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N°501 del 12-12-2007 - 16:57
Tags: Arte - Spettacolo
Inviato da:
vocedimegaride - Commenti: 0
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N°500 11-12-2007 - 20:31
Tags: Arte - Spettacolo
Il
Natale Rubato
da columbusnews@columbusnews.com
Il Westechester
Italian Cultural Centre di NY terrà a battesimo il Natale Rubato.
Saranno numerosi gli ospiti che terranno a battesimo il pluripremiato
film Il Natale Rubato di Pino Tordiglione negli Stati Uniti d’America
al Westchester Italian Cultural Centre di New York, venerdì 14 dicembre
alle ore 19,30, tra essi si attendono Mira Sorvino, Frank Capra
Jr., Mario
e Matilda Cuomo e tanti altri. Tutti insieme nell’orgoglio dell’arte
italiana daranno il benvenuto ad un autentico capolavoro filmico
che commuove a dismisura. “La Fondazione Generso Pope è lieta di
sponsorizzare e dare il benvenuto, qui in America, al meraviglioso
film “Il Natale Rubato”; siamo tutti consapevoli ed orgogliosi di
salutare un film che rappresenta il talento cinematografico italiano.
Nella nostra rassegna, quest’anno, abbiamo selezionato tre film
italiani: Malena di Tornatore, La Dolce Vita di Fellini ed Il Natale
Rubato di Pino Tordiglione, quest’ultimo è un film che ci fa sentire
italiani nel cuore e che ci consente di comunicare agli americani
uno spaccato di poesia antica tinto di spiritualità e valori.”-
commenta così Patrizia Calce, responsabile PR del Westchester Italian
Cultural Centre. Questa comunicazione del Columbus News è motivo
di grande orgoglio anche per noi de “La Voce di Megaride”, in quanto
l’ autore dei testi per la voce narrante del film-fiaba di Pino
Tordiglione “Il Natale Rubato” è la nostra inossidabile Marina Salvadore
che, all’epoca ed in quella circostanza, si cimentò per la prima
volta in assoluto a “scrivere” anche per il cinema, come sempre...gratuitamente!
(la redazione)
Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2
riferimento
Inviato da Anonimo
il 12/12/07 @ 11:25
...non solo gratuita collaborazione ma anche
l'offesa della non menzione nel cast.
la redazione
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Inviato da Anonimo
il 12/12/07 @ 11:39
Coinvolta in prima persona, rispondo alla
redazione. Ad onor del vero, un riconoscimento l'ho avuto: dal mastro
preseparo Giuseppe Ferrigno, interprete del film, che a film concluso
mi donò una delle sue preziose e magnifiche opere, la statuina
della venditrice di taralli che conservo con molta cura.
marina
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Messaggio
N°485 del 23-10-2007 - 17:27
Tags:
Arte - Spettacolo
I miracoli
che fa la Musica presentazione dell'Album "Francesco Malapena"
di Marina Salvadore
Tutto
comiciò così, per una strana fatalità, una
coincidenza dovuta a quell’aura magica, potente come una calamita,
che impregna il corpo eterico di ogni meridionale deambulante, emigrante,
sul pianeta. Ma, consentitemi, prima, di spiegare il fenomeno…
I meridionali, figli della diaspora post-risorgimentale ma nati
nella culla della Civiltà, hanno vispo e attivo il terzo
occhio piazzato giusto in mezzo alla fronte, invisibile agli agnostici
ma vivido e lucente agli “iniziati” all’arte regale della “pucundrìa”,
la cui ghiandola pineale non è atrofizzata, com’è
nella norma della popolazione italica del centronord. Gli emigranti
del Mezzogiorno si procurano visioni senza uso di allucinogeni:
è la memoria atavica dei colori, dei suoni, dei profumi,
delle voci, dell’identità ancestrale che consente loro di
rimanere costantemente, nei secoli, in una sorta di catena energetica
che assorbe potere direttamente dalla quarta dimensione; quella
dei santi e martiri, quella della sperimentazione umana del dolore,
della tristezza, del distacco, che gli ha guadagnato il paradiso
dei puri spiriti. Osservate bene un emigrante… anche se non pratica
lavoro duro, se è giovane e forte, sportivo e di “successo”,
ha sempre una spalla – solitamente la destra – più bassa
dell’altra. Su quella spalla siede lo spirito del suo nume tutelare,
che quasi sempre è un angelo, un’anima disincarnata, un “deva”,
un’entità, che molto…molto tempo fa…benedetto dalla nascita
sotto la stella del sud, il karma personale indusse per ingiustizia
politica e sociale, per la voracità dei conquistatori della
sua patria, alla migrazione… come le rondini, le cicogne. A differenza
di questi esseri alati, che ogni anno ritornano al nido, trovandolo
ancora intatto, l’emigrante, seppure ha il DNA del piccione viaggiatore
e sa rielaborare le coordinate di volo, per far ritorno al
suo nido, non ha quasi mai la buona sorte di ritrovarlo intatto
e pronto a riaccoglierlo…Tutto comiciò così… in quel
pomeriggio bigio di inizio primavera, sulla panchina in un anonimo
giardinetto pubblico di Milano, dov’ero solita portare a passeggio
il mio “cane di mare”, Billy, un meticcio raccolto in fin di vita
sulla spiaggia di Capo Miseno, nei magici Campi Flegrei che contornano
la MIA Napoli di mare, vitigni e altari e vestigia greche e romane.
Un “cane di mare” ha una sensibilità diversa da qualsiasi
altro cane randagio di città. E’ a più stretto contatto
con le divinità marine e con la poesia e la bellezza di un
orizzonte lontano dove sfilano in processione le navi dei marinai,
le astronavi degli alieni che disattento, scambi quasi per Sirio
o Venere o Marte, e le umili barche dei pescatori… che i cani di
mare aspettano, fedeli e pazienti, al rientro dalla pesca…a volte,
attendono per anni… chi non ritornerà più, inghiottito
dalle maree… o rapito da seducenti sirene innamorate, ma il cui
spirito riescono ad annusare, a percepire, ancora, sulle onde della
risacca…e… aspettano… aspettano, incanutendo e svilendo, come i
vecchi genitori dei giovani emigranti. Orbene, il mio miracolato
cane di mare, tra un bisognino ed una corsetta, prese a puntare
una panchina in fondo al vialetto, addossata alla staccionata del
muraglione delle Ferrovie Nord milanesi. Lo seguii. L’imbrunire
non permetteva di distinguere granché ma la pallina gialla
di Billy riuscii ad intravederla in un cespuglietto cresciuto spontaneamente
a destra della panchina, poco frequentata perché troppo isolata.
