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Messaggio N°426
Chiacchiere e distintivo:Camelot è crollata!
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Messaggio N°426 16-08-2007 - 21:20
Tags: Economia - Sviluppo

Chiacchiere e distintivo: Camelot è crollata!
di Eugenio Benetazzo

Ecco che cosa sono la FED e la BCE: chiacchiere e distintivo. Innanzi al più gran bubbone finanziario degli ultimi anni che sta ormai per esplodere, se n’escono con affermazioni del tipo, state tranquilli, non vi preoccupate tanto l'economia è sana, l'Europa non rischia nulla! Più grande è la bugia, più la gente la crederà. Le recenti iniezioni di liquidità (ben quattro interventi in sette giorni) per sostenere le attività bancarie, ormai in pieno default finanziario causate da uno stato d’insolvenza generalizzato (solo nella mia provincia vi è una nota banca di modeste dimensioni che ha qualcosa come 1.500 contratti di mutuo d’ultima generazione in sofferenza). La crisi che ha colpito i mercati statunitensi, avrà conseguenze tutt'altro che irrisorie sui mercati europei, che hanno voluto scimmiottare i fratelli d'oltre mare. Lungi dal gongolare per le disgrazie altrui, ma l'analisi sviluppata ed elaborata in BEST BEFORE e contemplata anche durante il tour di BLEKGEK ha trovato in questi giorni una loro evangelica materializzazione: alla faccia di tutti quei cosiddetti economisti laureati in prestigiose università fabbriche di cloni replicanti che davano il ricorso al debito a bassi tassi d’interesse come la linfa della globalizzazione. In ogni caso, alla fine Camelot è crollata: il castello di debiti costruito su fondamenta di altri debiti cartacei (coperti a loro volto da un fiume di strumenti derivati: l'altra bolla che dovrà scoppiare) ha dimostrato tutta la sua fragilità. Ecco che cosa ha sostenuto l'economia, il PIL, gli indici di borsa ed il rally immobiliare: il ricorso al debito sfrenato. Tutto a tutti, anche senza garanzie o per dirla all'americana, tutto a tutti grazie ai NINA (acronimo di none income, none assets) ovvero prestiti rilasciati anche a chi non ha reddito certo e non dispone di garanzie reali (fate attenzione comunque perché anche in Italia li abbiamo, solo che si chiamano con un altro nome, di solito il nome delle finanziarie che li erogano!). Particolarmente in Europa in queste ultime ore stanno tentando di rincuorare gli animi e le speranze di investitori e risparmiatori, affermando che la situazione in Eurolandia non è così grave come in USA: è vero non è grave, è gravissima ! Nonostante vi dicano il contrario ! Le differenze sostanziali le possiamo anche individuare sulle diverse dinamiche di escussione del sistema giudiziario anglosassone rispetto a quello europeo, qualche mese in USA contro qualche anno in Europa, in Italia addirittura anche cinque ! Questo significa che una banca italiana che ha prestato ad una coppia di giovani precarizzati il 100 % per l'aquisto di un miserabile appartamento da 40 mq può aspettare anche 5 anni prima di riavere la disponibilità finanziaria che ha prestato. Non da meno si aggiunga che in Europa il ricorso all'acquisto di immobili con finanziamento integrale è stato adeguatamente coperto e suggellato da perizie immobiliari stragonfiate (che consentissero di rendere congruo il possibile valore di ipotetico realizzo in caso di escussione). Purtroppo i debiti si pagano e si estinguono solo con il denaro (denaro che ora sembra non esserci più), ed è per questo che ci aspetta uno scenario veramente senza precedenti: una bolla economica che avrà dinamiche tutt'altro che prevedibili. Rammentate a tal punto che le azioni le vendete in tre minuti con una telefonata alla banca o con un click di mouse, mentre un’abitazione o un appartamento (ammesso che trovate in questo momento il compratore) potrebbe richiedere anche alcuni mesi. Per tale considerazione questa volta ad essere profondamente esposte oltre ai mutuatari ed investitori ci sono anche le stesse banche, i cui patrimoni in questi ultimi quattro anni si sono sempre più spesso cristallizzati: basta molto poco adesso per compromettere la loro solidità. E se il sistema bancario vacilla, quello industriale (stretto ad esso da un cordone ombelicale) e tutt'altro che rincuorante. Non penso che ci siano molte soluzioni: semplicemente stiamo andando incontro all'implosione del sistema turbocapitalistico in cui il solo ricorso al debito ha consentito il sostentamento dei consumi. Per questo motivo il sistema non è sano, quanto stramaledettamente marcio ed allo stadio terminale: un conto è spendere perché si è risparmiato negli anni precedenti, un altra cosa è continuare a consumare ed acquistare beni di consumo perché qualcuno presta il denaro facilmente. La storia si ripete: voglio ricordarvi che Giovedì 24 Ottobre 1929, cinque giorni prima del famoso Martedì Nero, in seguito alle prime avvisaglie di panic selling sui listini, intervennero tre banche nazionali per sostenere le quotazioni e limitare l’emorragia di vendite: la National Bank, la Chase Manhattan e la Banca Morgan. Il giorno successivo, Venerdì 25 ottobre, molti banchieri di prestigio si affrettarono ad effettuare dichiarazioni ancora rassicuranti circa lo stato di buona salute dell'economia, persino il famoso Charles Schawb (fondatore dell’omonima casa di brokeraggio) e lo stesso presidente Hoover affermavano che la situazione era sostanzialmente sana ed i fondamentali economici dell’industria americana proiettavano una vigorosa e stabile prosperità per il futuro. Sappiamo tutti com’è andata a finire tre giorni dopo: un crollo drammatico delle quotazioni, la giornata di negoziazione più catastrofica, sino allora, della storia di Wall Street: il famoso Martedì Nero del 29 Ottobre 1929. Fateci caso che la storia si sta ripetendo ! Istituzioni e banche centrali che garantiscono che il peggio è passato e soprattutto che l'Europa più di tanto non subirà le conseguenze della crisi di liquidità del sistema bancario statunitense. Peccato però che i fatti contraddicano le loro incoraggianti affermazioni: sappiate a tal fine che la BCE ha effettuato interventi di liquidità più corposi rispetto alla FED, in buona sostanza ha immesso molto più denaro di quanto ne ha reso disponibile la stessa FED. E come se questo non bastasse assistiamo al teatrino dei mass media che parlano d’iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali come se fossero un toccasana per il malato moribondo: tutt'altro. Iniettare liquidità non è di certo una manovra salutare a lungo termine, può consentire una momentanea stabilizzazione della crisi in corso, ma successivamente comporta una inevitabile aumento dell'inflazione con contestuale instabilità dei mercati: in buona sostanza si dovranno alzare ancora i tassi d’interesse per raffreddare l'intero sistema, magari molto di più di quanto si era precedentemente annunciato. L'ipotesi di un tasso di sconto al 6% in Eurolandia comincia a farsi sempre più plausibile. Ma lasciatemi raccontare in maniera un po’ più tecnica che cosa sarebbe successo: se a fine giornata un istituto di credito ha avuto un saldo depositi/prelievi negativo, potrà allora acquistare il denaro di cui ha bisogno nel circuito interbancario, dove troverà i fondi messi a disposizione da altre banche che hanno invece avuto un saldo depositi/prelievi positivo. Questo tasso nei giorni scorsi era volato al 4,7 % contro un tasso di sconto ufficiale al 4 %. La BCE è pertanto intervenuta dal lato dell'offerta, per riequilibrare il sistema, garantendo la liquidità necessaria a soddisfare la domanda ed infatti il tasso di mercato si è immediatamente riallineato al 4%. In buona sostanza quindi la BCE ha creato denaro dal nulla e lo ha reso disponibile alle condizioni di mercato ufficiale ad alcune banche in difficoltà, per evitare che altre potessero speculare su una presunta crisi di liquidità. Possiamo convenire quindi che iniettare liquidità nel sistema significa dare denaro ad una ristretta elite di banche in momentanea difficoltà finanziaria a discapito del resto del mondo in modo tale che non si abbia una percezione immediata di quest’operazione. Il tutto è alquanto scandaloso in quanto anziché creare denaro (dal nulla) per aiutare chi ha contratto un debito per l'aquisto della prima casa (di fatto il debitore con un bisogno sociale primario), si preferisce sostenere e supportare il sistema bancario (quindi il creditore con una finalità puramente speculativa) il quale si trova in difficoltà perché il debitore a fatica riesce a restituire il denaro preso a prestito. A mio modo di vedere, l’unico rischio reale che corre veramente il sistema bancario è quello di una rivoluzione popolare. www.eugeniobenetazzo.com/tour.html

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°406 22-07-2007 - 11:15
Tags: Economia - Sviluppo

Punti di vista su Pensioni & Affini raccolti dalla redazione

FIRMA LA PETIZIONE PER ABOLIRE LA RIFORMA DINI E DARE NUOVAMENTE LA PENSIONE RETRIBUTIVA AI LAVORATORI ITALIANI,. LA RIFORMA DINI DEL 1995, INTRODUCENDO UN SISTEMA DI CALCOLO (RETRIBUTIVO/CONTRIBUTIVO) MISTO, INIZIERA', TRA UNA DECINA DI ANNI, A TAGLIARE LA PENSIONE A TUTTI COLORO CHE NEL 1995 NON AVEVANO 18 ANNI DI CONTRIBUTI; MENTRE PER CHI HA COMINCIATO A VERSARE CONTRIBUTI DAL PRIMO GENNAIO 1996 IL TAGLIO SARA’ TOTALE. La riforma Dini opera una disparità inaccettabile tra generazioni di lavoratori e di pensionati: (http://www.lavorotradito.it). La pensione retributiva è il riconoscimento ai lavoratori della loro opera prestata per la crescita e il mantenimento dell'intera società ITALIANA. http://www.petitiononline.com/280207/petition.html - (ricevuta da pdg@)

