, calunniose, inique, ignobili, inventate, pilotate, derivanti da odio e rancore, da invidia e perfidia, da vendetta e rivalsa, da errori e superficialità, ma soprattutto da tesi precostituite e teoremi artatamente accusatori e subdolamente argomentati. Teorie folli che oggi tornano di moda con la solita storia dei servizi segreti deviati».Si aspettava un verdetto così duro dalla Cassazione? «Non ho ancora letto le motivazioni ma nonostante l'alone di sacralità che avvolge le pronunce della Corte suprema, so che questa sentenza è ingiusta. No, non me l’aspettavo. Ero dell’opinione che la Cassazione annullasse in tutto o in parte il verdetto e rinviasse per un nuovo e più approfondito giudizio nel merito. Se non altro per la incongruenza del "ragionevole dubbio" sull’intera vicenda giudiziaria costellata da obbrobri e menzogne conclamate. Io mi domando quale altro "ragionevole dubbio" può mai essere più incombente e ineludibile del fatto che, con gli stessi elementi e in assenza totale di prove contro di me, un collegio della corte d'appello mi abbia precedentemente assolto con la formula più ampia, ("perché il fatto non sussiste") e un altro collegio della stessa corte d'appello mi abbia invece condannato per concorso esterno in associazione mafiosa». I pentiti sono i protagonisti nefasti del suo processo. Sua moglie arrivò a rivolgersi a loro affinché raccontassero la verità… «Mia moglie si è battuta con forza, ha preso varie iniziative, alcune rivelatesi utili, altre meno. Scrisse a molti di coloro che allora ricoprivano le più alte cariche dello stato, da Scalfaro a Violante, da Napolitano a Mancino, per far conoscere lo scempio che si compiva ai danni di un uomo dello Stato. Se mi avesse interpellato l'avrei sconsigliata di rivolgersi a criminali diventati collaboranti per convenienza poiché sapevo che mai avrebbero accolto quel grido di dolore rinunciando alla libertà, al denaro, ai vantaggi acquisiti con il tradimento, l'infamia e la calunnia. Questo appello, la mia cara Adriana, avrebbe dovuto rivolgerlo non solo ai vari Mannoia, Mutolo, Spatola, Buscetta, Marchese, Di Carlo eccetera, ma anche ad altri soggetti che pur non inquadrati nell'ignobile categoria dei "collaboratori di giustizia" (spero non sia stato inserito un 290 tris, prevedente il reato di vilipendo all'ordine dei pentiti) hanno reso dichiarazioni al mio processo non corrispondenti al vero, spinti a far ciò da meschinità e viltà, da esigenze di carriera e d'adeguamento servile alle tesi dell'accusa. Tra questi, purtroppo, non mancano appartenenti od ex appartenenti alle forze di polizia». Chi sono? «Non faccio i loro nomi per carità di patria, per il residuo senso dello Stato che permane in me e per non creare difficoltà al Giornale che mi ospita. Ma non è difficile individuarli, basta leggere gli atti processuali. Sono sciacalli, avvoltoi, vermi, che di rado mancano in determinati processi». Il suo, di processo, grida vendetta. La verità un giorno la conosceremo? «Sono fermamente convinto che la coltre vergognosa dell'infamia commessa, verrà sollevata. Purtroppo è più che probabile che io non farò in tempo a vedere quel giorno poiché la mia stagione di vita volge velocemente al declino. Nei 15 anni di calvario giudiziario in tantissimi si sono mossi a mia difesa ed anche i più scettici, alla fine, si sono accodati a chi ha sempre creduto alla mia innocenza. Ma capisco anche i miei più ottusi detrattori. Non tutti avevano la possibilità di rendersi conto di come stavano le cose e ciò per vari motivi». Quali? «Per la molteplicità delle accuse, ripetute, con pedissequo adeguamento da criminali pentiti, senza curarsi dell’assenza di riscontri; per il ripetersi di siffatte accuse infamanti, acclarate col tempo essere calunniose, tutte tese a dare supporto a un impianto accusatorio tendente a sporcare l’immagine dell'accusato per rendere più agevole l’accettazione nell’immaginario collettivo della colpevolezza; per le testimonianze, deliberatamente o inconsciamente, malvagiamente o stupidamente, autonomamente o su suggerimento altrui, che hanno deformato la realtà; per l’obliterazione totale della mia trentennale attività di polizia esaltata da uomini dello Stato; per il recepimento acritico, passivo, incondizionato e incontrollato, fideistico, delle propalazioni accusatorie di pentiti (che ho arrestato ripetutamente insieme ai loro parenti delinquenti) enunciate per odio, rancore, vendetta o per concreta e sostanziose aspettative (mai deluse) di benefici giudiziari ed economici. Sono tanti i motivi... ». Vuole dire loro qualcosa? «Sì. Coloro che hanno capito, intuito o saputo la verità non possono limitarsi ad essere amareggiati dell'esito processuale, o impietositi dal fatto che uomo, malato in carcere, sia stato gettato nel fondo di una prigione che rischia di essere la sua tomba. Dovrebbero gridare la loro indignazione per sì enorme e terribile ingiustizia. Molti di coloro che conoscono la verità, anche tra gli "addetti ai lavori di mafia", hanno taciuto e tacciono tuttora per indifferenza, egoismo, paura, quieto vivere, per viltà. Ciò è nella natura umana, non me ne scandalizzo dunque. Chiedo uno scatto d'orgoglio per il futuro. Non sono certo io l'unico o il primo, né sarò l'ultimo degli uomini onesti a subire le conseguenze di siffatti modi di essere». Data la natura (mafiosa) del reato per il quale è stato condannato, lei non può lasciare la prigione se non in ambulanza, e in condizioni gravissime, com'è successo qualche giorno fa per un'ischemia. Anche nei momenti più difficili si è sempre detto fiducioso nella giustizia, la pensa ancora così? «Sono stato condannato per un reato gravissimo, e doppiamente infamante, avendo indossato io una divisa. Mi hanno inflitto una pena talmente pesante che, alla mia età, potrebbe definirsi un ergastolo ad personam. Hanno preso per oro colato le parole di mafiosi con 10, 20, 30 omicidi sulle spalle infischiandosene della verità che tutti ormai conoscono, mi volevano colpevole a tutti i costi e sono stati accontentati. Come posso io credere ancora alla giustizia del mio Paese. L'umanità è variegata, esistono tante brave persone ed anche personaggi cattivi, pavidi, disonesti, sleali, bugiardi, spergiuri, ipocriti, meschini, di basso sentire. Da loro sono stato braccato, aggredito a freddo, puntato dall'alto (se corvi o avvoltoi) morsicato (se iene o sciacalli) pizzicato (se formiche rosse o zanzare). Alcuni sono accorsi affamati al "banchetto" mettendo in azione becchi, denti affilati, pungiglioni. Altri si sono tenuti lontano, gracchiando e guaendo nell'ombra. Non ero così ingenuo da non immaginare ciò che sarebbe accaduto. Lo scrissi a mia moglie, subito dopo l'arresto nel 1992. Ma oggi che la mia vita è agli sgoccioli posso dire che allora non immaginavo la portata di questo scempio senza fine». Per sottoscrivere la petizione on line per la piena riabilitazione di Bruno Contrada: http://www.petitiononline.com/contrada/petition.html

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 4

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Inviato da Anonimo
il 15/09/07 @ 21:33
Nel mio piccolo cercherò di divulgare quest'urlo che strazia il cuore delle persone oneste. Vorrei mandare al Dott. Contrada tutta la stima per la sua persona, il mio ringraziamento per l'intera vita spesa in difesa di tutti me compresa, e l'abbraccio di una sorella che condivide la sua pena e quella dei suoi familiari.
Maria

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Inviato da Anonimo
il 16/09/07 @ 13:37
E' con grande dolore che vivo questa assurda vicenda.La cosa piu assurda è l'impotenza verso l'ingiustizia umana.Qualsiasi cosa riteniate opportuna fare anche un auto tassazione per comprare pagine di giornali o spazi televisivi ritenetemi a vostra completa disposizione.Alla famiglia del dott contrada e a lui non posso che dare tutta la mia solidarieta ma a nulla serve ne' è servita
Elena Turco

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Inviato da Anonimo
il 16/09/07 @ 13:39
Ciao Marina, ho messo in rete il tuo appello nella rubrica "Muro parlante" del sito. Un abbraccio a te e a Bruno, da parte di tutti noi (quasi 16.000)
Cari saluti Vittorio Baroffio

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Inviato da Anonimo
il 17/09/07 @ 09:25
dal blog del senatore Guzzanti:............. velaspez scrive: 15 Settembre 2007 alle 17:40 Dico subito che ultimamente condivido gran parte di ciò che scrive, con bella forma, lectiones. Noto spesso che la politica si perde in discussioni che riguardano essa stessa e non problemi reali. E che tanti si appassionano a queste problematiche arrivandoa perdere di vista i propri interessi. Quei pochi che non si lasciano completamente rincoglionire e protestano in qualche modo contro questo andazzo, vengono immediatamente redarguiti e tacciati di antipolitica. I problemi reali quali la delinquenza, organizzata o meno che sia, nessuno li affronta di petto. Dovrebbe essere scontato che ai semafori non ci possa stare gente che offre servizi non richiesti, così pure in spiaggia e così pure a tavola, ma tanti politici si adoperano per convincerci che sono disagi che dobbiamo sopportare in nome di principi che noi gente di poca cultura non riusciamo a capire. E’ ridicolo poi che si conoscano perfettamente i capi e gli appartenenti alla malavita organizzata, ma che non si possa procedere nei loro riguardi sulla base della nostra sofisticata legislazione garantista, che garantisce l’imputato ma non il cittadino. Il popolo rincoglionito naturalmente salvo qualche timido tentativo di ribellione (vedi mani pulite, girotondi e grilli vari) subito fatto rientrare, viene confuso e viene indotto a parteggiare per i vari Carnevale e per i Contrada, gli imputati diventano vittime e i loro figli deputati e così tiriamo a campare come ci si merita. Italiano metafisico scrive: 15 Settembre 2007 alle 22:51 «Io e il mio avvocato andremo a Roma, in Parlamento. Se qualcuno ha sbagliato sull’indulto, abbia almeno la dignità di chiedere scusa». questo ha detto Daniele Pelliciardi, il figlio dei due coniugi massacrati a Gorgo al Monticano. purtroppo c’è da essere sicuri che questi politicanti infami non avranno nemmeno questa dignità, di chiedere scusa. sono sempre puri e immacolati, i primi della classe, come il ministro dell’ingiustizia, il Ponzio Pilato sedicente cattolico che anzichè tutelare i cittadini li ha lasciati alla mercè della feccia. Lui se la riderà grassamente,come sempre, si godrà la dolce vita tra gran premi, tuffi nella piscina del suo villone, tra le serenate del suo stuolo di cortigiani. intanto i cittadini indifesi muoiono atrocemente. Siano maledetti nei secoli dei secoli tutti i politici Ponzi Pilati che hanno approvato l’indulto!! maria v scrive: 16 Settembre 2007 alle 00:21 Questa no Velaspez non gliela passo. Innanzitutto lei elettore di questo governo vada a farlo ai suoi referenti politici il discorso sulla sicurezza, sui lavavetri, zingari e gentaglia varia che sta invitando ad entrare nel nostro Paese. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la “nostra legislazione garantista che garantisce l’imputato e non il cittadino”. La nostra parte politica è proprio contro queste cose che si batte e viene da voi demonizzata. Quanto a Carnevale e Contrada si sciacqui la bocca con la vafrechina prima di pronunciare i loro nomi e si vada a leggere le carte processuali e da chi sono stati accusati. Non ho approfondito il caso Carnevale ma Contrada sì: accusato da 2 pentiti mafiosi rei di 20-30 omicidi, con decine e decine di testimonianze a favore è stato prima assolto e poi condannato. E adesso i pentiti hanno confessato di aver testimoniato il falso ma per Contrada il processo non si può rifare. Contrada è rinchiuso in carcere alla veneranda età di 76 anni con 21 patologie diagnosticate e non gli vengono neppure concessi i domiciliari per morire a casa sua. Qui c’è il link dell’intervista di Contrada: L’urlo di Contrada in cella: «Io, vittima di sciacalli voglio solo morire a casa» di Gianmarco Chiocci - Il Giornale - 15 settembre 2007 dal sito La voce di Megaride http://blog.libero.it/lavocedimegaride/ Per sottoscrivere la petizione on line per la piena riabilitazione di Bruno Contrada: http://www.petitiononline.com/contrada/petition.html megaride scrive: 16 Settembre 2007 alle 11:39 Velaspez, lei prende a somigliare sempre più ad un vecchio brontolone inscatolato nel carrozzone dell’ovvia demagogia; un residuato bellico e floscio della effimera Repubblica Partenopea (che durò solo 2 mesi!). Contrada non è l’unico “Serpico” rinchiuso nelle patrie galere; personalmente, ne conosco altri tre!…Ed è proprio l’orrida regola statistica - i NUMERI! - che fa l’eccezione di uno Stato che “non è stato”… ciò che pretendeva di essere, costruito come un tremulo castello di carte da poker, sull’infamia, la collusione, l’ipocrisia, la menzogna, frullate in uno scheker per l’allucinogena “bibendi” di bubbazza di voialtri “giacobini” cui “danno da bere” i vari Robespierre, ammantati di intelletto e coronati di enciclopedico, che la testa ce l’hanno solo per spartire le orecchie! Non sto qui nemmeno a dilungarmi in spiegazioni, teorie e fonti…perchè sarebbero perle buttate ai porci… La gente che ragiona come lei, senza un briciolo di intuito, di istinto, di autocritica,di fantasia, di PERSONALITA’, avvezza solo a sfogliare enciclopedici elenchi telefonici e manuali delle Giovani Marmotte, assurgendo al ruolo di “intellettuale”, MAI PROTESA All’AZIONE se non all’esercizio vuoto del VERBO, farebbe meglio a staccare la spina e a non intasare di frequenze-radio l’etere: donatoci dal Padreterno, come la Vita e l’Intelligenza, l’Anima e lo Spirito…Sa, cos’è lo Spirito?…L’ha trovato nell’enciclopedia, nella provetta in laboratorio?…Mi spiace essere cattiva ma persone come lei meriterebbero di vivere sulla propria pelle certe tragedie! marina salvadore velaspez scrive: 16 Settembre 2007 alle 12:00 maria v scrive: 16 Settembre 2007 alle 00:21 Questa no Velaspez non gliela passo. Innanzitutto lei elettore di questo governo vada a farlo ai suoi referenti politici il discorso sulla sicurezza. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la “nostra legislazione garantista che garantisce l’imputato e non il cittadino”. La nostra parte politica è proprio contro queste cose che si batte e viene da voi demonizzata. Quanto a Carnevale e Contrada si sciacqui la bocca con la vafrechina prima di pronunciare i loro nomi. Per chi volesse conferma di quanto da me affermato eccolo qua un bell’esempio. Avanti di questo passo, con questo modo di ragionare e con queste convinzioni si rimarrà sempre al punto di partenza. Lei cara Maria però non si lamenti, è gente come lei che permette il perdurare di questo stato di cose. Lei continui pure a difendere Carnevale e Contrada continui a parteggiare per chi difende i vari Previti e vota gli indulti, noi e chi la pensa come me, cercheremo di cambiare le cose, seppure con poche speranze. lectiones scrive: 16 Settembre 2007 alle 12:30 Ho sottoscritto la petizione per la piena riabilitazione di Bruno Contrada. Questo CAZZONE di Pannella fa il morto di fame per gentaglia da forca e non fa un digiuno per quel povero disgraziato la cui tremenda colpa è stata quella di aver serevitro questo Stato fedifrago. Grillooo! Griloooo! Dove sei? Vaffanculo pure tu se non dai una mano a Contrada

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Messaggio N°395 del 13-07-2007 - 09:57
Tags: Rassegna Stampa

razzisti loro o masochisti noi?
dal quotidiano Il Giornale, oggi:
Il nostro Meridione in difetto di intelletti

Che l'Italia degli emigranti fosse ritornata ce n'eravamo già da tempo accorti: sentendo i dialetti di tanti giovani infermieri negli ospedali o muratori tra le impalcature. Ma il rapporto dello Svimez ha il merito di dare almeno un confine di numeri alle nostre sensazioni. E stima a un'enormità, più di un quarto di milione l'anno, la fuga di lavoratori dal Sud al Nord d'Italia. Una cifra dunque inferiore solo di qualche decina di migliaia a quella degli anni tra 1961 ed il 1963. Quei mitici primi anni Sessanta che impressero immagini indelebili nei cuori di tutti gli italiani. Che vedevano quelle valigie rigonfie, infilate nei finestrini dei treni dal fervore dei tanti visi scarni da bracciante. Contornati dalle nonne con gli scialli neri, già nostalgiche, e dai vestitini immacolati delle bambine stupite, quegli emigranti emanavano però il fervore della speranza. E anche quello servì a far digerire meglio certi dialetti di vocali troppo aperte e le maniere così diverse. Proprio come servirono gli esempi che ancora resistevano recenti di meridionali eccelsi, Croce, o Di Vittorio, o viventi, Mattioli. Insomma c'era fervore degli umili che chiedevano di riscattarsi e c'erano come a garanzia grandi esempi, di banchieri, filosofi o sindacalisti. Tutto l'opposto di quanto avviene adesso. Il numero imponente di quanti emigrano dal Meridione certo si giustifica, visto che là il Pil procapite è di molto inferiore a quello del Centro e del Settentrione. Ma non c'è più in essi il dono di quella ingenuità arcaica certo, ma tenace e il più delle volte positiva. I giovani emigranti adesso paiono già rassegnati prima di partire; si prefigurano uno stipendio che gli basterà male a pagare i fitti. Ma soprattutto sono stanchi. È pur vero: la miseria del Meridione da cui i loro padri fuggivano era ben maggiore. Ma quei campi duri da zappare come la pietra, e la famiglia atavica e parca, formavano almeno i caratteri. Invece il disastro, anzi l'aborto al Sud d'una società civile e economica come quella del Nord, ha disfatto i nuovi emigranti. Il resto d'Italia si compiace certamente che arrivino loro, perché come è ovvio li preferisce. Ma non ha più indulgenza pei mali del Meridione. Anche perché i meridionali eccelsi che questi anni ci propinano in tv adesso chi sono? Mastella, che fa il labbruccio mentre Di Pietro, cupamente, litiga con la sintassi? Se ne convenga, né a sinistra e neppure a destra, ci sono più Mattioli o Di Vittorio.Il marcire dello Stato in Italia e l'agonia dei suoi fondamenti morali e intellettuali, che sarebbe a dire poi spirituali, ha avuto esiti ancora più dolenti dov'essa era più fragile. Fino ai casi del sindaco di Napoli, che si offende e offende le sue corde vocali. E biasima gli americani che a ragione sconsigliano quella città. Come se gli altri italiani se la sentissero ora di andare a Napoli, per viverci, tra fumi delle immondizie, morti ammazzati, scippi. E per giunta poi sorbirsi pure gli stridori di gola della Iervolino. Perché almeno una volta i migliori al Meridione avevano una bella retorica amplia, «asiana». E il discorrere di Bordiga o di un Di Vittorio rapiva davvero. Ma ormai il Meridione è in difetto di intelletti e persone grandi. Altro che Anni Sessanta: il disastro abbonda di stridori da pelle d'oca; ma lascia agli emigranti meno speranza.
Geminello Alvi

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 1

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Inviato da Anonimo
il 13/07/07 @ 10:40
Ecco gli intelletti residui del Mezzogiorno: ladri, papponi e lacchè.
Copio ed incollo dall'ormai celebre blog "Napoli Merda" l'esaustivo post dell'11 luglio u.s.:
Stamattina Bassolino Merda ha convocato in fretta e furia una conferenza stampa per presentare un nuovo progetto, finanziato con appena 800.000 euros. Il progetto, affidato al Censis, servirà a "modificare la percezione che i Napoletani hanno della sicurezza nella loro città" (Il 52,6% dei campani, secondo l’Istat, si sente insicuro. Questa, infatti, la percentuale che avverte molto o abbastanza il rischio criminalità nella zona in cui vive, a fronte del dato nazionale che è solo del 29,2%.). Badate bene, OTTOCENTOMILA EURO non per migliorare la sicurezza dei cittadini, ma per modificare la loro percezione della realtà. Un delirio! Tentativi di persuasione occulta sbandierati come materia propagandistica! Ok, mi rendo conto che forse l'intenzione dichiarata, modificare la percezione dei cittadini circa la loro sicurezza, è solo un lapsus presente nella cartella stampa, ma è un lapsus che rivela qualcosa di decisamente sfaccimmoso.
P.S. Ovviamente si farà anche un blog sulla sicurezza urbana. Mavaffanculo.