Billy, stranamente, non si lanciò a raccattare l’adorata
pallina ma saltò sulla panchina, in piedi su un sacchetto
del supermercato di zona, rigonfio di qualcosa.Vi zampettava sopra
e capii che il contenuto non era organico, come temevo, o rifiuto
“tossico” di qualcuno ch’è solitamente più triste
di
un emigrante… Era una risma di carta dattiloscritta e di spartiti
musicali ed in album un trentatre’ giri, come non vedevo più
da tanto tanto tempo, forse erano documenti dimenticati da qualcuno…Alla
luce di un accendino vi lessi il frontespizio: “Napoli, Francesco
Malapena e Roberto Bonaventura“ e, scritto con un pennarello a punta
grossa, rosso, seguito da tre punti esclamativi, il conio “crossbooking”
ovvero - per gli amanti delle mode spontanee new age - il generoso
lascito di un testo all’anonimo avventore che vorrà leggerlo
magari in cambio di un altro libro da panchina: praticamente, un
marketing dei sentimenti, con l’allure del mistero, un po’ come
avviene, di recente, per i lucchetti dell’amore eterno sul ponte
Milvio, a Roma. Eliminato lo scudo protettivo del sacchetto indegno
del supermercato, con una sorta di sacralità, avvertita come
un prodigio per via di uno strano pizzicore al palmo della mano
sinistra, quella del cuore, riparai nella mia borsa quei fogli scritti
ed inoltratimi dalla quarta dimensione in un giardinetto grigio
e spoglio di Milano. Lessi tutto d’un fiato, accucciata nel letto,
quei pensieri, quelle invocazioni, quelle evocazioni che parevano
essere sgorgate dalla mia anima…Sul piatto del mio vecchio giradischi
posi il disco.. Sì, quella musica, quella voce, quelle parole
avrei voluto saperle esprimere io, che pure mi diletto di belle
lettere e di pucundrìa. Erano pagine di poesia e bellezza
che la troppo mia lunga “napolitudine” lombarda, aveva finito col
pietrificare nel cuore ormai ammalato della certezza del non-ritorno
al mio nido; un cuore, assurto ormai a sola funzione di pompa idraulica,
incapace di grondare ancora stille di pucundrìa, come un
tempo: il tempo…circa un decennio…di quando continuavo, incosciente,
a ritenere transitoria la mia condizione di emigrante e… sempre
più vicina e vittoriosa l’ipotesi di un ritorno al nido…
Ora, però, quasi un trentennio di folle “transitorietà”,
assurda,, stolta, mi premeva sul petto!. Leggevo e ascoltavo l’album
di Malapena e Bonaventura, persino qualche piccola nota sugli spartiti
e già a canticchiare a bocca chiusa canzoni subito interiorizzate…
ma leggevo e cantavo me stessa… ed il “callo sul cuore” si sciolse
in un niente di chiffon, un niente piumato di due manine del mio
Deva emigrante che, accarezzandomi ripetutamente il cuore e la memoria,
procurandomi spontanee
visioni della magica Napoli, della testa imbiancata di mia madre,
vecchia e sola in una casetta napoletana, del mio mercatino di Antignano…
la mia “via delle spezie”…della felice libertà di Billy in
corsa sul bagnasciuga della spiaggia di Capo Miseno, in compagnia
dei suoi tanti amici “cani di mare”…del profumo fragrante del pane
cotto nel forno a legna di don Ciro… che sapeva di aghi di pino
marittimo…dei giardini di palme e oleandri, sconosciuti, impossibili,
nella Milano dei platani devitalizzati dallo smog…Una tempesta in
un bicchiere: quel mio bicchiere, sempre per metà vuoto da
quando ero solita abbeverarmi alla fonte dell’oblìo di me
stessa, perché il frizzante desiderio del ritorno a casa,
genuino e corposo come un Aglianico del Vulture, dopo un lunghissimo
esilio, si era, nel tempo, da speranza mutato in rassegnazione,
in apatia, in depressione...Vino corposo sfiatato in acqua colorata,
senza neppure un impercettibile sentore di aceto. Ho divorato quelle
poesie e quelle note, ancora e ancora; gabbiani e rondini dal becco
lungo suggevano, instancabili dal mio terzo occhio d’emigrante ormai
serrato e cieco, una cataratta purulenta e spessa come una tenda
di plastica al balcone di una villa affacciata sul Paradiso…Nel
cuore della notte mi levai dal letto. Raccattai, lì accatastate
da tempo, nel baule del mio corredo da sposa che giaceva come un
feretro in un pantheon obsoleto, i circa miei trent’anni di migrante
di lusso: una pigna di carte ingiallite scritte competentemente
sulla Questione Meridionale; le pagine più ingiallite, incartapecorite,
erano le prime, scritte tanto tempo prima e trasudavano pucundrìa,
nostalgia, poesia…a tratti, quasi lirica bellezza. A seguire – proprio
come mi avevano evocato quella voce e quella musica, descrivendo
le malinconie del distacco, tracciando mirabilmente il ritratto
dell’emigrante a medio e a lungo termine – nei miei scritti, notavo,
scemavano la poesia insieme al desiderio ed alla rivendicazione,
alla bellezza e al sogno, tracimando – rileggendole spietatamente
– nella quieta indifferenza a se stessi, al mondo circostante, ai
sogni stessi…per finire, sfinite, alle pagine bianche, ancora fresche
di stampante laser e ridondanti di retorica, politica, sterile dietrologia,
statistiche… come scritte da un’altra persona, un individuo ormai
lobotomizzato per la inutile lunga attesa del ritorno, per le illusioni
e delusioni, per il dolore che continuava a scavare le radici dell’essere…
per concludersi, come nella più banale sindrome di Stoccolma
nella paura insensata per l’eventuale, possibile, ritorno in patria:
la paura di non farcela a subire quell’impatto con la realtà
che, probabilmente, sarebbe molto dissimile dal sogno agognato di
circa trent’anni di forzata “transitorietà”, con la certezza
d’essere incapaci a tollerare il trauma della verifica di un inevitabile
cambiamento di quella Napoli che ti porti incollato addosso come
una santa reliquia, un macigno sul cuore. Una maledizione! Portai,
come un ex voto si porta all’altare, la mia pigna di cimeli, il
mio trentennale diario di esilio, chiuso in un sacchetto del supermercato,
con su appiccicato un cartello plastificato scritto in stampatello
col pennarello rosso a punta grossa: “A Malapena e Bonaventura”,
perché possano tornare a casa e trascinarsi appresso tutta
la gioventù del Sud, prima che sia troppo tardi…prima che
sfiorisca come me questa ennesima gioventù svenduta altrove”.
