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N°426 16-08-2007 - 21:20
Tags: Economia - Sviluppo
Chiacchiere
e distintivo: Camelot è crollata!
di Eugenio Benetazzo
Ecco che
cosa sono la FED e la BCE: chiacchiere e distintivo. Innanzi
al più gran bubbone finanziario degli ultimi anni che sta ormai
per esplodere, se n’escono con affermazioni del tipo, state
tranquilli, non vi preoccupate tanto l'economia è sana, l'Europa
non rischia nulla! Più grande è la bugia, più la gente la crederà.
Le recenti iniezioni di liquidità (ben quattro interventi in
sette giorni) per sostenere le attività bancarie, ormai in pieno
default finanziario causate da uno stato d’insolvenza generalizzato
(solo nella mia provincia vi è una nota banca di modeste dimensioni
che ha qualcosa come 1.500 contratti di mutuo d’ultima generazione
in sofferenza). La crisi che ha colpito i mercati statunitensi,
avrà conseguenze tutt'altro che irrisorie sui mercati europei,
che hanno voluto scimmiottare i fratelli d'oltre mare. Lungi
dal gongolare per le disgrazie altrui, ma l'analisi sviluppata
ed elaborata in BEST BEFORE e contemplata anche durante il tour
di BLEKGEK ha trovato in questi giorni una loro evangelica materializzazione:
alla faccia di tutti quei cosiddetti economisti laureati in
prestigiose università fabbriche di cloni replicanti che davano
il ricorso al debito a bassi tassi d’interesse come la linfa
della globalizzazione. In ogni caso, alla fine Camelot è crollata:
il castello di debiti costruito su fondamenta di altri debiti
cartacei (coperti a loro volto da un fiume di strumenti derivati:
l'altra bolla che dovrà scoppiare) ha dimostrato tutta la sua
fragilità. Ecco che cosa ha sostenuto l'economia, il PIL, gli
indici di borsa ed il rally immobiliare: il ricorso al debito
sfrenato. Tutto a tutti, anche senza garanzie o per dirla all'americana,
tutto a tutti grazie ai NINA (acronimo di none income, none
assets) ovvero prestiti rilasciati anche a chi non ha reddito
certo e non dispone di garanzie reali (fate attenzione comunque
perché anche in Italia li abbiamo, solo che si chiamano con
un altro nome, di solito il nome delle finanziarie che li erogano!).
Particolarmente in Europa in queste ultime ore stanno tentando
di rincuorare gli animi e le speranze di investitori e risparmiatori,
affermando che la situazione in Eurolandia non è così grave
come in USA: è vero non è grave, è gravissima ! Nonostante vi
dicano il contrario ! Le differenze sostanziali le possiamo
anche individuare sulle diverse dinamiche di escussione del
sistema giudiziario anglosassone rispetto a quello europeo,
qualche mese in USA contro qualche anno in Europa, in Italia
addirittura anche cinque ! Questo significa che una banca italiana
che ha prestato ad una coppia di giovani precarizzati il 100
% per l'aquisto di un miserabile appartamento da 40 mq può aspettare
anche 5 anni prima di riavere la disponibilità finanziaria che
ha prestato. Non da meno si aggiunga che in Europa il ricorso
all'acquisto di immobili con finanziamento integrale è stato
adeguatamente coperto e suggellato da perizie immobiliari stragonfiate
(che consentissero di rendere congruo il possibile valore di
ipotetico realizzo in caso di escussione). Purtroppo i debiti
si pagano e si estinguono solo con il denaro (denaro che ora
sembra non esserci più), ed è per questo che ci aspetta uno
scenario veramente senza precedenti: una bolla economica che
avrà dinamiche tutt'altro che prevedibili. Rammentate a tal
punto che le azioni le vendete in tre minuti con una telefonata
alla banca o con un click di mouse, mentre un’abitazione o un
appartamento (ammesso che trovate in questo momento il compratore)
potrebbe richiedere anche alcuni mesi. Per tale considerazione
questa volta ad essere profondamente esposte oltre ai mutuatari
ed investitori ci sono anche le stesse banche, i cui patrimoni
in questi ultimi quattro anni si sono sempre più spesso cristallizzati:
basta molto poco adesso per compromettere la loro solidità.
E se il sistema bancario vacilla, quello industriale (stretto
ad esso da un cordone ombelicale) e tutt'altro che rincuorante.
Non penso che ci siano molte soluzioni: semplicemente stiamo
andando incontro all'implosione del sistema turbocapitalistico
in cui il solo ricorso al debito ha consentito il sostentamento
dei consumi. Per questo motivo il sistema non è sano, quanto
stramaledettamente marcio ed allo stadio terminale: un conto
è spendere perché si è risparmiato negli anni precedenti, un
altra cosa è continuare a consumare ed acquistare beni di consumo
perché qualcuno presta il denaro facilmente. La storia si ripete:
voglio ricordarvi che Giovedì 24 Ottobre 1929,
cinque giorni
prima del famoso Martedì Nero, in seguito alle prime avvisaglie
di panic selling sui listini, intervennero tre banche nazionali
per sostenere le quotazioni e limitare l’emorragia di vendite:
la National Bank, la Chase Manhattan e la Banca Morgan. Il giorno
successivo, Venerdì 25 ottobre, molti banchieri di prestigio
si affrettarono ad effettuare dichiarazioni ancora rassicuranti
circa lo stato di buona salute dell'economia, persino il famoso
Charles Schawb (fondatore dell’omonima casa di brokeraggio)
e lo stesso presidente Hoover affermavano che la situazione
era sostanzialmente sana ed i fondamentali economici dell’industria
americana proiettavano una vigorosa e stabile prosperità per
il futuro. Sappiamo tutti com’è andata a finire tre giorni dopo:
un crollo drammatico delle quotazioni, la giornata di negoziazione
più catastrofica, sino allora, della storia di Wall Street:
il famoso Martedì Nero del 29 Ottobre 1929. Fateci caso che
la storia si sta ripetendo ! Istituzioni e banche centrali che
garantiscono che il peggio è passato e soprattutto che l'Europa
più di tanto non subirà le conseguenze della crisi di liquidità
del sistema bancario statunitense. Peccato però che i fatti
contraddicano le loro incoraggianti affermazioni: sappiate a
tal fine che la BCE ha effettuato interventi di liquidità più
corposi rispetto alla FED, in buona sostanza ha immesso molto
più denaro di quanto ne ha reso disponibile la stessa FED. E
come se questo non bastasse assistiamo al teatrino dei mass
media che parlano d’iniezioni di liquidità da parte delle banche
centrali come se fossero un toccasana per il malato moribondo:
tutt'altro. Iniettare liquidità non è di certo una manovra salutare
a lungo termine, può consentire una momentanea stabilizzazione
della crisi in corso, ma successivamente comporta una inevitabile
aumento dell'inflazione con contestuale instabilità dei mercati:
in buona sostanza si dovranno alzare ancora i tassi d’interesse
per raffreddare l'intero sistema, magari molto di più di quanto
si era precedentemente annunciato. L'ipotesi di un tasso di
sconto al 6% in Eurolandia comincia a farsi sempre più plausibile.
Ma lasciatemi raccontare in maniera un po’ più tecnica che cosa
sarebbe successo: se a fine giornata un istituto di credito
ha avuto un saldo depositi/prelievi negativo, potrà allora acquistare
il denaro di cui ha bisogno nel circuito interbancario, dove
troverà i fondi messi a disposizione da altre banche che hanno
invece avuto un saldo depositi/prelievi positivo. Questo tasso
nei giorni scorsi era volato al 4,7 % contro un tasso di sconto
ufficiale al 4 %. La BCE è pertanto intervenuta dal lato dell'offerta,
per riequilibrare il sistema, garantendo la liquidità necessaria
a soddisfare la domanda ed infatti il tasso di mercato si è
immediatamente riallineato al 4%. In buona sostanza quindi la
BCE ha creato denaro dal nulla e lo ha reso disponibile alle
condizioni di mercato ufficiale ad alcune banche in difficoltà,
per evitare che altre potessero speculare su una presunta crisi
di liquidità. Possiamo convenire quindi che iniettare liquidità
nel sistema significa dare denaro ad una ristretta elite di
banche in momentanea difficoltà finanziaria a discapito del
resto del mondo in modo tale che non si abbia una percezione
immediata di quest’operazione. Il tutto è alquanto scandaloso
in quanto anziché creare denaro (dal nulla) per aiutare chi
ha contratto un debito per l'aquisto della prima casa (di fatto
il debitore con un bisogno sociale primario), si preferisce
sostenere e supportare il sistema bancario (quindi il creditore
con una finalità puramente speculativa) il quale si trova in
difficoltà perché il debitore a fatica riesce a restituire il
denaro preso a prestito. A mio modo di vedere, l’unico rischio
reale che corre veramente il sistema bancario è quello di una
rivoluzione popolare. www.eugeniobenetazzo.com/tour.html
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
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N°406 22-07-2007 - 11:15
Tags: Economia - Sviluppo
Punti
di vista su Pensioni & Affini raccolti dalla redazione
FIRMA LA
PETIZIONE PER ABOLIRE LA RIFORMA DINI E DARE NUOVAMENTE LA PENSIONE
RETRIBUTIVA AI LAVORATORI ITALIANI,. LA RIFORMA DINI DEL 1995,
INTRODUCENDO UN SISTEMA DI CALCOLO (RETRIBUTIVO/CONTRIBUTIVO)
MISTO, INIZIERA', TRA UNA DECINA DI ANNI, A TAGLIARE LA PENSIONE
A TUTTI COLORO CHE NEL 1995 NON AVEVANO 18 ANNI DI CONTRIBUTI;
MENTRE PER CHI HA COMINCIATO A VERSARE CONTRIBUTI DAL PRIMO
GENNAIO 1996 IL TAGLIO SARA’ TOTALE. La riforma Dini opera una
disparità inaccettabile tra generazioni di lavoratori e di pensionati:
(http://www.lavorotradito.it).