NON VI È ALCUNA RAGIONE PER METTERE MANO ALLE PENSIONI. NEL SUO ULTIMO BILANCIO L'INPS (NONOSTANTE LA PERSISTENZA DI UNA EVASIONE CONTRIBUTIVA DA TUTTI CONSIDERATA ENORME) DICHIARA UN AVANZO ATTIVO, TRA ENTRATE CONTRIBUTIVE ED USCITE PER IL PAGAMENTO DELLE PENSIONI, DI BEN TRE MILIARDI E MEZZO DI EURO. A complicare la gestione dell’INPS sono le uscite assistenziali (che lo stato legifera ma che fa pagare all'Inps senza poi restituirle pienamente) come la cassa integrazione, le pensioni di invalidità, le pensioni sociali ecc.. che per legge sono di competenza del bilancio pubblico, quindi della fiscalità generale. A complicarla ulteriormente sono poi alcuni fondi previdenziali in rosso (come l'ex fondo dei dirigenti di azienda, che da solo ha un disavanzo di 2,8 miliardi di euro), o ex fondi di dipendenti pubblici (come i telefonici, i ferrovieri, gli elettrici) che, per responsabilità statale, hanno un valore della pensione maggiore al valore dei versamenti contributivi. Fondi il cui disavanzo viene coperto dai contributi delle altre categorie di lavoratori. Fondi che riguardano alcune centinaia di migliaia di pensionati, quindi una minoranza, ma il cui deficit viene ora utilizzato per giustificare la riduzione delle pensioni alla maggioranza dei lavoratori. SE VERAMENTE SI VOLESSERO SALVARE LE PENSIONI BASTEREBBE SEPARARE LA PREVIDENZA DALL'ASSISTENZA, ISOLARE QUEI FONDI (POCHI E PARTICOLARI) CHE DICHIARANO UN DEFICIT DI GESTIONE ED AVVIARE IL LORO RISANAMENTO, AGGIORNANDO IL VALORE DEI CONTRIBUTI ANCHE ATTRAVERSO IL COINVOLGIMENTO DELLO STATO CHE HA LA PRINCIPALE RESPONSABILITÀ DI AVER LEGIFERATO CONDIZIONI PREVIDENZIALI PARTICOLARI PER CATEGORIE DI LAVORATORI SUI QUALI PER ANNI A FARE LEGGE ERA IL CLASSICO SISTEMA CLIENTELARE DEMOCRISTIANO. Infine, dette tutte queste cose, risulta da uno studio sullo stato sociale, realizzato dalla Università di Roma, che il sistema previdenziale contribuisce al PIL nazionale per ben lo 0,5%. Già questo mette a nudo tutte le falsità che ci vanno raccontando da anni: il sistema previdenziale contribuisce al valore positivo del pil e non vi grava affatto. Anche Cgil Cisl Uil, durante il Governo Berlusconi, avevano contestato la riforma previdenziale del centro destra (scalone Maroni) affermando che i conti Inps andavano benissimo e che nulla giustificava un ulteriore intervento. Erano così convinti di ciò che la questione dell'abolizione dello scalone Maroni fu assunta anche dal programma elettorale della formazione di centrosinistra.. OGGI QUELL'ASSUNTO E’ SEMPLICEMENTE SPARITO. (da “passaparola”) Estratto da una lettera inoltrata a info@vocedimegaride.it da M.S.:
… ma chi me lo fa fare? In pensione, a questo punto, ci andrò quasi centenaria se aspetto di arrivare a quota “97”, perché tra uno scalino e l’altro, o non raggiungo il limite di età o non raggiungo il numero di anni contributivi. A 97 , matematicamente, non ci arriverò MAI! Allora, invece di stare a morire nella Pubblica Amministrazione, in uno dei servizi ministeriali privatizzati ed usuranti a furor di noia e di mobbing da parte dei numerosi capi e capetti “carrieristi” ministeriali… io cinquantenne, in servizio dal 1983, non mi conviene licenziarmi…prima di morire di inedia, di mutui, di finanziamenti, di rate e di carta di credito… prendermi quella miseria di liquidazione ed attendere che a 65 anni mi scatti la Pensione Sociale… che di certo sarà di ben poco inferiore al 60% dello stipendio mensile che mi darebbero come pensione statale? Non è chiaro, forse, che “andare a lavorare” costa quotidianamente qualche cifretta tra mezzi di trasporto, un caffè, la merenda e tutto lo spreco di tempo che non puoi dedicare a seguire le cose di casa, demandandole ad altri “a pagamento”? Largo ai giovani!!! FURTO DEL TFR: IL 75% DI LAVORATORI HA SCELTO DI TENERSELO E NON SI E’ FATTO FREGARE. Questo dato va anche misurato con il fatto che a favore dei fondi si sono schierate:Tutte le forze politiche, ad eccezione di alcune minoranze in alcuni partiti. Tutte le forze sindacali confederali, ad eccezione dei sindacati di base. Tutte le forze economiche, che non vedono l’ora di appropriarsi dei soldi del tfr per finanziare la borsa. La stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione con pochissime eccezioni. SINDACATI CONFEDERALI E GOVERNO NE PRENDANO ATTO! Chi vuole obbligare i lavoratori a dare tutto il tfr ai fondi. Chi vuole innalzare l’età per la pensione pubblica, introducendo scalini e scaloni. Chi vuole rivedere i coefficienti di calcolo della pensione pubblica per abbassarne il valore. Chi vuole abolire la pensione pubblica per le pensioni private. ORA SA COME LA PENSANO I LAVORATORI.
scrivialcobas@fastwebnet.it - alcobas@fastwebnet.it

(immagini recuperate in rete)

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 5

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Inviato da Anonimo
il 22/07/07 @ 11:50
Ma vi sembra giusto che persone come Caruso e Guadagno (Luxuria) che non hanno mai fatto un cacchio nella vita se non 1 il rivoluzionario figlio di papa', 2 il pieno divertimento in discoteca come Drag-Queen.... dopo 35 mesi di legislatura si beccheranno una pensione con i fiocchi e controfiocchi?
maria

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Inviato da Anonimo
il 22/07/07 @ 12:07
Soddisfate la vostra curiosità e morite al link http://commenti.kataweb.it/scandalopensioni/index.php

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Inviato da Anonimo
il 22/07/07 @ 12:28
la redazione copia e incolla:
- Vincenzo Visco, detto KGB Maurizio Blondet 22/07/2007 Vincenzo Visco Chi ha bisogno di medicinali, dal 1° luglio deve andare in farmacia fornito di tessera sanitaria e codice fiscale da esibire. Per poter detrarre dall’IRPEF le spese dei farmaci, infatti, è diventato obbligatorio indicare il codice fiscale del malato. Sullo scontrino. E’ lo «scontrino parlante», invenzione di Visco per smascherare gli evasori malati. Il farmacista dovrà battere sul registratore di cassa «la natura, qualità e quantità dei beni» (ossia dei medicinali). Esempio: «Tilia complex sciroppo, Numero: 1 confezione» nonché «il codice fiscale del destinatario». (1) Ogni acquisto diventerà una pratica burocratica con lunghe compilazioni. In più, intimano gli uffici, i normali registratori di cassa - che non sono stati pensati per emettere scontrini parlanti - dovranno essere «adeguati da parte delle farmacie». Bontà loro, gli uffici riconoscono che c’è un ritardo forse non colpevole nell’«adeguamento dei registratori di cassa». Sicchè, fino al 31 dicembre prossimo, concedono di emettere i normali scontrini, purchè uniti ad «un documento accompagnatorio (non fiscale) recante la natura, qualità e quantità dei medicinali venduti». Tale documento dovrà essere «emesso contestualmente allo scontrino». Altrimenti il canceroso, se ha la partita IVA, può documentare l’acquisto con fattura. Una gioia per i diabetici che comprano spessissimo le loro dosi di insulina, o per i cancerosi che sono spesso costretti a visitare la farmacia, o per i malati cronici di qualunque genere che abbiano bisogno assiduamente di farmaci. Essi dovranno conservare per un anno centinaia e migliaia di scontrini col loro codice fiscale, altrimenti niente più detrazioni. Se ne perdono uno, detrazione addio. Una detrazione che, oltretutto, è limitata al 19% del costo reale dei medicinali quando la spesa supera i 250 euro, com’è facilmente il caso dei cancerosi e dei diabetici.

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Inviato da Anonimo
il 24/07/07 @ 14:26
In occasione della dichiarazione dei redditi, scopro che dopo un anno di collaborazione a progetto i contributi di mia spettanza risultano pari praticamete ad una mensilità! Dunque mentre i fortunati a giugno hanno incassato la 14sima gli sfigati a giugno ci hanno rimesso una mensilità perchè dichiarando al fisco i redditi percepiti sono chiamati a versare i contributi di loro pertinenza(1/3 dei contributi è infatti a carico del lavoratore che non percepisce 13sima e 14sima, non gode di indennità di malattia,ferie e permessi retribuiti mentre i 2/3 dei contributi sono a carico del datore che per il quale le suddette voci costituiscono un ulteriore risparmio con questa formula contrattuale) E poi si chiedono perchè tante persone preferiscono lavorare in nero....