Lasciai, affidato al destino e ad una impossibile speranza, sulla
panchina addossata alla staccionata sotto il muraglione delle Ferrovie
Nord, quel fagotto, in spirito di rinnovato crossbooking…Alla sera
successiva, la pallina gialla del mio “cane di mare” finì
nel solito, lontano cespuglietto a destra di quella affatata panchina.
Il cuore mi batteva in gola, mentre mi avvicinavo, speranzosa di
non trovare più ne’ il mio “fagotto” ne’ altro, neppure un
giornale o la carta stropicciata di un pacchetto di sigarette… Di
nuovo imbruniva e non si vedeva altro che il luccichio liquido dei
bulloni di ferro della panca alla luce di un ultimo raggio di un
sole nordico, vibrante, opalescente e grigio nell’umidità
meneghina…Scorsi una chiazza chiara sul sedile della panchina…Accesi
l’ennesima sigaretta per farmi coraggio e richiamai il cane perché
andasse in avanscoperta…Billy era intento a giocare con
degli sterpi, ai piedi di un albero spoglio impiccato al cielo plumbeo…Illuminai
con l’accendino la chiazza bianca. Su di un foglio bianco, insanguinato
di pennarello rosso a punta grossa, a caratteri cubitali spiccava
un “Grazie! Desideravamo che tu ritornassi ad essere te stessa,
come una volta: napoletana!. Ci sei anche tu, con la tua storia
nel nostro album che sta viaggiando per il mondo intero.” Il foglio
era simpaticamente firmato: “un po’ meno Malapena ed auguri di Bonaventura!”
Ringraziai il mio angelo che percepivo seduto sulla mia spalla destra.
Piansi un pianto liberatorio. Soprattutto, compresi quale fosse
il "potere della Musica" e quel lasciarsi trascinare da
essa, senza opporre resistenza... perchè due giorni dopo
feci le valigie e tornai a CASA con il mio cane di mare. Qui, a
Sud, attenderò il ritorno di tutti voialtri figli di Napoli!
immagini tratte dall'album "Francesco Malapena" che potrete
sfogliare e ascoltare in parte su: www.francescomalapena.com
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 3
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Inviato
da Anonimo
il 24/10/07 @ 11:55
Bellissimo e davvero molto toccante questo
raccontino che esprime chiaramente i sentimenti dei napoletani lontani
da casa e singolare ed originale è l'aver descritto il tutto
come un miracolo procurato dalla musica di un bellissimo disco che,
a questo punto, tutti vorranno ascoltare. Che fantasia, Marina!
Brava! Carmine
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Inviato da Anonimo
il 24/10/07 @ 12:39
Grazie Marina per il tuo meraviglioso racconto,
per la poesia e l'emozione che ci hai fatto vivere leggendolo. Ciao
Enrico.
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Inviato
da Anonimo
il 27/10/07 @ 14:30
Marina, mi hai fatto riandare in là
nel tempo, quando mia madre, emigrante per matrimonio provava quella
struggente nostalgia che descrivi tu. Anche per lei sono passati
un po' più di trent'anni prima di poter ritornare, se non
nel suo profondo sud (la Calabria), o nella ancor più sua
Napoli dove visse, studiò e fece le sue prime esperienze
di insegnante elementare, quanto meno a Roma, città dal cuore
aperto nei confronti di tutti. Bellissima e dolce la musica, il
tutto quasi un presagio di vita migliore per te che tanto sei in
credito dalla vita. Maria
_____________________________________
Messaggio
N°484 del 23-10-2007 - 15:34
Tags: Arte - Spettacolo
'A
cchiù bella!
di Marina Salvadore
Era
- come la mitica Edith Piaf detta “il passerotto” - minuta e leggera
ma quando cantava si manifestava in maniera sontuosa, maestosa:
una “presenza”… un’apparizione… una trasfigurazione ch’è
esclusiva prerogativa delle sole Divinità. Giuni Russo, autentica
voce della emblematica sirena Parthenia ch’è per tradizione
Voce di Napoli oltrechè sua fondatrice, alla stregua del
ritrito “nemo propheta in Patria” non ha ricevuto l’adeguato omaggio
partenopeo al suo prezioso dono di “Napoli che canta”, presentato
in anteprima addirittura in Friuli, considerato che le nostre “piazze”
napoletane, globalizzate ed incuranti delle proprie ricchezze ormai
svendute ai terzi, sono diventate sempre più esterofile e
mercenarie. Di tutto ciò e di questa incredibile dimenticanza,
se n’è reso conto il consigliere provinciale Luigi Rispoli,
impegnato da lungo tempo in tema di recupero dell’Identità
partenopea e ben presto “Napoli che canta” celebrerà la sua
sirena Parthenia, Giuni Russo, con una serata speciale ch’è
già in fase di pre-organizzazione. Forse, s’intitolerà
“’A cchiù bella”, dal testo di una breve poesia di Totò,
cantata magistralmente da Giuni in quella sua irripetibile opera
“Napoli che Canta”.
Nel frattempo,
per gli estimatori, se a Natale, nei negozi di dischi,
si lanciano raccolte… che siano doppie, triple o addirittura quadruple:
collection che raggiungono il cosiddetto cliente medio, solitamente
non un fan di stretta osservanza ma neanche un ascoltatore distratto,
al cospetto della ’edizione “The complete-Giuni” (Radiofandango)
bisogna alzare le mani. Qui si tratta di una vera e propria opera
d’arte. Perché tale era la sua voce, rimasta intatta e preziosa
fino alla sua prematura scomparsa. Questa raccolta è la prima
autorizzata da Maria Antonietta Sisini, produttrice del disco e
compagna di vita e di arte per tutta la vita di Giuni. Un lavoro
elegante, completo ed esauriente in ogni aspetto, dal repertorio,
davvero significativo, fino al libretto a cura del giornalista Antonio
Mocciola, con una bella biografia e splendide foto, accuratamente
scelte dalla Sisini. E poi le canzoni, alcune celebri, come “Un’estate
al mare”, “Alghero”, “Limonata cha cha”, “Mediterranea” (tutte in
versione originale), altre introvabili, come “Babilonia” o “Demenzial
song”, fino alle “mistiche” “La sua figura”, “La sposa” e “Vieni”.