La pensione retributiva è il riconoscimento ai lavoratori della
loro opera prestata per la crescita e il mantenimento dell'intera
società ITALIANA. http://www.petitiononline.com/280207/petition.html
- (ricevuta da pdg@)
NON VI È ALCUNA RAGIONE PER METTERE MANO
ALLE PENSIONI. NEL SUO ULTIMO BILANCIO L'INPS (NONOSTANTE LA
PERSISTENZA DI UNA EVASIONE CONTRIBUTIVA DA TUTTI CONSIDERATA
ENORME) DICHIARA UN AVANZO ATTIVO, TRA ENTRATE CONTRIBUTIVE
ED USCITE PER IL PAGAMENTO DELLE PENSIONI, DI BEN TRE MILIARDI
E MEZZO DI EURO. A complicare la gestione dell’INPS sono le
uscite assistenziali (che lo stato legifera ma che fa pagare
all'Inps senza poi restituirle pienamente) come la cassa integrazione,
le pensioni di invalidità, le pensioni sociali ecc.. che per
legge sono di competenza del bilancio pubblico, quindi della
fiscalità generale. A complicarla ulteriormente sono poi alcuni
fondi previdenziali in rosso (come l'ex fondo dei dirigenti
di azienda, che da solo ha un disavanzo di 2,8 miliardi di euro),
o ex fondi di dipendenti pubblici (come i telefonici, i ferrovieri,
gli elettrici) che, per responsabilità statale, hanno un valore
della pensione maggiore al valore dei versamenti contributivi.
Fondi il cui disavanzo viene coperto dai contributi delle altre
categorie di lavoratori. Fondi che riguardano alcune centinaia
di migliaia di pensionati, quindi una minoranza, ma il cui deficit
viene ora utilizzato per giustificare la riduzione delle pensioni
alla maggioranza dei lavoratori. SE VERAMENTE SI VOLESSERO SALVARE
LE PENSIONI BASTEREBBE SEPARARE LA PREVIDENZA DALL'ASSISTENZA,
ISOLARE QUEI FONDI (POCHI E PARTICOLARI) CHE DICHIARANO UN DEFICIT
DI GESTIONE ED AVVIARE IL LORO RISANAMENTO, AGGIORNANDO IL VALORE
DEI CONTRIBUTI ANCHE ATTRAVERSO IL COINVOLGIMENTO DELLO STATO
CHE HA LA PRINCIPALE RESPONSABILITÀ DI AVER LEGIFERATO CONDIZIONI
PREVIDENZIALI PARTICOLARI PER CATEGORIE DI LAVORATORI SUI QUALI
PER ANNI A FARE LEGGE ERA IL CLASSICO SISTEMA CLIENTELARE DEMOCRISTIANO.
Infine, dette tutte queste cose, risulta da uno studio sullo
stato sociale, realizzato dalla Università di Roma, che il sistema
previdenziale contribuisce al PIL nazionale per ben lo 0,5%.
Già questo mette a nudo tutte le falsità che ci vanno raccontando
da anni: il sistema previdenziale contribuisce al valore positivo
del pil e non vi grava affatto. Anche Cgil Cisl Uil, durante
il Governo Berlusconi, avevano contestato la riforma previdenziale
del centro destra (scalone Maroni) affermando che i conti Inps
andavano benissimo e che nulla giustificava un ulteriore intervento.
Erano così convinti di ciò che la questione dell'abolizione
dello scalone Maroni fu assunta anche dal programma elettorale
della formazione di centrosinistra.. OGGI QUELL'ASSUNTO E’ SEMPLICEMENTE
SPARITO. (da “passaparola”) Estratto da una lettera inoltrata
a info@vocedimegaride.it da M.S.:
… ma chi me lo fa fare?
In pensione, a questo punto, ci andrò quasi centenaria se aspetto
di arrivare a quota “97”, perché tra uno scalino e l’altro,
o non raggiungo il limite di età o non raggiungo il numero di
anni contributivi. A 97 , matematicamente, non ci arriverò MAI!
Allora, invece di stare a morire nella Pubblica Amministrazione,
in uno dei servizi ministeriali privatizzati ed usuranti a furor
di noia e di mobbing da parte dei numerosi capi e capetti “carrieristi”
ministeriali… io cinquantenne, in servizio dal 1983, non mi
conviene licenziarmi…prima di morire di inedia, di mutui, di
finanziamenti, di rate e di carta di credito… prendermi quella
miseria di liquidazione ed attendere che a 65 anni mi scatti
la Pensione Sociale… che di certo sarà di ben poco inferiore
al 60% dello stipendio mensile che mi darebbero come pensione
statale? Non è chiaro, forse, che “andare a lavorare” costa
quotidianamente qualche cifretta tra mezzi di trasporto, un
caffè, la merenda e tutto lo spreco di tempo che non puoi dedicare
a seguire le cose di casa, demandandole ad altri “a pagamento”?
Largo ai giovani!!! FURTO DEL TFR: IL 75% DI LAVORATORI HA SCELTO
DI TENERSELO E NON SI E’ FATTO FREGARE. Questo dato va anche
misurato con il fatto che a favore dei fondi si sono schierate:Tutte
le forze politiche, ad eccezione di alcune minoranze in alcuni
partiti. Tutte le forze sindacali confederali, ad eccezione
dei sindacati di base. Tutte le forze economiche, che non vedono
l’ora di appropriarsi dei soldi del tfr per finanziare la borsa.
La stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione con pochissime
eccezioni. SINDACATI CONFEDERALI E GOVERNO NE PRENDANO ATTO!
Chi vuole obbligare i lavoratori a dare tutto il tfr ai fondi.
Chi vuole innalzare l’età per la pensione pubblica, introducendo
scalini e scaloni. Chi vuole rivedere i coefficienti di calcolo
della pensione pubblica per abbassarne il valore. Chi vuole
abolire la pensione pubblica per le pensioni private. ORA SA
COME LA PENSANO I LAVORATORI.
scrivialcobas@fastwebnet.it
- alcobas@fastwebnet.it
(immagini recuperate in rete)
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 5
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Inviato
da Anonimo
il 22/07/07 @ 11:50
Ma vi sembra giusto che persone come Caruso
e Guadagno (Luxuria) che non hanno mai fatto un cacchio nella
vita se non 1 il rivoluzionario figlio di papa', 2 il pieno
divertimento in discoteca come Drag-Queen.... dopo 35 mesi di
legislatura si beccheranno una pensione con i fiocchi e controfiocchi?
maria
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Inviato
da Anonimo
il 22/07/07 @ 12:07
Soddisfate la vostra curiosità
e morite al link http://commenti.kataweb.it/scandalopensioni/index.php
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Inviato
da Anonimo
il 22/07/07 @ 12:28
la redazione copia e incolla:
- Vincenzo Visco, detto KGB Maurizio Blondet 22/07/2007 Vincenzo
Visco Chi ha bisogno di medicinali, dal 1° luglio deve andare
in farmacia fornito di tessera sanitaria e codice fiscale da
esibire. Per poter detrarre dall’IRPEF le spese dei farmaci,
infatti, è diventato obbligatorio indicare il codice
fiscale del malato. Sullo scontrino. E’ lo «scontrino
parlante», invenzione di Visco per smascherare gli evasori
malati. Il farmacista dovrà battere sul registratore
di cassa «la natura, qualità e quantità
dei beni» (ossia dei medicinali). Esempio: «Tilia
complex sciroppo, Numero: 1 confezione» nonché
«il codice fiscale del destinatario». (1) Ogni acquisto
diventerà una pratica burocratica con lunghe compilazioni.
In più, intimano gli uffici, i normali registratori di
cassa - che non sono stati pensati per emettere scontrini parlanti
- dovranno essere «adeguati da parte delle farmacie».
Bontà loro, gli uffici riconoscono che c’è un
ritardo forse non colpevole nell’«adeguamento dei registratori
di cassa». Sicchè, fino al 31 dicembre prossimo,
concedono di emettere i normali scontrini, purchè uniti
ad «un documento accompagnatorio (non fiscale) recante
la natura, qualità e quantità dei medicinali venduti».
Tale documento dovrà essere «emesso contestualmente
allo scontrino». Altrimenti il canceroso, se ha la partita
IVA, può documentare l’acquisto con fattura. Una gioia
per i diabetici che comprano spessissimo le loro dosi di insulina,
o per i cancerosi che sono spesso costretti a visitare la farmacia,
o per i malati cronici di qualunque genere che abbiano bisogno
assiduamente di farmaci. Essi dovranno conservare per un anno
centinaia e migliaia di scontrini col loro codice fiscale, altrimenti
niente più detrazioni. Se ne perdono uno, detrazione
addio. Una detrazione che, oltretutto, è limitata al
19% del costo reale dei medicinali quando la spesa supera i
250 euro, com’è facilmente il caso dei cancerosi e dei
diabetici.
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Inviato
da Anonimo
il 24/07/07 @ 14:26
In occasione della dichiarazione dei redditi,
scopro che dopo un anno di collaborazione a progetto i contributi
di mia spettanza risultano pari praticamete ad una mensilità!
Dunque mentre i fortunati a giugno hanno incassato la 14sima
gli sfigati a giugno ci hanno rimesso una mensilità perchè
dichiarando al fisco i redditi percepiti sono chiamati a versare
i contributi di loro pertinenza(1/3 dei contributi è
infatti a carico del lavoratore che non percepisce 13sima e
14sima, non gode di indennità di malattia,ferie e permessi
retribuiti mentre i 2/3 dei contributi sono a carico del datore
che per il quale le suddette voci costituiscono un ulteriore
risparmio con questa formula contrattuale) E poi si chiedono
perchè tante persone preferiscono lavorare in nero....