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Messaggio N°390 del 08-07-2007 - 22:42
Tags: Rassegna Stampa

Satira amara di un'atroce realtà
di Benedetto Casillo

Una Chernobyl "pane e puparuole" CHERNOBYL ALL'OMBRA DEL VESUVIO. Ma senza lo scoppio di nessun reattore nucleare. Già, e addò 'o pigliassemo nuje nu reattore nucleare? Qua, solo per impiantare na vrenzola di inceneritore d' 'a munnezza, nce vo' 'a mano d' 'o pateterno... sempre sia lodato. Polemiche a mappate, manifestazioni di protesta più o meno spontanee, incidenti, interrogazioni parlamentari, voti di fiducia. Figuriamoci una centrale atomica! Eppure... Chernobyl all'ombra del Vesuvio. Ma una Chernobyl a pane e puparuole, volgare, subdola, infame, sporca, puzzolenta. L'allarme è grave e senza precedenti. Il pericolo, tanto per cambiare, viene da questa stramaledetta emergenza rifiuti, che sembra non voler finire mai. Ogni ghiuorno a nuvità. È stato scoperto un gigantesco smaltimento fuorilegge di liquami tossici, fanghi, veleni di ogni genere. Scorie utilizzate come concime. Cromo esavalente. E che d'è, na cosa ca se magna?Appunto! Purtroppo sì. Non si dovrebbe ingerire, perché altamente nocivo, e invece i Carabinieri hanno scoperto che da tempo stu cacchio di cromo esavalente sta inquinando molti terreni agricoli della nostra regione. Frutta, ortaggi e verdura avvelenati. J' che nzalata! Ma voi avete capito noi che siamo costretti a mettere a tavola da un po' di tempo a questa parte? Mucca pazza, tonno al mercurio, polli infetti, e, notizia dell'ultima ora, maiali ammalati. Maiali? Porcate! E le porcate 'e fanno sti delinquenti senza scrupoli. La situazione è seria overamente. Si tratta della salute delle persone. Gli esperti dicono che potrebbero non bastare quattro o cinque anni, per conoscere gli effetti di questo inquinamento in atto. 'A spada 'e Damocle. Potrebbe non accadere nulla di grave, ma potrebbero verificarsi malattie e morbi di ogni genere. Guardate che tarlo dint' 'e cerevelle! E in tutti questi anni 'a gente che fa? Aspetta. Aspettando morbò. Aspettando morbò, no "Aspettando Godot". Quello è Beckett. Sì, sempre di un dramma comico si tratta, ma nel nostro caso ci potrebbe essere poco da ridere. Speriamo bene. Quello che più sconcerta è la facilità con la quale un crimine di questa portata si sia potuto perpetuare nel cuore della città. Dint' 'o puorto. Una vera e propria flotta di navi maledette scaricava liquami assai letali per l'ambiente e la natura. Bastimenti, mercantili, finanche qualche imbarcazione militare. Il porto, luogo simbolo di vita e di cultura della nostra Napoli, profanato da interessi e istinti perversi, e declassato a girone infernale. Il mare, il porto, i bastimenti. Una volta erano motivo di ispirazione per poeti e musicisti. Oggi possono suscitare inquietudine, ansia, rabbia. Chernobyl all'ombra del Vesuvio. pensare che non tanti secoli fa veniva spontaneo cantare: «'O Paraviso nuosto è chistu ccà». Si 'a cantammo mò, certamente ce portano 'o manicomio, e ce abboffano 'e pernacchie.
(dal quotidiano Il Roma dell’8 luglio 2007)

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 1

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Inviato da Anonimo
il 08/07/07 @ 22:52
La contaminazione da cromo esavalente e da diossina a San Giovanni a Teduccio, Ponticelli e Mugnano supera di 200 volte i livelli minimi consentiti. È questo l’allarme lanciato dal pubblico ministero Donato Ceglie. Intanto il gip di Santa Maria Capua Vetere convalida i primi sei fermi dell’operazione “Chernobyl” e avverte: «Effetti devastanti per l’ambiente». Il neocommissario per l’emergenza rifiuti Alessandro Pansa, benedetto dal cardinale Crescenzio Sepe («pregherò per lui affinché faccia diventare i rifiuti qualcosa di diverso»), ribadisce che «la strada è in salita, ma io sono abituato alle salite. Ora abbiamo il decreto, i fondi del Governo e la collaborazione istituzionale. I cittadini devono avere fiducia». E ancora: «Dobbiamo stare attenti perché adesso funziona il sistema, però qualsiasi imprevisto potrebbe complicare le cose, anche perché non abbiamo un paracadute. Ad Acerra il primo discorso da fare è quello della bonifica».
(Dal quotidiano Roma del 08/07/2007 )

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Messaggio N°381 del 28-06-2007 - 11:12
Tags: Rassegna Stampa

dal quotidiano "Il Giornale" Bassolino fa pagare i suoi debiti ai posteri
di Nicola Porro - giovedì 28 giugno 2007 Milano

Nella nostra storia di debiti locali, di grandi banche e del duo Bassolino (padre politico e figlio banchiere) occorre spiegare per quale motivo, in piena emergenza politica per lo scandalo rifiuti, la giunta campana trovi impellente deliberare l’emissione di un’obbligazione da 1,2 miliardi. Lo scopo è quello di recuperare, si legge nella delibera, 750 milioni per nuovi investimenti e soprattutto 442 milioni per estinguere un mutuo del 2005. E in questi dettagli che si nasconde il senso di tutta l’operazione campana. Il prestito che si vuole cancellare costa lo 0,25% in più di quanto il superdebitore Stato Italiano riesca a fare sui mercato internazionali: insomma non stiamo parlando di un prestito con tassi da usura. Eppure questo mutuo, come quelli estinti negli anni precedenti dalla Regione Campania, è una buona occasione per dare lavoro al terzetto collaudato delle due banche internazionali e dei loro consulenti napoletani: Maurizio e GianPaolo Pavesi. Le banche con tutta probabilità riusciranno a garantire alla Regione un tasso di interesse leggermente migliore e ad allungare nel contempo la scadenza del debito. Per i politici si tratta di una vera e propria manna. Non tanto per il risparmio sui tassi di interesse che è davvero poca cosa. Ma per il fatto di liberare un bel po’ di risorse di cassa: la rata del nuovo prestito più lungo è ovviamente inferiore di un bel po’ rispetto alla rata esistente che è di un prestito più breve. Il vantaggio per Bassolino (ovviamente è un escamotage che va di gran moda in tutta Italia) è quello di spostare il pagamento di un debito fatto oggi, sulle generazioni che verranno.Ma anche le banche hanno un loro interessante tornaconto, che non è certamente la sola commissione per il prestito obbligazionario. La legge infatti prevede che a fronte di un prestito che un ente locale raccoglie sul mercato, l’ente stesso debba accantonare ogni anno una quota di capitale per poter far fronte alla restituzione del capitale a scadenza. Cerchiamo di essere più chiari con un esempio. Se il comune di Napoli si facesse prestare 100 euro al 5% per 10 anni e ogni anno restituisse 5 euro di interesse, alla scadenza del prestito dovrebbe ridare i cento euro che inizialmente gli sono stati concessi. Sarebbe un onere per le prossime amministrazioni ovviamente non sopportabile. Ecco perché gli enti locali, una volta che si indebitano, oltre a pagare gli interessi anno per anno, debbono accantonare una fetta di capitale per non trovarsi impreparati alla scadenza. Questo capitale viene conferito in un apposito fondo (sinking fund) gestito dalle stesse banche che erogano il prestito. È qui che si fanno gli affari.....(continua) nota della ns.redazione: E' proprio vero che la capitale della STAMPA è Milano; infatti, solo la stampa milanese conosce e diffonde notizie che ci riguardano, considerato che i "giornalai" locali pare caschino dal pero ogni volta che si sfiora la "santità" dei nostri amministratori pubblici, padroni della "cartiera" dove si produce in regime di monopolio dalla carta igienica, alle carte di credito; dalle tessere di partito alle pagine dei giornali..... dalle maschere di cartapesta, ai cartoni per i soliti "pacchi" che ci rifilano!!!

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 5

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Inviato da Anonimo
il 28/06/07 @ 14:32
EVVIVA! Cavoli Amari per Bassolino & Soci! Notizia alla quale si è dato scarso risalto.
TG3 Campania, ad esempio, nell'obbligo d'informazione circa l'operato della Procura napoletana, ha legato due servizi sullo scandalo smaltimento rifiuti; il primo, riguardante le responsabilità penali accertate a carico del "governatore"; il secondo, che magnificava invece le più recenti disposizioni in materia di raccolta rifiuti partorite in sole 24 ore dal "vicere'"! Infatti, stanotte, è sparita magicamente una tonnellata extra di monnezza... Pensate, per 12 anni, se ogni giorno fossero stati applicati questi lampi di genio bassoliniani, Napoli sarebbe una Svizzera! Comunque, lo scoop è il seguente:
IL GIORNALE -Sulla «monnezza» di questa rovente estate napoletana, ieri, è piovuta altra benzina ma non si tratta del liquido che ogni notte irresponsabili cittadini versano sulle migliaia di tonnellate di rifiuti, che giacciono nelle strade della regione governata da Antonio Bassolino. No, la benzina è costituita da quelle 414 pagine di ordinanza applicativa della misura cautelare, emessa a carico della Impregilo e di cinque società del gruppo tra cui la Fibe e la Fisia (firmata dal Gip Rosanna Saraceno): interdizione dal contrattare per un anno con la pubblica amministrazione sullo smaltimento e il recupero energetico dei rifiuti e sequestro di 750 milioni di euro. La cifra si riferisce ai crediti vantati dalle società nei confronti dei Comuni della Campania per l’attività di smaltimento dei rifiuti. Secondo gli inquirenti della Procura di Napoli (il procuratore aggiunto, Camillo Trapuzzano e i pm, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo), che hanno chiesto al Gip l’emissione dell’ordinanza, sarebbero state commesse delle irregolarità nella gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania. In sostanza, alle società sono contestati illeciti penali per truffa. Pesantissimo il commento del procuratore aggiunto Trapuzzano, sui presunti illeciti concretizzatisi grazie alla «complicità e alla connivenza di chi aveva l’obbligo di controllare e di intervenire e non lo ha fatto per troppo tempo». Non fa nomi il pm, ma quelli erano emersi già lo scorso settembre, quando un avviso di conclusione delle indagini preliminari era stato inviato a 23 indagati. Tra questi, il presidente Antonio Bassolino, nella sua veste di ex Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania. Bassolino, secondo i pm, con i poteri che gli derivavano dalla sua carica di Commissario, aveva la possibilità e l’obbligo di assicurare una «corretta gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, assimilabili e speciali». Ma, nonostante questi poteri, Bassolino, «non impediva, realizzava e consentiva la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall'Ati, affidataria in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani in Campania». Bassolino è anche accusato dagli inquirenti di essersi dimenticato di «intraprendere iniziative dirette a contestare e comunque impedire le accertate violazioni contrattuali da parte delle società affidatarie».
Duro il commento del procuratore Giovandomenico Lepore. «Il sistema che era stato congegnato e progettato, non portava da nessuna parte». Il capo dei pm napoletani ha poi spiegato i motivi che avevano generato le decisione della stessa procura di revocare il sequestro degli impianti di Cdr. «La chiusura avrebbe provocato nell'intera Campania notevoli pericoli della sicurezza pubblica».

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Inviato da Anonimo
il 28/06/07 @ 20:40
28/06/2007 - Rifiuti, Bassolino ora trema L’emergenza rifiuti fa tremare Antonio Bassolino. Il governatore è finito nel mirino della Procura della Repubblica nell’ambito dell’inchiesta che ha portato al sequestro di 750 milioni di euro alle imprese che gestiscono i Cdr ed il termovalorizzatore. Per i magistrati, infatti, da ex commissario straordinario «Bassolino è complice e connivente perché sapeva dall’inizio che gli impianti non funzionavano».
(Dal quotidiano Roma del 28/06/2007 )

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Inviato da Anonimo
il 01/07/07 @ 08:47
Il deficit della Regione Campania viene rifinanziato per l’ennesima volta venerdì 22 giugno, quando la banca svizzera Ubs interviene per 1,2 miliardi. Tra i dirigenti dell’istituto di credito anche il figlio di Bassolino, Gaetano, che dal settembre 2006 si occupa proprio del «debt capital market». Conflitto d’interessi evidente, se si considera che il nome della banca non è mai stato citato né nella giunta, né nelle delibere.

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Inviato da Anonimo
il 01/07/07 @ 09:02
NO COMMENT!... 30/06/2007 - Bassolino: «Non mi dimetto» «Le dimissioni? Sono al lavoro, come sempre», Antonio Bassolino smentisce voci di abbandono: ad ammorbidire la posizione anche lunghi colloqui avuti l’altra sera con il suo partito. E sull’inchiesta rifiuti, il presidente della Regione afferma che «l’ordinanza è per Impregilo, io non c’entro. E comunque le mie responsabilità sono solo politiche»

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Inviato da Anonimo
il 03/07/07 @ 12:46
03/07/2007 - Regione, 10 milioni per casa-Bassolino Dieci milioni di euro per rifare il look a Palazzo Santa Lucia: questo l’ammontare di una delibera della giunta regionale che prevede lavori di manutenzione per la sede acquistata dalla Regione dalle “Ferrovie Real Estate”. E, particolare di non secondaria importanza, la progettazione è stata affidata all’esterno: mancherebbero professionalità interne.
(Dal quotidiano Roma del 03/07/2007 )

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Messaggio N°379 del 27-06-2007 - 10:10
Tags: Rassegna Stampa

Vota Antonio La Trippa...per gatti!
dal quotidiano "Il Giornale"

Conflitto di interessi: Bassolino da lavoro al figlio coi debiti della Regione di Nicola Porro - mercoledì 27 giugno 2007 Milano - C’è stata una lunga consultazione nella City londinese. I due fratelli Pavesi, commercialisti napoletani, proprietari della Fincon non passano inosservati. Sono degli specialisti sul debito pubblico degli enti locali: sono in quasi tutte le operazioni fatte in Campania da Bassolino, hanno messo il naso in Abruzzo e Puglia e hanno fatto il medesimo lavoro per Mercedes Bresso, la collega di Bassolino (di partito e di ruolo) in Piemonte. Per qualche settimana, l’anno scorso, si sono trovati disoccupati: i golden boy della finanza bassoliniana avevano improvvisamente perso il loro rapporto di consulenza con Merrill Lynch, una delle più prestigiose banche mondiali. E ai piani alti di Ubs, una banca di investimenti concorrente di Merrill Lynch, qualcuno non era dell’avviso di portarsi a casa i due fratelli. Alla fine i Pavesi stringono con Ubs e tutto ritorna come prima. I Pavesi e il loro rapporto con lo staff e gli uomini di Antonio Bassolino sono il cardine della nostra storia. Che parte da lontano, riguarda miliardi di euro e coinvolge l’allora sindaco di Napoli, Bassolino, suo figlio Gaetano, alle prime armi nella banca d’affari Ubs, i nostri commercialisti, Merrill Lynch, la grande banca americana, e un debito campano che cresce ogni giorno di più. E finisce, per il momento, venerdì scorso, con una riunione di giunta della Regione Campania. Ma andiamo per ordine. La Campania ha sulle sue spalle un debito enorme, in gran parte accumulato a causa dei buchi della sanità. La legge le permette, a certe complicate condizioni, di rifinanziare il proprio debito cioè di ricontrattarlo a condizioni diverse e si presume migliorative. Un po’ come un proprietario di una casa che voglia rivedere le condizioni del proprio mutuo. Ebbene negli ultimi tre anni (2004, 2006 e 2007) Bassolino è riuscito a mettere in fila una dietro l’altra operazioni di rifinanziamento di vecchi prestiti per circa 4 miliardi. Nel 2004 per circa 1 miliardo, nel 2006 per poco meno di 1,9 miliardi e venerdì scorso è ritornato alla carica per un rifinanziamento di 1,2 miliardi. Una marea di operazioni finanziarie che coinvolgono principalmente sempre due banche: Merrill Lynch e Ubs. Con la particolarità che le due banche si sono palleggiate i due fratelli Pavesi, che prima con un cappello poi con l’altro sono sempre in mezzo. E con la combinazione che negli uffici «debt capital markets per il settore pubblico europeo di Ubs» c’è proprio il figlio di Bassolino. Il quotidiano napoletano Roma, ha segnalato la cambinazione alcuni anni fa e si è beccato una querela. Il Sole 24 ore più asetticamente ci informa che a settembre del 2006 Bassolino jr, già attivo nell’area del debt capital markets per il settore pubblico europeo di Ubs, «assume la responsabilità del business anche per clienti corporate e del settore pubblico italiani». Insomma almeno dal settembre del 2006 è ufficiale ciò che il Roma denunciava dal 2003 e cioè il gigantesco conflitto di interesse che sussiste tra il Bassolino indebitato e il figlio che gli ristruttura il debito. La storia del debito di Bassolino è davvero singolare e non solo perché affida sempre alla banca di suo figlio il mandato per rifinanziarli. È singolare anche questo attivismo finanziario. La delibera della giunta di venerdì scorso è un monumento di scarsa trasparenza. Intanto sia ben chiaro: in delibera non sono mai citate le banche che si occuperanno del mandato di Join Lead manager. E cioè chi distruibuisce le carte dell’operazione finanziaria; anche altre istituzioni finanziarie, ma in ruoli marginali, sono della partita. Ma rimanda ad un’oscura determinazione di un dirigente dell’assessorato Bilancio, ragioneria e Tributi: si tratta della numero 144 del 29-9-2003 che, guarda caso, cita proprio Merrill Lynch e Ubs. Le due banche in sostanza non solo non passano al vaglio del consiglio regionale (è ovviamente legittimo) ma non vengono esplicitate neanche agli stessi componenti della giunta Bassolino poiché si fa solo cenno ad una gara e relativo decreto dirigenziale di quattro anni fa. Ma la scarsa trasparenza sulle banche è nulla rispetto a questa continua necessità che la giunta campana ha di rifinanziare il proprio debito. Nel nostro paragone, il proprietario di casa potrà rifinanziarsi il proprio mutuo una volta, ma alla quarta sorge qualche dubbio sulla sua economicità. Ma tant’è. ......... (1. Continua)

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 1

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Inviato da vocedimegaride
il 27/06/07 @ 10:18
... BASSOLI', PENZA 'A SALUTE!... perchè... Rifiuti, ora è allarme sanitario ! ...Esplode l’allarme sanitario a Napoli. Le periferie presentano una situazione di estrema sofferenza e, nonostante il lavoro della task-force dell’Asìa, che punta a ridurre a mille tonnellate, per oggi, le giacenze di rifiuti, c’è grande allarme. E la vice di Bertolaso, Marta Di Gennaro, parla chiaro: «Caldo e immondizia possono generare infezioni, specie gastrointestinali». Vertice in Prefettura per costituire un’unità di crisi che avrà il compito di seguire l’emergenza, in particolare modo per la discarica di Ariano Irpino dove affluirà l’immondizia non trattata. E Bertolaso accusa: «Non si è aperto ancora nessun sito previsto dal decreto». Ieri sera, megaincendio nella discarica Resit1 di Giugliano.
Allarme inquinamento.