Ad aprire e chiudere il cerchio le due canzoni “sanremesi”, “Morirò
d’amore” (2003) e “No amore” (1968).
Un’artista purissima, che ha lasciato un ricordo indelebile!
Inviato da:
vocedimegaride - Commenti: 3
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 24/10/07 @ 17:12
ma Giuni Russo non era napoletana!
_____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 24/10/07 @ 17:37
...e questo cosa vuol dire? A maggior ragione,
da NON NAPOLETANA ma siciliana meriterebbe maggiore tributo dalla
Napoli che ha cantato! Lello
___________________________________
Inviato
da Anonimo
il 10/12/07 @ 09:00
Infatti, era palermitana, ma da nonno napoletano....
aveve inoltre la madre che, soprano anche lei, le cantava spesso
pezzi napoletani.... Giuni prima di incidere pezzi in napoletano,
ha studiato il dialetto, tra l'altro si esercitava con una raccolta
di poesie di Totò, ed è stato proprio leggendo a cchiù
bella che le è venuto di canticchiarla e poi creare questa
perla... penso , da napoletano,che la sua cadenza partenopea sia
impeccabile. ciao, giank.
___________________________________
Messaggio
N°469 del 01-10-2007 - 13:22
Tags: Arte - Spettacolo
Profumo
di Donna
da Comitato Vittoria Colonna/Ischia
Vittoria
Colonna (1490-1547) è uno dei capisaldo nella cultura e nella
storia italiana. Un mito letterario, religioso, politico e artistico,
che inizia nel 1535 quando il Bembo pubblica il suo primo sonetto,
e diviene profondo e universale con l'amicizia di Michelangelo.
La sua femminilità era profonda e sconvolgente:il Varchi
l'apostrofava: "Donna
che site veramente Donna". Nelle sue incombenze di governo,
rifulge la signoria d'Ischia, dove rivelò il suo mistero
di donna inquieta in sé, ma rasserenante per i sudditi, perciò
più che i titoli delle sue baronie o della reggenza di Benevento,
è eminente quello di "Signora dell'Isola". Oggi,
a cinquecento anni di distanza, accolta con affetto dai circa mille
spettatori presenti, Carla Fracci, l'odierna per noi "Signora
d'Ischia", ha ritirato il Premio internazionale "Vittoria
Colonna per meriti femminili" 2007 durante la cerimonia di
premiazione svoltasi sabato 15 settembre all'Arena Mirtina. Il prestigioso
riconoscimento, conferito dal Comitato Vittoria Colonna, un splendido
cameo con l'effige della poetessa incastonato in oro e pietre preziose,
realizzato dal Tarì di Gianni Carità, è stato
offerto alla Fracci dalla Fondazione Salvatore Leonessa e consegnato
nelle mani della grande étoile dalla sua presidentessa Lina
Leonessa. Questo Premio, assegnato a Carla Fracci per una vita dedicata
all'arte della danza segue quello già assegnato una prima
e unica volta nel 1990 al premio Nobel Rita Levi Montalcini.Ad esso
si è aggiunta una medaglia dal significato particolare, quella
del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, non potendo
presenziare alla cerimonia per concomitanti impegni istituzionali,
non ha voluto far mancare oltre al Suo Alto Patronato anche l’apprezzamento
per la prestigiosa iniziativa culturale e, con la medaglia inviata,
il Suo ulteriore attestato di stima alle straordinarie qualità
artistiche della grande Carla Fracci. Ha fatto da preludio alla
consegna dei due importanti riconoscimenti uno spettacolo incentrato
principalmente sulla danza con incursioni nel Canzoniere poetico
di Vittoria Colonna e Michelangelo e nel teatro con i monologhi
di Filumena Marturano, magistralmente interpretati da Annie Pempinello.
La serata è stata condotta con grande disinvoltura dall’ottima
Silvia Travierso. Ma sicuramente le tre splendide coreografie ideate
da Fabio Gison, ballerino solista del Teatro San Carlo, e interpretate
la prima “Il Canto di Partenope” dai primi ballerini del Massimo
napoletano Alessandra Veronetti e Alessandro Macario, la seconda
“Vittoria danzatrice” da Corona Paone, prima ballerina del San Carlo
e la terza “Omaggio a Filumena”, contaminata dall’incursione teatrale
della Pempinello, interpretata sempre dalla Paone e dallo stesso
Gison, hanno particolarmente coinvolto la Fracci che ha voluto di
nuovo vicino a sé sul palco i ballerini durante la premiazione.
Nel corso della magnifica serata la Corale Polifonica diretta dal
Maestro Giafranco Manfra ha eseguito in onore della grande ballerina
due villanelle del 500’. In chiusura un affettuosa e coinvolgente
dedica musicale di Peppino Di Capri, grande amico della Fracci da
sempre. Una serata agile e leggera, curata nei minimi particolari,
con l’organizzazione del Prof. Gianni D’Amico per la regia di Enrico
Deuringer.
Al via dunque, con questo primo appuntamento, i preparativi per
celebrare nel 2009 i cinquecento anni delle nozze di Francesco Ferrante
D’Avalos con Vittoria Colonna, una ricorrenza che Ischia certamente
non può trascurare per rinverdire la memoria e consolidare
il profondo legame che allora l’isola strinse con Vittoria Colonna
e che il tempo non ha mai cancellato. A tale scopo – ha sottolineato
la Dottoressa Donata Rizzo D’Abundo, presidentessa del Comitato
Vittoria Colonna – sicuri di interpretare un’esigenza molto sentita
dagli ischitani e riprendendo un discorso interrotto nel 1990 a
conclusione delle “Giornate Internazionali Vittoria Colonna” si
è ritenuto opportuno d’incrementare, nel nome e nel simbolo
della Grande Poetessa , lo studio e la conoscenza del Rinascimento,
con la guida sicura e autorevole del Prof. Romeo De Maio. Altresì
con il Premio Internazionale “Vittoria Colonna” da assegnare ad
una donna che si è distinta nell’area culturale, scientifica,
artistica, sociale e che per il 2007 è andato a Carla Fracci
riteniamo giusto accendere i riflettori sull’importante ruolo che
svolgono le donne nella nostra società. Dal canto suo il
Prof. De Maio ha individuato la prospettiva, dopo la celebrazione
del quinto centenario del matrimonio ischitano di Vittoria e Ferrante
(27 dicembre 2009), del passaggio del Centro Studi Vittoria Colonna
a Fondazione che avrà come fine il coordinamento con altri
istituti internazionali nella ricerca sul Rinascimento simboleggiato
in Vittoria Colonna e nel Castello Aragonese.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 1
riferimento
Inviato
da Danza.Storica.SP
il 02/10/07 @ 17:07
Ciao, bellissimo l'articolo e il blog! Lo
ho aggiunto ai nostri blog amici. spero tu faccia lo stesso...