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Inviato da Anonimo
il 26/07/07 @ 11:59
Ringraziamo Pietro Di Gennaro di www.lavorotradito.it che ha risposto al quesito posto dalla lettrice M.S
cara M.S. si, Largo ai giovani !!! Purtroppo la politica e i politicanti stanno dimostrando di far finta di non sentire e agiscono contro i giovani. Dal centro destra prima (con gli incentivi a non andare in pensione e la riforma Maroni) al centro sinistra oggi che diluisce lo scalone ma innalza l'eta per la pensione ben oltre la riforma Maroni, la volontà di fare largo ai giovani resta un proclama stantio e ripetuto ma motificato nei fatti. A questo, se aggiungiamo la conservazione di tutte le forme precarie di lavoro senza sicurezze temporali, il cerchio si chiude e conferma una visione subdola che usa le leggi per dare profitto a pochi e togliere compatibilità sociale alla massa. La massa è fatta da lavoratori dipendenti che oggi pagano previdenza ed assistenza a tutto il sistema e contemporaneamente danno, anche grazie alle pensioni dei nonni, un contributo decisivo al mantenimento di varie generazioni di giovani che vanno dai 20 ai 40 (sic.) che quando sono fortunati hanno un misero lavoro a progetto. I diritti fondamentali al reddito, alla casa, alla famiglia, all'acqua, all'energia, etc..., sono la base della compatibilità sociale che significa esistenza indipendente e dignitosa per i cittadini in ogni fase della loro esistenza. L'ipoteca che si sta mettendo sui lavoratori di oggi e sui giovani di domani, come giustamente hai osservato, pone dei dubbi enormi sul ruolo sociale che ognuno di noi ha. Lavorare per chi e per cosa ? Possibile che lavorare una vita darà diritto ad una pensione paragonabile a quella sociale minima ? Possibile che ci chiedono di usare parte del salario (riducendo così consumi e quindi crescita economica del paese) per darlo a chi investendolo ci promette un pezzettino di pensione in più nella vecchiaia ? C'è sicuramente qualcosa che non va in questo processo che sposta capitali enormi (frutto di sacrifici e rinunce sempre più emarginanti e mortificanti da parte dei dipendenti) verso l'industria finanziaria che come vediamo, di scandalo in scandalo, coinvolge politica, politici ed affaristi senza scrupoli. Una volta i risparmi e le liquidazioni permettevano un miglioramento delle condizioni economiche per i figli, oggi sono la risorsa per mantenere decentemente se stessi nella parte che tramonta della vita. Cara M.S. queste osservazioni ci preoccupano molto ma allo stesso tempo con campagne mediatiche potenti e distruttive da un lato ci fanno vedere la bella vita milionaria dei calciatori e delle veline, dall'altro ci dicono che per la gente comune il futuro è incerto e quindi bisogna tagliare. Tagliare, sempre tagliare agli stessi ceti sociali. A mio modesto parere, la corda non si può tirare per troppo tempo. Con la storia delle quote, poi, hanno raggiunto il massimo della sfrontatezza. Se la riforma Maroni aveva innalzato l'età a 60 anni, questo governo con la complicità evidente di CGIL, CISL e UIL, ha diluito lo scalone in pochi scalini che tecnicamente porteranno tutti a poter aspettare solo la pensione di vecchiaia a 65 anni ... Antro che scalone da abbattere, hanno costruito un muro invalicabile. Si entra al lavoro sempre più tardi, hanno cancellato il principio retributivo della pensione come riconoscimento al ruolo sociale fondamentale del lavoro dei cittadini, spremono i giovani mantenendoli sotto continuo ricatto per un lavoro sempre più precario e sempre meno gratificante, ci prendono in giro con le chiacchiere e ci condannano con le leggi che votano compatti (da destra a sinistra) contro la libertà di informazione e contro la legalità vera. Arrendersi ? Mai. Quello che bisogna combattere è la sfiducia e la solitudine. Gli strumenti e le istituzioni democratiche ci sono e vanno usati. L'informazione, il confronto, il dialogo con il mondo che ci circonda (mariti, mogli, genitori, figli, colleghi, associazioni) può aprirci a forme di organizzazione e rappresentanza che ci devono rendere protagonisti nella nostra piccola vita quotidiana. L'unico vero nemico che legittima le dittature è la paura e l'isolamento. L'unico vero nemico è la rassegnazione. Sono sicuro che altri colleghi di lavoro hanno fatto e faranno le tue stesse osservazioni, anzi ti posso assicurare che sono in tanti a non digerire questa nuova riforma previdenziale. Se tutto ciò che dici è giusto, va manifestato. Non lo puoi fare da sola ma puoi farlo insieme a chi condivide le tue riflessioni. Più sarà forte la manifestazione del dissenso e più, chi governa, non potrà continuare far finta di non sentire !!!

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Messaggio N°353 del 11-06-2007 - 22:58
Tags: Economia - Sviluppo

TFR dubbio amletico del terzo millennio
da passaparola_@virgilio.it

A POCHI GIORNI DAL 30 GIUGNO, DATA ENTRO LA QUALE MILIONI DI LAVORATORI DIPENDENTI DOVRANNO SCEGLIERE DOVE FAR MATURARE IL TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO, DESTANO PREOCCUPAZIONE I FALLIMENTI DI IMPORTANTI FONDI PENSIONE, MA LA STAMPA NON NE PARLA. Scegliere oggi pensando al domani: i manifesti due metri per due campeggiano sui muri di tutte le città italiane e invitano i cittadini a riflettere sulla destinazione della propria liquidazione. Maialini salvadanaio, matite colorate, piantine verdi: è la campagna informativa promossa dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale in collaborazione con l'Inps. Eppure qualcosa, nel meccanismo della riforma del Tfr entrata in vigore il primo gennaio scorso, si è incrinato. A LIVELLO ONOMATOPEICO, LA GRANDE CREPA CHE SI È APERTA NEL SISTEMA DEI FONDI PENSIONE HA IL SUONO DI UN CRAC: UN CRAC FINANZIARIO. La scelta sulla destinazione della propria liquidazione, la selezione del miglior fondo dove far maturare il proprio Tfr è diventata molto ardua, se è vero che negli ultimi mesi emergono dati allarmanti sui primi fallimenti dei fondi pensione privati e, la grande stampa, non sembra dare rilevanza alla questione. In principio, come riporta il Sole 24 Ore, fu il Teatro Carlo Felice di Genova. Divenuto nel 1996 Fondazione di diritto privato, nel proprio Fondo di previdenza integrativa vedeva orbitare i risparmi di oltre 300 tra lavoratori attivi e pensionati. Nel maggio del 2004 il Fondo è andato in liquidazione, con un deficit di quasi 9 milioni di euro e tanti saluti. Il commissario liquidatore ha avviato una causa contro il Teatro, ed ha scoperto che l'insolvenza degli amministratori derivava dalla mancata corresponsione degli interessi di mercato su vent'anni di patrimonio del fondo (dal 1971 al 1991), quantificabili in 6 milioni di euro, e di parziali ed omessi versamenti del capitale di dotazione e relativi interessi, per un danno di 2 milioni di euro. Il Teatro non aveva predisposto un conto distinto dove versare i contributi dei lavoratori, né versato i propri, e si è tenuto i soldi che si accumulavano finanziandosi con questo patrimonio. Il passivo, al 2005, era schizzato a oltre 10 milioni di euro: si salvò solo chi riscattò il proprio capitale prima del 2002. Per una panoramica temporale più ampia, basterebbe citare il caso della Sicilcassa, che affondò alla fine degli anni '90 con 1.650 miliardi delle allora lire dei pensionati siciliani.. ma ora stiamo parlando solo dei crac recenti, del dopo-tfr. Dal Piccolo teatro di Genova si passa al più imponente dissesto del Fondo Pensione Cariplo. Un ammanco di bilancio per oltre 40 milioni di euro nella cassa Ibi, il fondo pensione degli ex dipendenti dell'Istituto Bancario Italiano, incorporato in Cariplo nel 1991, ed ora nel gruppo Intesa San Paolo. L'ammanco sarebbe superiore alla metà dell'intero patrimonio del fondo, a cui è iscritto oggi circa un migliaio di dipendenti del gruppo. Lo SLAI-Cobas denuncia un conflitto di interessi più che visibile: il dirigente responsabile dei fondi pensione di Intesa Cariplo, sino a poco tempo fa, era Alberto Brambillla, poi sottosegretario al ministero del lavoro con Maroni. Brambilla è tutt’ora nel nucleo valutazione spesa previdenziale, l'organismo ministeriale che ha proposto di diminuire del 10% l'importo delle pensioni Inps, perché aumentata l'aspettativa di vita, e fino a 6 mesi fa ne era il presidente. Ma il conflitto di interessi non si ferma qui. Sempre i Cobas riportano: il ministro del lavoro Cesare Damiano, prima di assumere la poltrona, ha curato nel 2000 la costruzione del fondo pensione Cometa e ne ha assunto la presidenza. E consulente del ministro Damiano al ministero è Giovanni Pollastrini, esperto di previdenza integrativa e attualmente presidente del fondo FonTe (per i lavoratori del commercio), nonchè consigliere del fondo Priamo (per i trasporti pubblici) e commissario straordinario dell'Enasarco (fondo per gli agenti e rappresentanti del commercio). Il tutto mentre il vigile dei fondi pensione, Luigi Scimmia, presidente della Commissione di Vigilanza sui fondi pensione (COVIP), era presidente del fondo pensione BNL, che è ora in stato pre-fallimentare. Su questo, i Cobas hanno portato un esposto sul tavolo della magistratura di Milano. In Usa, Gran Bretagna, Svizzera, la sorte dei fondi pensione del Teatro Felice e di Cariplo comincia ad accomunare l'Italia al resto del mondo. Negli Stati Uniti i fondi aziendali hanno registrato negli anni scorsi deficit pari a oltre 110 miliardi di dollari. Le stime riportano la firma della Pension Benefit Guarantee Corp, il COVIP americano. Numeri che negli anni si suppongono cresciuti, se si considera che i risparmi dei fondi pensione navigano in più di un terzo delle azioni di Wall Street. Nel paese della groviera, invece, il crac swissair ha bruciato 4, 3 milardi di franchi di risparmi. I fondi pensione e i risparmiatori che hanno sottoscritto o acquistato sul mercato le obbligazioni Swissair sono "smarriti, delusi e arrabbiati", come riportava il Corriere del Canton Ticino all'epoca del dissesto finanziario. Nel 2006 in Gran Bretagna i fondi di private equity (enormi fondi, spesso teatro di speculazione, in cui vengono inseriti, per oltre il 35% del capitale, i fondi pensione) hanno consentito l'acquisto di 1.535 società inglesi per 34 miliardi di sterline, portando il totale dei dipendenti delle società controllate a 2 milioni e 800mila, pari al 19% della forza lavoro delle aziende a capitale privato di tutta la nazione. MANCA POCO AL 30 GIUGNO 2007, DATA ENTRO LA QUALE I LAVORATORI DIPENDENTI DOVRANNO PRESENTARE AL PROPRIO DATORE I MODULI COMPILATI CON LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DEL TFR. SCEGLIERE OGGI PENSANDO AL DOMANI..
MA MOLTI CITTADINI DOVRANNO VALUTARE SE I PROPRI RISPARMI CI SARANNO ANCORA, UN DOMANI.
(Jacopo Matano)