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Inviato
da Anonimo
il 26/07/07 @ 11:59
Ringraziamo Pietro Di Gennaro di www.lavorotradito.it
che ha risposto al quesito posto dalla lettrice M.S
cara M.S. si, Largo ai giovani !!! Purtroppo la politica e i
politicanti stanno dimostrando di far finta di non sentire e
agiscono contro i giovani. Dal centro destra prima (con gli
incentivi a non andare in pensione e la riforma Maroni) al centro
sinistra oggi che diluisce lo scalone ma innalza l'eta per la
pensione ben oltre la riforma Maroni, la volontà di fare
largo ai giovani resta un proclama stantio e ripetuto ma motificato
nei fatti. A questo, se aggiungiamo la conservazione di tutte
le forme precarie di lavoro senza sicurezze temporali, il cerchio
si chiude e conferma una visione subdola che usa le leggi per
dare profitto a pochi e togliere compatibilità sociale
alla massa. La massa è fatta da lavoratori dipendenti
che oggi pagano previdenza ed assistenza a tutto il sistema
e contemporaneamente danno, anche grazie alle pensioni dei nonni,
un contributo decisivo al mantenimento di varie generazioni
di giovani che vanno dai 20 ai 40 (sic.) che quando sono fortunati
hanno un misero lavoro a progetto. I diritti fondamentali al
reddito, alla casa, alla famiglia, all'acqua, all'energia, etc...,
sono la base della compatibilità sociale che significa
esistenza indipendente e dignitosa per i cittadini in ogni fase
della loro esistenza. L'ipoteca che si sta mettendo sui lavoratori
di oggi e sui giovani di domani, come giustamente hai osservato,
pone dei dubbi enormi sul ruolo sociale che ognuno di noi ha.
Lavorare per chi e per cosa ? Possibile che lavorare una vita
darà diritto ad una pensione paragonabile a quella sociale
minima ? Possibile che ci chiedono di usare parte del salario
(riducendo così consumi e quindi crescita economica del
paese) per darlo a chi investendolo ci promette un pezzettino
di pensione in più nella vecchiaia ? C'è sicuramente
qualcosa che non va in questo processo che sposta capitali enormi
(frutto di sacrifici e rinunce sempre più emarginanti
e mortificanti da parte dei dipendenti) verso l'industria finanziaria
che come vediamo, di scandalo in scandalo, coinvolge politica,
politici ed affaristi senza scrupoli. Una volta i risparmi e
le liquidazioni permettevano un miglioramento delle condizioni
economiche per i figli, oggi sono la risorsa per mantenere decentemente
se stessi nella parte che tramonta della vita. Cara M.S. queste
osservazioni ci preoccupano molto ma allo stesso tempo con campagne
mediatiche potenti e distruttive da un lato ci fanno vedere
la bella vita milionaria dei calciatori e delle veline, dall'altro
ci dicono che per la gente comune il futuro è incerto
e quindi bisogna tagliare. Tagliare, sempre tagliare agli stessi
ceti sociali. A mio modesto parere, la corda non si può
tirare per troppo tempo. Con la storia delle quote, poi, hanno
raggiunto il massimo della sfrontatezza. Se la riforma Maroni
aveva innalzato l'età a 60 anni, questo governo con la
complicità evidente di CGIL, CISL e UIL, ha diluito lo
scalone in pochi scalini che tecnicamente porteranno tutti a
poter aspettare solo la pensione di vecchiaia a 65 anni ...
Antro che scalone da abbattere, hanno costruito un muro invalicabile.
Si entra al lavoro sempre più tardi, hanno cancellato
il principio retributivo della pensione come riconoscimento
al ruolo sociale fondamentale del lavoro dei cittadini, spremono
i giovani mantenendoli sotto continuo ricatto per un lavoro
sempre più precario e sempre meno gratificante, ci prendono
in giro con le chiacchiere e ci condannano con le leggi che
votano compatti (da destra a sinistra) contro la libertà
di informazione e contro la legalità vera. Arrendersi
? Mai. Quello che bisogna combattere è la sfiducia e
la solitudine. Gli strumenti e le istituzioni democratiche ci
sono e vanno usati. L'informazione, il confronto, il dialogo
con il mondo che ci circonda (mariti, mogli, genitori, figli,
colleghi, associazioni) può aprirci a forme di organizzazione
e rappresentanza che ci devono rendere protagonisti nella nostra
piccola vita quotidiana. L'unico vero nemico che legittima le
dittature è la paura e l'isolamento. L'unico vero nemico
è la rassegnazione. Sono sicuro che altri colleghi di
lavoro hanno fatto e faranno le tue stesse osservazioni, anzi
ti posso assicurare che sono in tanti a non digerire questa
nuova riforma previdenziale. Se tutto ciò che dici è
giusto, va manifestato. Non lo puoi fare da sola ma puoi farlo
insieme a chi condivide le tue riflessioni. Più sarà
forte la manifestazione del dissenso e più, chi governa,
non potrà continuare far finta di non sentire !!!
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Messaggio
N°353 del 11-06-2007 - 22:58
Tags: Economia - Sviluppo
TFR
dubbio amletico del terzo millennio
da passaparola_@virgilio.it
A POCHI
GIORNI DAL 30 GIUGNO, DATA ENTRO LA QUALE MILIONI DI LAVORATORI
DIPENDENTI DOVRANNO SCEGLIERE DOVE FAR MATURARE IL TRATTAMENTO
DI FINE RAPPORTO, DESTANO PREOCCUPAZIONE I FALLIMENTI DI IMPORTANTI
FONDI PENSIONE, MA LA STAMPA NON NE PARLA. Scegliere oggi pensando
al domani: i manifesti due metri per due campeggiano sui muri
di tutte le città italiane e invitano i cittadini a riflettere
sulla destinazione della propria liquidazione. Maialini salvadanaio,
matite colorate, piantine verdi: è la campagna informativa promossa
dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale in collaborazione
con l'Inps. Eppure qualcosa, nel meccanismo della riforma del
Tfr entrata in vigore il primo gennaio scorso, si è incrinato.
A LIVELLO ONOMATOPEICO, LA GRANDE CREPA CHE SI È APERTA NEL
SISTEMA DEI FONDI PENSIONE HA IL SUONO DI UN CRAC: UN CRAC FINANZIARIO.
La scelta sulla destinazione della propria liquidazione, la
selezione del miglior fondo dove far maturare il proprio Tfr
è diventata molto ardua, se è vero che negli ultimi mesi emergono
dati allarmanti sui primi fallimenti dei fondi pensione privati
e, la grande stampa, non sembra dare rilevanza alla questione.
In principio, come riporta il Sole 24 Ore, fu il Teatro Carlo
Felice di Genova. Divenuto nel 1996 Fondazione di diritto privato,
nel proprio Fondo di previdenza integrativa vedeva orbitare
i risparmi di oltre 300 tra lavoratori attivi e pensionati.
Nel maggio del 2004 il Fondo è andato in liquidazione, con un
deficit di quasi 9 milioni di euro e tanti saluti. Il commissario
liquidatore ha avviato una causa contro il Teatro, ed ha scoperto
che l'insolvenza degli amministratori derivava dalla mancata
corresponsione degli interessi di mercato su vent'anni di patrimonio
del fondo (dal 1971 al 1991), quantificabili in 6 milioni di
euro, e di parziali ed omessi versamenti del capitale di dotazione
e relativi interessi, per un danno di 2 milioni di euro. Il
Teatro non aveva predisposto un conto distinto dove versare
i contributi dei lavoratori, né versato i propri, e si è tenuto
i soldi che si accumulavano finanziandosi con questo patrimonio.
Il passivo, al 2005, era schizzato a oltre 10 milioni di euro:
si salvò solo chi riscattò il proprio capitale prima del 2002.
Per una panoramica temporale più ampia, basterebbe citare il
caso della Sicilcassa, che affondò alla fine degli anni '90
con 1.650 miliardi delle allora lire dei pensionati siciliani..
ma ora stiamo parlando solo dei crac recenti, del dopo-tfr.
Dal Piccolo teatro di Genova si passa al più imponente dissesto
del Fondo Pensione Cariplo. Un ammanco di bilancio per oltre
40 milioni di euro nella cassa Ibi, il fondo pensione degli
ex dipendenti dell'Istituto Bancario Italiano, incorporato in
Cariplo nel 1991, ed ora nel gruppo Intesa San Paolo. L'ammanco
sarebbe superiore alla metà dell'intero patrimonio del fondo,
a cui è iscritto oggi circa un migliaio di dipendenti del gruppo.
Lo SLAI-Cobas denuncia un conflitto di interessi più che visibile:
il dirigente responsabile dei fondi pensione di Intesa Cariplo,
sino a poco tempo fa, era Alberto Brambillla, poi sottosegretario
al ministero del lavoro con Maroni. Brambilla è tutt’ora nel
nucleo valutazione spesa previdenziale, l'organismo ministeriale
che ha proposto di diminuire del 10% l'importo delle pensioni
Inps, perché aumentata l'aspettativa di vita, e fino a 6 mesi
fa ne era il presidente. Ma il conflitto di interessi non si
ferma qui. Sempre i Cobas riportano: il ministro del lavoro
Cesare Damiano, prima di assumere la poltrona, ha curato nel
2000 la costruzione del fondo pensione Cometa e ne ha assunto
la presidenza. E consulente del ministro Damiano al ministero
è Giovanni Pollastrini, esperto di previdenza integrativa e
attualmente presidente del fondo FonTe (per i lavoratori del
commercio), nonchè consigliere del fondo Priamo (per i trasporti
pubblici) e commissario straordinario dell'Enasarco (fondo per
gli agenti e rappresentanti del commercio). Il tutto mentre
il vigile dei fondi pensione, Luigi Scimmia, presidente della
Commissione di Vigilanza sui fondi pensione (COVIP), era presidente
del fondo pensione BNL, che è ora in stato pre-fallimentare.