__________________________________
Messaggio
N°297 del 04-05-2007 - 09:34
Tags: Arte - Spettacolo
PIERA
DEGLI ESPOSTI - GIUNI RUSSO: UN MAGICO BINOMIO
di Gaetano Cutri
Al Festival
del Cinema Glbt di Torino, organizzato da Giovanni Minerba, il 25
ed il 26 Aprile, il ricordo di Giuni Russo si è insinuato tra i
film in concorso e le passerelle di attori e produttori. Musica
e teatro si sono fuse per l’occasione, con esiti sorprendenti. Alice,
grande amica di Giuni ed anche lei “figlia artistica” di Franco
Battiato, ha interpretato “’A ‘cchiù bella”, l’ultima composizione
dell’artista siciliana su testo di Totò, mentre le Mab e Lene Lovich
hanno eseguito dal vivo i brani già presenti in “Unusual”, l’ultimo
cd di Giuni. Bello anche l'omaggio del poeta Willy Vaira con la
sua "Forse adesso è là...". Ma l’evento più atteso è stato il monologo
“Mediterranea passione”, che Antonio Mocciola, giornalista e scrittore,
ha scritto con Maria Antonietta Sisini ripercorrendo le tappe umane
e artistiche di Giuni. Parole affidate alla grandissima Piera Degli
Esposti, autorevole voce del nostro teatro e straordinariamente
calata nella parte. Applausi a scena aperta e commozione di tutti
i presenti, mentre alle spalle dell’attrice bolognese campeggiava
una splendida gigantografia di Giuni. Su quanto vivo sia il ricordo
della Russo è inutile dilungarsi. Quel che meraviglia, piuttosto,
è quante forme d’arte abbracci la sua figura. Una vita intensa,
tribolata, quasi da romanzo, con immagini da film che Mocciola e
la Sisini hanno ben saputo evocare e che la Degli Esposti ha sapientemente
reso. Si spera che tutto questo non resti solo un evento isolato,
affinché questa nazione, che quando si tratta di dimenticare non
è seconda a nessuno (basti pensare a Gabriella Ferri e a Umberto
Bindi), non disperda la memoria di Giuni Russo e del suo immenso,
visionario mondo d’arte.
(nella
foto: Degli Esposti, Minerba, Sisini, Vaira, Mocciola)
Inviato da:
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N°290 del 29-04-2007 - 21:31
Tags: Arte - Spettacolo
"Speriamo che sia maschio"
di Antonio Mocciola
Napoli
- Patrizia Palmieri e il suo universo al femminile in “Speriamo
che sia maschio”, briosa pièce in due atti in scena al Teatro Spazio
Libero dal 27 al 29 aprile. Lo spettacolo segna il debutto come
autrice della fondatrice del Mezzoteatro, una delle prime sale teatrali
di piccole dimensioni nate a Napoli. Un esordio felice, perché “Speriamo
che sia maschio” indaga con leggerezza ma senza superficialità tra
le pieghe della psiche femminile (e, di riflesso, maschile). Le
cinque attrici in scena (tre sorelle e le due figlie di una delle
tre) combattono con le proprie paure, speranze e un passato più
o meno risolto. Gingi Comune, la più grande ed anche la madre delle
due ragazze, che vive nell’attesa di un uomo fuggito per altri lidi
e continuamente evocato (con rimpianto dalla moglie, con ostilità
dalle figlie e dalle sorelle di lei), Ada De Rosa, la più “easy”,
cambia uomini con costanza e ritarda imperterrita i conti con l’età,
Silvana Vaio, persa tra una saccente razionalità e i rimpianti di
rose non colte. E le due “giovani di casa”, fatalmente in fuga,
Roberta Di Palma e Barbara Mercurio, ansiose di accumulare errori
in proprio. E sarà proprio una di queste a tornare incinta da un’esperienza
all’estero, facendo sospirare a madre, zie e sorelle che almeno
il nuovo venuto sia maschio, per spezzare finalmente la catena di
fallimenti in salsa rosa. Non manca il ritmo e lo spettacolo scorre
via piacevole, con un paio di momenti toccanti ed una sicura simpatia
delle cinque protagoniste. Per la Palmieri un esordio riuscito,
anche grazie ad un tema che non invecchia mai ed alla buona coesione
di tutto il cast.
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N°255 del 12-04-2007 - 11:27
Tags: Arte - Spettacolo
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N°251 del 11-04-2007 - 11:24
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N°213 del 18-03-2007 - 11:29
Tags: Arte - Spettacolo
VOLA NEL MONDO L'OMAGGIO DI BIGNOLI A GIOVANNI PAOLO II
di Carlo Climati
Era stato annunciato
già da alcuni mesi. Ora, finalmente, possiamo ascoltarlo. S'intitola
"Non temere" (don't be afraid) ed è il nuovo Cd singolo di Roberto
Bignoli, cantautore di Milano, realizzato in collaborazione con
l'Ass."ComuniCanto" di Lugo di Romagna; cantautore italiano di ispirazione
cristiana, tra i più raffinati poeti del nostro tempo. Il disco
è fuori commercio e sarà trasmesso da molte radio nel mondo, come
omaggio personale di Roberto a Giovanni Paolo II, un Papa che amava
molto la musica e che vedeva nell'arte uno strumento per avvicinarsi
a Dio. Come dimenticare la gioia di questo indimenticabile Pontefice,
di fronte ai cori festosi che migliaia di ragazzi gli dedicavano
durante le Giornate Mondiali della Gioventù? Spesso il Santo Padre
li accompagnava alzando le braccia e muovendo le mani a tempo di
musica. E i giovani gli rispondevano, cantando sempre di più. E'
proprio per questa ragione che Roberto Bignoli ha voluto dedicare
una canzone a Giovanni Paolo II. Perché, come artista, si è sempre
sentito in perfetta sintonia con i messaggi d'amore del Papa. Un
Papa amico dei giovani. Un Papa amico di tutti. Arrangiatore, produttore
e autore della musica di "Non temere" è Nico Fortarezza, un nome
noto negli ambienti rock per la sua collaborazione con Enrico Ruggeri.