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Messaggio N°344 del 06-06-2007 - 19:58
Tags: Rassegna Stampa

Buon compleanno, carabinieri !
dalla rivista dell'Associazione Nazionale Carabinieri
articolo di Antonio Castellano.

L'Arma compie i suoi primi 193 anni. Ai carabinieri, dal Nord al Sud dell'Italia, la nostra gratitudine ed il nostro fraterno augurio d'ogni bene. I «CARABINIERI» DEL RE DI NAPOLI Nei secoli XVIII e XIX, in Italia,il moto migratorio non avveniva dal Sud verso il Nord, ma al contrario poiché,all’epoca, il Meridione d’Italia (in particolare la Campania e la Sicilia) per clima, bellezze naturali, fertilità della terra,stabilità politica ed abbondanza di manodopera, era diventato un angolo di paradiso per quanti desideravano una migliore qualità di vita o rendere più florida la loro posizione economica. In questa corsa verso il Sud, i più numerosi furono gli svizzeri. I primi arrivarono nella seconda metà del settecento come mercenari. L’arruolamento, detto: «Capitolazione», avveniva direttamente con i rappresentanti dei vari Cantoni. I mercenari svizzeri per capacità, disciplina ed affidabilità,erano i più richiesti dai regnanti, anche dal Papa. Il 20 agosto 1859, il Generale napoletano Alessandro Nunziante(Aiutante del Re e suo intimo consigliere) forse per togliere alla monarchia, in previsione del suo tradimento,truppe fedeli e bene addestrate convinse il Sovrano (Francesco II), a sciogliere tutti i Corpi svizzeri (quattro Reggimenti). Il Re, tuttavia, su consiglio del Generale elvetico Giovan Luca Von Mechel (un Ufficiale coraggioso ed ostinato) istituì la Brigata «Von Mechel», composta da mercenari svizzeri ed articolata su tre Battaglioni di «Carabinieri». Questi, però, avevano in comune solo il nome, con quelli di Vittorio Emanuele II. È probabile che il Sovrano li volle chiamare così, anche perché affascinato dalla già nota validità di quelli piemontesi. In ogni modo i Carabinieri del Regno di Napoli, non tradirono le aspettative di Francesco II perché si batterono come leoni, sui campi di battaglia ed in altre occasioni (evidentemente l’appellativo «Carabiniere» è ovunque e comunque sinonimo di dedizione, ardimento e forza d’animo). Il loro valore e fedeltà si manifestò,in particolare, il 28 maggio 1860quando furono impiegati nei combattimenti a Corleone (Palermo) e nel Capoluogo siciliano (a Porta Termini). Il 31 successivo, il vecchio Generale napoletano Ferdinando Lanza, nonostante una grande superiorità numerica firmò,incomprensibilmente (ma non molto, alla luce della sua minore fedeltà al Sovrano),la resa di Palermo e pochi giorni dopo quella della Sicilia. Tale capitolazione fu sfavorevolmente commentata anche all’estero ed il giornale umoristico francese:«Chiarivari», pubblicò un «cartoon»nel quale erano raffigurati un soldato, un ufficiale ed un generale dell’esercito borbonico. Il primo aveva la testa di un leone,il secondo quella di un asino ed il terzone era completamente privo. Dopo le«esperienze» siciliane, i Carabinieri napoletani fecero ritorno sul Continente combattendo, ancora una volta intrepidamente,a Caiazzo (Caserta), Dugenta (Benevento) ed a Maddaloni (Caserta). I loro ultimi scontri armati avvennero a Gaeta (Latina) dove tramontarono, definitivamente,le speranze di salvare il più antico Regno d’Italia. Anche in questa circostanza, nel caos generale, i Carabinieri del Re di Napoli agirono da protagonisti e superando numerose difficoltà scortarono, fino a Roma, personaggi di rilievo e fra questi il Generale Vial, Governatore di Gaeta e lo stesso Generale Von Mechel che, malato, aveva ceduto il comando della Brigata Carabinieri al Colonnello de Mortillet. Nel XVIII secolo, gli svizzeri giunti nel Meridione d’Italia non furono solo mercenari,ma pure imprenditori, artisti, architetti,ricercatori, tecnici, banchieri,orologiai, commercianti ed anche pasticcieri. Questo spiega perché ancora oggi,in qualche città del Sud, troviamo aziende od esercizi commerciali con nomi della svizzera tedesca. Il caso più sensazionale è certamente quello del bernese Theodor Von Vittel,venuto nel Capoluogo Campano come tecnico ferroviario. Inseguito sposò Rosetta Inserillo,una graziosa «guagliona» partenopea figlia di un «maccarunaro» (produttore di pasta alimentare).Dopo il matrimonio,il sig. Von Vittel incominciò lavorare nell’azienda artigianale del suocero, sviluppandola sotto il profilo tecnico,senza trascurare la qualità del prodotto: i maccheroni! Infatti,mise in atto l’accorgimento, dimostratosi molto valido, di trafilarli con lo scirocco ed asciugarli con la tramontana. Quando la produzione del pastificio Von Vittel incominciò a diventare ragguardevole,l’interessato intuì che nel Meridione una pasta alimentare con un nome tedesco,non poteva aveva molto futuro e di conseguenza, nel 1879, «napolitanizzò» il nome in «Voiello», facendo tanta fortuna. In conclusione, tra Carabinieri, artisti, imprenditori,pastai, ecc., gli svizzeri immigrati nell’Italia Meridionale hanno lasciato un buon ricordo, «onorato» anche dagli eredi che ancora vivono nell’«Eden»«scoperto» dai loro progenitori.

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Messaggio N°298 del 04-05-2007 - 23:04
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"Tutto il mondo è Paese"

Campani belli e fessi, non crediate di essere gli unici "mariuòncelli assistiti" d'Italia; la prassi degli sprechi è NAZIONALE, fa parte del DNA tricolorico sin dai tempi di Garibaldi, Crispi e Cavour. La cosa, però non deve metterci sereni e tranquilli...come si dice? MAL COMUNE MEZZO GAUDIO... Continuiamo ugualmente a denunciare i ladrocinii, le ingiustizie sociali e... le "parrocchie" di "CASA Nostra"... ma, per il momento, godetevi una pausa con questo articolo di: Giuseppe Salvaggiulo Missioni in Cina, concerti per emigranti, tornei di calcio all’estero, rassegne gastronomiche. E i consiglieri ordinano «poltrone in renna» Le Comunità montane sono 356 e costano allo Stato 800 milioni di euro all’anno ma, dicono, ne vale la pena perché la difesa della montagna è imposta dalla Costituzione. Allora non si capisce perché la Comunità del Mugello debba occuparsi di centri commerciali, quella della Lunigiana di corsi di ginnastica dolce, quella del Casentino di concerti per la pace e altri «spettacoli di interesse per dar voce a chi non ce l’ha». E la montagna? La Comunità dell’Appennino reggiano è orgogliosa di «animare la primavera» con una lunga serie di iniziative e lo dimostra raccogliendole in «un libretto con una grafica accattivamente» e descrivendole con lirismo degno di miglior causa: «Prelibatezze non solo gastronomiche (torte di patate, uova colorate, tortelli, salami...) ma anche culturali, musicali, d’arte e di sport, di una natura che sboccia di nuovo nei suoi colori e nei suoi profumi e che va vista e “camminata”». Avete letto bene: natura camminata. La Comunità della bassa valle di Susa e val Cenischia spende quest’anno 5mila euro per «sostenere le bande musicali», 2mila per i progetti del Coordinamento Comuni per la pace, 2mila per istituire «un marchio per gli eccellenti dolci della valle» e 16mila per la quinta edizione della rassegna «Arte e artigiani della valle di Susa». A distribuire questi finanziamenti sono le assemblee delle Comunità montane. Sono formate dai consiglieri designati dai Comuni del territorio. Tra loro vengono scelti il presidente e gli assessori dell’ente. Per esempio la Comunità di Valle Camonica ha la bellezza di 125 consiglieri, che si aggiungono a un presidente, 9 assessori e 11 commissioni. Indennità e gettoni di presenza sono parametrati su quelli dei Comuni. Con generosità e cura i consiglieri provvedono al proprio comfort. La Comunità montana Triangolo lariano ha stanziato 30mila euro per «adeguare gli impianti di diffusione audio-video nella sala dell’assemblea e sistemare l’ingresso con una parete in cartongesso». La Comunità Montana Riviera di Gallura (11 Comuni di cui tre montani e otto costieri: non sarebbe meglio chiamarla comunità costiera?) ha destinato circa 50mila euro per arredare la sala riunioni. Nel bando per la fornitura di mobili e attrezzature, i consiglieri dimostrano di avere le idee molto chiare. Pretendono «scrivanie in legno massello a lavorazione artigianale e inserto da scrivano in pelle verde Senato inserito nel piano» e «poltroncine in tessuto renna, colore verde Senato (è proprio un’ossessione, ndr), braccioli in poliuretano con inserti in legno verniciato, alzo gas movimento decentrato, scocca unica in multistrato di pioppo o faggio curvato, regolazione in altezza tramite pistone idraulico anti-choc» per il mal di schiena. Naturalmente poltroncine con schienale basso per i consiglieri, alto per il presidente. Una ventina con scrittoio. E nella parte frontale delle scrivanie intagli raffigurante lo stemma degli undici Comuni membri dell’ente. La Comunità gallurese è molto attiva sullo scenario internazionale. Per promuovere il turismo in Sardegna, organizza workshop a Stoccolma, a Londra, in Germania e in Svizzera, allaccia contatti con i circoli sardi sparsi nel mondo e prepara una missione in Cina. La Comunità dell’Appennino faentino coltiva un gemellaggio con Limoges e i Comuni della Comunità L’Aurance et Glane. Nel dicembre scorso, una delegazione romagnola ha trascorso cinque giorni oltralpe. Tema della visita: «Le lotte sociali nel Limousin all’inizio del XX secolo». Quattro anni fa, un altro viaggio in Francia aveva avuto motivazioni socialmente meno impegnate: partecipare al 14° Torneo internazionale di calcio Jeunes de Pentecoste di Nieul a Couzeix. L’apertura al resto del mondo è patrimonio anche di altre comunità montane. Quelle toscane della Mediavalle e della Garfagnana hanno promosso, con altri enti e associazioni, una serata di solidarietà per raccogliere fondi per l’acquisto di apparecchiature mediche da destinare all’ospedale Sagrado Corazon de Jesus di Basavilbaso, provincia di Entre Rios, Argentina. La Comunità Terminio Cervialto è appena volata a New York per organizzare un concerto musicale dedicato agli irpini d’America. Non meno rilevanti gli interessi in campo economico. La comunità del Casentino dichiara partecipazioni in dieci società per azioni, da Arezzo Innovazione (sviluppo settore manifatturiero) a Fidi Toscana (agevolazioni nell’accesso al credito). Ciascuna, naturalmente, dotata di sedi, strutture, e Consigli di amministrazione. La Comunità Molise centrale era azionista di una società, la Sea, che si occupava tra l’altro della raccolta differenziata dei rifiuti. Con risultati fallimentari e deficit di 150mila euro al mese. Una sanguisuga. Marco Petti e Antimo Aiello, consiglieri comunali di Campobasso, hanno denunciato «assunzioni ingiustificate e un terzo di spese futili». Che c’entra tutto questo con la montagna? Dopo i radicali Maurizio Turco e Sergio D’Elia, anche Osvaldo Napoli (Forza Italia) vuole aprire la questione in Parlamento. Ma Ds e Margherita l’hanno già chiusa: nei recenti congressi, hanno approvato due mozioni-fotocopia per rafforzare poteri e competenze delle Comunità montane.

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 4

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Inviato da Anonimo
il 05/05/07 @ 22:12
Consiglio la lettura del libro LA CASTA di gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.Aerei di Stato che volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari presi in affitto a peso d'oro da scuderie di cavalli. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum. "Rimborsi" elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute. Organici di presidenza nelle regioni più "virtuose" moltiplicati per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente della Repubblica tedesco. Province che continuano ad aumentare nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila. Candidati "trombati" consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con l'autoblu. La denuncia di come una certa politica, o meglio la sua caricatura obesa e ingorda, sia diventata una oligarchia insaziabile e abbia allagato l'intera società italiana. Storie stupefacenti, numeri da bancarotta, aneddoti nel reportage di due famosi giornalisti.
Lello

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Inviato da Anonimo
il 05/05/07 @ 22:59
Caro Lello come avrai notato continuiamo su questo forum a DENUNCIARE malefatte della NOSTRA CLASSE POLITICA (e Ti posso garantire che non salvo NESSUNO ) ma, oltre Te, Carmine, Ambro e Claudia, senza considerare il NOSTRO Antimo, nessuno interviene a dire la PROPRIA OPINIONE SU QUANTO DENUNCIATO. Siamo nel paese delle TRE SCIMMIETTE, non vedo, non sento e non parlo. Ma quando finiranno le NOTTI BIANCHE, LE OCEANICHE RIUNIONI PER IL CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO ... le visite oltre OCEANO delle DELEGAZIONI della NOSTRA REGIONE ... i fitti da MILIARDARI che, sempre la NOSTRA REGIONE, impegna in sedi all'estero, sedi di ASL, ne ho una sotto casa che costa 12.500,00 euri al mese, e che non sono nemmeno abitate ... le compartecipazioni alla GESTLINE, BAGNOLI FUTURA, ENTE MOSTRA D'OLTREMARE, LA FILM COMMISSION ... etc etc ... purtroppo il NOSTRO WOODKOC è RELEGATO in BASILICATA ... speriamo di vivere fino al momento in cui si farà un pò di pulizia in questa adorata TERRA
Mauro

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Inviato da Anonimo
il 05/05/07 @ 23:14
Alla fine, saremo sempre noi dissenzienti ad essere giudicati nevrotici, parrucconi, moralisti, noiosi, anacronistici... mi chiedo, in par condicio, se da una parte Grillo, Travaglio e addirittura il giornalista del Corriere, Stella... dall'opposizione, Blondet, Ida Magli, Alemanno... denunciano le medesime cose col medesimo vigore....uniti al coro di noialtri "sudditi"... come mai...LORSIGNORI sono sempre al Potere e non in Galera?
M.S.

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Inviato da Anonimo
il 06/05/07 @ 00:37
ci sono poteri occulti a livelli stratosferici che gestiscono la politica a livello mondiale. Anche la guerra alla Chiesa Cattolica è nel disegno di destabilizzazione, così come pure il terrorismo occulto circa le apocalittiche variazioni climatiche è una delle armi subliminali ad uso e abuso del Kadosh di tutte le Logge.
Ignazio F.

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Messaggio N°294 del 01-05-2007 - 20:09
Tags: Rassegna Stampa

Per non smettere d'indignarci

Dedicato a tutti coloro che oggi si stanno indignando per l'ipocrita "festa" del Primo Maggio, per la quale hanno disseppellito, sfruttandola, pure Portella della Ginestra, come già accaduto - del resto - per Cefalonia (l'anno prossimo, probabilmente, riesumeranno la Disfatta di Barletta, l'incendio di Roma o le Termopili). Dedicato soprattutto a quegli zombies di precari, disoccupati, studenti, orfani di "morti bianche", eredi degli Hippies, che INCONSAPEVOLI stanno celebrando in queste ore la Woodstock allucinogena di regime in Piazza San Giovanni a Roma.
Da "rassegna stampa", perchè qualche raro SENZIENTE comprenda gli sporchi giochi dei "Fratelli d'Italia" che ci governano:
Corriere della Sera - NAZIONALE -sezione: Politica - data: 2007-04-15 num: - pag: 13
autore: Francesca Basso categoria: REDAZIONALE GRANDE ORIENTE / Il discorso di De Paoli alla tre giorni di Rimini Il sottosegretario elogia i massoni «Baluardo nella difesa della libertà» MILANO
«Giuseppe Garibaldi, eroe del Risorgimento, era un Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia: ricordiamolo». Ci tiene a sottolinearlo, Gustavo Raffi, Gran Maestro da otto anni, quando spiega che alla tre giorni sulla «Pedagogia delle libertà» organizzata dal più grande ordine massonico italiano - si chiude oggi al Palacongressi di Rimini - ha invitato a pioggia politici e rappresentanti delle istituzioni. «La nostra filosofia si basa sul dialogo, perciò è abitudine coinvolgere i politici urbi et orbi, locali e nazionali» dice Raffi. E quest'anno è andata meglio del solito, perché all'invito ha risposto il sottosegretario alle Politiche giovanili Elidio De Paoli, che ha parlato «davanti a una platea di duemila persone», come lui stesso conferma. Ed è «soddisfatto» Raffi, perché finora mai un membro del governo era intervenuto personalmente. Certo, «il presidente emerito Francesco Cossiga ci ha mandato un messaggio in cui definisce la nostra Fratellanza uno strumento di lotta per le libertà. E in passato intervenne Gianni De Michelis. Anche Gianni Baget Bozzo partecipò a un incontro. Ma in effetti un rappresentante del governo... rappresenta un'ulteriore dimostrazione della giustezza della strada da noi intrapresa per creare la vera Massoneria di popolo». Per il leader della Lega per l'autonomia-Alleanza lombarda, da molti ritenuto il salvatore dell'Unione con i suoi 45 mila voti che lo hanno portato sulla poltrona da sottosegretario, presenziare è stato «un dovere»: «Sono stato invitato da un'organizzazione antifascista che ha partecipato a pieno titolo alla guerra di Liberazione e che ha dimostrato la sua fedeltà allo Stato - spiega De Paoli dalla sua casa di Rezzato, in provincia di Brescia, dove è rientrato -. Venerdì, in apertura dei lavori, hanno alzato il vessillo italiano e riservato il primo saluto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano». E dal palco De Paoli, «a nome del governo», ha ricordato che «la Massoneria è stata un baluardo nella difesa della libertà del cittadino, pagandone un prezzo durissimo soprattutto durante il fascismo, quando ne fu decretata la sua messa fuorilegge». L'ordine iniziatico più numeroso d'Italia, con oltre 18 mila iscritti e 671 Logge sparpagliate in tutto il Paese, «ritorna nella storia» insiste Raffi, precisando che «il Grande Oriente non vuole praticare alcun esercizio di supplenza delle istituzioni» ma esprimendo preoccupazione «per la laicità dello Stato che si sta profondamente annacquando». Comunque, i rapporti con i politici sono buoni, «con tutti - conclude Raffo -. Soprattutto con il vecchio mondo repubblicano: con Luciana Sbarbati che è marchigiana, io sono ravennate...».

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 3

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 20:43
Saremo costretti a chiedere asilo politico al Vaticano, se continua così.
M.S.