Su questo, i Cobas hanno portato un esposto sul tavolo della
magistratura di Milano. In Usa, Gran Bretagna, Svizzera, la
sorte dei fondi pensione del Teatro Felice e di Cariplo comincia
ad accomunare l'Italia al resto del mondo. Negli Stati Uniti
i fondi aziendali hanno registrato negli anni scorsi deficit
pari a oltre 110 miliardi di dollari. Le stime riportano la
firma della Pension Benefit Guarantee Corp, il COVIP americano.
Numeri che negli anni si suppongono cresciuti, se si considera
che i risparmi dei fondi pensione navigano in più di un terzo
delle azioni di Wall Street. Nel paese della groviera, invece,
il crac swissair ha bruciato 4, 3 milardi di franchi di risparmi.
I fondi pensione e i risparmiatori che hanno sottoscritto o
acquistato sul mercato le obbligazioni Swissair sono "smarriti,
delusi e arrabbiati", come riportava il Corriere del Canton
Ticino all'epoca del dissesto finanziario. Nel 2006 in Gran
Bretagna i fondi di private equity (enormi fondi, spesso teatro
di speculazione, in cui vengono inseriti, per oltre il 35% del
capitale, i fondi pensione) hanno consentito l'acquisto di 1.535
società inglesi per 34 miliardi di sterline, portando il totale
dei dipendenti delle società controllate a 2 milioni e 800mila,
pari al 19% della forza lavoro delle aziende a capitale privato
di tutta la nazione. MANCA POCO AL 30 GIUGNO 2007, DATA ENTRO
LA QUALE I LAVORATORI DIPENDENTI DOVRANNO PRESENTARE AL PROPRIO
DATORE I MODULI COMPILATI CON LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DEL
TFR. SCEGLIERE OGGI PENSANDO AL DOMANI..
MA MOLTI CITTADINI DOVRANNO VALUTARE SE I PROPRI RISPARMI CI
SARANNO ANCORA, UN DOMANI.
(Jacopo Matano)
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
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Messaggio
N°259 del 13-04-2007 - 22:11
Tags: Economia - Sviluppo
Al via la 38.a edizione di Nauticsud
Ufficio Stampa Nauticsud:
Silviana Magliocco: 331 4424793
Giusva Napolitano: 393 4829966
ufficiostampa@nauticsud.info
www.nauticsud.info
Al via sabato
14 aprile la 38° edizione del Nauticsud, il salone Internazionale
della Nautica, crocevia imprescindibile per quanti operano nel
settore mare. La svolta di Nauticsud è datata 2003 anno del
cambio del managment con lino Ferrara presidente del salone.
Da allora non più una semplice fiera espositiva impegnata a
sgomitare con gli altri saloni minori sparpagliati nel paese
(Montichiari, Verona, Venezia, Milano, Roma, Rimini, Brindisi
etc) in gara per il secondo posto dopo Genova, ma
soprattutto
un evento mediatico, il Festival dei diportisti. Una svolta
strategica, una intuizione di marketing di Ferrara che impegnato
nell’opera di rivitalizzaione del salone lo concepisce complementare
a Genova con forti elementi di diversificazione : il salone
di Genova organizzato da Ucina, l’associazione dei costruttori
di imbarcazioni ha come obiettivo il rilancio dell’attività
produttiva,la cantieristica, Nauticsud che rivendica il suo
ruolo di associazione dei dipartisti si pone come obiettivo
primario lo sviluppo della portualità turistica specie nel golfo
di Napoli e della Campania più in generale individuando in essa
il Porto d’Europa. La base ideale per ospitare le imbarcazioni
di diportisti settendrionali e non solo ma anche del nord ed
est europeo che non hanno la fortuna di affacciarsi sul mare.
Portualità turistica dunque propedeutica allo sviluppo della
canteristica tanto a cuore di Ucina, si continuano a costruire
barche ma poi non si hanno porti nei quali ospitarle sostiene
Ferrara. Altri elementi di forte diversificazione rispetto al
salone Genovese, sono il periodo: Primavera per il Nauticsud,
autunno per il salone di Genova, oltre l’area geografica: Nord
per Genova, sud per Nauticsud. Prerogativa esclusiva,invece
del Nauticsud è la possibilità di effettuare le prove in mare.
E’ per questo motivo che è stato operato il cambio di data spostandolo
in Aprile e non più a Marzo, per poter meglio fruire degli spazi
aperti a mare nel Marina Nauticsud allestito per l’occasione
a Mergellina, e alla Mostra d’Oltremare. La nautica negli ultimi
anni è cresciuta di dimensioni e si dilatano conseguenzialmente
i tempi di consegna, per cui potrebbero non bastare più i c.a.
6 mesi a disposizione per la costruzione di un’imbarcazione
ordinata in ottobre, sempre che si voglia consegnare la barca
all’armatore ad inizio primavera e non frettolosamente pochi
giorni prima di ferragosto magari con le ultime messe a punto
da effettuare. Una barca consegnata in estate inoltrata è come
un’auto immatricolata a fine dicembre, sconta un anno di svalutazione
per un trascurabile utilizzo. Oggi una barca ha bisogno di un
attento progetto di customizzazione che va programmata con un’anno
di anticipo. Gli ordini presi in aprile al Nauticsud consentirebbero
inoltre ai cantieri in ottobre al salone di Genova di poter
decidere con calma poi per le sub-forniture. Nauticsud non trascura
poi la piccola nautica che vive un momento di crisi, un salone
in primavera consente ai piccoli cantieri che non hanno grossi
budget a disposizione di poter esporre negli spazi all’aperto
della Mostra d’Oltremare che come è facilmente arguibile grava
di costi molto più bassi che nell’interno dei padiglioni necessari
con il tempo incerto.
dal 14 al 22 aprile 2007 con i seguenti orari: 12.30-20.00
nei giorni feriali, 10.30-20.30 nelle giornate di sabato e domenica.
Marina Nauticsud a Mergellina.
Tutti i giorni dalle 10.30 alle 19.30
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
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N°218 del 21-03-2007 - 20:26
Tags: Economia - Sviluppo
I
Rifiuti Urbani
di Nunziante Minichiello
Non sono
pericolosi neanche quando sono ammonticchiati per le strade
e nelle piazze. In Campania tiene ancora banco la monnezza,
che non riesce a trovare opportuna sistemazione od utile destinazione
in una adeguata e certa località, per cui non è fuori luogo
temere di trovarcisi dentro da un momento all’altro. Un grande
risultato è stato finora in pratica ottenuto, con soddisfazione
di tutti: nessun comune potrà o dovrà definirsi pattumiera di
nessuno. Intanto i rifiuti urbani, come emergenza, sono ancora
oggetto di convegni, tavole rotonde e pubblicazioni, le quali
in genere cambiano poco o niente. Ma non solo. Molto spesso
popolazioni addirittura scendono direttamente in campo per manifestare
il loro punto di vista. In tutta questa movimentazione allo
stato attuale le comunità vanno registrando costi che faranno
sentire il loro peso. E’ la sola certezza, mentre per superare
l’emergenza qualcosa bisogna pur farla. Abbandonata l’idea di
ritornare agli storici monnezzari e scartando anche l’idea di
vedere rifiuti urbani abbandonati un po’ ovunque perché non
si riescono a smaltire in qualche modo in loco o perché non
si riescono, per una qualsivoglia ragione, a trasferire altrove,
si pone dunque il problema di che fare. Si potrebbero realizzare,
nel rispetto delle norme ed utilizzando opportunamente le conoscenze,
impianti completi per lo studio, la distruzione, la trasformazione
e l’utilizzazione dei rifiuti, impianti dimensionati per uno
o più comuni ed ubicati ove gli interessati lo riterrebbero
opportuno. Ci potrebbe essere anche qualche comunità capace
di non lasciarsi impressionare da espressioni suggerite dalla
creatività e di vagliare l’opportunità di ospitare, sempre nella
massima sicurezza, annegandolo nel verde di viali e giardini
tutti da godere, un impianto che assicurerebbe, oltre alla ricerca
scientifica e tecnologica, lavoro certo ed alto livello di benessere,
con tanti saluti alla disoccupazione, all’emigrazione, al lavoro
nero ed anche alla creatività.