Il CD contiene anche un interessante videoclip, in cui gli autori
si rivolgono direttamente ai giovani, sottolineando il messaggio
positivo della canzone, che prende spunto dalle parole del Papa.
Fu, infatti, proprio Giovanni Paolo a invitare le nuove generazioni
a non avere paura e ad aprire le porte a Cristo. Con il suo "Non
temere", Roberto Bignoli vuole inserirsi nello stesso solco: offrire
ai ragazzi di tutto il mondo un messaggio di speranza e d'amore
infinito. Per ricordarsi di guardare il cielo, pregando attraverso
le note di una canzone. nota della ns/redazione: "Non temere" di
Bignoli è la degna risposta a "Prete!" di Simone Cristicchi !!!
Cogliamo l'occasione per ricordarvi che al precedente post n. 208
del 14.03.07, articolo "I cristicchi e i cristiani", è sempre attivo
il sondaggio sulla tematica della novella persecuzione ai cristiani.
Attendiamo i vs/commenti per arricchirne il dossier. Al momento,
invece, una sana boccata d'aria pulita è reperibile al sottoscritto
indirizzo: Video Backstage "Non Temere" http://www.youtube.com/watch?v=dSYfzApBJkg&mode=user&search=
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N°176 del23-02-2007 - 16:46
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Città del Varietà
agenzia TeleradioNews/Gianni Gosta Caiazzo.
Città del Varietà, statuto approvato
Il Consiglio
Comunale nella seduta di venerdì 24 febbraio 2007 ha approvato lo
statuto e lo schema di atto costitutivo dell’Associazione Nazionale
“Città del Varietà”, Lo rende noto la civica amministrazione caiatina
attraverso il seguente comunicato dell’ufficio stampa e RP: «L’iniziativa,
promossa dal Comune di Caiazzo, città che ha dato i natali a don
Peppe Jovinelli, fondatore dell’Ambra Jovinelli di Roma, ha lo scopo
di difendere e promuovere la storia del teatro di varietà e dei
suoi protagonisti. L’iniziativa ha già avuto il consenso di altri
enti, come il comune di Casagiove (CE), Cassino (FR), Cava dei Tirreni
(SA), Maddaloni (CE), Reggio Calabria e dell’ Azienda di Soggiorno
e Turismo di Napoli. Il Sindaco Stefano Giaquinto si è cosi’ espresso:
“ L’Associazione Nazionale “Città del Varietà”parte da questo luogo
perché proprio qui, il 22.3.1866, nacque Don
Peppe Jovinelli, famoso
impresario teatrale che a Roma, il 3 marzo 1909 inaugurò il teatro
Jovinelli, e viene costituita appositamente per la difesa e lo sviluppo
della storia del teatro di varietà, per la tutela delle città e
dei paesi che, del varietà, conservano la memoria storica o artistica.
Le adesioni che l’iniziativa ha sinora ricevuto, tutte qualificanti,
fanno ben sperare per il futuro ed io personalmente sono molto orgoglioso
di ciò poiché queste sono le iniziative che qualificano il nostro
territorio”. Prossimo appuntamento per Martedì 27 Febbario, alle
ore 10, presso la sala conferenza di Palazzo Mazziotti per la sottoscrizione
dell’atto costitutivo dell’Associazione Nazionale “Città del Varietà”.
Martedì prossimo, alle ore 10, alla presenza della stampa e di numerosi
personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, il Sindaco
di Caiazzo ed i rappresentanti degli enti, che hanno già dato la
loro adesione all’iniziativa, sottoscriveranno l’atto costitutivo
dell’associazione. L’assessore alla Cultura Tommaso Sgueglia ha
dichiarato: “Il primo passo è stato fatto. Con l’approvazione dello
statuto mi sento di dire che l’associazione “Città del Varietà”
è una piacevole realtà. É un sogno che noi caiatini accarezzavamo
da molti anni, per onorare l’illustre Don Peppe Jovinelli. Le tante
adesioni che stiamo ricevendo in questi giorni danno ragione alla
nostra intuizione. All’incontro di Martedì prossimo, primo incontro
ufficiale di Città del Varietà, saranno presenti, tra gli altri,
anche i congiunti di Giuseppe Jovinelli che, insieme al sindaco
di Caiazzo, sottoscriveranno l’atto di costituzione. Importanti
le novità, i personaggi e gli artisti che hanno gia espresso supporto
all’iniziativa, che si preannunzia una vera novità nel mondo dell’arte
italiana e non solo.
Mi pregio quindi invitare tutti alla presentazione ufficiale di
Città del Varietà»
nota della redazione: Antonio de Curtis in arte Totò esordì all'Ambra
Jovinelli di Roma
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N°164 del 14-02-2007 - 00:10
Tags: Arte - Spettacolo
IL
CODICE SCOGNAMIGLIO 1 3 5
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N°143 del 31-01-2007 - 17:26
Tags: Arte - Spettacolo
Dietro
le quinte di "Antica Babilonia"
comunicato-stampa da cirobiondi@alice.it
ANTICA BABILONIA - Missione di pace in zona di guerra
di e con CARMINE BORRINO
regia ROBERTO AZZURRO
ArtgarageTeatro (Parco Bognar, Pozzuoli)
Sabato 3 febbraio ore 21 Domenica 4 febbraio ore 18:30
Sabato 10 febbraio ore 21 Domenica 11 febbraio ore 18:30
Ingresso 5 euro.