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Messaggio N°259 del 13-04-2007 - 22:11
Tags: Economia - Sviluppo

Al via la 38.a edizione di Nauticsud
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Al via sabato 14 aprile la 38° edizione del Nauticsud, il salone Internazionale della Nautica, crocevia imprescindibile per quanti operano nel settore mare. La svolta di Nauticsud è datata 2003 anno del cambio del managment con lino Ferrara presidente del salone. Da allora non più una semplice fiera espositiva impegnata a sgomitare con gli altri saloni minori sparpagliati nel paese (Montichiari, Verona, Venezia, Milano, Roma, Rimini, Brindisi etc) in gara per il secondo posto dopo Genova, ma soprattutto un evento mediatico, il Festival dei diportisti. Una svolta strategica, una intuizione di marketing di Ferrara che impegnato nell’opera di rivitalizzaione del salone lo concepisce complementare a Genova con forti elementi di diversificazione : il salone di Genova organizzato da Ucina, l’associazione dei costruttori di imbarcazioni ha come obiettivo il rilancio dell’attività produttiva,la cantieristica, Nauticsud che rivendica il suo ruolo di associazione dei dipartisti si pone come obiettivo primario lo sviluppo della portualità turistica specie nel golfo di Napoli e della Campania più in generale individuando in essa il Porto d’Europa. La base ideale per ospitare le imbarcazioni di diportisti settendrionali e non solo ma anche del nord ed est europeo che non hanno la fortuna di affacciarsi sul mare. Portualità turistica dunque propedeutica allo sviluppo della canteristica tanto a cuore di Ucina, si continuano a costruire barche ma poi non si hanno porti nei quali ospitarle sostiene Ferrara. Altri elementi di forte diversificazione rispetto al salone Genovese, sono il periodo: Primavera per il Nauticsud, autunno per il salone di Genova, oltre l’area geografica: Nord per Genova, sud per Nauticsud. Prerogativa esclusiva,invece del Nauticsud è la possibilità di effettuare le prove in mare. E’ per questo motivo che è stato operato il cambio di data spostandolo in Aprile e non più a Marzo, per poter meglio fruire degli spazi aperti a mare nel Marina Nauticsud allestito per l’occasione a Mergellina, e alla Mostra d’Oltremare. La nautica negli ultimi anni è cresciuta di dimensioni e si dilatano conseguenzialmente i tempi di consegna, per cui potrebbero non bastare più i c.a. 6 mesi a disposizione per la costruzione di un’imbarcazione ordinata in ottobre, sempre che si voglia consegnare la barca all’armatore ad inizio primavera e non frettolosamente pochi giorni prima di ferragosto magari con le ultime messe a punto da effettuare. Una barca consegnata in estate inoltrata è come un’auto immatricolata a fine dicembre, sconta un anno di svalutazione per un trascurabile utilizzo. Oggi una barca ha bisogno di un attento progetto di customizzazione che va programmata con un’anno di anticipo. Gli ordini presi in aprile al Nauticsud consentirebbero inoltre ai cantieri in ottobre al salone di Genova di poter decidere con calma poi per le sub-forniture. Nauticsud non trascura poi la piccola nautica che vive un momento di crisi, un salone in primavera consente ai piccoli cantieri che non hanno grossi budget a disposizione di poter esporre negli spazi all’aperto della Mostra d’Oltremare che come è facilmente arguibile grava di costi molto più bassi che nell’interno dei padiglioni necessari con il tempo incerto.
dal 14 al 22 aprile 2007 con i seguenti orari: 12.30-20.00
nei giorni feriali, 10.30-20.30 nelle giornate di sabato e domenica.
Marina Nauticsud a Mergellina.
Tutti i giorni dalle 10.30 alle 19.30

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Messaggio N°218 del 21-03-2007 - 20:26
Tags: Economia - Sviluppo

I Rifiuti Urbani
di Nunziante Minichiello

Non sono pericolosi neanche quando sono ammonticchiati per le strade e nelle piazze. In Campania tiene ancora banco la monnezza, che non riesce a trovare opportuna sistemazione od utile destinazione in una adeguata e certa località, per cui non è fuori luogo temere di trovarcisi dentro da un momento all’altro. Un grande risultato è stato finora in pratica ottenuto, con soddisfazione di tutti: nessun comune potrà o dovrà definirsi pattumiera di nessuno. Intanto i rifiuti urbani, come emergenza, sono ancora oggetto di convegni, tavole rotonde e pubblicazioni, le quali in genere cambiano poco o niente. Ma non solo. Molto spesso popolazioni addirittura scendono direttamente in campo per manifestare il loro punto di vista. In tutta questa movimentazione allo stato attuale le comunità vanno registrando costi che faranno sentire il loro peso. E’ la sola certezza, mentre per superare l’emergenza qualcosa bisogna pur farla. Abbandonata l’idea di ritornare agli storici monnezzari e scartando anche l’idea di vedere rifiuti urbani abbandonati un po’ ovunque perché non si riescono a smaltire in qualche modo in loco o perché non si riescono, per una qualsivoglia ragione, a trasferire altrove, si pone dunque il problema di che fare. Si potrebbero realizzare, nel rispetto delle norme ed utilizzando opportunamente le conoscenze, impianti completi per lo studio, la distruzione, la trasformazione e l’utilizzazione dei rifiuti, impianti dimensionati per uno o più comuni ed ubicati ove gli interessati lo riterrebbero opportuno. Ci potrebbe essere anche qualche comunità capace di non lasciarsi impressionare da espressioni suggerite dalla creatività e di vagliare l’opportunità di ospitare, sempre nella massima sicurezza, annegandolo nel verde di viali e giardini tutti da godere, un impianto che assicurerebbe, oltre alla ricerca scientifica e tecnologica, lavoro certo ed alto livello di benessere, con tanti saluti alla disoccupazione, all’emigrazione, al lavoro nero ed anche alla creatività.