Si è in grado, come paese industrializzato,
di condurre correttamente una non impegnativa combustione o
di controllare una modesta trasformazione chimica e quindi di
manipolare, senza arrecare danno a niente ed a nessuno, ordinari
rifiuti urbani, che non sono pericolosi neanche quando sono
ammonticchiati per le strade e nelle piazze, soprattutto se
trattati con buona educazione, come vogliono cultura ambientale,
cultura urbanistica, cultura industriale, cultura scientifica
e cultura tecnologica, che consentono pure di non arrecare torto
neanche a chi, rispettoso delle norme, sui rifiuti urbani ora
lucra. Dunque, se visti con coscienza e scienza, i rifiuti urbani
sono molto meno malefici di quello che se ne dice e se ne pensa
o del tutto innocui e sono molto più utili di quanto si possa
credere. Tutto questo, ovviamente, può avere qualche senso se
non si preferisce rimanere nell’attuale situazione, continuando
all’infinito con convegni, tavole rotonde, pubblicazioni, incontri,
scontri, fiaccolate e manifestazioni
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 6
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Inviato
da Anonimo
il 22/03/07 @ 13:33
Apprezzo la calma serafica e la ragionevolezza
che mette Minichiello nell'occuparsi di problematiche annose
che fanno saltare i nervi a tutti. Se sin dall'inizio si fossero
affrontate, così, quelle che sono diventate emergenze, oggi
sarebbero solo degli sporadici disservizi. Lasciando perdere
l'immaginifico Forno di smaltimento rifiuti di Barcellona, inserito
in piena urbanistica turistico-residenziale della città e INVISIBILE
a tutti, lo smaltimento A FREDDO dei rifiuti eviterebbe anche
la fuoriuscita delle micropolveri (problema ancora presente,
minimamente,a Barcellona)e costituirebbe la soluzione più idonea,
ecologicamente, alla salvaguardia ambientale. Purtroppo, i "signori"
malamministratori locali, prima di poter passare allo studio
di un nuovo progetto, devono completare l'iter del precedente
approvato PARAMETRO che nonostante si appalesi inutile e non
fattibile nonchè composto allegramente sulla dispersione dei
fondi e su incarichi milionari (in euri) deve ancora mungere
la vacca grassa fino alla disidratazione che corrisponde al
definitivo fallimento del PARAMETRO da accantonare... per vararne
uno nuovo!
Carmine
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Inviato
da Anonimo
il 09/04/07 @ 01:21
Gentile signor Carmine, le sue argomentazioni
indurrebbero a pensare che non ci siano idee ben precise sulla
questione rifiuti, la quale, se così fosse, diventerebbe
molto difficile soprattutto da capire. La ringrazio e la saluto
cordialmente.
Nunziante MINICHIELLO
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Inviato
da Anonimo
il 24/03/07 @ 14:05
Data odierna: si ritorna ad arricchire
la Germania con 15milioni di euro per smaltire mensilmente 600
tonnellate di monnezza! No comment.
marina
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Inviato
da Anonimo
il 09/04/07 @ 01:28
Gentile Marina, in questo caso non c'entra
"la miseria vuole sfogo". Certamente però la
miseria paga di più.
Nunziante
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Inviato
da Anonimo
il 25/03/07 @ 13:46
Ricordate l'emergenza monnezza del 2000?
Ne scrissi abbondantemente http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/nomePopoloCampano.htm
Nel 2003, poi nel 2006 riaffrontai l'"emergenza" http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/nordricchezzasudmonnezza.htm
e http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/Monnezzamezzaallegrezza.htm
I governi nazionali si alternavano, in quegli anni... ma il
governo locale era SEMPRE LO STESSO... sempre LE STESSE EMERGENZE...
sempre LE STESSE PRESE PER IL C***.... sempre I SOLITI PEZZENTI
ARRICCHITI, come i maiali, a pascersi nelle fertili cloache
di danaro pubblico! Mi chiedo quando e se prenderanno coscienza
di se stessi, i campani, e quando si decideranno ad invocare
un po' di dignità.
marina salvadore
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Inviato
da Anonimo
il 09/04/07 @ 01:39
Cara direttrice,prossimamente ti scriverò
più a lungo sull'argomento. Lasciami ora dire che i problemi
vari del Mezzogiorno in generale e della Campania in particolare
non possono essere addebitati alle categorie meno abbienti,
meno istruite e meno elevate, ma a chi ha governato e governa,
alla scuola, alla informazione ed altri amici del popolo, che
avrebbero dovuto e dovrebbero dare anche coscienza e dignità
alle popolazioni.
Solo per la verità. Cordialmente.
Nunziante
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Messaggio
N°172 20-02-2007 - 13:16
Tags: Economia - Sviluppo
IN VINO VERITAS
da redazione "La Voce di Megaride"
Il Consorzio
Tutela Vini dei Campi Flegrei, fondato il 20 febbraio 2004 dal
comparto vitivinicolo dei Campi Flegrei, è nato dalla volontà
di garantire e tutelare la tradizione vinicola dell'area e di
consolidare ed ampliare la notorietà dei vini autoctoni ed attualmente
rappresenta circa il 90% della produzione. E' stato ufficialmente
riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, con decreto
del 26/04/2005 e pubblicato su G.U. 12/05/2005, n. 109. Con
il supporto della Camera di Commercio di Napoli e la proficua
collaborazione con il mondo scientifico ed universitario, sono
continuamente approfonditi gli argomenti sulle tecniche di vinificazione
e di coltivazione del vitigno. La produzione Campi Flegrei DOC,
riconosciuta con decreto ministeriale del 3 ottobre 1994 è diffusa
nell'intero territorio dei comuni di Procida, Pozzuoli, Bacoli,
Monte di Procida e Quarto e in parte di quelli di Marano e Napoli.
I vini Campi Flegrei Doc, prodotti su terreno vulcanico ricco
di ceneri, lapilli, pomici, tufi e microelementi, determinano
nelle uve e nei suoi vini aromi e sapori assolutamente prelibati.
Una delle caratteristiche che rende unica la Doc dei Campi Flegrei
è la pianta di vite da cui deriva, detta a piede franco. Si
tratta di una vigna originaria, la "Vitis vinifera", non innestata
su ceppi di vite americana, rimanendo inalterata all'attacco
della fillossera (Philossera vastatrix) che devastò i vigneti
europei nella seconda metà del diciannovesimo secolo, comportando
un'alterazione dell'assetto ampelografico della viticoltura
europea. La vite è coltivata ancora oggi su piede franco, senza
porta innesto. Ciò accade proprio nei Campi Flegrei; dove, per
la particolare struttura del terreno vulcanico gli insetti non
riescono a sopravvivere, poiché i grani, sciolti e grossolani,
impediscono alle larve di poter scavare percorsi e gallerie.
Tuttora, l'attuale metodo di coltivazione, avviene per propaggine,
piantando nel terreno la nuova vite, successivamente separata
dalla pianta madre, consentendo di mantenere inalterata, per
una sorta di donazione naturale, il bagaglio genetico, delle
viti originarie.
I Campi Flegrei (dal greco phlegraios = ardente;
per l'evidente attività vulcanica), situati a nord di Napoli,
rivelano tutta la spettacolare natura di un territorio tra i
più ricchi di storia del nostro paese: una sconfinata depressione
vulcanica, generata dallo svuotamento della camera magmatica,
a seguito di una violentissima eruzione che ne provocò il conseguente
collasso e l'ingressione del mare all'interno dell'area. Proprio
questa particolare caratteristica è alla base dell'antichissima
viticoltura di questi luoghi, già descritta da importanti scrittori
dell'antichità, quali Catone, Varrone, Plinio e Columella. In
un graffito del primo secolo d.C., ritrovato in una taberna
puteolana, Tibullo fa espresso riferimento a tecniche viticole
autoctone. La storia della viticoltura è proseguita nei secoli
senza interruzione di sorta. Con la nascita del Regno di Napoli,
anche le campagne della zona trovarono un miglior assetto, e
la vite portò la sua fama fin nel Medio Evo, quando il vino
de Putheolo era tra i vini prescelti dalla regia mensa al tempo
di Carlo II D'Angiò. Con l'avvento dei Borbone, a Napoli e nelle
campagne flegrée, si affrontarono importanti lavori di bonifica
e di convogliamento delle acque; furono aperti gli emissari
del lago di Patria e del lago Fusaro e fu costruito l'alveo
dei Camaldoli. Lo splendore di queste terre richiamò artisti
da tutto il mondo e il suo incanto fu immortalato in gouache
e poesie. Nella seconda metà dell'800 fu istituito il "Comizio
Agrario Puteolano" e successivamente fu impiantata in zona,
una cantina sperimentale la cui attività contribuì molto al
miglioramento della produzione, e allo sviluppo del commercio.
FALANGHINA: È un vitigno che venne annoverato tra i “finissimi
fautori di piaceri sublimi della gola”. E’ un’uva a bacca bianca
fra le più diffuse ed apprezzate. Generalmente dà vini bianchi
giallo paglierini, di ottima consistenza, con un bouquet floreale
e fruttato molto ampio e fine, al palato è morbido, secco e
delicato. Il nome falanghina deriva da “falange”, il grande
palo di castagno a sostegno dell’alta vite, ancora oggi utilizzati
nella sua coltura. È coltivato a piede franco. E’ un vino giovane
da pasto che accompagna egregiamente piatti tipici della cucina
marinara,quali i frutti di mare anche crudi, pesce nobile e
crostacei sia alla griglia sia in frittura.
PIEDIROSSO: Antichissimo
vitigno campano, già apprezzato ai tempi della Baia Imperiale
e citato anche da Plinio il Vecchio. La tradizione vuole che
prenda i nome dal colore del suo graspo, uguale a quello della
zampa del colombo e quindi conosciuto localmente come Per'e
Palummo. Viene coltivato su piede franco. E' un vino da pasto
che si presenta di colore rosso rubino intenso, al naso si avvertono
odori di ciliegia, lampone, rosa ed al palato giunge morbido
e corposo. Si accompagna eccellentemente a piatti dal sapore
deciso della tradizione campana. E' ottimo con arrosti e paste
al sugo, bolliti e formaggi stagionati.