Antica
Babilonia è un testo che nasce semplicemente da una mia riflessione
che nei giorni della guerra in Iraq facevo guardando i Tg vari
delle televisione italiana; notiziari più o meno importanti che
sprecano il loro prezioso tempo dando notizie di veline , matrimoni
falliti, inciuci vari, film di Vanzina ecc, tralascando col passare
del tempo le notizie veramente importanti. Con questa mia primissima
opera teatrale ho provato ad immaginare cosa potevano dirsi per
telefono un giovane carabiniere nel pieno delle missione che noi
tutti conosciamo e la famiglia che intanto aspetta sue notizie,giornaliere,a
Napoli; quindi tutto il non detto che può esserci nei silenzi
telefonici tra un “tutt ‘a post “ e uno “statt accort” e il loro
peso specifico che se quotidianamente li usiamo come intercalri
tipici della nostra nuova lingua, in questo caso, in questa dimensione
possono avere un valore diverso. Non è un testo “documentaristico”,
di reportage, no. È un testo che tenta di cogliere quello che
i signori della guerra non sanno ,perché lontani anche mentalmente
dalla quotidianità della gente semplice che vive senza tante pretese
tranne che quello di vivere una vita tranquilla (che è poi la
vera guerra di ognuno di noi), quello che i signori della guerra
sul tavolo del loro “Risiko” non mettono mai in palio attaccando
con la loro armate...più o meno colorate... i sentimenti. Con
Antica Babilonia tento di portare fuori i sentimenti di una guerra...ma
quelli semplici, affetti quotidiani, fatti di ciao, semplici ti
voglio bene, e ho tantissima voglia di rivederti; lontano da pietismi
o accanimenti che per me non hanno lo stesso significato in situazioni
delicate come la guerra. Non è un diario di guerra, o forse si...non
è un ammonimento ,o forse si...non è teatro , o forse si Carmine
Borrino
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N°140 del 29-01-2007 - 20:22
Tags: Arte - Spettacolo
Codice
Da Vinci casereccio
Comunicato Stampa
MediaPress Corso Vittorio Emanuele 203, 84100 Salerno
Oggetto:
Anteprima tra polemiche di Codice Egizio, il film documentario salernitano
che completa “Il Codice Da Vinci”. Si svolgerà il 13 febbraio sulla
incantevole Terrazza Laudiero (via Manzoni, Napoli), l’anteprima
nazionale di Codice Egizio. Il film salernitano di approfondimento
sul tema dell’esoterismo, scritto e diretto dallo studioso di massoneria,
essoterismo e giornalista salernitano Mariano Iodice. Tra gli ospiti
hanno assicurato la propria presenza l’ingegnere-scrittore partenopeo
Luciano De Crescenzo ed il direttore del Radiocorriere Tv Massimo
Maffei. La realizzazione del film per la Tv è una coproduzione Mediapress-Globo
Film 2000 Salerno. Le riprese sono state interamente girate nei
posti più suggestivi e significativi dal punto di vista dell’esoterismo,
dell’occulto e del mistero, di Napoli e Salerno. Il film sarà messo
in onda il 7 aprile in anteprima su Sat 8 - frequenza 859 piattaforma
Sky in chiaro. “Trovo veramente assurdo – ha dichiarato il regista
Mariano Iodice – il divieto di girare alcune scene, tra le più significative,
all’interno della Cappella San Severo dell’omonimo palazzo nel centro
di Napoli, luogo caro agli appassionati di esoterismo. Il proprietario,
discendente del conte D’Aquino che fu figura centrale nel panorama
nazionale dell’occulto, avrebbe voluto innanzitutto conoscere i
particolari della trama e poi, dopo attenta personale valutazione,
quantificato il compenso da chiedere. Ritengo quella cappella, arricchita
dal Cristo velato, un patrimonio dell’umanità. L’episodio mi ha
riportato alla mente la pretesa di Totò di guadagnare per ogni scatto
alla Fontana di Trevi… Ovviamente non ho voluto sottoporre la mia
opera al giudizio di qualità di questo signore”. PROTAGONISTI -
Il film, 70 ore di girato per un prodotto finale di 40 minuti, ha
già suscitato notevole curiosità all’indomani della presentazione
lo scorso 20 dicembre presso l’Ente Provinciale per il Turismo di
Salerno. Tra gli attori protagonisti i salernitani Rosario Tedesco
(nella parte del Conte di Cagliostro), Anna Lorito (Principessa
di Sangro), Simona Alfano (l’invasata, la posseduta), Paolo Molinari
(cortigiano), Stefano Zolferino (il diavolo, l’inquisitore), Mario
Apicella (cortigiano), Mirella Pecoraro (nobildonna).
TRAMA
- Il film-documentario ripercorre la vita del protagonista attraverso
una suggestiva riscoperta dei luoghi "misterici" di Napoli, partendo
dalla piazzetta Nilo per svelare un segreto che sarebbe contenuto
nel libro di Dan Brown "Il Codice Da Vinci". Il best seller celerebbe,
infatti, sotto l' apparenza di sconcertanti ma banali rilevazioni
destinate ai profani, verità ben più profonde. “In realtà Dan Brown,
che firma un testo ‘ispirato’ da altri – dice Iodice - avrebbe realizzato
un messaggio destinato ad una catena di iniziati sparsi per il mondo
che ricevono così lo strumento ed il segnale per attuare un progetto
che fu stabilito tre secoli or sono e che deve essere organizzato
entro il 2025, nel segno dell´età dell´Acquario. ‘Devo trasmettere
il segreto’ svela Jacques Sauniere, pochi minuti prima di morire,
ma il segreto, come racconta il film-documentario, non è certo quello
del femmineo sacro, o dei templari del Priorato di Sion. Nelle righe
‘ermetiche’ del Codice Da Vinci si cela ben altro: qual è, dunque,
la sconvolgente rivelazione del Codice? Un salto indietro di tre
secoli conduce alla rivelazione: il 21 dicembre 1772, sotto false
spoglie del marchese Giuseppe Pellegrini, il Conte Cagliostro, accompagnato
dalla moglie Lorenza, arriva a Napoli. Lo accoglie il cavaliere
d´Aquino che attendeva l´illustre massone per adempiere al testamento
ermetico del principe di Sangro, morto l´anno prima. Il Conte Cagliostro,
da parte sua, stabiliva proprio in quella circostanza la consacrazione
del suo Rito Egizio che avrebbe conquistato gli iniziati d´Europa.