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 21:06
mi associo.
antimo ceparano

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Inviato da Anonimo
il 02/05/07 @ 10:03
Finalmente adesso è chiaro il perchè quella marcetta ridicola da teatrino di marionette, Fratelli d'Italia, che ci presenta al mondo intero delle istituzioni, offendendo la nostra antica e corposa tradizione musicale ed operistica, ci toccherà udirla e...sigh... cantarla in eterno. Adesso è chiara anche la falsa mitizzazione di un mercenario quale Garibaldi, eroe di tutti i mondi (pure dell'aldilà), che continuerà a farci da logo aziendale. A questo punto, che senso ha continuare nelle rivendicazioni identitarie se ci hanno fagocitato, globalizzato, se siamo numeri e non identità?
Candida

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Messaggio N°292 del 01-05-2007 - 11:20
Tags: Rassegna Stampa

1° maggio italica festa dei lavoratori più 'Inde' che 'Fessi'

Ci è gradito riservare, in questo giorno "Fausto", un doveroso omaggio agli unici, infaticabili lavoratori di questa Repubblica democratica fondata sul Lavoro tanto vilipeso dallo sfaticato Popolo Sovrano che pur di non lavorare preferisce "suicidarsi" sul lavoro nei cantieri dei generosi filantropi della società. Si onorino, in questo giorno, gli instancabili stakanovisti del Lavoro che non conosce sosta: i nostri rappresentanti politici, nazionali e locali, spina (nel fianco) dorsale dell'Economia del Paese. Da "rassegna stampa" un altro "onorevole" tassello, per l'Orgoglio di Categoria degli autentici Cavalieri del Lavoro d'Italia. Forza, sbandieratori CGIL CISL UIL, in alto le bandiere! Che svettino con onore nell'italico cielo della "democrazia" che... "sindacate".
di Gian Marco Chiocci Tratto da Il Giornale del 27 aprile 2007
I pm: il ds Bubbico ottenne i fondi per il suo consorzio ma non produsse mai nulla Ne è passato di tempo da quando Hsi-ling-shi, consorte tredicenne dell'antico imperatore cinese Huang Ti, intuì che dalla raccolta e dalla lavorazione del bozzolo si poteva ricavare un filamento per tessuti meravigliosi. Qualche secolo più tardi, la Via della seta ha preso altre strade, da Pechino si è inerpicata tra Oriente e Occidente lungo tortuose carovaniere ed è sfociata tra i sassi del materano per fermarsi a Montescaglioso, località nota agli storici per aver dato i natali a Filippo Bubbico, già consigliere comunale del paesello, già assessore alla Sanità in quota Pci-Pds, già presidente della regione Basilicata, già senatore Ds, attualmente in carica come sottosegretario al ministero per lo Sviluppo economico. Proprio per una questione di bruchi, di filati e larve che sulla carta si sarebbero dovuti trasformare in tessile prezioso, il braccio destro di Pierluigi Bersani si ritrova adesso nei guai per una vicenda di finanziamenti (20 miliardi di vecchie lire) elargiti dall'Unione europea per la realizzazione di allevamenti di bachi da seta che non hanno mai visto la luce. Per capire in quale guaio si è cacciato l'esponente ds - peraltro indagato per abuso d'ufficio e truffa dalla procura di Catanzaro in altre inchieste sulla sanità e sul progetto del maxivillaggio turistico Marinagri - occorre necessariamente partire dalle origini. Da quando cioè il lungimirante Bubbico pensa di fare di Montescaglioso il crocevia commerciale dell'utopistica Basilicata Felix. Il progetto è ambizioso, tranne i radicali nessuno protesta poiché tutti fremono, opposizione compresa, per la nuova avventura che viene affidata a due consorzi: il «Csb - Consorzio Seta Basilicata», diretto dal diretto interessato, appunto Filippo Bubbico da Montescaglioso, e il «Csi-Consorzio Seta Italia» presieduto da un misterioso concittadino, quasi omonimo, di cui si trova riscontro nelle visure camerali ma che in paese nessuno conosce: Filippo Bibbibo. Curiosità: entrambi i consorzi per anni non presenteranno bilanci. D'accordo con altri aspiranti mercanti della seta, l'astro nascente della politica lucana decide di convogliare nel progetto di bachicoltura persone a lui familiarmente vicine o amicalmente care. Finanche per gli studi di progettazione e di sericoltura, con apposite consulenze ben remunerate (dalla Ue) il Consorzio della Basilica gestito da Bubbico si affida a persone fidatissime rintracciate nello «Studio Tecnico Architetti Bubbico» che incassa il 70 per cento dei 90 milioni pagati per il lavoro dell'agronomo. Gli amici sono amici anche nel Consorzio Seta Italia laddove Bubbico, pardon Bibbibo (poi si scoprirà che sono la stessa persona) premia la Cooperativa di agronomi napoletani Geproter di cui è presidente un certo Andrea Freschi (nipote di un certo Antonio Bassolino) ex impiegato al dipartimento dell'Agricoltura diventato commissario ai rifiuti - come lo fu lo zio governatore per la Campania - in un'azienda denominata Aato. Per stuzzicare la sonnecchiante magistratura lucana, il giornale locale «il Resto» un bel giorno scopre che presso lo studio premiato dalla Csb erano soci, in qualità di architetti, proprio il futuro sottosegretario e suo fratello che rigiravano a consulenti esterni - per come la racconta la gola profonda Rocco Nobile - i progetti da sviluppare. Peccato che a fronte dei quattrini pubblici erogati nessuna struttura «collaudata» abbia mai prodotto anche un solo capo in seta. Niente. Eppure tra le carte sequestrate spiccano fatture per diversi compensi, il più illuminante dei quali di 83 milioni e rotte lire per un «Progetto esecutivo per la realizzazione di strutture d'allevamento del baco da seta, Reg. Cee n° 2052/88 Ob1 - Programma Op. Multireg./ sottoprogramma 4 misura 1», saldato in 7 tranche. Rispetto al totale di 20 miliardi di lire, se un quarto sono finiti in Basilicata, ben 600 milioni hanno avuto come destinatari il padre e il suocero del sottosegretario. Tra le ipotesi investigative si lavorava a tappeto sulla presunta «dazione» intascata da Bubbico e calcolata intorno al 75% su ogni incarico affidato agli agronomi. Due giorni fa i carabinieri hanno saputo da Nobile che la «dazione» sarebbe da considerarsi più alta, perché ci sarebbero state elargizioni in nero del 15 per cento. «Pagavo perché speravo in altri incarichi e perché quello era l'unico modo per lavorare» ha detto l'esperto ribadendo quanto già raccontato (invano) anni fa ai pm di Matera. E Bubbico, o Bibbibo che dir si voglia? Non è entrato nel merito delle contestazioni, non ha spiegato l'omonimia, le parentele, la mancata produzione tessile. Si è difeso spiegando come il faraonico progetto-seta l'ha visto impegnato in una «dimensione privata» e non politica. Il distinguo, all'Unione europea, glielo spiega Bibbibo?

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 6

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 13:25
Dovremmo chiederci se ha ancora un senso celebrare il Primo Maggio, giorno che più degli altri dedicherei alla fatica, al sudore, alle mani sapienti, per realizzare doni per i più sfortunati.
Carmine (ex sindacalista schifato)

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 13:56
però, come tanti stronzi, ci mettiamo in massa sotto i palchi in piazza e ci lasciamo SEMPRE ipnotizzare dal Woodstock annuale! Se avete dignità, fategli intorno il deserto a questi imbonitori!
enzo Russo

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 14:53
la folla di piazza San Giovanni, per la Woodstock romana, è composta da studenti, precari e disoccupati....PER PRENDERLI PER I FONDELLI CON LA CONNIVENZA DI TUTTI QUEGLI ARTISTI CHE FINGONO BUONISMO ED INVECE SONO LI' SOLO PER FARE MARKETING! SE DAVVERO FOSSERO 'ARTISTI' DOVREBBERO FARE CONCERTI GRATIS PER I GIOVANI TUTTI I GIORNI TRANNE CHE IL PRIMO DI MAGGIO!
Papponi! TUTTI PAPPONI!

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 18:53
Cantano e schitarrano contro lo Stato, però sul palco ci sale Bertinotti, terza carica istituzionale, e lo spettacolo è sponsorizzato dai politici locali.... Ma che si sono fumati tutti 'sti "grandi artisti", per andare a fare i pecoroni?
E.B.

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 14:36
Sono lavoratori anche i nostri giovani delle Forze Armate di "pace" e di "offesa" (come vi pare) in quei Paesi pericolosissimi, in avanscoperta su carretti PlayMobil e Lego, jeeps fatte con le scatolette del Tonno e della conserva di Pomodoro Pelato, armamenti da Museo del Risorgimento. Oggi, ne hanno feriti altri quattro, in Afghanistan. Le soluzioni sono due: o i fondi RUBATI per pastrocchi personali vengono confiscati ai politici ed usati per la sicurezza di questi giovani mandati allo sbaraglio... oppure ritirarli da ogni inutile impresa straniera, di "pace" o "di guerra" (come vi pare). Terza soluzione: ma che cacchio aspettano i ns. generali e colonnelli a fare un colpo di Stato?
M.S.

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Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 16:26
Un'altra Woodstock dove ci vorrebbe solo un Woodcock!
lello

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Messaggio N°291 del 30-04-2007 - 10:52
Tags: Rassegna Stampa

da Il Mattino del 29/04/2007
Napoli, i diavoli in paradiso
di Felice Piemontese

Se le cronache napoletane di ogni giorno - fatte di faide, di morti ammazzati, di efferatezze varie - vi angosciano; se vi indigna l'incapacità dei pubblici poteri non dico di risolvere ma di affrontare i problemi più urgenti; se vi esasperano le mille difficoltà del vivere quotidiano ingigantite da inefficienza e menefreghismo, ebbene, sappiate che c’è chi - pur non ignorando i problemi - considera Napoli non «un paradiso abitato da diavoli», come spesso si dice citando un antichissimo proverbio, ma un paradiso tout court. Molti lettori avranno già capito che si parla qui di Jean-Noël Schifano, di cui esce in Francia domani - in una fortunata collana dell’editore Plon - il Dictionnaire amoureux de Naples, il Dizionario innamorato di Napoli (pagg. 594, euro 24,50), opera originale e frutto di anni di lavoro e nello stesso tempo una sorta di summa di tutto ciò che la passione divorante dello scrittore francese per Napoli ha rappresentato per lui, per la sua poetica, per la sua impostazione di vita. Si tratta, come è evidente, di un vero e proprio Dizionario - e dunque si parte dalla «a» di Amelio e si finisce con la «z» di zoccola - ma il libro è anche una sorta di autobiografia, a tal punto SCHIFANO ha intrecciato la propria vita con quella della città in cui ha vissuto per anni, prima come giovane lettore di francese, poi come direttore del Grenoble, diventando anche cittadino onorario di Napoli. Nel corso degli anni, naturalmente, SCHIFANO ha nutrito la sua passione di letture e di riflessioni (che non sono solo sue) che lo hanno portato a conclusioni destinate certo a suscitare polemiche e discussioni (come è avvenuto anche, di recente, in occasione della riedizione delle sue Cronache napoletane da parte di Marlin): i problemi di Napoli sarebbero essenzialmente il frutto dell’Unità d’Italia, concretizzatasi - per quel che ci riguarda - in un «crimine storico»: «La decadenza programmata della sola città capitale d’Italia». Autori principali del «crimine», Garibaldi e Cavour, cui SCHIFANO riserva parole di fuoco, proponendo cambiamenti toponomastici e rimozioni di statue. Antecedenti: i protagonisti della rivoluzione del ’99, essendo la Repubblica partenopea «un’antistorica parodia della Rivoluzione francese». La stessa camorra non sarebbe altro che il prodotto di quello stesso «crimine storico» che l’avrebbe, nel corso degli anni, continuamente rafforzata, «per paura, incomprensione, disprezzo, indifferenza o franca collusione». Pci e Dc sono stati «alleati oggettivi» della camorra, e oggi «saggezza e realismo» vorrebbero «che ci si servisse dei più industriosi camorristi integrandoli, poiché non si può, o non si vuole, disintegrarli». E qui, paradossalmente, le idee destrorse di SCHIFANO trovano singolari punti di contatto con quelle del comunista Brecht, soprattutto quando ricorda che quasi mai le origini delle maggiori fortune italiane sono limpide, anche se oggi chi di quelle fortune dispone è lodato e rispettato e concorre magari alle più importanti cariche istituzionali. In assoluta controtendenza, SCHIFANO è anche quando si fa cantore ed esaltatore di quella plebe in cui moltissimi vedono il concentrato dei mali di Napoli, laddove per lui, al contrario, «la plebe è stata sempre la salvaguardia dello spirito napoletano, della lingua napoletana, dell’immaginazione napoletana, della letteratura napoletana, della filosofia napoletana, dei più realistici movimenti della sua civiltà». «La plebe è la linfa più viva di Napoli, ed è essa che ha sempre pagato con la sua carne per salvare Napoli, e continua oggi, malgrado incomprensioni e insulti». Una vita, dunque, quella che si svolge a Napoli, sotto il segno di quello che SCHIFANO definisce «barocco esistenziale»: «Felicità di vivere, di abitare, di respirare, di godere», «in un movimento naturale, evoluzionario e mai rivoluzionario, portati dalle onde della storia ma innanzitutto dalla porosità dell’esistenza napoletana in cui alto e basso comunicano senza tregua, nobiltà e plebe, poveri e ricchi, il ricordati-di-vivere e il ricordati-di-morire, l’antico e il contemporaneo, i bracci della scultura barocca che servono per asciugare la biancheria, le formelle romane che fanno i forni delle pizzerie, le stelle e gli stronzi, gli abitanti dei bassi hanno preso posto nei palazzi». Naturalmente, avendo posizioni così fortemente definite, SCHIFANO ha buon gioco nell’individuare amici e nemici, scrittori, studiosi cioè che in qualche modo rientrano nella sua visione delle cose o ne sono abissalmente lontani. Si è detto di Cavour e Garibaldi, aggiungiamoci Freud e Sartre scherniti senza riguardi, mentre i personaggi positivi sono compresi in un arco che va dall’adorato Basile a Totò, da Stendhal a Domenico Rea, da Lucio Amelio a Lello Esposito. Più che in ogni altra sua opera, SCHIFANO indulge all’autobiografia, e lo fa in pagine che sono tra le più sentite (e felici) del Dictionnaire. in basso Totò e Sigmund Freud

I BUONI
In cima alla lista dei buoni c’è la plebe napoletana. I personaggi che meglio ne hanno interpretato le virtù sono Giambattista Basile, Totò, Domenico Rea. Stendhal ha saputo apprezzarla, Lucio Amelio e Lello Esposito ne hanno fatto arte.

I NEMICI
Il 1799 come «antistorica parodia dela Rivoluzione francese», Giuseppe Garibaldi e Camillo di Cavour come gli artefici del massimo crimine dell’Unità d’Italia, Sigmund Freud e Jean-Paul Sartre per non aver mai capito l’anima napoletana.
 

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 10

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 11:03
Non oso immaginare quanto fastidio debba aver provocato a IL MATTINO di Napoli, accolita di martiri del '99, pubblicare questa recensione... ma Jean Noel Schifano è talmente autorevole e talmente "napoletano" che non potevano risparmiarsela. Ad un certo punto, però, il redattore non ha potuto evitare una schioppettata di urticante giacobinismo e gli da impunemente del "destrorso"... A prescindere dal fatto che chi non è giacobino non è necessariamente dell'altra sponda... potrebbe essere anche anarchico, buddista o frate trappista... che senso ha dare un colore politico all'onestà intellettuale, al revisionismo storico, alla sociologia, al buonsenso ed al libero PENSIERO?
marina salvadore

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 12:01
E che volevi aspettarti da un giacobino che di cognome fa pure Piemontese? E' mai possibile che solo gli stranieri amino e rispettino questa nostra città?
Lello

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 13:25
Per fortuna che almeno gli hanno dato la cittadinanza onoraria di Napoli. Io gli avrei dato anche un Assessorato... (se fosse stato possibile).
Ambro

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 13:29
Simpaticissimo, Ambro, come sempre! "Megaride" attende i tuoi contributi letterari. Non dimenticarlo!
m.s.

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 14:42
Questa è una recensione magica! L'ho letta e riletta ed ogni volta ho pescato tra le righe - odiose - ulteriori ghigni satanici e volgari sfottò del lillipuziano Piemontese all'indirizzo del celebre autore francese. Provate, pure voi, a rileggerla! Come si dice, a Napoli? Pure 'e pullece teneno 'a tosse!
Carmine

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 14:48
E' vero, Carmine!!! E' un'acida satira infarcita di retorica psicagogica! 'a pullece nun tene 'a tosse ma....l'enfisema polmonare ;-))
marina

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 17:03
Sì, sprizza acido fenico da ogni periodo, soprattutto tra le parentesi meschine messe ad arte. Ho gran pena di questi signori dal cervello pieno di calcare come una vecchia lavatrice. Possibile che non riescano a guardare avanti, a far volare la coscienza? Sono costoro i pretini spretati che celebrano messa nel tempio del potere locale?
Claudia

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 18:08
uuuuhhh io detesto questi megalomani che usano vigliaccamente il "condizionale": ciaccano e medicano!
Enzo Bottone

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Inviato da Anonimo
il 30/04/07 @ 17:14
per chi volesse inoltrare messaggi di felicitazione a Jean Noel Schifano, si consiglia di compilare il form destinato alla "direzione editoriale" sul sito della casa editrice www.plon.fr .Noi, l'abbiamo fatto!
la redazione

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Inviato da crocco57
il 30/04/07 @ 20:53
Cosa strana...sono sempre coloro che vengono da altri Paesi ad apprezzare il Nostro!!! Se i Napoletani amassero veramente la loro Patria! Invece...tranne i pochi restno i cembali vuoti che pretendono di suonare inni di guerra. Ascoltate la canzone di Federico Salvatore: se i fossi san Gennaro, e vi farete delle risate amare...quanti napoletani famosi sono altrettanto fumosi? Se io fossi il sindaco di Napoli proverei vergogna come se fossi presidente della Regione...ma questi affermano di firmare senza neppure leggere cosa firmano...per pura fiducia (quando vogliono loro!)...Oh serva Napoli, di dolore ostello! Nave sanza nocchier in gran tempesta! seppur un di' fosti gran dama oggi ti hanno reso una puttana! Nonostante tutto:VIVA IL SUD.
Antimo Ceparano

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Messaggio N°267 del 16-04-2007 - 10:05
Tags: Rassegna Stampa

Quel Totò poco noto
segnalatoci da Claudia Spagnuolo di Cittadinanza Attiva che condivide con noi grande amore e rispetto per le creature abbandonate e straziate dalla crudeltà "umana" e viva ammirazione per quell'uomo d'altri tempi, Totò, del quale tutti nutriamo immensa nostalgia e che ci piace ritrovare in questo ritratto insolito, sperando sia d'esempio a chi dice di onorarlo.

LA STAMPA
15/4/2007 (8:21)
Totò, un principe tra i cani L'attore dedicò gli ultimi anni della vita a curare gli animali abbandonati (LIETTA TORNABUONI)

Vedrà che accoglienza. Quei cani mi vogliono bene», prometteva Totò. L¹attore meraviglioso morto quarant¹anni fa, il 15 aprile 1967, accompagnato dal dolore italiano e da una semplice benedizione perché le autorità ecclesiastiche non gli perdonavano d¹aver vissuto anni con Franca Faldini senza sposarsi e d¹essere massone, non era un uomo d¹amore. Gli piacevano le donne, ne apprezzava la dedizione quando c¹era, era legato alla figlia, era sentimentale alla napoletana, ma voleva bene a pochi: però amava i cani, moltissimo. Nel 1960, per accogliere cani sperduti o sfortunati, fece costruire l¹«Ospizio dei trovatelli», un canile moderno e attrezzatissimo che gli costò quarantacinque milioni. Anche prima, finanziava diversi piccoli canili artigianali, spendendo molto. Li visitava tutti regolarmente, a turno. Quella domenica andavo con lui e con un fotografo a uno di questi rifugi, sui prati tra la periferia romana e Ostia. Totò appariva non si dice elegante (risultava sempre troppo azzimato) ma impeccabile: cappello, bel cappotto, scarpe lucide, sceso dalla macchina venne accompagnato dall¹autista alla rete metallica che circondava il terreno di giochi dei cani, aiutato a entrare. Una festa: gli si precipitarono addosso tutti insieme abbaiando, mugolando, scodinzolando, puntandogli le zampe sul cappotto. Lo riconoscevano, mentre Totò aveva la vista troppo danneggiata per riuscire a individuarli, né avrebbe potuto distinguerli dal nome. Ai cani quasi mai attribuiva un nome («Mica sono figli»). Li chiamava tutti «cane» e basta, sin dall¹infanzia nel rione Sanità vicino alla stazione ferroviaria di Napoli, quando Totò portava il cognome della madre nubile, Clemente (sarebbe diventato De Curtis soltanto nel 1928, dopo il matrimonio della madre con il marchese De Curtis, reso possibile dalla morte dell¹ostile padre dello sposo). Detestava l¹aggettivo «randagio», non lo usava mai. Nelle diverse case che ebbe a Roma, sempre ai Parioli quartiere di ricchi, ospitava cani raramente («Vogliamo farli soffrire in un appartamento?»). Nei film non li gradiva, a parte qualche barbone sporco o volpino spelacchiato che restavano anche loro «cane», senza nome. Quanto a Totò, più nella vita privata, per via di adozioni o simili, il suo nome diventava altisonante, nobiliare, principesco, imperiale, più i suoi nomi cinematografici si facevano ridicoli: Totokamen, Cacace, Totonno, La Trippa, Sgargiulo, Posalaquaglia, Ciancicato, Canarinis, mentre la sua «spalla» Mario Castellani poteva chiamarsi Za la Mortadelle. Con i cani Totò giocava alla pari: loro facevano salti, lui si torceva e scattava in uno dei suoi numeri fisici geniali (anche per far piacere al fotografo). Li carezzava tutti, sul muso: «Visto che vita, che energia?», chiedeva. Poi si mise a parlare di gestione con la signora responsabile dei cani: conti, animali malati, interventi burocratici dei vigili, veterinario... Totò si annoiava, diventava di cattivo umore come quando in un film (era «Totò le Mokò»?) guardava Algeri dall¹alto e sospirava: «Sempre in Casbah, sempre in Casbah...». Tornò a giocare coi cani. Poi tese le braccia come un bambino piccolo, in atteso che qualcuno andasse a prenderlo e lo portasse via, piano piano.