CONSORZIO
TUTELA VINI DEI CAMPI FLEGREI
Via S. Aspreno, 2 80133 Napoli - Italy
c/o Camera di Commercio di Napoli
tel. +39 081 4288445 081 8545555 (presidenza) fax +39 081 8545489
(le immagini sono tutte di Mauro Caiano/V.I.P.edizioni-Napoli)
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da: vocedimegaride - Commenti: 0
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N°144 del 01-02-2007 - 16:36
Tags: Economia - Sviluppo
BASSOLINATE & SMANDOLINATE
di Marina Salvadore
Riceviamo
da ufficio stampa “Sprint” Campania (nomen omen, quando c’è
da promuovere geniali condivisioni di torta; meno sprint, ovviamente,
nella normale comunicazione della gestione dell’amministrazione
delle mere “incombenze” di tutela delle pubbliche urgenze) il
seguente Comunicato che, per comodità e divertissement di lettura,
sbrindelliamo per benino aggiungendovi in parentesi i nostri
perfidi commenti, premettendo che l’intero testo è volutamente
incomprensibile al volgo ovvero ai “non iniziati” alle “bassolinate”,
pur vantando un lessico aziendale impeccabile, in onore di anglosassone
Communication & Imaging. TITOLO tronfio: "A Napoli Convegno
nazionale sull’internazionalizza-zione del Sistema Italia Un
confronto a tutto campo tra istituzioni e privati."
E’ in programma a Napoli, il 6 e 7 febbraio,
presso l’Auditorium di Città della Scienza (la cittadella fortificata
del vicere’ - municipalità 10 Bagnoli-Fuorigrotta - sulla quale
gravano fortissimi interessi e dove, di recente, accanto alle
altre cazzate ignobili è stata fondata la scuola del Documentario,
affidata alla docenza non autoctona, stante l’esterofilia del
governatore, 18.000 euro di iscrizione per i poveri giovani
che intendano specializzarvisi... vuoi vedere che, scava scava,
fa capolino la solita monopolizzante CosmoFilm?) – il Convegno
nazionale su “Il governo dei processi di internazionalizzazione:
le sinergie stato-regioni” (Una sinergia che sa di “cupola”,
a giudicare dagli incessanti fondi e finanziamenti per il Sud
preordinati dai Governi interessati a spremere pure gli ossi
delle olive nel Sud, data la catastrofe del commercio del credito
e dell’industria al Nord, come le roulottes nordiche inviate
in Irpinia per i terremotati e rivendute sempre al nord da settentrionali
emissari... come i fondi Cassa Mezzogiorno incassati dai "cummenda"
per aprire fabbriche MAI VISTE al Sud) L’incontro, promosso
dal Ministero del Commercio Internazionale e dalla Regione Campania
e finanziato dall'Unione Europea PON ATAS 2000-06 Misura 1.2
e dal POR Campania 2000-2006 Misura 6.5., sarà l’occasione per
stimolare il dibattito tra tutti gli attori ( il termine giusto
sarebbe “teatranti” o “guitti”), pubblici e privati, che sostengono
il processo di internazionalizzazione del Sistema Italia (Certo!
Dopo le disparate agensud e similari, fucine di iperstipendiati
funzionari e segreterie“di famiglia” e dopo l’industria del
“Tarocco” che ha il suo apice nella Cina che ha sconvolto pure
il mercato del nostrano Tarocco e che gestisce al 50% il Porto
di Napoli…) Ciò anche in base alle esperienze maturate nel periodo
2000-2006 (che esperienze abbiamo maturato? Perché non le enunciano?
Si riferiscono, forse, ad esperienze quali quelle fallimentari
come la recentissima mostramercato dell’artigianato napoletano
in Russia, scandalosamente approdata alle cronache giudiziarie
dei giornali?) e in considerazione della nuova programmazione
dei fondi europei prevista per il 2007-2013. (ECCOLO QUA! Che
bisogna inventarsi per accaparrarsi altri fondi da spendere
in cazzate…mentre la Sanità langue e i pensionati stanno pagando
a prezzo intero tutti i farmaci, nell’illusione di un rimborso
futuro “post-mortem?”, mentre i lavoratori pubblici e privati
ipnotizzati dalla finanziaria hanno visto decurtarsi, dai 50
ai 70 euri, lo stipendio di gennaio... mentre i giovani sono
“a spasso” in cerca di umile futuro, mentre la città si sfascia
nell’impatto con la miseria morale e materiale… ) I lavori saranno
aperti da Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania
(c’era bisogno di qualificarlo? Ce ne siamo accorti tutti che
è lui il “duce”, il dittatore, visto che lo subiamo senza soluzione
di continuità dal secolo scorso. Come si dice: UN NOME... un
avviso di GARANZIA!)) Interverranno Emma Bonino, Ministro del
Commercio Internazionale e delle politiche comunitarie; Luigi
Nicolais, Ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica
Amministrazione; Ugo Intini, viceministro Ministero Affari Esteri,
Filippo Bubbico, sottosegretario Ministero Sviluppo Economico;
Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte ( questa,
che c’azzecca? C’è un altro risorgimento in vista, un’altra
invasione piemontese o la signora viene a perorare la requisizione
di tutta la produzione di nocciole nostrane per la Nutella torinese?)
Andrea Cozzolino Assessore all’ Agricoltura e alle Attività
Produttive della Regione Campania (dopo il vicere’, è l’unico
autoctono in mezzo ai tanti “stranieri” papponi succitati).
L’evento si articola in due giornate ( accipicchia! Suderanno
cento camicie per il troppo lavoro... come al conclave di Caserta!)
Nel corso della prima, dopo un dibattito tra Amministrazioni
centrali e regionali sulle sinergie da potenziare e rinnovare
(se vi sono state “sinergie” non ce ne siamo accorti; soprattutto
non ci siamo accorti dei risultati!) per operare al meglio sui
mercati esteri ( ma se siamo noi “sudici” la più grande fetta
di mercato del Nord e dell’estero taroccaro!), ci sarà una tavola
rotonda (più che tavola rotonda perchè non chiamarla pietra
cubica?) sui ruoli degli sportelli regionali per l’internazionalizzazione
ai fini dell’integrazione tra strumenti pubblici e privati (Quali?
Dove sono? Che fanno, ‘sti sportelli? Fino ad ora ci pare di
aver internazionalizzato solo la monnezza e il folklore, esattamente
per opera di integrazione tra strumenti pubblici (indifferenza
e mazzette…oops..scusate…”consulenze”) e privati (camorra e
affini) Nella seconda saranno presentati i risultati del Progetto
Operativo Italia Internazionale. Sei Regioni per Cinque Continenti-
Secondo stralcio, gestito dal Ministero del Commercio Internazionale
( Qua ti volevo! Ecco la chiave di lettura, a proposito della
quale dicemmo molto tempo fa. Riproporremo a pie’ di pagina
l’articolo pubblicato a riguardo) Si confronteranno, inoltre,
le Regioni Obiettivo 1 (Basilicata, Campania, Puglia, Calabria,
Sicilia, Sardegna, Molise) sulle potenzialità offerte da una
necessaria proiezione internazionale del Mezzogiorno nel prossimo
periodo di programmazione europea (Infatti, trattasi esclusivamente
delle regioni ad alto e continuo sfruttamento, da tenere sotto
il tacco dello stivale quale bacino depresso d’Europa… carne
da “cannone”) “Dobbiamo rendere irreversibili i segnali di crescita
che hanno caratterizzato l’export nel periodo 2000-2006 – ha
dichiarato Andrea Cozzolino – E’ necessario, per questo, confrontarsi
in modo continuo
e costruttivo con le istituzioni nazionali e i privati: non
solo per delineare un piano preciso nell’ambito dei processi
di internazionalizzazione, che individui settori e paesi su
cui puntare, ma anche per stabilire una diversa governance (Velata
ammissione di incapacità totale. Trapela da queste parole crittografate
che nonostante gli sprechi, gli emolumenti, feste e festini,
convegni, commissioni, brochure e relazioni, non si è fatto
nulla di concreto per impegnare i fondi del Ministero degli
Esteri, dove risultano iscritte all’obolo le 6 regioni del Sud)
Bisogna porre le basi per una strategia unificata delle Regioni
del Sud, (mai una volta che si pensi al Sud in termini reali
geo-politici, storici e sociali), magari distinta per filiere,
con una cabina di regia nazionale (Prodi! Pensano a Prodi...E’
già stato così bravo con l’I.R.I.!!!) E accompagnare, infine,
questi processi con un diverso utilizzo del capitale umano a
nostra disposizione ( il nostro capitale umano è tutto emigrato,
se ne saranno accorti?) Servono nuove figure, capaci di permettere
alle nostre imprese (ah! Siamo riusciti a mantenerci qualche
impresa. Che sollievo! Di grazia, ci è concesso conoscerle?)
e alle nostre stesse politiche di essere davvero competitive
sui mercati esteri (quello dei wucumpra’ senegalesi è l’unico
mercato possibile) Dei veri e propri “manager dell’internazionalizzazione”,
giovani che abbiano conoscenze adeguate, una mentalità più aperta
e meno rigida, che sappiano guardare ai mercati emergenti non
come una minaccia ma come una opportunità” (Largo ai giovani!
Evviva! Purchè siano tutti specializzati alla Bocconi, alla
Luiss, ad Oxford, Boston…anche in Australia o in Svezia… dato
che il Mezzogiorno, nell’iconografia classica, non ha Cultura
e che gode pure di una “sezione staccata” (apartheid) della
Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione)…
L'esercizio
divertente consiste nel rileggere il comunicato scevro dalle
perfidie in parentesi, per esercitarsi nel linguaggio ermetico
della Pubblica Amministrazione e rinvenirne la "chiave di Salomone"
utile alla interpretazione del messaggio subliminale! Ed ora,
vi lascio alla lettura del “pezzo d’epoca” inerente: “ Il Mezzogiorno
è all’estero?” al link http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/MezzogiornoEstero.htm.
Da notare la data di pubblicazione...e, solitamente, non consulto
la palla di cristallo!