Si è in grado, come paese industrializzato, di condurre correttamente una non impegnativa combustione o di controllare una modesta trasformazione chimica e quindi di manipolare, senza arrecare danno a niente ed a nessuno, ordinari rifiuti urbani, che non sono pericolosi neanche quando sono ammonticchiati per le strade e nelle piazze, soprattutto se trattati con buona educazione, come vogliono cultura ambientale, cultura urbanistica, cultura industriale, cultura scientifica e cultura tecnologica, che consentono pure di non arrecare torto neanche a chi, rispettoso delle norme, sui rifiuti urbani ora lucra. Dunque, se visti con coscienza e scienza, i rifiuti urbani sono molto meno malefici di quello che se ne dice e se ne pensa o del tutto innocui e sono molto più utili di quanto si possa credere. Tutto questo, ovviamente, può avere qualche senso se non si preferisce rimanere nell’attuale situazione, continuando all’infinito con convegni, tavole rotonde, pubblicazioni, incontri, scontri, fiaccolate e manifestazioni

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Inviato da Anonimo
il 22/03/07 @ 13:33
Apprezzo la calma serafica e la ragionevolezza che mette Minichiello nell'occuparsi di problematiche annose che fanno saltare i nervi a tutti. Se sin dall'inizio si fossero affrontate, così, quelle che sono diventate emergenze, oggi sarebbero solo degli sporadici disservizi. Lasciando perdere l'immaginifico Forno di smaltimento rifiuti di Barcellona, inserito in piena urbanistica turistico-residenziale della città e INVISIBILE a tutti, lo smaltimento A FREDDO dei rifiuti eviterebbe anche la fuoriuscita delle micropolveri (problema ancora presente, minimamente,a Barcellona)e costituirebbe la soluzione più idonea, ecologicamente, alla salvaguardia ambientale. Purtroppo, i "signori" malamministratori locali, prima di poter passare allo studio di un nuovo progetto, devono completare l'iter del precedente approvato PARAMETRO che nonostante si appalesi inutile e non fattibile nonchè composto allegramente sulla dispersione dei fondi e su incarichi milionari (in euri) deve ancora mungere la vacca grassa fino alla disidratazione che corrisponde al definitivo fallimento del PARAMETRO da accantonare... per vararne uno nuovo!
Carmine

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Inviato da Anonimo
il 09/04/07 @ 01:21
Gentile signor Carmine, le sue argomentazioni indurrebbero a pensare che non ci siano idee ben precise sulla questione rifiuti, la quale, se così fosse, diventerebbe molto difficile soprattutto da capire. La ringrazio e la saluto cordialmente.
Nunziante MINICHIELLO

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Inviato da Anonimo
il 24/03/07 @ 14:05
Data odierna: si ritorna ad arricchire la Germania con 15milioni di euro per smaltire mensilmente 600 tonnellate di monnezza! No comment.
marina

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Inviato da Anonimo
il 09/04/07 @ 01:28
Gentile Marina, in questo caso non c'entra "la miseria vuole sfogo". Certamente però la miseria paga di più.
Nunziante

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Inviato da Anonimo
il 25/03/07 @ 13:46
Ricordate l'emergenza monnezza del 2000? Ne scrissi abbondantemente http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/nomePopoloCampano.htm Nel 2003, poi nel 2006 riaffrontai l'"emergenza" http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/nordricchezzasudmonnezza.htm e http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/Monnezzamezzaallegrezza.htm I governi nazionali si alternavano, in quegli anni... ma il governo locale era SEMPRE LO STESSO... sempre LE STESSE EMERGENZE... sempre LE STESSE PRESE PER IL C***.... sempre I SOLITI PEZZENTI ARRICCHITI, come i maiali, a pascersi nelle fertili cloache di danaro pubblico! Mi chiedo quando e se prenderanno coscienza di se stessi, i campani, e quando si decideranno ad invocare un po' di dignità.
marina salvadore

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Inviato da Anonimo
il 09/04/07 @ 01:39
Cara direttrice,prossimamente ti scriverò più a lungo sull'argomento. Lasciami ora dire che i problemi vari del Mezzogiorno in generale e della Campania in particolare non possono essere addebitati alle categorie meno abbienti, meno istruite e meno elevate, ma a chi ha governato e governa, alla scuola, alla informazione ed altri amici del popolo, che avrebbero dovuto e dovrebbero dare anche coscienza e dignità alle popolazioni.
Solo per la verità. Cordialmente.
Nunziante

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Messaggio N°172 20-02-2007 - 13:16
Tags: Economia - Sviluppo

IN VINO VERITAS
da redazione "La Voce di Megaride"

Il Consorzio Tutela Vini dei Campi Flegrei, fondato il 20 febbraio 2004 dal comparto vitivinicolo dei Campi Flegrei, è nato dalla volontà di garantire e tutelare la tradizione vinicola dell'area e di consolidare ed ampliare la notorietà dei vini autoctoni ed attualmente rappresenta circa il 90% della produzione. E' stato ufficialmente riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, con decreto del 26/04/2005 e pubblicato su G.U. 12/05/2005, n. 109. Con il supporto della Camera di Commercio di Napoli e la proficua collaborazione con il mondo scientifico ed universitario, sono continuamente approfonditi gli argomenti sulle tecniche di vinificazione e di coltivazione del vitigno. La produzione Campi Flegrei DOC, riconosciuta con decreto ministeriale del 3 ottobre 1994 è diffusa nell'intero territorio dei comuni di Procida, Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto e in parte di quelli di Marano e Napoli. I vini Campi Flegrei Doc, prodotti su terreno vulcanico ricco di ceneri, lapilli, pomici, tufi e microelementi, determinano nelle uve e nei suoi vini aromi e sapori assolutamente prelibati. Una delle caratteristiche che rende unica la Doc dei Campi Flegrei è la pianta di vite da cui deriva, detta a piede franco. Si tratta di una vigna originaria, la "Vitis vinifera", non innestata su ceppi di vite americana, rimanendo inalterata all'attacco della fillossera (Philossera vastatrix) che devastò i vigneti europei nella seconda metà del diciannovesimo secolo, comportando un'alterazione dell'assetto ampelografico della viticoltura europea. La vite è coltivata ancora oggi su piede franco, senza porta innesto. Ciò accade proprio nei Campi Flegrei; dove, per la particolare struttura del terreno vulcanico gli insetti non riescono a sopravvivere, poiché i grani, sciolti e grossolani, impediscono alle larve di poter scavare percorsi e gallerie. Tuttora, l'attuale metodo di coltivazione, avviene per propaggine, piantando nel terreno la nuova vite, successivamente separata dalla pianta madre, consentendo di mantenere inalterata, per una sorta di donazione naturale, il bagaglio genetico, delle viti originarie.

I Campi Flegrei (dal greco phlegraios = ardente; per l'evidente attività vulcanica), situati a nord di Napoli, rivelano tutta la spettacolare natura di un territorio tra i più ricchi di storia del nostro paese: una sconfinata depressione vulcanica, generata dallo svuotamento della camera magmatica, a seguito di una violentissima eruzione che ne provocò il conseguente collasso e l'ingressione del mare all'interno dell'area. Proprio questa particolare caratteristica è alla base dell'antichissima viticoltura di questi luoghi, già descritta da importanti scrittori dell'antichità, quali Catone, Varrone, Plinio e Columella. In un graffito del primo secolo d.C., ritrovato in una taberna puteolana, Tibullo fa espresso riferimento a tecniche viticole autoctone. La storia della viticoltura è proseguita nei secoli senza interruzione di sorta. Con la nascita del Regno di Napoli, anche le campagne della zona trovarono un miglior assetto, e la vite portò la sua fama fin nel Medio Evo, quando il vino de Putheolo era tra i vini prescelti dalla regia mensa al tempo di Carlo II D'Angiò. Con l'avvento dei Borbone, a Napoli e nelle campagne flegrée, si affrontarono importanti lavori di bonifica e di convogliamento delle acque; furono aperti gli emissari del lago di Patria e del lago Fusaro e fu costruito l'alveo dei Camaldoli. Lo splendore di queste terre richiamò artisti da tutto il mondo e il suo incanto fu immortalato in gouache e poesie. Nella seconda metà dell'800 fu istituito il "Comizio Agrario Puteolano" e successivamente fu impiantata in zona, una cantina sperimentale la cui attività contribuì molto al miglioramento della produzione, e allo sviluppo del commercio.

FALANGHINA: È un vitigno che venne annoverato tra i “finissimi fautori di piaceri sublimi della gola”. E’ un’uva a bacca bianca fra le più diffuse ed apprezzate. Generalmente dà vini bianchi giallo paglierini, di ottima consistenza, con un bouquet floreale e fruttato molto ampio e fine, al palato è morbido, secco e delicato. Il nome falanghina deriva da “falange”, il grande palo di castagno a sostegno dell’alta vite, ancora oggi utilizzati nella sua coltura. È coltivato a piede franco. E’ un vino giovane da pasto che accompagna egregiamente piatti tipici della cucina marinara,quali i frutti di mare anche crudi, pesce nobile e crostacei sia alla griglia sia in frittura.

PIEDIROSSO: Antichissimo vitigno campano, già apprezzato ai tempi della Baia Imperiale e citato anche da Plinio il Vecchio. La tradizione vuole che prenda i nome dal colore del suo graspo, uguale a quello della zampa del colombo e quindi conosciuto localmente come Per'e Palummo. Viene coltivato su piede franco. E' un vino da pasto che si presenta di colore rosso rubino intenso, al naso si avvertono odori di ciliegia, lampone, rosa ed al palato giunge morbido e corposo. Si accompagna eccellentemente a piatti dal sapore deciso della tradizione campana. E' ottimo con arrosti e paste al sugo, bolliti e formaggi stagionati.