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2

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Inviato da Anonimo
il 18/04/07 @ 16:43
Fatica sprecata, principe de Curtis... Lei era il nostro rappresentante nel mondo, il nostro stile, il nostro carattere, il nostro stesso sangue. Lei era la nostra anima, il nostro volto, il nostro stile... fatica sprecata, Totò, guarda come si sono ridotti i tuoi figli: violenti, volgari, arraffoni, crudeli, ipocriti. Fatica sprecata, la tua luminosa stella che ogni giorno di più si allontana dalla tua terra, da vicolo... "Stella"... Nessuno più potrà godere dell'ultimo suo bagliore nell'infinito. Sali nell'Empireo, Totò non più afferrabile. Tradito, estraneo alla tua gente. Solo i cani uggiolano in questa buia notte napoletana che inutilmente attenderà l'alba. Tradito dalla tua gente, Totò!

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Inviato da Anonimo
il 18/04/07 @ 17:11
Peccato, l'anonimato
marina

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Messaggio N°236 del 02-04-2007 - 17:19
Tags: Rassegna Stampa

CAPE TOSTE 'STI SAVOI !
da www.giornaledicalabria.net

Emanuele Filiberto di Savoia contestato a Vibo VIBO VALENTIA. “Quei signori che mi hanno fischiato debbono sapere che la mia presenza qui può aiutarli a risolvere i loro problemi. Questi attacchi non mi turbano, non mi toccano, anzi mi fanno crescere intellettualmente”. Ad affermarlo è stato Emanuele Filiberto di Savoia, in visita a Vibo Valentia ricevuto dal sindaco della città Francesco Sammarco. Una manifestazione di protesta ha accolto l’erede dell’ex real casa in piazza Municipio prima poco prima dell’inizio dell’incontro. Un incontro privato che “non ha nulla di ufficiale”, Franco Sammarco (Ds), come precisato dallo stesso primo cittadino nell’atto di riceverlo, attaccato nei giorni scorsi da alcuni consiglieri della sua stessa maggioranza e da assessori. La protesta, all’arrivo del principe, è sfociata in una selva di fischi, insulti, slogan, lancio di volantini al punto che la polizia è stata costretta a formare un cordone protettivo. Momenti di tensione, si sono avuti anche, quando le maestre degli alunni delle prime classi dell’antistante plesso “Garibaldi”, volendo salutare Emanuele Filiberto, si sono messi a piangere di fronte alle urla e ai fischi dei manifestanti che pensavano fossero rivolti a loro, ma che invece erano riservati alle loro maestre. Una iniziativa quella di portare i bambini fuori della scuola che ha indignato i loro genitori ed alcuni rappresentanti del consiglio di circolo che l’hanno bollata come illegale riservandosi di agire nelle sedi opportune. Ai giornalisti che gli hanno chiesto il motivo della sua visita in Calabria, Emanuele Filiberto ha risposto di un essere un cittadino italiano con diritti e doveri e di essere venuto per capire i problemi di questa terra per aiutarla, aggiungendo che non è da escludere una sua eventuale candidatura ad una carica pubblica. A fine visita, l’esponente di casa Savoia si è diretto verso l’Istituto alberghiero di Stato dove era atteso per l’inaugurazione del nuovo edificio e per il pranzo, rinunciando alla passeggiata sul Corso prevista nel programma. A sconsigliarlo pare sia stata la Polizia, visti gli animi accesi e alcuni manifesti su cui c’era scritto “Bresci è in mezzo a noi”. Tranquilla invece la mattinata. Arrivato alle 10 in città, il principe si è subito recato all’ospedale civile dove ad attenderlo c’erano il vescovo monsignor Domenico Tarcisio Cortese, il direttore generale dell’Asl Francesco Talarico, che lo ha accompagnato a visitare alcuni reparti del nosocomio. Dopodiché si è recato al convitto “Filangeri” per un incontro con le scolaresche e la consulta studentesca, dove è stato accolto con applausi. A contrastarlo solo uno studente che gli ha chiesto: “Ma che sei venuto a fare?”.

nota della redazione di "Megaride":
le immagini a corredo, tratte da un nostro storico "manifesto":
http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/RedeiCitrulli.htm non necessitano di didascalia. Confrontate, parlano da sole! ... I "Savoi benefattori" pensassero a saldare i conti lasciati in sospeso, non ultimo quello presso l'Hotel di Potenza che ha ospitato tre persone del loro seguito per miserissimi 700 euri insoluti!!!! Vergogna, ladri e taccagni!

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2

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Inviato da Anonimo
il 02/04/07 @ 19:00
Perchè il sindaco di Vibo non ha invitato il VERO Duca di Calabria?
Lello

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Inviato da Anonimo
il 02/04/07 @ 19:52
ma si a stu povero guaglione nisciuno lle spiega pecchè schifammo a razza soja, che ppò capì?
Carmine

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Messaggio N°235 del 02-04-2007 - 13:55
Tags: Rassegna Stampa

ricordiamolo riascoltiamolo
tratto da www.vatican.va

... Ma torniamo al 1° settembre 1939. Lo scoppio della guerra cambiò in modo piuttosto radicale l'andamento della mia vita. In verità i professori dell'Università Jaghellonica tentarono di avviare ugualmente il nuovo anno accademico, ma le lezioni durarono soltanto fino al 6 novembre 1939. In quel giorno le autorità tedesche convocarono tutti i professori in un'assemblea che si concluse con la deportazione di quei rispettabili uomini di scienza nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Finiva così nella mia vita il periodo degli studi di Filologia polacca e cominciava la fase dell'occupazione tedesca, durante la quale inizialmente tentai di leggere e di scrivere molto. Proprio a quell'epoca risalgono i miei primi lavori letterari. Per evitare la deportazione ai lavori forzati in Germania, nell'autunno del 1940 cominciai a lavorare come operaio in una cava di pietra collegata con la fabbrica chimica Solvay. Si trovava a Zakrzówek, a circa mezz'ora dalla mia casa di Debniki, ed ogni giorno vi andavo a piedi. Su quella cava scrissi poi una poesia. Rileggendola dopo tanti anni, la trovo ancora particolarmente espressiva di quella singolare esperienza: «Ascolta, il ritmo uguale dei martelli, così noto, io lo proietto negli uomini, per saggiare la forza d'ogni colpo. Ascolta, una scarica elettrica taglia il fiume di pietra, e in me cresce un pensiero, di giorno in giorno: tutta la grandezza del lavoro è dentro l'uomo...». (La cava di pietra: I, Materia, 1) Ero presente quando, durante lo scoppio d'una carica di dinamite, le pietre colpirono un operaio e lo uccisero. Ne rimasi profondamente sconvolto: «Sollevarono il corpo. Sfilarono in silenzio. Da lui ancora emanava fatica ed un senso d'ingiustizia»... ( La cava di pietra: IV, In memoria di un compagno di lavoro, 2-3) I responsabili della cava, che erano polacchi, cercavano di risparmiare a noi studenti i lavori più pesanti. A me, per esempio, assegnarono il compito di aiutante del cosiddetto brillatore: si chiamava Franciszek Labus. Lo ricordo perché, qualche volta, si rivolgeva a me con parole di questo genere: «Karol, tu dovresti fare il prete. Canterai bene, perché hai una bella voce e starai bene...». Lo diceva con tutta semplicità, esprimendo così una convinzione abbastanza diffusa nella società circa la condizione del sacerdote. Le parole del vecchio operaio mi si sono impresse nella memoria."

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Messaggio N°214 del 19-03-2007 - 14:17
Tags: Rassegna Stampa

Cara Grazia, questa è l'ITAGLIA!
da IL MATTINO del 18 marzo 07

Un'offesa alla memoria delle vittime
Riceviamo e pubblichiamo la lettera della figlia di Antonio Ammaturo (nella foto), vicequestore e capo della squadra mobile di Napoli, ucciso dalle Br il 15 luglio 1982 in piazza Nicola Amore.
Grazia Ammaturo
Era il 1999 e con sgomento mi accorsi che in uno stand di libri, collocato nell’ambito della rassegna Galassia Gutenberg c’era «il famoso ideologo delle Br» il quale stringeva mani e firmava autografi. La rabbia, il dolore per quella presenza offensiva nei riguardi nostri e di tutti i familiari delle vittime del terrorismo, spinsero me e la mia famiglia ad uscire dal nostro consueto riserbo e a scrivere una lettera ai giornali, chiedendo di non invitare più un simile personaggio. Non so se quella del 1999 sia stata la prima partecipazione dell’ex brigatista alla kermesse o se in seguito ce ne siano state altre; certo è che, solo pensando di poterlo incontrare di nuovo, non ci ho mai più messo piede. Oggi apprendo che la persona in questione interverrà a Napoli ad un dibattito, nell’ambito di Galassia Gutenberg, sulle carceri speciali, dal titolo quanto mai stridente: «Viaggio nella memoria». Io mi chiedo: perché? Fino a quando si abuserà della nostra pazienza, del nostro riserbo, del nostro dolore? Perché invitare proprio lui, con tante degnissime persone presenti a Napoli, che potrebbero discutere sull’argomento? Mi chiedo se ci sia una precisa volontà di tastare in questo modo il polso dell’opinione pubblica, per verificare se i tempi siano maturi e la memoria delle persone abbastanza corta per far sì che questi ex brigatisti tornino alla ribalta, salgano in cattedra e si riciclino travestiti da opinionisti e pseudo-intellettuali. Vi assicuro che i nostri polsi tremano al solo pensiero. È ancor più triste, vergognoso e sconcertante che questa iniziativa, come si evince dagli organi di informazione, sia finanziata dalla Regione Campania, dall’ Amministrazione Provinciale e dal Comune di Napoli e sia rivolta agli studenti. Consiglierei agli organizzatori della manifestazione di farlo davvero, un «viaggio nella memoria», ricordando però coloro che hanno combattuto per degli ideali e che hanno dato la vita per essi, molte volte giovani appartenenti alle forze dell’ordine che vivevano di stipendio, con moglie e figli a carico, loro sì veri proletari, uccisi perché rappresentavano lo Stato e lo difendevano. Vorrei invitare i giovani senza memoria e nessuna cognizione storica che andranno a stringere quelle mani «idealmente» sporche di sangue, a riflettere davvero su chi siano i rivoluzionari: coloro che parlano di rivoluzione, o coloro che combattono davvero, a viso aperto, e che sono stati uccisi perché realmente avrebbero potuto cambiare questo paese, come nel caso di mio padre, Antonio Ammaturo, capo della squadra mobile napoletana.

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Inviato da Anonimo
il 19/03/07 @ 17:34
Ex BR lavorano presso la segreteria della presidenza del Consiglio dei Ministri; altri, quelli del sequestro Moro, in istituzioni sociali di diretta emanazione statale; una di questi ultimi sta anche scrivendo una biografia della sua vittima, Aldo Moro. Noi, non ci chiediamo se abbia più dignità un Aldo Moro o un intellettuale rivoluzionario, però sappiamo che Moro è sottoterra e che gli intellettuali rivoluzionari se la passano molto meglio dei suoi figli! Sappiamo, peraltro, che i neo-populisti delle "sedicenti" brigate rosse sono lontani anni-luce da quel proletariato che dicono di voler difendere; di più, lo schifano totalmente! C'è un'incommensurabile distanza sociale tra i cosiddetti intellettuali di sinistra ed i comunisti, o meglio "comunitari" per fede. i primi, sono "elite di popolo", come i giacobini della ghigliottina. Non a caso, a rimetterci le penne, per falsi motivi ideologici "sinistri" e non "di sinistra" sono stati sempre operai, poliziotti, sindacalisti; gente sotto-reddito e non certo legata alle lobbies del Potere e della Finanza! Abbiamo tutti un obbligo morale: difendere i nostri figli dalla mitizzazione delle leggendarie gesta di questi falsi eroi di un falso socialismo, peggiori di ogni dittatore in divisa da colonnello: Nemici del POPOLO! Giuseppe

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Inviato da Anonimo
il 19/03/07 @ 17:45
Spiegatemi come può un Cesare Battisti qualsiasi, vivere in hotel, mangiare, bere, togliersi sfizi... in località esclusive e mondane sul globo... disoccupato, ricercato, senza conto corrente bancario e codice fiscale... Chiediamoci CHI mantiene e sostiene la vita lussuosa di questi assassini. E...perchè!
marina

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Inviato da Anonimo
il 19/03/07 @ 17:52
Sono dieci anni che non posso permettermi una villeggiatura! Il mutuo, le tasse, lo stipendio da fame...e questi delinquenti al mio confronto sembrano principi, con tanto di feudo e castello. Loro diventano popolari, miti di società, eroi di questo zozzo mondo. Li invitano a sentenziare, ad opinionare, a redarguire ed a fare tendenza, stile. Questo paese è un troiaio. Una rivoluzione ci vorrebbe davvero ma gli italiani piangono, poetano, filosofeggiano perchè non hanno le palle!

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Inviato da Anonimo
il 19/03/07 @ 18:28
Basta con i miti! Non esiste Babbo Natale, la Cicogna, la Befana, l'Uomo nero, l'ebreo errante.Le BRIGATE ROSSE non esistono. E' una presa per il c...!
Geppino

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Inviato da Anonimo
il 19/03/07 @ 18:39
Certamente se io fossi un reazionario di culto populista saprei bene chi far fuori, mica il mio vicino di casa che, come me, mantiene una famiglia con 900 euro!
Carmine Russo

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Inviato da Anonimo
il 20/03/07 @ 11:06
non mancherà, ne sono certa, nel prossimo trash televisivo un'ISOLA DEI FAMOSI con tutti gli "ex" (ma siamo sicuri che siano ex?)brigatisti rossi, neri e gialli!
claudia

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Inviato da Anonimo
il 20/03/07 @ 11:33
Ho una rabbia in corpo che monta come la panna se penso a tutti i meridionali spediti sulla strada dell'emigrazione, a sostentare l'Italia con le loro rimesse in danaro, morti sul suolo straniero col desiderio di tornare a casa. Ah! se avessero preso qualche schioppo tra le mani e si fossero un tantino brigatizzati...sarebbero stati più felici e rispettati, come questi delinquenti di regime... invece, furono chiamati BRIGANTI. Come potete notare, è una sottile questione di lessico che fa la differenza. non credo che Scalzone o Battisti all'estero siano stati condannati a vivere da transfughi nella povertà e nel sacrificio, com'è accaduto per i nostri emigranti, quindi si sciacquino la bocca prima di parlare di Giustizia Sociale, di Popolo e di Comunismo! Credo che a lungo andare la rabbia monterà in tanti altri italiani "medi" e, finalmente, ci saranno di nuovo le barricate e, forse, una autentica RIVOLUZIONE morale e sociale. Ecco come ci hanno ridotti: eravamo gente umile ma perbene, creativa e volenterosa; oggi, ci siamo incattiviti, coviamo violenza e cattiveria perchè hanno abusato della nostra pazienza e della nostra dignità.
Lello Di Natale

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Inviato da Anonimo
il 20/03/07 @ 17:23
Cara Grazia Ammaturo, spero che tu abbia la possibilità di leggere queste risposte al tuo accorato appello su IL MATTINO di Napoli e che più forte, più caldo, possa giungerti l'abbraccio solidale di tutti noi tuoi concittadini, vittime del "sistema". La meraviglia, lo stupore dei tanti al cospetto del malcostume politico italiano, finisce col riempire di stupore anche me. Di cosa ci meravigliamo se siamo diretti discendenti dell'ITALIA UNA, istituita sulla voracità e le malefatte di quei "Padri della Patria", sanguinari e dittatori, alla testa di delinquenti comuni chiamati eroi, come Garibaldi, il più degno esempio di finto-proletario, delinquente tranfuga come Battisti, negriero e mercenario sulle cui spoglie si è eretto l'altare ITALIA? Se a scuola abbiamo imparato ad avere rispetto ed a portare onore ad un simile brutto ceffo, come possiamo pretendere che milioni di studentelli non abbiano preso alla lettera l'esempio da seguire, per sentirsi davvero ITALIANI fin nelle ossa? Solo quando si sarà fatta piena luce sull'oscura nascita di questo Paese, timoroso e traballante sulle proprie ginocchia perchè consapevole dei suoi poco regali natali, e quando si sarà resa giustizia ai martiri italiani delle vandee che perdurano da allora e fino ad oggi, potremo sperare in un risveglio della legalità e della democrazia. Per il momento, prepariamoci ad assistere ai festeggiamenti del 200esimo di Garibaldi, che spegnerà le candeline sulla duecentesima torta ipocrita alla crema di melassa, in compagnia dei suoi degni eredi: politici, "intellettuali", camorra, Curcio... Scalzone...e bande armate varie.
W l'ITAGLIA!