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
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N°136 del 27-01-2007 - 20:11
Tags: Economia - Sviluppo
Il mio Mezzogiorno L'inizio di una nuova civiltà
di Nunziante Minichiello www.minichiello.it
Comunità
cosciente, attenta e costituzionalmente pia, rappresentata da
politici preparati, motivati e tenuti in carica per un solo
anno e per una sola volta, remunerati in conformità del
reddito medio della popolazione e senza privilegi, e servita
da istituzioni esemplari e soggette a continuo avvicendamento,
si presenta alla comunità nazionale ed internazionale
nella nuova veste di grandePerciò
agricoltura, base solida
di forte economia, all’avanguardia, come tutti gli altri settori,
nessuno escluso, presenti sul mercato locale, nazionale ed internazionale.
realtà culturale, civile ed economica. Produzione agricola
dunque non più di atavica sussistenza o di tradizione,
ma scelta di campo, associata all’attività pastorizia,
anche questa per le esigenze interne e per affrontare la concorrenza:
entrambe nelle mani di dirigenti professionisti specializzati
che sappiano che, come e per chi produrre e che sappiano soprattutto
dimostrare che hanno perfetta conoscenza delle proprie risorse
e delle proprie possibilità e sufficiente capacità
di saperle usare al meglio, lungi dall’essere portati per mano
da maestri locali e non locali. Il Meridione d’ Italia ricorda
. ed onora la terra dei vitelli, che per natura sono vigorosi,
esuberanti ed amanti della libertà, come ben provano
i campi che li vedono scorrazzare. Turismo di qualità si
impone a risposta di tutte le esigenze ed a dimostrazione che
madre natura, che . s’affaticò tanto a coprire di bellezze
cielo, mare, terra e monti, non mise la lanterna in mano al
cieco e non è tradita dall’ingegno degli uomini. Fare scuola,
utile allo
spirito ed alla esistenza, e ricerca, per avere risultati
e rimanere ai primi posti e non per regalare salari, stipendi
e prestigio. Produrre da soli tutto ciò che serve e che
serve pure agli altri. Esportare non più mano d’opera
a buon mercato, ma cultura e prodotti. L’autodeterminazione,
riconosciuta a tutti i popoli, apre l’era della solidarietà,
sperimentando nuove forme di partecipazione, di cooperazione
e di convivenza. Ovunque, comunque ci si trovi, finché
ci si resti, chiunque goda degli stessi diritti ed adempia gli
stessi doveri dei locali: si eliminino barriere tra uomini e
tra popoli, che già sono orientati per conto loro a capirsi
tra di loro e ad avere le stesse leggi, pur nel rispetto delle
proprie origini e tradizioni.
Dalla divina bagnarola, il MEDITERRANEO appunto, tanto da affidare
alla storia le rivalità e da impostare il futuro tutto
da godere in concordia, benessere e pace, ed in particolare
dal Mezzogiorno d’Italia parta dunque la lezione e l’inizio
di una nuova civiltà. ancora vivo e vivace,
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
riferimento
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Messaggio
N°132 del 25-01-2007 - 17:37
Tags: Economia - Sviluppo
Il Meridione non cambierà mai?
Fino a quando i Meridionali non avranno ufficialmente qualcosa
di Nunziante Minichiello
I media,
soprattutto quelli di area governativa, fanno salti di gioia:
fino al 2013 sono stati destinati 100 mld di euro al Mezzogiorno
e solo al Mezzogiorno, perché gli altri non ne hanno bisogno.
Cassa per il Mezzogiorno o terremoto dell’80, ad esempio, pure
portarono miliardi al Sud, che purtroppo non cambiò registro.
Chi vivrà vedrà a chi ed a che cosa serviranno 100 mld di euro.
Ma qualche domanda è d’obbligo e pure qualche considerazione.
100 mld saranno la riprova della definitiva concezione di vita
della popolazione meridionale, che ama, vive e gode certi sistemi,
con un eufemismo, detti assistenziali? Le prospettive del Sud
sono tutte nell’annuncio stesso dei 100 mld, che quindi parlano
da soli e risolvono, per incanto, tutti i problemi urgenti ed
importanti, dal degrado alla ricerca, dall’ordine pubblico ai
servizi pubblici, dalla occupazione alla produzione, dall’ autonomia
economica alla indipendenza politica? Ad ogni modo comunque
si chiamino, questi interventi, che sono voci importanti dei
bilanci dei maggiori stati del mondo, USA in testa, una cosa
è storicamente certa: non liberano dal bisogno, non redimono
dalle carenze e non forniscono le competenze. L’intervento “concesso”
questa volta in pompa magna, quasi una befana slittata di qualche
giorno,come si faceva una volta, quando c’erano i re, continua
di sicuro solo a far sperare: la gente ingenua ed anche o, forse
più, la gente furba spera che i politici siano regnanti di manica
larga ed i politici, che non sono ingenui, sperano che i popoli
si comportino come li descrivono certe favole, sempre cioè in
attesa delle ricorrenze in cui si gettavano dai balconi monete,
che la povera gente correva a raccogliere. E’ proprio fuori
luogo pensare che un giorno o l’altro i Meridionali vorranno
assurgere a popolo degno di questo nome e cominceranno a cercare
in casa loro ed in se stessi qualcosa che ufficialmente, ma
solo ufficialmente, è sempre mancata? Purtroppo fino a quando
i Meridionali non avranno ufficialmente quella qualcosa il Meridione
non cambierà mai. Intanto, è bene ribadirlo, gli stati ricchi
fanno come faceva, si dice, quel tale che lasciava le monetine
ai poveri, cioè destinano capitali ai
popoli in difficoltà,
per tenerli buoni, pacifici e perennemente poveri e bisognosi,
onde potersene servire all’occorrenza. Tra trattative, mediazioni,
pretese dei governanti locali, spese di progettazione e quindi
di realizzazione, in sostanza ai bisognosi veri arriva molto
poco e di quel poco molto meno viene impegnato per cambiare
lo stato di cose, mentre la parte sostanziosa va ripartita tra
le varie realtà, che sono capaci di creare reti di interessi,
i quali ultimi sono più efficaci e pratici ad aggregare degli
ideali o dei principi. Conscio di questo al Meridione potrebbe
venire in mente di reagire di conseguenza: respingere la concessione
dei 100 mld e pretendere il diritto alla vita libera, autonoma
e dignitosa, il diritto alla scuola, il diritto al lavoro, il
diritto di fare impresa ( il diritto insomma di produrre ricchezza
e di pagare tasse ), il diritto di essere rappresentato e di
essere servito da professionisti tutti rispondenti ai requisiti
costituzionali, ogni diritto comunque previsto e sancito dalla
Costituzione. I Meridionali allora avrebbero trovato dunque
quella qualcosa e con essa avrebbero ritrovato se stessi. Ci
sarebbe il Meridione e non ci sarebbe più il problema.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
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Messaggio
N°27 del 19-11-2006 - 16:48
Tags: Economia - Sviluppo
Un
dramma in due atti:Colonizzazione e Continentalizzazione
di Marina Salvadore
Napoli
(tutto il Sud) prima dell'Unità aveva - tra le altre - fiorenti
industrie siderurgiche e rifulgeva soprattutto nella cantieristica
navale (celebri, per esempio, erano i cantieri di Castellammare;
quelli che costruirono in tempi moderni - non tutti sanno -
persino la "Vespucci", su preciso disegno delle corazzate della
gloriosa Real Marina Borbonica).