CONSORZIO TUTELA VINI DEI CAMPI FLEGREI
Via S. Aspreno, 2 80133 Napoli - Italy
c/o Camera di Commercio di Napoli
tel. +39 081 4288445 081 8545555 (presidenza) fax +39 081 8545489
(le immagini sono tutte di Mauro Caiano/V.I.P.edizioni-Napoli)

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Messaggio N°144 del 01-02-2007 - 16:36
Tags: Economia - Sviluppo

BASSOLINATE & SMANDOLINATE
di Marina Salvadore

Riceviamo da ufficio stampa “Sprint” Campania (nomen omen, quando c’è da promuovere geniali condivisioni di torta; meno sprint, ovviamente, nella normale comunicazione della gestione dell’amministrazione delle mere “incombenze” di tutela delle pubbliche urgenze) il seguente Comunicato che, per comodità e divertissement di lettura, sbrindelliamo per benino aggiungendovi in parentesi i nostri perfidi commenti, premettendo che l’intero testo è volutamente incomprensibile al volgo ovvero ai “non iniziati” alle “bassolinate”, pur vantando un lessico aziendale impeccabile, in onore di anglosassone Communication & Imaging. TITOLO tronfio: "A Napoli Convegno nazionale sull’internazionalizza-zione del Sistema Italia Un confronto a tutto campo tra istituzioni e privati."

E’ in programma a Napoli, il 6 e 7 febbraio, presso l’Auditorium di Città della Scienza (la cittadella fortificata del vicere’ - municipalità 10 Bagnoli-Fuorigrotta - sulla quale gravano fortissimi interessi e dove, di recente, accanto alle altre cazzate ignobili è stata fondata la scuola del Documentario, affidata alla docenza non autoctona, stante l’esterofilia del governatore, 18.000 euro di iscrizione per i poveri giovani che intendano specializzarvisi... vuoi vedere che, scava scava, fa capolino la solita monopolizzante CosmoFilm?) – il Convegno nazionale su “Il governo dei processi di internazionalizzazione: le sinergie stato-regioni” (Una sinergia che sa di “cupola”, a giudicare dagli incessanti fondi e finanziamenti per il Sud preordinati dai Governi interessati a spremere pure gli ossi delle olive nel Sud, data la catastrofe del commercio del credito e dell’industria al Nord, come le roulottes nordiche inviate in Irpinia per i terremotati e rivendute sempre al nord da settentrionali emissari... come i fondi Cassa Mezzogiorno incassati dai "cummenda" per aprire fabbriche MAI VISTE al Sud) L’incontro, promosso dal Ministero del Commercio Internazionale e dalla Regione Campania e finanziato dall'Unione Europea PON ATAS 2000-06 Misura 1.2 e dal POR Campania 2000-2006 Misura 6.5., sarà l’occasione per stimolare il dibattito tra tutti gli attori ( il termine giusto sarebbe “teatranti” o “guitti”), pubblici e privati, che sostengono il processo di internazionalizzazione del Sistema Italia (Certo! Dopo le disparate agensud e similari, fucine di iperstipendiati funzionari e segreterie“di famiglia” e dopo l’industria del “Tarocco” che ha il suo apice nella Cina che ha sconvolto pure il mercato del nostrano Tarocco e che gestisce al 50% il Porto di Napoli…) Ciò anche in base alle esperienze maturate nel periodo 2000-2006 (che esperienze abbiamo maturato? Perché non le enunciano? Si riferiscono, forse, ad esperienze quali quelle fallimentari come la recentissima mostramercato dell’artigianato napoletano in Russia, scandalosamente approdata alle cronache giudiziarie dei giornali?) e in considerazione della nuova programmazione dei fondi europei prevista per il 2007-2013. (ECCOLO QUA! Che bisogna inventarsi per accaparrarsi altri fondi da spendere in cazzate…mentre la Sanità langue e i pensionati stanno pagando a prezzo intero tutti i farmaci, nell’illusione di un rimborso futuro “post-mortem?”, mentre i lavoratori pubblici e privati ipnotizzati dalla finanziaria hanno visto decurtarsi, dai 50 ai 70 euri, lo stipendio di gennaio... mentre i giovani sono “a spasso” in cerca di umile futuro, mentre la città si sfascia nell’impatto con la miseria morale e materiale… ) I lavori saranno aperti da Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania (c’era bisogno di qualificarlo? Ce ne siamo accorti tutti che è lui il “duce”, il dittatore, visto che lo subiamo senza soluzione di continuità dal secolo scorso. Come si dice: UN NOME... un avviso di GARANZIA!)) Interverranno Emma Bonino, Ministro del Commercio Internazionale e delle politiche comunitarie; Luigi Nicolais, Ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione; Ugo Intini, viceministro Ministero Affari Esteri, Filippo Bubbico, sottosegretario Ministero Sviluppo Economico; Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte ( questa, che c’azzecca? C’è un altro risorgimento in vista, un’altra invasione piemontese o la signora viene a perorare la requisizione di tutta la produzione di nocciole nostrane per la Nutella torinese?) Andrea Cozzolino Assessore all’ Agricoltura e alle Attività Produttive della Regione Campania (dopo il vicere’, è l’unico autoctono in mezzo ai tanti “stranieri” papponi succitati). L’evento si articola in due giornate ( accipicchia! Suderanno cento camicie per il troppo lavoro... come al conclave di Caserta!) Nel corso della prima, dopo un dibattito tra Amministrazioni centrali e regionali sulle sinergie da potenziare e rinnovare (se vi sono state “sinergie” non ce ne siamo accorti; soprattutto non ci siamo accorti dei risultati!) per operare al meglio sui mercati esteri ( ma se siamo noi “sudici” la più grande fetta di mercato del Nord e dell’estero taroccaro!), ci sarà una tavola rotonda (più che tavola rotonda perchè non chiamarla pietra cubica?) sui ruoli degli sportelli regionali per l’internazionalizzazione ai fini dell’integrazione tra strumenti pubblici e privati (Quali? Dove sono? Che fanno, ‘sti sportelli? Fino ad ora ci pare di aver internazionalizzato solo la monnezza e il folklore, esattamente per opera di integrazione tra strumenti pubblici (indifferenza e mazzette…oops..scusate…”consulenze”) e privati (camorra e affini) Nella seconda saranno presentati i risultati del Progetto Operativo Italia Internazionale. Sei Regioni per Cinque Continenti- Secondo stralcio, gestito dal Ministero del Commercio Internazionale ( Qua ti volevo! Ecco la chiave di lettura, a proposito della quale dicemmo molto tempo fa. Riproporremo a pie’ di pagina l’articolo pubblicato a riguardo) Si confronteranno, inoltre, le Regioni Obiettivo 1 (Basilicata, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise) sulle potenzialità offerte da una necessaria proiezione internazionale del Mezzogiorno nel prossimo periodo di programmazione europea (Infatti, trattasi esclusivamente delle regioni ad alto e continuo sfruttamento, da tenere sotto il tacco dello stivale quale bacino depresso d’Europa… carne da “cannone”) “Dobbiamo rendere irreversibili i segnali di crescita che hanno caratterizzato l’export nel periodo 2000-2006 – ha dichiarato Andrea Cozzolino – E’ necessario, per questo, confrontarsi in modo continuo e costruttivo con le istituzioni nazionali e i privati: non solo per delineare un piano preciso nell’ambito dei processi di internazionalizzazione, che individui settori e paesi su cui puntare, ma anche per stabilire una diversa governance (Velata ammissione di incapacità totale. Trapela da queste parole crittografate che nonostante gli sprechi, gli emolumenti, feste e festini, convegni, commissioni, brochure e relazioni, non si è fatto nulla di concreto per impegnare i fondi del Ministero degli Esteri, dove risultano iscritte all’obolo le 6 regioni del Sud) Bisogna porre le basi per una strategia unificata delle Regioni del Sud, (mai una volta che si pensi al Sud in termini reali geo-politici, storici e sociali), magari distinta per filiere, con una cabina di regia nazionale (Prodi! Pensano a Prodi...E’ già stato così bravo con l’I.R.I.!!!) E accompagnare, infine, questi processi con un diverso utilizzo del capitale umano a nostra disposizione ( il nostro capitale umano è tutto emigrato, se ne saranno accorti?) Servono nuove figure, capaci di permettere alle nostre imprese (ah! Siamo riusciti a mantenerci qualche impresa. Che sollievo! Di grazia, ci è concesso conoscerle?) e alle nostre stesse politiche di essere davvero competitive sui mercati esteri (quello dei wucumpra’ senegalesi è l’unico mercato possibile) Dei veri e propri “manager dell’internazionalizzazione”, giovani che abbiano conoscenze adeguate, una mentalità più aperta e meno rigida, che sappiano guardare ai mercati emergenti non come una minaccia ma come una opportunità” (Largo ai giovani! Evviva! Purchè siano tutti specializzati alla Bocconi, alla Luiss, ad Oxford, Boston…anche in Australia o in Svezia… dato che il Mezzogiorno, nell’iconografia classica, non ha Cultura e che gode pure di una “sezione staccata” (apartheid) della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione)…

L'esercizio divertente consiste nel rileggere il comunicato scevro dalle perfidie in parentesi, per esercitarsi nel linguaggio ermetico della Pubblica Amministrazione e rinvenirne la "chiave di Salomone" utile alla interpretazione del messaggio subliminale! Ed ora, vi lascio alla lettura del “pezzo d’epoca” inerente: “ Il Mezzogiorno è all’estero?” al link http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/MezzogiornoEstero.htm. Da notare la data di pubblicazione...e, solitamente, non consulto la palla di cristallo!