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Inviato da Anonimo
il 20/03/07 @ 23:34
Questa sera però abbiamo "OSANNATO" il rientro di "Daniele Mastrogiacomo" ... io sono assolutamente NAZIONALISTA ... ma mi chiedo è mai possibile che da 4 giorni, se non di più, concentrare l'opinione pubblica su un professionista, che non valutando i propri rischi, ma pur di ottenere lo scoop per i giornali, probabilmente pagato a peso d'oro, ha fatto si che si concedesse a dei VOLGARISSIMI TERRORISTI che il nostro "GOVERNO" trattasse la "LIBERAZIONE" con la scarcerazione di ben 5 "DELINQUENTI" che uccidono proditoriamente in nome di ALLAH? ... questa sera il "NOSTRO" primo ministro prodi è andato ad accogliere l'EROE mastrogiacomo ... ma per un uomo che perseguiva gloria personale ... la nostra nazione che figura ha fatto a livello internazionale???
Mauro

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Inviato da Anonimo
il 20/03/07 @ 23:39
Purtroppo la rabbia del momento non ha consentito la rilettura del messaggio prima dell'invio ... chiedo scusa ... ma lo SCHIFO di questa politica fa si che si SRAGIONI ...
ora è in atto PORTA A PORTA ... a più tardi il successivo commento ...
Mauro

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Messaggio N°194 del 07-03-2007 - 00:43
Tags: Rassegna Stampa

Nablus la Neapolis degli antichi
Giuseppe rivisitato di ISRAEL SHAMIR*

Non e' facile visitare Giuseppe, di questi tempi. Blocchi stradali imposti dai militari israeliani hanno circondato la sua citta' di Nablus, tronchi e massi di terra bloccano le gia' piccole entrate ed uscite. Normalmente, i cittadini di Nablus entravano ed uscivano per lavoro e spese, ora lo fanno a loro rischio e pericolo, poiche' i soldati sparano senza avvertimento. Eppure, qualcuno, a piedi, puo' ancora avventurarsi nella vecchia capitale della Samaria. La citta' riposa come un sacchetto di mirra tra i due seni gemelli del Monte Ebal e del Monte Gerizim. Nablus e' la Neapolis degli antichi, fondata da Tito Flavio all'apogeo dell'impero romano. La tradizioni romane non sono morte in questa San Francisco palestinese, con i suoi generosi bagni turchi. Essa e' anche famosa per il suo fragrante sapone all'olio d'oliva, per la speziata zuppa di kubbeh e per lo spirito indomito dei suoi abitanti. Questi combatterono un'aspra guerriglia contro Napoleone, si ribellarono agli invasori egiziani ed ora tengono alla larga i coloni ebrei. Durante l'ultima rivolta, Nablus si e' meritata il nome di Jabal en-nar, la montagna del fuoco. Gli israeliani raramente osano entrare nelle strette stradine della citta' vecchia. Oggi, questa insolente, antica citta' e' la casa di Marwan Barghuti, uno dei leaders dell'intifada. Venni qui per visitare uno dei reliquiari piu' affascinanti della Terra Santa, la Tomba di Giuseppe, l'eroe di tante storie della Bibbia e del Corano, un ragazzo del luogo che crebbe in Egitto e fu, in seguito sepolto nella sua terra ancestrale. I locali hanno sempre venerato il reliquiario di Giuseppe, come le tante altre tombe che adornano le colline e gli angoli di strada della Palestina.Le tombe hanno radici profonde nell'animo dei palestinesi; esse sono sopravvissute a tutte le riforme religiose ed ancora sono in grado di portare l'uomo verso Dio. Bisogna prendere i loro nomi con un granello di sale, poiche' cambiano con il passare del tempo. Ci sono dozzine di tombe di Sheikh Ali, e persino Yehoshua bin Nun ne ha alcune. Altre tombe hanno svariati nomi, come ad esempio la caverna del Monte degli Olivi, chiamata Pelagia dai cristiani, Rabia al-Adawiya dai musulmani e Hulda dagli ebrei. Mentre gli scolari ortodossi musulmani, cristiani ed ebrei hanno da obiettare riguardo alla venerazione delle tombe, il popolo e' sempre venuto qui a chiedere favori, di gloria e buon raccolto gli uomini, di bambini ed amore le donne. La Tomba di Giuseppe non fa eccezione. E' una semplice costruzione a cupola, restaurata di recente, e sta di fianco all'antico terrapieno di Shechem. Ogni tanto, si vedono le contadine palestinesi con vestiti neri riccamente ricamati che visitano la tomba del casto amante, i cui lunghi sguardi demolirono le resistenze del cuore di Zuleika. Qualche mese fa, la Tomba di Giuseppe era su tutti i giornali e le televisioni. Il popolo di Nablus aveva dato battaglia a soldati israeliani superarmati sui resti del suo antenato Giuseppe, come gli achei combatterono i troiani per le spoglie di Patroclo. Due palestinesi morirono li', insieme ad un mercenario israeliano ed altri soldati restarono feriti. Le immagini della battaglia furono trasmesse in tutto il globo insieme ai lampi delle armi automatiche, alle ambulanze in corsa verso gli ospedali, le pietre ed i corpi. La realta' virtuale della TV accompagnata dalle voci degli esperti presentarono la battaglia come l'ultima prova dell'odio palestinese verso i luoghi santi ebraici. La storia della distruzione della Tomba rimase nei notiziari per lungo tempo. Perfino un importante teologo musulmano scrisse, dalla Russia, una lettera aperta ai palestinesi, in cui condannava il sacrilegio. I maggiori giornali internazionali pubblicarono aspri editoriali sul caso. Anche un Marziano in visita sulla terra avrebbe imparato che il desiderio principale dei palestinesi era quello di vandalizzare gli antichi monumenti ebraici. Per coloro i quali non avessero avuto l'opportunita' di leggere la storia le 108 volte precedenti, il NYT l'ha ripubblicata la scorsa settimana. Questo e' troppo, per me. Il fortunato giornale ebraico-americano ha sempre provocato sospetti, nella mia mente. Ricordo i loro articoli su imminenti pogroms di ebrei a Mosca nel 1990, che non sono mai avvenuti, ma che hanno fatto trasferire un milione di ebrei russi in Israele. Ricordo i loro articoli sul massacro di Timisoara in Romania, che poi si scopri' essere una bufala, ma che, nel frattempo, porto' all'esecuzione sommaria di Ceausescu e di sua moglie. Ricordo bene come il NYT si scaglio' contro la nobile assistenza cubana verso la Namibia, che spezzava la vergogna dell'apartheid sudafricano. Conoscendo i palestinesi, ho difficolta' a credere che quel popolo che venera quella tomba da innumerevoli generazioni, possa averla distrutta. Cio' che in realta' ho trovato presso la Tomba di Giuseppe e' stata un replay della vecchia barzelletta ebraica: "E' vero che Cohen ha vinto un miliardo alla lotteria di stato? Si, e' vero, ma erano solo dieci dollari, al poker, ed in realta' li ha persi". Invece delle rovine che mi sarei aspettato di trovare, la tomba risplendeva nella sua bellezza originaria. Non vi erano tracce di guerra, intorno. La municipalita' di Nablus ha chiamato i migliori restauratori, perfino dall' Italia, per riportare la tomba al suo stato originario. E' stato rimosso il filo spinato, le postazioni dell'artiglieria, i veicoli blindati, le cianfrusaglie dell'esercito, i checkpoints. Una base militare israeliana e' stata demolita e sostituita dalla risorta santa tomba. Fu una gioia rivisitare Giuseppe, poiche' la mia ultima visita, un mese prima che scoppiasse l'intifada, fu sconvolgente. Allora, visitai Nablus in compagnia di due turisti, un cristiano ed un ebreo. Visitammo la sinagoga samaritana, bevemmo acqua dalla fonte di Giacobbe nella chiesa, ammirammo la Moschea Verde e poi decidemmo di portare i nostri ossequi a Giuseppe, il Bello. Un vecchio poliziotto palestinese ci permise di avvicinarci alla tomba, ma ci avviso' che non ci sarebbe stato permesso di entrare. Aveva ragione. Dei ragazzotti russi con la divisa israeliana si precipitarono fuori e ci dissero che bisognava andare al quartier generale dell'esercito fuori citta', ottenere un permesso dopo un interrogatorio e ritornare al sito con un bus blindato. Ovviamente rinunciammo e ci avviammo verso siti piu' accessibili. Per generazioni, la Tomba di Giuseppe e' stata amata e curata con gioia dalla gente di Nablus, ma essa fu estorta da Israele nel 1975. Gli infami accordi di Oslo la lasciarono come un'enclave armata israeliana nel cuore della citta' palestinese. Essa divenne una Yeshiva di una setta Cabbalistica guidata dal rabbino Isaac Ginzburg. Questo nome dovrebbe far suonare una campana d'allarme. Si, quel Ginzburg che, in un'intervista al "Jewish Week" sostenne infelicemente che un ebreo ha diritto anche a spezzare il fegato di un Gentile, se questo puo' servirgli a salvarsi la vita, poiche' la vita di un ebreo e' incomparabilmente piu' preziosa di quella di un Gentile. L'intervistatore gli chiese di ammorbidire il messaggio, ma Ginzburg rimase inflessibile. Molti giornali israeliani hanno ripubblicato la famosa intervista, per cui il nome di Ginzburg e' ben noto. Un anno prima, i discepoli di Ginzburg fecero una sortita in un villaggio palestinese dei dintorni, ed un membro della setta uccise una ragazzina di 13 anni. Fu arrestato e portato in giudizio. Ginzburg fu chiamato come testimone dalla difesa, e, sotto giuramento, affermo' che un ebreo non dovrebbe essere portato in giudizio per l'assassinio di un Gentile, poiche' il comandamento: "Non ucciderai" si riferisce solo agli ebrei. Uccidere un Gentile e', al massimo, una cattiva azione poiche' "nessuno puo' paragonare il sangue di un ebreo con quello di un Gentile". Nella sua "Storia culturale degli ebrei", Zvi Howard Adelman di Gerusalemme (disponibile al sito web del Department for Jewish Zionist Education), cita Ginzburg ed alcuni suoi colleghi. Uno dei suoi seguaci Cabbalisti, Rabbino Israel Ariel, scrisse nel 1982, al tempo del massacro di Sabra e Shatila, che "Beirut e' parte della terra d'Israele ... i nostri leaders dovrebbero entrare in Libano senza esitazioni, ed ucciderli tutti. Non dovrebbe esserne lasciata memoria". Ora, ogni fede ha le sue frange estremistiche e fanatiche. Certo, la maggioranza degli ebrei, anche di quelli religiosi, non sottoscrive tali farneticazioni e magari prova repulsione di fronte a tali sentimenti cannibalisti. Ma tale repulsione non ferma l'esercito israeliano dal fare la guardia alla Yeshiva di Ginzburg, non frena il governo israeliano dal sovvenzionarla o dal forzare i palestinesi ad accettare questa enclave di odio nel cuore di Nablus, o dall'intraprendere una mini-guerra per promuovere lo zelo di Ginzburg. Questa repulsione non mette fine al cieco sostegno degli ebrei americani alla politica di Israele. Questa repulsione non mi impedisce di pagare le tasse al governo israeliano, anche se so che parte di esse andranno a sostenere la setta di Ginzburg. Questa repulsione non ferma il New York Times ed i suoi affiliati media americani dal propagare la sanguinosa bugia dei "palestinesi che vandalizzano i luoghi santi ebraici". Ginzburg, invece, ha il diritto di professare le sue odiose credenze. Viviamo in un'era in cui la tolleranza puo' estendersi verso qualsiasi cosa tranne che verso una preghiera cristiana a scuola. Chiunque e' libero di essere satanista o cabbalista. Ma perche' questa gente deve essere armata con elicotteri da guerra Apache a spese dei contribuenti americani? Ginzburg e la sua setta hanno un'influenza che va ben oltre l'esiguita' degli affiliati. Essi sono pericolosi tanto per i Gentili che per gli "ebrei ribelli", come l'ex primo ministro Rabin. In quella che potrebbe essere stata una piccola prova per l'imminente confronto sulle tombe di Gerusalemme, 20 giovani palestinesi hanno pagato con la vita il loro diritto alla venerazione dei reliquiari palestinesi. Ora, come prima del 1975, gli abitanti del luogo ed i turisti, musulmani, samaritani, ebrei, cristiani e laici possono visitare il sito liberamente, se riescono a scansare i cecchini israeliani. Possono portare un fiore sulla pietra tombale dell'eroe preferito della Bibbia, il profeta descritto nel Corano, l'amante dei poemi di Ferdousi e dei versi di Saadi, il cercatore della verita' della rivelazione sufi di Jami. Giuseppe e' ritornato dal popolo che l'ha sempre venerato. Siete liberi di visitarlo, ma, per favore, lasciate i vostri carriarmati fuori. I palestinesi hanno combattuto la base militare, non il luogo santo. I luoghi santi di Gerusalemme, Betlemme, Hebron, sono salvi nelle mani dei palestinesi, come lo sono stati per innumerevoli generazioni. Senza la venerazione della gente che vi ha abitato, nessuno di essi sarebbe sopravvissuto. Per favore, ricordatevene, quando verra' il momento di Gerusalemme. Quest'ultima saga degli eventi riguardo la Tomba di Giuseppe e' solo un'altra prova dell'inaffidabilita' della macchina dei media americani. La grande nazione, la formidabile superpotenza ottiene le sue informazioni e naviga nel mare della politica mondiale usando un telescopio di Topolino invece di lenti d'ingrandimento elettroniche. Se i signori dei media ebraici vi imbrogliano sulla Palestina, come potete pensare che siano onesti in qualche altro modo? Forse le sofferenze dei palestinesi dovrebbero aiutare gli europei e gli americani ad accorgersi della secca in cui si sta imbattendo la loro nave.

traduzione a cura di www.arabcomint.com

Inviato da: vocedimegaride Trackback: 0 - Commenti: 5

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Inviato da vocedimegaride
il 07/03/07 @ 00:52
Per chi facesse difficoltà a capirlo, Israel Shamir - lo dice il suo nome - è un ebreo e non un palestinese, come sembrerebbe. Ora che lo sapete, vi auguro una riflessione in più sulla vera questione del Medioriente, molto simile alla Questione Meridionale!!!
marina salvadore

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Inviato da Anonimo
il 07/03/07 @ 11:52
l'odio è fomentato da chi vuole che gli uomini siano nemici tra di loro. Tra gli israeliani vi sono numerose persone dotate di buon senso: la maggioranza però è sionista, anzi nazisionista.
antimo

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Inviato da Anonimo
il 07/03/07 @ 13:38
I disegni dei bambini palestinesi: quello che vedono quello che li spaventa. http://www.arabcomint.com/idisegnideibambini.htm

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Inviato da Anonimo
il 07/03/07 @ 12:03
Ciò che più mi turba è l'indifferenza della Chiesa Cattolica verso la diaspora in Libano dei Palestinesi-Cristiani cui solo gli Hezbollah hanno dato rifugio e conforto. Qualcuno può darmi delucidazioni?
Claudia

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Inviato da Anonimo
il 07/03/07 @ 13:40
Carissima Claudia, premetto che non nessuna carica per "difendere" la Chiesa Cattolica. Tuttavia la Chiesa in Palestina è molto attiva, tanto che in quella Terra, sfidando tensioni e conflitti il movimento neocatacumenale cattolico ha aperto un importante centro, da qualche anno, proprio per segnare una presenza forte. In questo centro i cristiani possono trovare una serena assistenza. I francescani sono da circa mille anni impegnati in un'assistenza che va oltre la nostra Fede e rappresentano una presenza viva. Da qualche tempo anche le suore di Teresa di Calcutta testimoniano un aiuto concreto. La Chiesa non fa politica e non pubblicizza il proprio impegno, contrariaramente a chi della politica ne fa il proprio pane personale e quotidiano. Nel Bilancio annuale della Chiesa Cattolica, che puoi visionare in rete, vi è una importante quota destinata proprio verso quelle realtà, come la Palestina, più esposte ai rischi dell'egoismo umano e della guerra. Vi sono poi numerose associazioni cattoliche che del proprio impegno ne fanno una bandiera di solidarietà. La ragione politica consiglia di fare tutto questo ed altro in assoluto silenzio ed umiltà. Accanto a queste iniziative ce ne possono essere delle altre, come quelle da te citate...ma Dio è presente nel cuore di tutti gli uomini.
antimo ceparano

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Messaggio N°159 del 11-02-2007 - 23:30
Tags: Rassegna Stampa

dal blog di Beppe Grillo www.beppegrillo.it data odierna

Ministri in ostaggio

Il ministro in ostaggio è una figura nobile del panorama politico italiano. La sequenza è nota. Un ministro si oppone a una vaccata del Governo oppure appoggia una legittima richiesta dei cittadini. I suoi colleghi lo ignorano. Il ministro si indigna (non sempre) e si rivolge alla pubblica opinione (non sempre). In ogni caso dichiara di essere ostaggio della maggioranza. Che, senza di lui (o lei), diventerebbe minoranza. Quello che si vorrebbe sapere è chi tiene in ostaggio questi ministri. Chi impedisce di sapere la verità sul rapimento di Abu Omar bloccando i giudici con il segreto di Pulcinella di Stato. Chi non vuole che sia fatta piazza pulita degli inceneritori. Chi regala un semestre bianco alle compagnie telefoniche spostando i tempi dell’abolizione dei costi di ricarica. Chi vuole l’indulto anche se nessun cittadino sano di mente lo voleva. Chi pensa che 12/13 miliardi di euro per fare un tunnel in Val di Susa sia progresso e non demenza. Chi non vuole fare chiarezza sulle intercettazioni Telecom. Non esiste un mr.Chi che tiene in ostaggio i ministri. Esiste invece un partito trasversale che si chiama Forza Ds con l’appoggio esterno della Margherita. I ministri in ostaggio dovrebbero prenderne atto e non continuare a pagare il riscatto con la perdita di credibilità. O vanno fino in fondo o lasciano perdere. Non ci infastidiscano con il Cip6, con l’Afghanistan, con Vicenza o con l’indulto. Sono cose che sappiamo già. Il loro ruolo è quello di fare qualcosa. Se non ci riescono, almeno tacciano, perchè di dimettersi non se ne parla proprio.

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°103 del 01-01-2007 - 22:40
Tags: Rassegna Stampa

Buon 2008!
di Gabriele Cazzulini, tratto da www.legnostorto.com


Buon anno nuovo!
L’augurio per il 2008 appena nato è incoraggiato dai successi travolgenti di questo incredibile 2007 che ci siamo appena lasciati alle spalle. Come non era mai successo prima, il governo Prodi ha già realizzato nel 2007 i capisaldi del suo programma. Mai si era vista prima una coalizione di 63 partiti realizzare le 241 pagine del suo programma. Decisivo è stato il giorno di ferragosto 2007, la data in cui sono nati i quattro partiti unici del centrosinistra. Grazie anche alla novantanovesima ristampa riveduta e aggiornata del manuale Cencelli, la spartizione del potere tra i 248 membri del governo è stata un’operazione indolore. Si sono dunque verificate le previsioni che Prodi espresse alla fine del 2006: nel 2007 gli italiani avrebbero stupito il mondo. Così è stato: il governo di centrosinistra ha raggiunto i traguardi delle sue ambiziose mete. La nazionalizzazione delle ferrovie, delle telecomunicazioni e delle banche ha permesso agli italiani di godere dei servizi con le tariffe più alte del mondo e la qualità peggiore. I treni arrivano puntualmente in ritardo; in compenso a bordo delle carrozze (ma solo sull’Intercity Plus con prenotazione obbligatoria di almeno tre mesi) è incluso l’insetticida per combattere zecche e scarafaggi. Una telefonata urbana richiede una grossa manciata di gettoni, reintrodotti per obbligare il cliente a pagare prima. La violenza su Internet è un problema risolto perché gli italiani non si collegano più online da quando l’adsl statale ha un canone mensile di 1237 euro (iva esclusa, ovviamente) e permette solo l’accesso al sito dove si pagano le tasse. Anche le banche finalmente offrono servizi adeguati alle esigenze della clientela: tasso d’interesse zero sui conti correnti, ma tassi a due cifre per le spese di gestione. Discorso a sé per la chiusura di un conto: nel 2007 questa pratica così dannosa (per le banche) è stata proibita con regio decreto. Nel solo 2007 il governo Prodi è riuscito a sconfiggere i nemici storici dell’Italia. La peste dell’evasione fiscale è stata debellata grazie all’imposizione della 197esima tassa, quella sul consumo di caramelle – concedendo però generose esenzioni per i consumatori di caramelle senza zucchero. Dal 2008 sarà così possibile abbassare la pressione fiscale dall’attuale 73% al più equo 69%. E’ stato anche introdotto il matrimonio fiscale, che sostituisce quello civile, e viene celebrato direttamente alla sede comunale delle Finanze, principale luogo d'incontro per gli italiani. Pagare le tasse insomma è diventata l’attività che riunisce l’intera famiglia. Ci vogliono infatti più giornate per pagare i ventidue chili di cartelle esattoriali, e quindi padre, madre, figlio, zio, nipote, secondo marito e terza fidanzata si avvicendano gioiosamente in chilometriche code agli sportelli. In caso di pigrizia il governo ha introdotto i lavori forzati, il confino e, per gli evasori più pericolosi, come le latterie di periferia, anche la pubblica gogna. Grazie al suo impegno contro il benessere, il governo è riuscito anche ad eliminare la pericolosa razza degli imprenditori. Abolendo la proprietà privata e istituendo tribunali speciali per condannare i capitalisti colpevoli del peggiore dei crimini, il profitto, la sinistra ha allineato l’Italia ai nostri nuovi alleati, la Corea del Nord e l’Iran. La forza lavoro degli ex-capitalisti è stata dunque impegnata per fini socialmente utili, come la pulizia dei servizi igienici nelle cento nuove moschee, oppure come il lavaggio a mano delle auto rubate dagli immigrati clandestini che godono di piena cittadinanza.
Insomma il 2007 è stato un anno eccezionale. E’ stato l’anno in cui l’Italia è diventata un paese libero – libero dalle libertà. Buon 2008!