L'industria estrattiva, quella
chimica e di trasformazione (ricordiamo le saline e gli zolfi,
per eccellenza), la siderurgia di Pietrarsa, Mongiana e Ferdinandea,
la cantieristica, la metalmeccanica, supportavano degnamente
le prevalenti attività marittime e marinare, con le connesse
attività turistiche e degli scambi commerciali (industria del
corallo, cartiere, tessile, vetrerie, alimentare, artigianato,
agenzie turistiche ecc…) - non solo nell'area del Mediterraneo,
ma fino alle Americhe - come si legge dall'attenta analisi dei
nostri primati nazionali, europei e mondiali. L'intelligenza
e la lungimiranza dei suoi governanti seppero sostenere, far
evolvere e tesaurizzare le peculiarità specifiche della particolare
geografia e condizioni climatiche di quel Regno che confinava
con "l'Acqua Santa e L'Acqua del Mare" - come felicemente ebbe
ad esprimersi re Ferdinando II di Borbone, autore della più
felice e concreta in assoluto Riforma Finanziaria delle Due
Sicilie - e la ricchezza della Nazione poggiava prevalentemente
sul binomio "Campania Felix" e "Mare Nostrum", dal quale scaturivano
le diversificate attività conserviere, artigianali, manifatturiere
e della industria pesante, in un regime di libera concorrenza
persino con la "assolutista" Real Casa. Il fenomeno dell'emigrazione
- di quei tempi - era inverso: dal Nord si scendeva in quel
che è detta ora "Terronia" per trovare lavoro o per investire
(specialmente - tra gli stranieri - numerosi erano gli inglesi
ed i francesi) nell'imprenditoria; persino, nella Finanza (vedi,
il banchiere Rothschild!). Addirittura, le prove di conio della
moneta inglese erano costantemente sottoposte all'esame degli
artigiani della nostra Zecca, considerati tra i più esperti
maestri d'arte orafa e argentiera e…il pavimento del Banco di
Napoli - riportano le cronache dell'epoca - crollò sotto il
peso della riserva aurea nazionale stipatavi, tanto per citare
un dettaglio… piuttosto che un altro… No, non è il prologo di
una Fiaba; ciò che racconto è verità e non è neppure mitologia
o epica, poiché è storia di neppure un secolo e mezzo fa, che
ancora si respira, passeggiando per le strade di Napoli, laddove
la sua gente - la cui più sana prerogativa è soprattutto quella
di appellare le cose con il loro nome - si ostina a chiamare
la "Via Roma" ancora "Via Toledo", la "piazza del Plebiscito"
ancora "Largo di Palazzo", la "piazza Trieste e Trento" ancora
"piazza San Ferdinando" e… "Via… dicendo"… Il "Risorgimento"
(del solo Nord, purtroppo) tra i pochi fatti ed i troppi misfatti
si macchiò della primaria colpa - ai danni del Sud - della "continentalizzazione
selvaggia" delle Due Sicilie, negando - di lì in avanti e per
sempre - ogni specificità, ogni possibilità di sviluppo, di
sussistenza, di autonomia, addirittura di "economia" all'intero
Mezzogiorno… quasi, a cagione di un sommovimento tellurico,
ne fosse stata radicalmente mutata la geografia! I nostri numerosi
e importanti porti, cantieri navali, bacini di carenaggio e
scali merce e passeggeri, che erano stati fino allora il fulcro
del Mediterraneo furono retrocessi agli ultimi posti in classifica;
molti, smantellati, tagliando così le vie della produzione interna
e dell'esportazione. Tutto l' "interesse" (nel senso più volgare
dell' accezione) si spostò sulle coste della Toscana, qualcosa
nelle Marche e soprattutto nella piccolissima Liguria, per la
resurrezione di Genova. I cantieri militari furono tutti impiantati
nella minuscola e spopolata La Spezia, che vide - nel giro di
pochi anni - triplicare i suoi residenti. E' motivo di amara
riflessione anche il fatto che a tutt'oggi, in un' Italia che
brulica sulle sue coste di Musei Navali, di primo, secondo e
terz'ordine, ancora si nega alla gloriosa tradizione marittima
e marinara napoletana (che era competitiva solo con quella Inglese,
in tutta Europa) l'orgoglio di un legittimo trofeo alla memoria,
stancamente annuendo, anche nei tempi odierni del Progetto Nausicaa
dell'Ente Porto di Napoli, che se la marineria partenopea ci
tenesse proprio tanto ad essere eternata in un suo pantheon,
potrebbe accontentarsi al più di un paventato "Museo dell'Emigrante",
magari intitolato "Partono 'e Bastimenti"… chissà?… Neppure
all'epoca dell'Impero Romano e del Vicereame Spagnolo il Sud
fu così spietatamente invaso e colonizzato!… Mutata la geografia,
mutò la geopolitica! Tanto, per sottolineare ancor più la nostra
risorgimentista
qualifica di Bifolchi, Briganti ed Emigranti,
scientificamente definiti dal Lombroso (ch'era anch'egli un
figlio della Diaspora poiché di origine ebrea, eternamente errante)
dolicocefali e non dignitosamente brachicefali, come i nostri
"Fratelli dell'Italia di su". E, tutto questo, in barba alla
vera scienza medica che pure da noi sbocciò autorevolmente,
con la Scuola Salernitana e con la Prima Cattedra di Fisiatria!
Solo per dirne qualcun'altra a caso. Diventammo - e lo siamo
ancora - la più grossa fetta di mercato del Nord, consumando
solo ed esclusivamente prodotti del Nord; quegli stessi che
da noi abbondavano e che non ci fu più possibile produrre, perché
anche le nostre strutture produttive furono traslocate al Nord,
quando non serrate del tutto perché intrasportabili, creando
ulteriore disoccupazione. Persino la carta per i ministeri,
per i loro uffici decentrati del Sud, ci arrivava da Torino!…no,
la carta igienica, per fortuna, di quei tempi non era stata
ancora brevettata… anche perché non erano stati ancora costruiti,
con la "Risanamento" (che pure fa rima con "Risorgimento") palazzi
di "10 piani di morbidezza"… ma la carta-danaro, che sostituiva
l'oro dei ducati sonanti e delle effettive riserve auree… quella,
purtroppo, si iniziò a produrla ed a diffonderla a febbrile
gittata continua, proprio da lì : dalle fonti d'origine del
nostro italico ed insormontabile DEBITO PUBBLICO, che ancora
lievita…lievita. Da allora! Lo sfascio del Sud continua nel
presente; anche un cane randagio se ne accorgerebbe. Purtroppo,
è la stessa classe dirigente del Sud che continua a ficcare
la testa nella sabbia, come uno struzzo! Non ho descritto, in
apertura, il Paese dei Campanelli né la Val di Cuccagna ma se
- ormai è evidente - i trascorsi meridionali, al sole del presente,
rifulgono ancora nostalgicamente sul palcoscenico dell'odierna
amministrazione della cosa pubblica, è facile decifrare i segnali
di un Sud che racconta di quanto "stava meglio" quando - come
si ostinano a riferire i bugiardi - "stava peggio"! E' oltremodo
inaccettabile, immorale (o, meglio, amorale) e - ci sembra -
pure un tantinello anticostituzionale che al Parlamento Italiano
siedano, invece, reazionari secessionisti di una regione italiana,
con un "suo" parlamento di mantovana memoria, che non è mai
esistita né geograficamente né storicamente : la Padania, di
cui neppure i gloriosi "Serenissimi " ambiscono far parte… La
Padania surreale che si è trasportata al Nord, con benedizione
urbi et orbi, il Treno Pendolino Napoli/Milano che ora è Napoli/Gallarate;
quasi che Gallarate, rispetto alla storica ed artistica Caserta
(dove non è prevista fermata) abbia avuto l'imprimatur regale
di capitale morale del Nord… La Padania, che si è costruita
in fretta e furia (prima che scadessero le sovvenzioni) Malpensa…
che si è presa di peso, come da un solaio polveroso, la Televisione
di Stato, Rai 2!… Cosa aspettano i Romani di Rai uno ed i Padani
di Rai due a sdoganarci la Rai tre a Mezzogiorno? Vogliamo dimenticare
di quando il Garante per la Pubblicità certificò che la VERA
MOZZARELLA DI BUFALA era di esclusiva marca VALLELATA della
padano-alemanna GALBANI? … Ci offre da pensare il fatto che
la PASTIERA NAPOLETANA, da qualche anno, non è più quella "evangelica"
di SCATURCHIO ma quella industriale della BAULI di Verona?…
Che i pomidoro e la pasta pare si producano solo in Emilia…
che supermercati ed ipermercati vendano agrumi africani e spagnoli,
disdegnando la nostra tipica produzione, esportata sino al secondo
dopoguerra?… Che la succursale milanese della prestigiosa NOSTRA
Scuola Militare della Nunziatella è ora Collegio Teuliè della
II Scuola Militare dell'Esercito di Milano?…. che il Ponte sullo
Stretto si farà con i soliti appalti ai "soliti noti" del Nord,
lasciando volutamente in essere sul territorio meridiano le
infrastrutture già obsolete, per emarginare ancor più le realtà
locali del "sud del Sud" ed a discapito pure di quella minima
economia che supporta quella miserella Fata Morgana, in casa
sua, per mezzo delle piccole attività connesse all'indotto del
traghettamento (com'è avvenuto di recente in Grecia, con la
creazione di altra povertà immolata su di un altro ponte… olimpico)…
I tempi malsani del "Lassammo sta', Tirammo a Campa'" ci si
auspica finiscano al più presto! Uomini giusti al posto giusto,
servitori della Patria che non si servano della Patria; questo,
è quanto il Sud, NAPOLI, da sempre reclama. Risulta veramente
impossibile prendere la temperatura basale al Mezzogiorno, costruire
grafici di funzioni impazzite, diagnosticarne i mali e prescrivere
a distanza, dai celebri nosocomi di Roma e Milano, farmaci e
rimedi palliativi se le cartelle cliniche, l'anamnesi stessa,
è andata smarrita, quindi ogni eventuale diagnosi è necessariamente
affidata allo sciamano o curandero di turno, con un sempre più
pittoresco rito woodoo, semplicemente perché i dati statistici
dell'economia e finanza meridionali non riguardano mai in assoluto
le tasche del solo meridione. Finiamola di nasconderci dietro
un dito e se davvero c'è la volontà da parte degli Amministratori
della "Res Publica" di risanare TUTTO il sistema nazionale -
prima che noi ITALIA si finisca come l'Argentina - è d'obbligo
tastare il polso ad ogni differente realtà locale ed evitare
troppi decentramenti politici ed amministrativi. Occorre approfondire
con competenza e professionalità i punti salienti del decadimento
di una "civiltà" e se, spesso, durante l'analisi qualche dettaglio
indica qualche punto di qualità in opere e provvedimenti del
lontano passato, occorre avere l'umiltà di verificarli e di
adeguarli al presente, lungi dagli americanismi bocconiani e
dallo yuppismo manageriale dell'ultim'ora ... (continua)
(tratto da "Vita, morte e miracoli dell'Economia
e del sottoSviluppo in Campania 1860/2004" di Marina Salvadore
)
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 2
riferimento
Inviato
da kayfakayfa
il 21/11/06 @ 00:07
Gustato tutto fino all'ultima riga. Attendo
di leggere il continuo...
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Inviato da vocedimegaride
il 21/11/06 @ 18:19
Il lavoro da cui è tratto l'inserto sulla
"continentalizzazione" è on line nella sezione e-book di www.vocedimegaride.it
Fu da me dedicato alla DRE Campania che aveva appena pubblicato
uno studio su l'Economia e lo Sviluppo in Campania.... Ovviamente,
il mio omaggio non giunse gradito al Direttore regionale delle
Entrate... che scambiò la mia difesa delle radici per un'offesa
a Napoli... Non che mi aspettassi un "grazie" o un encomio (so
benissimo che certe verità sgomentano l'amministrazione pubblica,
sempre in bilico) ma che si sia fatto di tutto, per ignorare
le mie istanze ed il mio lavoro...questo, accresce i miei sentimenti
di pena e di rabbia nei confronti delle ipocrite istituzioni.