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Messaggio N°136 del 27-01-2007 - 20:11
Tags: Economia - Sviluppo

Il mio Mezzogiorno L'inizio di una nuova civiltà
di Nunziante Minichiello www.minichiello.it

Comunità cosciente, attenta e costituzionalmente pia, rappresentata da politici preparati, motivati e tenuti in carica per un solo anno e per una sola volta, remunerati in conformità del reddito medio della popolazione e senza privilegi, e servita da istituzioni esemplari e soggette a continuo avvicendamento, si presenta alla comunità nazionale ed internazionale nella nuova veste di grandePerciò agricoltura, base solida di forte economia, all’avanguardia, come tutti gli altri settori, nessuno escluso, presenti sul mercato locale, nazionale ed internazionale. realtà culturale, civile ed economica. Produzione agricola dunque non più di atavica sussistenza o di tradizione, ma scelta di campo, associata all’attività pastorizia, anche questa per le esigenze interne e per affrontare la concorrenza: entrambe nelle mani di dirigenti professionisti specializzati che sappiano che, come e per chi produrre e che sappiano soprattutto dimostrare che hanno perfetta conoscenza delle proprie risorse e delle proprie possibilità e sufficiente capacità di saperle usare al meglio, lungi dall’essere portati per mano da maestri locali e non locali. Il Meridione d’ Italia ricorda . ed onora la terra dei vitelli, che per natura sono vigorosi, esuberanti ed amanti della libertà, come ben provano i campi che li vedono scorrazzare. Turismo di qualità si impone a risposta di tutte le esigenze ed a dimostrazione che madre natura, che . s’affaticò tanto a coprire di bellezze cielo, mare, terra e monti, non mise la lanterna in mano al cieco e non è tradita dall’ingegno degli uomini. Fare scuola, utile allo spirito ed alla esistenza, e ricerca, per avere risultati e rimanere ai primi posti e non per regalare salari, stipendi e prestigio. Produrre da soli tutto ciò che serve e che serve pure agli altri. Esportare non più mano d’opera a buon mercato, ma cultura e prodotti. L’autodeterminazione, riconosciuta a tutti i popoli, apre l’era della solidarietà, sperimentando nuove forme di partecipazione, di cooperazione e di convivenza. Ovunque, comunque ci si trovi, finché ci si resti, chiunque goda degli stessi diritti ed adempia gli stessi doveri dei locali: si eliminino barriere tra uomini e tra popoli, che già sono orientati per conto loro a capirsi tra di loro e ad avere le stesse leggi, pur nel rispetto delle proprie origini e tradizioni.
Dalla divina bagnarola, il MEDITERRANEO appunto, tanto da affidare alla storia le rivalità e da impostare il futuro tutto da godere in concordia, benessere e pace, ed in particolare dal Mezzogiorno d’Italia parta dunque la lezione e l’inizio di una nuova civiltà. ancora vivo e vivace,

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Messaggio N°132 del 25-01-2007 - 17:37
Tags: Economia - Sviluppo

Il Meridione non cambierà mai?
Fino a quando i Meridionali non avranno ufficialmente qualcosa
di Nunziante Minichiello

I media, soprattutto quelli di area governativa, fanno salti di gioia: fino al 2013 sono stati destinati 100 mld di euro al Mezzogiorno e solo al Mezzogiorno, perché gli altri non ne hanno bisogno. Cassa per il Mezzogiorno o terremoto dell’80, ad esempio, pure portarono miliardi al Sud, che purtroppo non cambiò registro. Chi vivrà vedrà a chi ed a che cosa serviranno 100 mld di euro. Ma qualche domanda è d’obbligo e pure qualche considerazione. 100 mld saranno la riprova della definitiva concezione di vita della popolazione meridionale, che ama, vive e gode certi sistemi, con un eufemismo, detti assistenziali? Le prospettive del Sud sono tutte nell’annuncio stesso dei 100 mld, che quindi parlano da soli e risolvono, per incanto, tutti i problemi urgenti ed importanti, dal degrado alla ricerca, dall’ordine pubblico ai servizi pubblici, dalla occupazione alla produzione, dall’ autonomia economica alla indipendenza politica? Ad ogni modo comunque si chiamino, questi interventi, che sono voci importanti dei bilanci dei maggiori stati del mondo, USA in testa, una cosa è storicamente certa: non liberano dal bisogno, non redimono dalle carenze e non forniscono le competenze. L’intervento “concesso” questa volta in pompa magna, quasi una befana slittata di qualche giorno,come si faceva una volta, quando c’erano i re, continua di sicuro solo a far sperare: la gente ingenua ed anche o, forse più, la gente furba spera che i politici siano regnanti di manica larga ed i politici, che non sono ingenui, sperano che i popoli si comportino come li descrivono certe favole, sempre cioè in attesa delle ricorrenze in cui si gettavano dai balconi monete, che la povera gente correva a raccogliere. E’ proprio fuori luogo pensare che un giorno o l’altro i Meridionali vorranno assurgere a popolo degno di questo nome e cominceranno a cercare in casa loro ed in se stessi qualcosa che ufficialmente, ma solo ufficialmente, è sempre mancata? Purtroppo fino a quando i Meridionali non avranno ufficialmente quella qualcosa il Meridione non cambierà mai. Intanto, è bene ribadirlo, gli stati ricchi fanno come faceva, si dice, quel tale che lasciava le monetine ai poveri, cioè destinano capitali ai popoli in difficoltà, per tenerli buoni, pacifici e perennemente poveri e bisognosi, onde potersene servire all’occorrenza. Tra trattative, mediazioni, pretese dei governanti locali, spese di progettazione e quindi di realizzazione, in sostanza ai bisognosi veri arriva molto poco e di quel poco molto meno viene impegnato per cambiare lo stato di cose, mentre la parte sostanziosa va ripartita tra le varie realtà, che sono capaci di creare reti di interessi, i quali ultimi sono più efficaci e pratici ad aggregare degli ideali o dei principi. Conscio di questo al Meridione potrebbe venire in mente di reagire di conseguenza: respingere la concessione dei 100 mld e pretendere il diritto alla vita libera, autonoma e dignitosa, il diritto alla scuola, il diritto al lavoro, il diritto di fare impresa ( il diritto insomma di produrre ricchezza e di pagare tasse ), il diritto di essere rappresentato e di essere servito da professionisti tutti rispondenti ai requisiti costituzionali, ogni diritto comunque previsto e sancito dalla Costituzione. I Meridionali allora avrebbero trovato dunque quella qualcosa e con essa avrebbero ritrovato se stessi. Ci sarebbe il Meridione e non ci sarebbe più il problema.

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Messaggio N°27 del 19-11-2006 - 16:48
Tags: Economia - Sviluppo