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 5

Inviato da Anonimo il 01/01/07 @ 23:42
Peccato che hai dimenticato la tassa "sulle feci", che controllate darebbero il reale stato patrimoniale dell'individuo, sulla "pipi" onde valutare se hai bevuto acqua dal rubinetto o acqua minerale, ovviamente più costosa ... e "DULCIS IN FUNDO" la tassa sull'aria che respiri ... poichè non tutti abbiamo la stessa capacità polmonare e quindi chi più assorbe ... più paga!
Buon Anno a TUTTI Mauro

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Inviato da Anonimo il 02/01/07 @ 00:04
Le "feci" sono un passato remoto quindi imputabili alla redditività delle annualità fiscali pregresse! marina

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Inviato da Anonimo il 02/01/07 @ 09:36
Ironie di Capodanno 2007.
Ottima visione di Megaride delle cose italiane del 2006. Ben detto, fra l’altro: «Si sono dunque verificate le previsioni che Prodi espresse alla fine del 2006: nel 2007 gli italiani avrebbero stupito il mondo. Così è stato: il governo di centrosinistra ha raggiunto i traguardi delle sue ambiziose mete.». Secondo una certa mia visione è stato come avere allestito un nuovo presepe in Italia, per rimediare al fatto che quello tradizionale non andava più di moda. Ecco che che davanti al novello Gesù in “allestimento”sono stati messi tanti bei “somari” e “bovi” in carne ed ossa, quelli elencati di cui cito gli ultimi, «La forza lavoro degli ex-capitalisti è stata dunque impegnata per fini socialmente utili, ...». Giusto il tocco magico delle illusioni della Tv di nuovo conio prodiano, attraverso la sceneggiata sul presepe in cui ci sono due “poveracci” che reclamano migliore sorte. «Ma io sono Paolo Bonolis» dicono entrambi, per lasciarsi intendere! E poi per dare il buon esempio c’è stato chi, passando dalle parole ai fatti, ha utilizzato uno dei “disoccupati” del presepe natalizio a causa del magistrale “cambiamento” suddetto. Sentite questa che è stata trasmessa sul web da : eco blog.it. Il titolo è «Gli asini fanno risparmiare» e poi dice così: «Il sindaco di un comune siciliano nel parco elle Madonie, Castelbuono, si e' fatto due conti in tasca e ha calcolato che affidare la raccolta della spazzatura a degli asini avrebbe significato un notevole risparmio per le casse comunali. Mario Cicero spiega la sua ecologicissima idea in questi termini: "Non abbiamo il dovere di difendere l’ambiente? Bene, allora eliminiamo dalle strade del centro storico del nostro paese i camion e i furgoni che sono inquinanti e rumorosi." Ogni asino girerà per il paese con un bidone per lato, uno per i rifiuti biodegradabili ed uno per il resto (a Castelbuono si differenziano i rifiuti). Il raffronto dei costi e' schiacciantemente a favore della bestia: un camioncino costerebbe 30.000 euro, mentre un asino ne costa 1.500. mantenere un camioncino (bollo, assicurazione, gasolio, meccanico...) costa 8.000 euro, mantenere un asino (alimentazione, custodia e veterinario) ne costa 2.000. "Prevediamo che due automezzi possano essere sostituiti da tre animali e che gli operai impegnati si riducano da quattro a tre." Oltre al risparmio c'e' anche il ripristino di una tradizione locale (il trasporto a dorso d'asino) che viene attualizzata. Il sindaco si spinge provocatoriamente oltre, fino a suggerire il rilascio di certificati verdi per il processo di raccolta rifiuti effettuato a dorso d'asino. Noi di ecoblog appoggiamo e applaudiamo!». Ma il quadro scenico che ho presentato non è completo, specie se si guardano le cose dalla parte dei napoletani. C’ stà l’ultema cannunata proprio di un napoletano, “verace” di nome e di fatto che mi è parso vederlo allo stesso modo di quel Bonolis “finto asino”. Ecco come ho visto la cosa con una mia poesia narrativa in napoletano che «Poesia dell'anima» di Antimo col suo messaggio N°147 , ha presentato in occasione dei miei auguri natalizi . Il titolo del componimento in versi, naturalmente, si rifà a quel napoletano “verace”ed è: «Ma io sono Napolitano!».
E per calare il sipario della sceneggiata in questione, riporto le ultime battute, dopo aver detto a modo mio più o meno le analoghe cose di Megaride del post a commento:

... Ie dicesse a chisto punto ‘e fa ‘na cosa,
just’ mò che sta venenn’ Natale.
Chissà, chisto Presidente, cagnann’ casa,
cagnen’ pur’e ccose pe’ Napule.
Dicess’, qua’ Quirinale! Ce vò
‘o Presebbio pe’ isso che ‘na vota
era contro. Mo’ facess’, pe’ penitenza,
‘a part’ ‘e San Giuseppe e abbarass’
‘e fatt’ ‘e Giesù Bambino, che so’ pure
chill’ d’i napulitan’. Tal’ e qual’ a chill’
dduje d’‘a Tivu che s’allamenten’
(d’‘o supierch’ ) dicenn’sott’ sott’,
ma io sono Paolo Bonolis!
Conclusione dell’ironia. Mi sa che ha vinto ancora il Cristianesimo “spostando” le cose temporali dell’anima, nientemeno, che nel cuore degli uomini, facendo sua una certa forza del «Serpente» tentatore sempre pronto a raggirare l’uomo, «l’ironia». O no?

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Inviato da Anonimo il 02/01/07 @ 10:20
Rimedio all’omissione del precedente mio commento che non ho firmato. Il mio nome che è Gaetano Barbella, ma lo si può capire lo stesso in relazione al sito dell’amico Antimo Ceparano. Saluti

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Inviato da Anonimo il 02/01/07 @ 10:27
Bentornato, Barbella! Sempre molto piacevoli i suoi interventi! "megaride"

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Messaggio N°100 del 31-12-2006 - 10:19
Tags: Rassegna Stampa

Chi sono i Sunniti e gli Sciiti?
per gentile concessione di Antonello Sacchetti
tratto dal sito, tra i migliori, di approfondimento giornalistico che questa redazione caldamente segnala ai suoi lettori
www.ilcassetto.it

Le differenze coi sunniti.
Da Alì ad Al Sadr, passando per Khomeini
Gli sciiti, chi sono costoro? Il protrarsi della crisi irachena ha fatto sì che l'opinione pubblica occidentale venisse a conoscenza della loro esistenza.
Ma chi sono davvero? Qualche boxino nei quotidiani ci dice che costituiscono una corrente minoritaria dell'Islam, che sono al potere in Iran e che in Iraq hanno patito una repressione feroce sotto Saddam Hussein.Gli sciiti costituiscono circa il 10 per cento degli 1,3 miliardi di musulmani del mondo. Di questi, circa 120 milioni (sia persiani sia arabi) vivono in Medio Oriente. Sono maggioranza religiosa in Iran, Iraq, Libano, Azerbaigian e Bahrein e rappresentano una significativa minoranza in Afghanistan, Pakistan, Siria, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. In cosa il loro Islam è differente da quello dei sunniti? Perchè sono così importanti negli equilibri dell'Iraq del post-Saddam?
Andiamo con ordine.
Alle origini dello scisma
Il profeta Maometto muore nel 632, senza eredi maschi e senza aver designato un successore. Alì è il cugino di Maometto e sposo di sua figlia Fatima. Tra i musulmani si apre la lotta alla successione. La maggioranza di loro (sunniti, da sunna, tradizione) credono che sia necessario individuare nella comunità il vicario (in arabo khalifa, da cui califfo) di Maometto. Un piccolo gruppo di musulmani (shi' ah, da cui sciiti, significa partito) crede invece che la guida dell'Islam spetti ad Alì, unico rappresentante della famiglia del Profeta. Alì (proclamato Imam, originariamente “colui che guida la preghiera”) rimane al potere per soli cinque anni, finché non viene ucciso in un agguato. I suoi due figli Hassan e Hussein moriranno in battaglia. Nei secoli successivi il potere rimane nelle mani delle dinastie sunnite degli Omayyadi, poi degli Abassidi e infine degli Ottomani. Il califfato diventa una monarchia ereditaria. Gli sciiti passano all'opposizione.
Differenze dai sunniti
Da un punto di vista dottrinario, le differenze tra sunniti e sciiti sono non tanto teologiche quanto epistemologiche. Mentre i sunniti hanno enfatizzato l’interpretazione testuale delle scritture e la loro applicazione giuridica, gli sciiti hanno optato per un’interpretazione simbolica del Corano alla ricerca della verità della fede. Per questo gli sciiti sono accusati dai sunniti di aver introdotto la filosofia all’interno del messaggio divino che, secondo loro, non avrebbe alcun bisogno di essere razionalizzato.
Il radicalismo del no
Lo sciismo si caratterizza dall'inizio come rifiuto dell'inautentico, come radicalismo del no, come lotta contro l'ingiustizia. Nel 680 Hussein guida un esercito di soli 72 uomini contro centinaia di kharagiti (fazione sunnita). Hussein e i suoi seguaci scelgono di non arrendersi e vengono tutti uccisi e fatti a pezzi a Kerbala, da allora città santa sciita. Il martirio di Hussein è al centro della teologia sciita: la sofferenza e il sacrificio acquistano un significato pregnante, a differenza di quanto accade nel sunnismo che sembra poco avvezzo alla sconfitta. Lo stesso Gesù è considerato un grande profeta, ma la sua morte in croce è - per la maggioranza dei musulmani - un fallimento. Così uno studente universitario di Teheran ci spiega cosa significa essere sciita: Vuol dire preferire morire con orgoglio che vivere nella paura e nella schiavitù. E' più importante pensare un'ora che pregare settant'anni. Se dormi tranquillo mentre un tuo fratello sciita ha bisogno del tuo aiuto, allora non sei un musulmano.
Persecuzioni antiche e recenti
La sopravvivenza del ceppo sciita è assicurata da un ramo dinastico di imam discendenti da Hussein (tutti morti violentemente) che si succedono fino all'874, anno in cui il secondo imam, Mohamed al-Mahdi, esce misteriosamente di scena. I suoi seguaci lo considerano nascosto in attesa di tornare e regnare fino alla fine dei tempi. L'Imam, che nel sunnismo è una guida meramente spirituale, nello sciismo assume una rilevanza fortemente politica. Nello sciismo nasce la figura dell'ayatollah (segno di Dio), la cui autorevolezza discende dalla sua vicinanza a Dio.
Ancora oggi la maggioranza dei sunniti considera gli sciiti dei falsi musulmani, una setta di blasfemi da combattere con tutte le forze. Va ricordato che in Afghanistan gli hazara sono stati perseguitati sotto i Talebani e che in Arabia Saudita gli sciiti vivono in una sorta di apartheid politico. I siti web vicini ad Al Qaeda accusano oggi gli sciiti di aver aiutato gli americani a conquistare Baghdad. Mentre al Zarqawi, terrorista giordano, ha definito gli sciiti “uno scorpione ingegnoso e maligno”, un “nemico che veste gli abiti dell’amico”. Gli effetti di questa propaganda non si sono fatti attendere. Il 2 marzo 2004 oltre duecento sciiti che si apprestavano a festeggiare la festa dell’Ashura sono stati uccisi in attentati in Iraq (a Baghdad e Karbala) e in Pakistan. Gli sciiti vengono colpiti da Al Qaeda perché costituiscono la fazione più organizzata e più omogenea tra quelle che si contendono l’eredità di Saddam. Qualora si arrivasse a libere elezioni, sarebbero loro il “partito” più forte. Non solo: il clero dell’Iran segue sornione le vicende di Al Sadr e compagni, sapendo benissimo di essere un punto di riferimento imprescindibile per gli sciiti iracheni.
Esempio Iran
Nel XVI secolo la dinastia dei safavidi fa dello sciismo la religione di Stato della Persia. Messo al riparo dalla persecuzione sunnita, diventa il carattere fondante dell'Iran. Quattrocento anni dopo lo sciismo (più che il clero sciita) è protagonista dell'ultima rivoluzione del XX secolo. Quando nel 1979 Khomeini conquista il potere in Iran, Michel Foucault commenta: E' l'irruzione dello spirituale nel politico. Lo sciismo come ideologia fornisce agli iraniani la disciplina e l'orgoglio per assumere il controllo del Paese dopo la ribellione alla tirannia dello scià. Khomeini, tra l'altro, esalta la figura dello shaid, del martire, durante la lunga guerra contro l'Iraq di Saddam (1980-88). Da allora le missioni suicide diventano una costante nella lotta armata di matrice islamica.
Lo sciismo ha un ruolo chiave anche in Libano, dove l'Hezbollah (partito di Dio), finanziato dagli iraniani, si impone come forza politica e militare e nel 2000 costringe l'esercito israeliano a ritirarsi dal sud del Paese, ponendo fine a un'occupazione iniziata nel 1978.
Il grande giornalista Ryszard Kapuscinski spiega così il ruolo della religione sciita nella rivoluzione iraniana del 1979: Il talento dello sciita si manifesta nella lotta, non nel lavoro. Contestatori nati, sempre all'opposizione, dotati di grande dignità e forte senso dell'onore, appena scoccò l'ora di dare battaglia si sentirono di nuovo nel loro elemento. Potrebbe essere un commento anche a ciò che accade oggi nel sud dell'Iraq.

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 1


Inviato da Crocco57 il 31/12/06 @ 13:56
Grazie per questo articolo: chiarisce parecchie lacune. buon anno. antimo

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Messaggio N°87 del 18-12-2006 - 23:17
Tags: Rassegna Stampa


 Un presepe anche nel Natale dei Musulmani
 di Magdi Allam

Quest'anno ho deciso di rinnovare il Natale allestendo in casa mia, io unico musulmano laico della famiglia, un presepe e un albero più belli e più grandi per condividere con i miei cari la gioia e la meditazione sul mistero della Natività.
Così come ho deciso di presenziare il 26 dicembre al «Presepe vivente dei bambini», allestito al Castello di Giulia Farnese a Carbognano, un comune di 2.070 anime in provincia di Viterbo, per testimoniare la mia partecipazione ai sentimenti di fratellanza e amore tra le persone di buona volontà che il Santo Natale ispira. Ed è proprio perché la Vergine Maria e suo figlio Gesù, venerati anche dall'islam, incarnano il miracolo della vita, che il Natale dovrebbe diventare una festa comune per onorare lo stesso Dio ed elevare il valore della sacralità della vita a

fondamento della nostra umanità. Uso il condizionale avendo in mente la schiera dei laicisti nostrani che vorrebbero trasformare l'Italia in un ennesimo laboratorio del multiculturalismo, eliminando i simboli religiosi e umani che s'ispirano al cristianesimo, relativizzando e uniformando le fedi, i valori, le culture e persino la realtà manifesta della nostra diversità. Ma penso anche ai quei musulmani che sono ideologicamente avversi alla condivisione con il cristianesimo e l'ebraismo dei valori assoluti, universali e trascendentali che rappresentano l'essenza della nostra umanità, perché immaginano di essere i detentori dell'unica e indiscutibile Verità a cui tutta l'umanità dovrebbe sottomettersi. E pensare che mentre in Italia, Gran Bretagna e Canada c'è chi, perfino a livello di autorità politiche e giuridiche, ha assunto dei provvedimenti anti-natalizi per non «urtare la suscettibilità dei musulmani», in 25 Paesi a maggioranza musulmana il Natale cristiano (25 dicembre) o il Natale ortodosso (7 gennaio) è considerato festa nazionale. «Consiglio alle insegnanti italiane che hanno deciso di non allestire i presepi e di vietare agli studenti le canzoni di Natale, di andare a vedere come in Marocco le scuole rimangano chiuse e la gente sia partecipe della festività cristiana», dice Souad Sbai, presidente della Confederazione delle Associazioni della Comunità marocchina in Italia. «Anche per noi musulmani la figura di Gesù e quella di Maria sono importantissime e più volte ricordate dal Corano stesso. Quindi non vedo perché i bimbi musulmani non possano cantarle. I nostri bambini in Italia hanno sempre festeggiato il Natale e tutte le festività. Condanniamo questa strumentalizzazione della presenza islamica in Italia e del nostro rapporto con la società che si registra in questi giorni da parte di chi vuole mettere i nostri figli in prima linea in una battaglia laicista che non ci riguarda e ci danneggia». Ali Younis, medico anestesista dell'ospedale di Pescara, italiano di origine libanese, ha chiesto alla maestra della scuola elementare frequentata dalla sua figliola di illustrare ai bambini la verità del rapporto tra il Natale e l'islam: «Ho spiegato loro che Gesù è un profeta molto rispettato dall'islam e che Maria è la donna più venerata. Chi dunque non crede nella nascita miracolosa di Gesù, non è musulmano». «A casa mia abbiamo allestito il presepe e l'albero di Natale», ci dice Ali che è sposato con un'italiana cattolica, «e a mezzanotte vado in chiesa ad accompagnare mia moglie e i miei figli per festeggiare insieme la nascita di un profeta dell'islam» .Perfino Dacia Valent, portavoce della Iadl (Islamic Anti-Defamation League), ha invitato per il 25 dicembre «tutte le moschee d'Italia a festeggiare la nascita del Messia e così, nel contempo, consacrare il ruolo di Maria (Mariam) come la donna più importante del Corano». «Puntuale, come ogni anno, si ripresenta la polemica stupida e sterile sul Natale», si legge in un documento della Iadl; «Gesù è il Profeta amatissimo da Dio. Consentire ai detrattori della nostra religione di continuare nella mistificazione di una nostra presunta avversione alla figura di Gesù non solo è stupido, ma è addirittura suicida». Come non dare ragione ad Avvenire quando scrive che «il sospetto, sempre più concreto, è che il cosiddetto rispetto delle religioni sia solo un pretesto per mascherare fini bassamente ideologici»? I nemici del presepe, dei canti natalizi o comunque della festa della nascita di Gesù, abbiano il coraggio di dire che sono nemici di questa civiltà occidentale e cristiana, sappiano che di fatto sono alleati degli integralisti e degli estremisti islamici, ma la smettano di tirare in ballo i musulmani impegnati a condividere un'identità italiana e una comune civiltà dell'uomo. www.corriere.it/allam

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°46 del 28-11-2006 - 10:49
Tags: Rassegna Stampa

Napoli: colpa dei media
da www.legnostorto.com

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha iniziato sabato una “quattro giorni” napoletana che ha avuto due punti di riferimento. Il primo è stato una critica ai media per come rappresentano la città e i suoi problemi: “Giornali e tv ne parlano poco e spesso danno una rappresentazione ingiusta e tendenziosa”. Rivolto ai napoletani, ha aggiunto: “Questa cosa ci ferisce. Reagiamo”. Perché, ha spiegato, Napoli e i napoletani “si sono sentiti colpiti, feriti da certi servizi e reportage che davano una rappresentazione ingiusta, unilaterale e tendenziosa sia della città, delle istituzioni, che dei suoi abitanti”. Come sarebbe bello se i media avessero il potere di trasformare la realtà. Accadeva nei Paesi del socialismo reale. A dire che le cose, nel mondo dell’Est, non andavano bene, erano i media occidentali. Intollerabili! Il secondo è stato un richiamo centralistico, che si legge però tra le righe, ma crediamo di non sbagliare. Il Capo dello stato, infatti, ha detto che “il governo si sta impegnando”. Poi ha spiegato che non stava facendo “un elogio al governo” –è o non è super partes? – e ha detto che spetterà ai napoletani “vedere se gli impegni verranno mantenuti. Dico solo che c’è un impegno del governo ad agire, del governo nazionale in concordia con i governi locali”.