Nel palazzo che fu di Raimondo di Sangro, si sarebbe compiuto il
sogno dell´alchimia che risaliva agli antichi egizi che sono stai
i primi a conoscere i segreti di quell´arte, un segreto che si tramanda
da allora, e per vie ermetiche, a pochi eletti… Un terzo luogo potrebbe
essere proprio Salerno dove il Conte si recò proprio nel 1775 per
recuperare -prima della improcrastinabile fuga- una raccolta di
madrigali "Le Villotte del Fiore" tra le quali una di particolare
significato per il Conte e che qualche secolo prima il giovane Giovanni
Azzaiolo decantò per la Principessa di Salerno. Così Giovanni Azzaiolo
prende parte alla storia musicale per essere stato rinvenuto dal
Conte che avrebbe rinchiuso il suo segreto - che da allora si tramanda
ermeticamente - nello spirito della musica. Un salto in avanti ci
conduce ad un’altra rivelazione: il 21 dicembre 2006 (ossia nello
stesso giorno 234 anni dopo) è stato presentato il film per la televisione
Codice Egizio attraverso il quale il Conte dà gli ultimi ritocchi
al suo lavoro, per adempiere - in tempi moderni - al testamento
ermetico ponendo fine all´antiquato silenzio diventato inattuale
e abilitando questa epoca a quella dell´era dell´Acquario”. Si invita
codesta testata a partecipare.
Info per foto e DVD 334/8418246
Nella foto di Mauro Caiano il "Cristo Velato" - Cappella Sansevero
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Inviato
da Anonimo
il 30/01/07 @ 19:21
La trama risulta essere un gran pastrocchio,
zeppa di inesattezze storiche, ma, si sa, quando si mastica un po'
di abbecedario esoterico si può infinocchiare il prossimo con le
teorie più astruse, per stupirlo. Considerare, poi, il Codice Da
Vinci non per "l'Harry Potter dei grandi" qual è, ma addirittura
una fonte sacra della Verità (tra l'altro, una bufala magistralmente
scopiazzata da altri autori-ricercatori)qualifica quale credulone
lo spocchioso regista del documentario che avrebbe dovuto limitarsi
a vendere la sua opera inserendola nel genere fantasy e non iscriverlo
alla sezione storia. Le sue lagnanze, poi, in merito al diniego
dei proprietari del Museo Cappella Sansevero (proprietà privata)
di concedere gratuitamente il set, sono becere e misere. Evidentemente,
trattandosi di proprietà privata non basta richiamarsi alla legge
Ronchei, valida per riprese da effettuare in musei nazionali e siti
archeologici, ma occorreva, a mio avviso, utilizzare un po' di galateo,
proponendo in primis il progetto ai proprietari della Cappella quindi
chiedendo il permesso di accedere alla loro proprietà. Ognuno fa
entrare in casa propria chi gli aggrada.
marina
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Inviato
da Anonimo
il 31/01/07 @ 12:40
Laura Ruocco - Vorrei capire cosa c'entra
un'invasata.
E' un documentario massonico, alchemico o una macumba?
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Inviato
da Anonimo
il 15/02/07 @ 20:37
Vorrei aggiungere un'osservazione personale
al presente commento: sono stata invitata alla presentazione del
film e ritengo davvero vergognoso che l'unico vero protagonista
sia stato il regista del film, senza riflettori per gli attori protagonisti
che avrebbero meritato almeno un grazie dall'autore.
Vergona, davvero vergogna!!
_____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 15/02/07 @ 21:08
Gentile lettrice, se ci fa un resoconto della
serata "vergognosa" saremo lieti di pubblicarlo, per rendere giustizia
ai protagonisti "occultati". Grazie.
La redazione
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Inviato
da Anonimo
il 17/02/07 @ 10:28
Alla gentile lettrice che ha ritenuto, giustamente,
di restare nell'anonimato segnaliamo un brano dalla recensione motu
proprio degli addetti ai lavori del film in questione che "parla
da se'" suffragando i commenti postati in questa pagina: "Gli ospiti
hanno mostrato interesse ed attenzione a quanto proposto, e non
sono mancate polemiche circa la presunta inesattezza di date e racconti
legati al film-documentario dell'istrionico Mariano Iodice. Vogliamo
sottolineare a tal proposito che un bravo regista non è colui che
scrive il giusto bensì colui che fa parlare della sua opera"
DAVVERO PENOSO!
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N°90 21-12-2006 - 16:42
Tags: Arte - Spettacolo
TELETHON
2007
Spettacolo del 16 dicembre presso l’Agenzia delle Entrate di Via
Diaz in Napoli
Tutto è accaduto come nel famoso bollettino di guerra del
generale Diaz alla fine della prima guerra mondiale: "abbiamo
ricacciato le paure (le truppe) che con tanta baldanza scesero nel
nostro cuore (dalle alpi)": alla fine Carmine Coppola, l’erede
della gloriosa maschera di Pulcinella, la scuola di ballo Massimiliano
Kolbe, Mimmo Cannone e, mi si conceda, Antimo Ceparano hanno concretizzato
lo spettacolo offerto a Telethon.
Presenti le massime cariche a livello locale dell’importante Ente
Statale, lo spettacolo si è articolato attraverso un percorso
culturale che da Viviani è passato a Ferdinando Russo per
confluire attraverso Totò e i monologhi di Ceparano nel ricordo
finale del Direttore di Ribalta e Poeta tra i più veraci
del secolo appena passato e ora defunto Giuseppe Carullo, ricordato
per l’occasione da Carmine Coppola in una lirica bellissima dedicata
a Pulcinella.
Il responsabile delle relazioni esterne dell’a Direzione Regionale
delle Entrate per la Campania, dott. Enzo Colavecchia, ha fatto
da perfetto padrone di casa, mettendo gli attori e i ballerini a
proprio agio.
La scuola di ballo Massimiliano Kolbe opera in uno dei territori
più esposti agli squilibri sociali della fascia urbana della
città di Napoli e Michele Fiume, il giovanissimo scenografo
e ballerino animatore della struttura è riuscito, insieme
a Maria Neve Fiume, bravissima e nobile ballerina, vanto della nostra
città, ad indirizzare ai Valori dell’Arte e della Bellezza
decine e decine di giovani, giovanissimi e persino bambini poco
più alti di un metro (avranno 4 anni?) . E’ il segno che
Napoli ha in se stesso gli anticorpi che le permetteranno di guarire
dalle ferite che porta nel proprio ventre. Noi facciamo la nostra
parte: i politici facciano la loro.
Crocco57
Inviato da:
vocedimegaride - Commenti: 0
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