Un dramma in due atti:Colonizzazione e Continentalizzazione
di Marina Salvadore

Napoli (tutto il Sud) prima dell'Unità aveva - tra le altre - fiorenti industrie siderurgiche e rifulgeva soprattutto nella cantieristica navale (celebri, per esempio, erano i cantieri di Castellammare; quelli che costruirono in tempi moderni - non tutti sanno - persino la "Vespucci", su preciso disegno delle corazzate della gloriosa Real Marina Borbonica).
 L'industria estrattiva, quella chimica e di trasformazione (ricordiamo le saline e gli zolfi, per eccellenza), la siderurgia di Pietrarsa, Mongiana e Ferdinandea, la cantieristica, la metalmeccanica, supportavano degnamente le prevalenti attività marittime e marinare, con le connesse attività turistiche e degli scambi commerciali (industria del corallo, cartiere, tessile, vetrerie, alimentare, artigianato, agenzie turistiche ecc…) - non solo nell'area del Mediterraneo, ma fino alle Americhe - come si legge dall'attenta analisi dei nostri primati nazionali, europei e mondiali. L'intelligenza e la lungimiranza dei suoi governanti seppero sostenere, far evolvere e tesaurizzare le peculiarità specifiche della particolare geografia e condizioni climatiche di quel Regno che confinava con "l'Acqua Santa e L'Acqua del Mare" - come felicemente ebbe ad esprimersi re Ferdinando II di Borbone, autore della più felice e concreta in assoluto Riforma Finanziaria delle Due Sicilie - e la ricchezza della Nazione poggiava prevalentemente sul binomio "Campania Felix" e "Mare Nostrum", dal quale scaturivano le diversificate attività conserviere, artigianali, manifatturiere e della industria pesante, in un regime di libera concorrenza persino con la "assolutista" Real Casa. Il fenomeno dell'emigrazione - di quei tempi - era inverso: dal Nord si scendeva in quel che è detta ora "Terronia" per trovare lavoro o per investire (specialmente - tra gli stranieri - numerosi erano gli inglesi ed i francesi) nell'imprenditoria; persino, nella Finanza (vedi, il banchiere Rothschild!). Addirittura, le prove di conio della moneta inglese erano costantemente sottoposte all'esame degli artigiani della nostra Zecca, considerati tra i più esperti maestri d'arte orafa e argentiera e…il pavimento del Banco di Napoli - riportano le cronache dell'epoca - crollò sotto il peso della riserva aurea nazionale stipatavi, tanto per citare un dettaglio… piuttosto che un altro… No, non è il prologo di una Fiaba; ciò che racconto è verità e non è neppure mitologia o epica, poiché è storia di neppure un secolo e mezzo fa, che ancora si respira, passeggiando per le strade di Napoli, laddove la sua gente - la cui più sana prerogativa è soprattutto quella di appellare le cose con il loro nome - si ostina a chiamare la "Via Roma" ancora "Via Toledo", la "piazza del Plebiscito" ancora "Largo di Palazzo", la "piazza Trieste e Trento" ancora "piazza San Ferdinando" e… "Via… dicendo"… Il "Risorgimento" (del solo Nord, purtroppo) tra i pochi fatti ed i troppi misfatti si macchiò della primaria colpa - ai danni del Sud - della "continentalizzazione selvaggia" delle Due Sicilie, negando - di lì in avanti e per sempre - ogni specificità, ogni possibilità di sviluppo, di sussistenza, di autonomia, addirittura di "economia" all'intero Mezzogiorno… quasi, a cagione di un sommovimento tellurico, ne fosse stata radicalmente mutata la geografia! I nostri numerosi e importanti porti, cantieri navali, bacini di carenaggio e scali merce e passeggeri, che erano stati fino allora il fulcro del Mediterraneo furono retrocessi agli ultimi posti in classifica; molti, smantellati, tagliando così le vie della produzione interna e dell'esportazione. Tutto l' "interesse" (nel senso più volgare dell' accezione) si spostò sulle coste della Toscana, qualcosa nelle Marche e soprattutto nella piccolissima Liguria, per la resurrezione di Genova. I cantieri militari furono tutti impiantati nella minuscola e spopolata La Spezia, che vide - nel giro di pochi anni - triplicare i suoi residenti. E' motivo di amara riflessione anche il fatto che a tutt'oggi, in un' Italia che brulica sulle sue coste di Musei Navali, di primo, secondo e terz'ordine, ancora si nega alla gloriosa tradizione marittima e marinara napoletana (che era competitiva solo con quella Inglese, in tutta Europa) l'orgoglio di un legittimo trofeo alla memoria, stancamente annuendo, anche nei tempi odierni del Progetto Nausicaa dell'Ente Porto di Napoli, che se la marineria partenopea ci tenesse proprio tanto ad essere eternata in un suo pantheon, potrebbe accontentarsi al più di un paventato "Museo dell'Emigrante", magari intitolato "Partono 'e Bastimenti"… chissà?… Neppure all'epoca dell'Impero Romano e del Vicereame Spagnolo il Sud fu così spietatamente invaso e colonizzato!… Mutata la geografia, mutò la geopolitica! Tanto, per sottolineare ancor più la nostra risorgimentista qualifica di Bifolchi, Briganti ed Emigranti, scientificamente definiti dal Lombroso (ch'era anch'egli un figlio della Diaspora poiché di origine ebrea, eternamente errante) dolicocefali e non dignitosamente brachicefali, come i nostri "Fratelli dell'Italia di su". E, tutto questo, in barba alla vera scienza medica che pure da noi sbocciò autorevolmente, con la Scuola Salernitana e con la Prima Cattedra di Fisiatria! Solo per dirne qualcun'altra a caso. Diventammo - e lo siamo ancora - la più grossa fetta di mercato del Nord, consumando solo ed esclusivamente prodotti del Nord; quegli stessi che da noi abbondavano e che non ci fu più possibile produrre, perché anche le nostre strutture produttive furono traslocate al Nord, quando non serrate del tutto perché intrasportabili, creando ulteriore disoccupazione. Persino la carta per i ministeri, per i loro uffici decentrati del Sud, ci arrivava da Torino!…no, la carta igienica, per fortuna, di quei tempi non era stata ancora brevettata… anche perché non erano stati ancora costruiti, con la "Risanamento" (che pure fa rima con "Risorgimento") palazzi di "10 piani di morbidezza"… ma la carta-danaro, che sostituiva l'oro dei ducati sonanti e delle effettive riserve auree… quella, purtroppo, si iniziò a produrla ed a diffonderla a febbrile gittata continua, proprio da lì : dalle fonti d'origine del nostro italico ed insormontabile DEBITO PUBBLICO, che ancora lievita…lievita. Da allora! Lo sfascio del Sud continua nel presente; anche un cane randagio se ne accorgerebbe. Purtroppo, è la stessa classe dirigente del Sud che continua a ficcare la testa nella sabbia, come uno struzzo! Non ho descritto, in apertura, il Paese dei Campanelli né la Val di Cuccagna ma se - ormai è evidente - i trascorsi meridionali, al sole del presente, rifulgono ancora nostalgicamente sul palcoscenico dell'odierna amministrazione della cosa pubblica, è facile decifrare i segnali di un Sud che racconta di quanto "stava meglio" quando - come si ostinano a riferire i bugiardi - "stava peggio"! E' oltremodo inaccettabile, immorale (o, meglio, amorale) e - ci sembra - pure un tantinello anticostituzionale che al Parlamento Italiano siedano, invece, reazionari secessionisti di una regione italiana, con un "suo" parlamento di mantovana memoria, che non è mai esistita né geograficamente né storicamente : la Padania, di cui neppure i gloriosi "Serenissimi " ambiscono far parte… La Padania surreale che si è trasportata al Nord, con benedizione urbi et orbi, il Treno Pendolino Napoli/Milano che ora è Napoli/Gallarate; quasi che Gallarate, rispetto alla storica ed artistica Caserta (dove non è prevista fermata) abbia avuto l'imprimatur regale di capitale morale del Nord… La Padania, che si è costruita in fretta e furia (prima che scadessero le sovvenzioni) Malpensa… che si è presa di peso, come da un solaio polveroso, la Televisione di Stato, Rai 2!… Cosa aspettano i Romani di Rai uno ed i Padani di Rai due a sdoganarci la Rai tre a Mezzogiorno? Vogliamo dimenticare di quando il Garante per la Pubblicità certificò che la VERA MOZZARELLA DI BUFALA era di esclusiva marca VALLELATA della padano-alemanna GALBANI? … Ci offre da pensare il fatto che la PASTIERA NAPOLETANA, da qualche anno, non è più quella "evangelica" di SCATURCHIO ma quella industriale della BAULI di Verona?… Che i pomidoro e la pasta pare si producano solo in Emilia… che supermercati ed ipermercati vendano agrumi africani e spagnoli, disdegnando la nostra tipica produzione, esportata sino al secondo dopoguerra?… Che la succursale milanese della prestigiosa NOSTRA Scuola Militare della Nunziatella è ora Collegio Teuliè della II Scuola Militare dell'Esercito di Milano?…. che il Ponte sullo Stretto si farà con i soliti appalti ai "soliti noti" del Nord, lasciando volutamente in essere sul territorio meridiano le infrastrutture già obsolete, per emarginare ancor più le realtà locali del "sud del Sud" ed a discapito pure di quella minima economia che supporta quella miserella Fata Morgana, in casa sua, per mezzo delle piccole attività connesse all'indotto del traghettamento (com'è avvenuto di recente in Grecia, con la creazione di altra povertà immolata su di un altro ponte… olimpico)… I tempi malsani del "Lassammo sta', Tirammo a Campa'" ci si auspica finiscano al più presto! Uomini giusti al posto giusto, servitori della Patria che non si servano della Patria; questo, è quanto il Sud, NAPOLI, da sempre reclama. Risulta veramente impossibile prendere la temperatura basale al Mezzogiorno, costruire grafici di funzioni impazzite, diagnosticarne i mali e prescrivere a distanza, dai celebri nosocomi di Roma e Milano, farmaci e rimedi palliativi se le cartelle cliniche, l'anamnesi stessa, è andata smarrita, quindi ogni eventuale diagnosi è necessariamente affidata allo sciamano o curandero di turno, con un sempre più pittoresco rito woodoo, semplicemente perché i dati statistici dell'economia e finanza meridionali non riguardano mai in assoluto le tasche del solo meridione. Finiamola di nasconderci dietro un dito e se davvero c'è la volontà da parte degli Amministratori della "Res Publica" di risanare TUTTO il sistema nazionale - prima che noi ITALIA si finisca come l'Argentina - è d'obbligo tastare il polso ad ogni differente realtà locale ed evitare troppi decentramenti politici ed amministrativi. Occorre approfondire con competenza e professionalità i punti salienti del decadimento di una "civiltà" e se, spesso, durante l'analisi qualche dettaglio indica qualche punto di qualità in opere e provvedimenti del lontano passato, occorre avere l'umiltà di verificarli e di adeguarli al presente, lungi dagli americanismi bocconiani e dallo yuppismo manageriale dell'ultim'ora ... (continua)
(tratto da "Vita, morte e miracoli dell'Economia e del sottoSviluppo in Campania 1860/2004" di Marina Salvadore )

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2

riferimento

Inviato da kayfakayfa
il 21/11/06 @ 00:07
Gustato tutto fino all'ultima riga. Attendo di leggere il continuo...

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Inviato da vocedimegaride
il 21/11/06 @ 18:19
Il lavoro da cui è tratto l'inserto sulla "continentalizzazione" è on line nella sezione e-book di www.vocedimegaride.it Fu da me dedicato alla DRE Campania che aveva appena pubblicato uno studio su l'Economia e lo Sviluppo in Campania.... Ovviamente, il mio omaggio non giunse gradito al Direttore regionale delle Entrate... che scambiò la mia difesa delle radici per un'offesa a Napoli... Non che mi aspettassi un "grazie" o un encomio (so benissimo che certe verità sgomentano l'amministrazione pubblica, sempre in bilico) ma che si sia fatto di tutto, per ignorare le mie istanze ed il mio lavoro...questo, accresce i miei sentimenti di pena e di rabbia nei confronti delle ipocrite istituzioni.







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