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 1

Inviato da anonimo il 29/11/06 @ 20:36
Napolitano sarà anche il capo di uno Stato dove noi napoletani consapevoli facciamo fatica a riconoscerci; sarà indubbiamente anche un ex comunista, ma non si può dire che non sia una persona perbene. In più è napoletano e credo che oggettivamente ad oggi sia il Presidente che stia dimostrando almeno un'attenzione più precisa alla nostra città. Detto ciò, come dice Zitara, poco c'è da attendersi come Sud fin quando esisterà una Repubblica nata come tutti sappiamo e gestita considerando il Meridione una colonia di merci e di contribuenti. Il problema credo non sia Napolitano, altrimenti cosa avremmo dovuto dire dei precedenti presidenti che non ci hanno mai c..... o sono solo venuti a farsi passeggiate e a dirci di sforzarci a diventare "mobili"? La sua affermazione mi pare giusta contro i Bocca, le indagini televisive, ecc...Non serve a molto, non basta, ma almeno è um moto di dignità così come l'invito a noi di rompere di più le scatole ai governanti per ottenere di più. Andrea Balìa

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Messaggio N°43 del 27-11-2006 - 11:50
Tags: Rassegna Stampa

Grillo revisionista-meridionalista
dal blog di Beppe Grillo www.beppegrillo.it

E se il Borbone fosse in realtà il Savoia? E i veri patrioti i briganti? Il Regno delle due Sicilie esisteva, in modo assolutamente legittimo, da secoli. Napoli era la terza capitale d’Europa. Napoli aveva istituito la prima cattedra di economia in Europa. La prima linea ferroviaria: Napoli-Portici. Poi arrivarono i Savoia. La resistenza durò dieci anni.Qualcuno pensa che sia attiva ancora oggi. Dopo l’occupazione piemontese i capitali si trasferirono al Nord e, grazie alla tassa sul macinato, i meridionali nelle Americhe. Il Sud non fu liberato, ma consegnato al sottosviluppo. La Questione Meridionale deriva da un esproprio.Tutto è stato oggetto di revisionismo in Italia tranne il Risorgimento. Garibaldi è l’eroe dei due mondi e Francesco II un miserabile. Le piazze nel Meridione sono intitolate agli occupanti e allo stesso tempo si dice ancora ‘cattivo come un piemontese’. Nulla contro i piemontesi, molto contro la feroce repressione del generale Cialdini. Alla guida di un esercito di più di 100.000 uomini. Un po’ come la guerra di liberazione in Iraq. Molto contro paesi incendiati e massacri. Contro deportazioni. E decine di migliaia di morti. A scuola il Borbone è il cattivo e il Savoia il buono. Stato borbonico è sinonimo di degrado delle istituzioni. Brigante di protomafioso. Forse vanno cambiati i testi di scuola oltre al significato delle parole. Rivalutati i patrioti che persero la vita contro l’esercito piemontese. Forse dobbiamo raccontarci un’altra storia. In cui il Risorgimento è stato in parte, in gran parte, espansionismo di una dinastia. Che ci ha lasciato in eredità l’emigrazione di milioni di persone che fuggivano dalla fame, due guerre mondiali, il fascismo. E uno stato savoiardo. Quello che ci ostiniamo a chiamare borbonico. Lo so, dopo il populismo, sto scivolando nel revisionismo.


Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°31 del 22-11-2006 - 16:47
Tags: Rassegna Stampa

Napule è chella ch'é!
di Marina Salvadore


Le antiche pietre - cippi lapidei delle glorie passate - ora intrise del lordume della feccia abietta dei Nuovi Signori della città che la fanno da Padrone - jus necis et vitae - in un'apoteosi di immonda volgarità e di arrogante infamia… e la cronaca quotidiana è un bollettino di guerra… ed a Napoli non ci sono più "signori"; questi ultimi sono tutti lontani dalla Patria, a portare il loro genio - la loro cultura - in lungo e in largo per il mondo… a far grande Napoli ma solo nell'immaginariocollettivo… a descriverne la bellezza con l'antica filosofia del popolo di una volta…a tener desto il ricordo di una collettività schietta e generosa che sempre più sprofonda nel mito.. perché ormai non siamo più in grado di ricordarci di quel popolo affabile e carnale, di cantori e poeti, di geni e… di rara UMANITA'. I pochi "signori" presenti ancora in città vivono tappati in casa e guardano la nuova Napoli attraverso il vetro di un televisore o di un computer…Un tempo, non v'era finestra su Napoli che non fosse eternamente spalancata su vie e vicoli, piazze e giardini, per godere di Napoli attraverso una lastra di vetro, d'inverno; attraverso un infisso vuoto, d'estate…. I giovani sani - li senti parlare e ti fa male ascoltarli - vorrebbero tutti andarsene dalla loro città che reputano matrigna e non madre, inaffidabile, e la via dell'emigrazione è ora invocata come àncora di salvezza, SPERANZA; non più come disperato forzato esilio, ultima risorsa…Via da Napoli che ha ricostruito il Trianon, che ha rifatto il salotto culturale del centro storico, che ha realizzato l'avveniristico centro direzionale, il ripristino di borghi e quartieri pittoreschi, lo sfavillio delle arti, la resurrezione del commercio e del turismo…. almeno, così ce la raccontano i suoi politici locali ed in parte riescono a verificarlo - in qualche caso - "quelli di fuori" che vi arrivano per una sfogliatella, un baba ed una mandolinata…o per comprarsi il corno rosso antijella che - pochi lo sanno - si fabbrica a getto continuo a...Trezzano, in Lombardia. Ma nella realtà Napoli è quello che è ovvero tutto ciò che vorremmo non fosse! E ci siamo fatti noiosi e logorroici, a furia di sparlarci sempre addosso, noi napoletani, lamentandoci di tutto ciò che non va, senza metterci mai a tavolino, a meditare sui perché ed i come di tanto declino; soprattutto non ci siamo mai interrogati sull'inerzia dei politici di oggi, eredi legittimi di quelli famelici della Napoli prima colonia del Regno d'Italia!… qui ce la cantiamo e ce la suoniamo - sempre, la stessa canzone - inter nos… parlando, giusto perché abbiamo bocche larghe e carnose, fatte per cantare il melodramma. Ma, ditemi, sono poi un esercito…un'armata… una flotta… un'orda questi nuovi schifosi Padroni della città? Sono talmente in sovrannumero rispetto alla popolazione sana… che non riusciamo a liberarcene? Oh, sì..Va Bene! Allora, dichiariamo la "guerra di Camorra e Tammorra", schieriamo i carri armati in piazza Garibaldi e per Forcella e la Duchesca… mettiamoci in assetto di guerra, proclamiamo lo stato d'assedio…. Facciamo un'enorme intifada : da qui, i napoletani buoni, da lì quelli fetenti…. Assoldiamo, al posto delle forze dell'ordine indigene, i servizi israeliani affinchè facciano per una settimana sola a Napoli quel che fanno da anni a Gerusalemme... che vadano, casa per casa a snidare dalla kasba i camorristi di ogni calibro, come laggiù fanno con i palestinesi sospetti. E che muoia Sansone con tutti i Filistei! Amen. Amen, Annalisa, così sia…ma da quel cielo da dove ora ci osservi dall'alto e ci vedi infinitamente piccoli come microbi - e ti parrà ancora più bella, la tua Napoli - riesci a vedere da quanti ghetti è punteggiata la mitica città di "Partenope la sirena", bella come te?… Riesci da lassù a vedere che dieci camorristi in gruppo fanno la Legge del Più Forte e che un camorrista da solo è solo un vigliacco e tremante coniglio (senza offesa per la specie animale)?…. La Camorra! Una volta era definita "società" e forse, nel cuore di piombo di quella feccia, c'era un virgulto di senso dell'onore, specie se qualcuno osava fare del male a donne e bambini. Una volta!… Oggi, ogni attività delinquenziale - dallo scippo allo spaccio, alla rapina - è definita Camorra; forse perché si diventa delinquenti troppo presto, per quella dose di droga che la Camorra vende, per reclutare mosche nella tela del ragno e che dovendola pagare o "guadagnarsela" costringe il moschillo a fare carriera nel clan… Mi chiedo dove sono le mamme dei moschilli… Dietro quale dito d'omertà si nascondono… quale pudore? Non sono forse mamme come la tua, Annalisa, o sono fatte di terracotta, come le statuine di San Gregorio Armeno?… E, sono mamme che sono state figlie di altre mamme; figlie! Come te, Annalisa, eppure tu sei un angelo del Paradiso e molti tuoi coetanei già hanno i piedi all'Inferno, e sin dalla culla!… Glielo vogliamo dire, a Bassolino e a Jervolino, che la perfida idea urbanistica della kasba napoletana, dei ghetti dei clan - dei quali, da sempre, se ne conosce la geografia fisica, politica ed economica - deve essere disabilitata del tutto? …. Non vedi, da lassù, Annalisa, che altri ghetti "da paura" sono sorti numerosi fino nella provincia? Ghetti che sono esattamente raggi speciali - succursali - di Poggioreale… dove si nasce, si impara a camminare e, prima di conquistare la licenza della scuola elementare pubblica, si è già candidati al carcere minorile… in un'escalation che, in breve, conduce - a seconda dei casi - a Poggioreale… ad uno dei due indirizzi : il carcere o il camposanto, in virtù dell'opzione del lato della barricata dietro cui si è stati a combattere. E una bella verifica presso il Nuovo Catasto Edilizio Urbano di Napoli e l'Ufficio del Registro, per verificare gli atti di acquisto delle proprietà dei camorristi e l'effettiva registrazione dei contratti d'affitto stipulati da questi, dai quali tirar fuori nomi, cognomi e... connivenze di "ghetto", perché mai nessuno ha avuto l'intuizione di proporla, da un secolo a questa parte? E la gente di Napoli che s'è tappata in casa per paura, perché non si prende per mano e ritorna a vivere nelle strade, come un tempo, affollandole giorno e notte? E… perché non si fa una grande ammucchiata dei volti noti di questi quattro fetenti vigliacchi - che chiamare "camorristi" sarebbe pure troppo onore - e non li si spedisce col foglio di via a sostituire braccia e gambe di emigrante ai lavori forzati all'estero?…. Perché nelle scuole, ai bambini napoletani, non si racconta mai delle loro origini patrie, della storia vera del Sud che li ha partoriti, snaturandoli invece a botte di menzogna storica e con lo specchietto per le allodole di miti nazionali che smantellarono la nostra Dignità ed Identità?... Perché ... perché... perché questa inerzia... a chi fa comodo questa Napoli ch'è quella che è e che tale deve rimanere, nei secoli a venire, fino alla totale e più bieca disintegrazione di una identità di popolo, di tradizione, di napoletanità... Chi ci guadagna? Il Nord, che continua a produrci e ad imporci tutto quello che consumiamo nel Sud, dal latte della Parmalat ai pomidoro pelati dell'Emilia, ai napoletanissimi corni rossi antijella il cui unico mercato è Napoli e provincia.... Ma perché... il latte... i pomidoro ed i corni... non sappiamo più farceli in casa... non erano "roba nostra"?... La droga, ed anche il mercato della pedofilia - dico a te, Matilde "mamma coraggio" - hanno reso Napule chella ch'è simile a quei remoti paesi di remota miseria che, spesso, non sappiamo nemmeno più collocare sul mappamondo : la Colombia, la Tailandia, le Filippine, le bidonville brasiliane..... dove si pratica il turismo sessuale a danno di creature indifese e fragili. Innocenti! Matilde, mamma napoletana, così diversa dalle mamme dei moschilli; verrebbe da dire "una mosca bianca".... caduta nella schifosa tela del Ragno rognoso... offesa due volte dalle schifose multiple zampette pelose e dalla vischiosa bava di putredini e umori, dentro quel sepolcro imbiancato, casa della lucertola e del ragno, ch'è Napule... chella ch'è!
(un articolo del 2004 dedicato ad Annalisa e Matilde... a Bassolino e Jervolino.)

nviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°18 del 17-11-2006 - 00:23
Tags: Rassegna Stampa

da l'Espresso Fabrizio Gatti

Ne hanno fatta di strada i fratelli Buglione di Saviano. Da piccoli raccomandati di provincia a massimi esperti di sicurezza, micro e macrocriminalità. Con la loro rete di agenzie di polizia, proteggono un terzo di Napoli. Sono tanto stimati che, grazie a una gara d'appalto del 2005, i loro vigilantes sono diventati la guardia privata della Regione Campania. Così ha deliberato una commissione della giunta di Antonio Bassolino quando ha dovuto stabilire chi doveva presidiare gli uffici e le sedi del Consiglio regionale. L'annuncio sul 'Bollettino ufficiale' era tanto stringato che solo gli addetti ai lavori se ne sono accorti. Cinque righe per un contratto da 4 milioni e mezzo di euro

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 4

Inviato da kayfakayfa il 17/11/06 @ 01:15
L'articolo è uscito sullo scorso numero de L'Espresso, l'ho letto e sono rimasto un tantino sgomento. Sto terminando di leggere Gomorra, bello ma terribile!!!!

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Inviato da vocedimegaride il 17/11/06 @ 12:34
A parte le fasulle gare d'appalto per la sicurezza e la recente volgare sfuriata di Bassolino a "Reporter", circa altri appalti e consulenze, se apriamo il vergognoso capitolo della "collaborazione" con COSMOFILM, peraltro già abbondantemente trattato dal quotidiano LIBERO... ma rimasto lettera muta... scopriremo altri bandi di concorso per la promozione turistica della Campania nel mondo (specialmente a New York) fatti apposta per favorire il monopolio di COSMOFILM.

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Inviato da kayfakayfa il 17/11/06 @ 07:37
Sì, conosco le edizioni Controccorrente è tra i pochi testi che ho letto c'è proprio LA STORIA PROIBITA, complimenti! A riguardo, sulle mie simpatie borboniche ti ho risposto in maniera un tantino più estesa nel mio blog. A presto

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Inviato da vocedimegaride il 17/11/06 @ 10:37
Se i Savoja avessero apportato benefici al Sud, dopo averlo invaso e occupato... senza dichiarazione di guerra... probabilmente non vi sarebbe stato motivo di scrivere "La Storia Proibita" ma dato il perdurare della menzogna risorgimentale e lo sfruttamento secolare del Mezzogiorno, ridotto ormai ad un "pozzo di San Patrizio" olezzante di FOGNA, sarebbe ora di restituire Dignità ed Orgoglio delle Radici alle nostre genti... chissà che non ritrovino un valido motivo per rialzare la testa!... Tuttavia, la difesa dei Borbone - chiarisco - è scevra da sterili nostalgie e non mira alla restaurazione di un TRONO.

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Messaggio N°17 del 17-11-2006 - 00:20
Tags: Rassegna Stampa

Draghi:alziamo l'età pensionabile e diminuiamo i salari

apprendiamo dal sito:
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?=302078
dall'alto del suo milione di euro di stipendio all'anno il dottor mario draghi sostiene che bisogna aumentare l'età pensionabile e con la complicità del sindacato "contenere i salari" dei lavoratori infatti per rinnovo del contratto del terziario cgil-cisl-uil hanno chiesto (udite udite) 70 euro in 2 anni (lordi si intende). un vero scandalo. e tutto tace.
http://www.rete28aprile.it/modules.p...rder=0&thold=0 ecco chi è mario draghi. Direttore generale del Tesoro per oltre dieci anni, è stato fino ad oggi vice presidente di Goldman Sachs. Già questo la dice lunga su molte cose. Quando nel 2001 il ministro Tremonti lo sostituisce da direttore generale del ministero del Tesoro con Domenico Siniscalco, Draghi torna per un breve periodo ad insegnare negli Stati Uniti, per entrare poi, già nel 2002, in Goldman Sachs a Londra di cui ben presto diviene vicepresidente per l'Europa. La Goldman Sachs è la banca d'affari più potente al mondo e comunemente definita, insieme a: Rothschild, Warburg, Barings ed altre, una delle fazioni vicine agli "imperi anglo-ebraici" e quindi fuori dal controllo dell'altro "potentato economico-religioso" che è l'Opera (Opus Dei) a cui invece apparteneva il religiosissimo Antonio Fazio a lungo tempo difeso, non a caso, dalle gerarchie ecclesiastiche (oggi ad egemonia Opus Dei, il cui capo è proprio Benedetto XVI). Del resto la rosa dei nomi dei possibili successori di Fazio che sin dal primo momento è circolata[1] non prevedeva una riconferma per un seguace dell'Opera, consumando così un forte scontro al vertice tra gerarchie cattoliche e le lobbies ebraiche. Già in passato la figura di Draghi è stata alla ribalta delle cronache, soprattutto quando prese parte, il 2 giugno 1992, all'incontro segreto a bordo del Britannia, il panfilo reale della regina Elisabetta II d’Inghilterra, al largo di Civitavecchia. A bordo vi erano esponenti del mondo bancario (con rappresentanti delle banche Barings, Warburg, Barclays, ecc) e finanziario (oltre a Draghi, George Soros ad altri). Alla presenza della stessa regina Elisabetta che si era occupata dei saluti ufficiali, si era a lungo discusso della necessità di una completa privatizzazione delle partecipazioni statali e dell’industria di Stato a prezzi stracciati a seguito di una svalutazione della lira. Entrambi gli avvenimenti si verificarono presto: nel settembre 1992, durante il governo di Lamberto Dini, l'allora governatore della Banca d'Italia (Ciampi) ritardò una speculazione della sterlina (opera del multimiliardario ungaro-statunitense George Soros[2] ) contro la lira, causandone così una brusca ed immediata svalutazione del 30%. Nel tentativo di arginare il tracollo economico e finanziario del Paese, i governi attuarono pesantissime finanziarie e si prosciugarono le riserve in valuta estera della Banca d’Italia: ben 48 miliardi di dollari (quasi 100 mila miliardi di vecchie lire). Così come previsto dall'incontro sul Britannia ci fu ben presto una svalutazione della lira e così le privatizzazioni selvagge non tardarono ad arrivare. Nei successivi dieci anni si sono succeduti diversi ministri del Tesoro e diversi governi (Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema, ancora Amato e ancora Berlusconi), ma Draghi resta sempre al suo posto prendendo le redini dell'industria e della finanza a partecipazione pubblica in via di privatizzazione e gestendo tale processo. Sono gli anni delle grandi privatizzazioni, dall'Eni a Telecom da Imi (Draghi dal '91 al '96 sarà nel Cda Imi e dal '93 ne presiederà il Comitato per le Privatizzazioni) a Comit e Bnl e che cambiarono profondamente il profilo economico e finanziario del Paese. Ma non è solo la sua filiazione alla Goldman Sachs a destare perplessità. La sua figura è fortemente legata ad altre istituzioni quali la Banca Mondiale ed il gruppo Bilderberg[3]. La sua nomina è comunque arrivata, in modo tempestivo dopo le dimissioni di Antonio Fazio, con un plauso quasi unanime tra governo e principali partiti d'opposizione. La qualcosa non deve stupire: i principali ministri che hanno varato, assieme a Draghi, la lunga stagione delle privatizzazioni sono stati proprio Ciampi, Giuliano Amato e Vincenzo Visco

Postato da "IL PATRIOTA" il 16/11/2006 ore 18,25

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2

Inviato da terranuova0
il 17/11/06 @ 10:37
povero benedetto XVI! attacchi a tutta birra!!! ciao.
antimo ceparano

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Inviato da vocedimegaride
il 17/11/06 @ 10:41
anch'io mi dissocio dall'attacco a Benedetto XVI, fermo restante quello a Mario Draghi ed a tutta la Massoneria









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