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Messaggio N°657
22-04-2008 - 17:07 L’OLTREMARE Galassia Gutemberg segna il passo. Non fa impressione, non desta stupore, non crea interesse. Sono mancati nell’edizione 2008 gli autori di grido, le Case Editrici giganti, il pubblico dei grandi eventi. Tra le presenze distinte quella di Renato Curcio, figura emblematica del terrorismo rosso. Sciolto dai nodi carcerari, ora scorrazza per lo Stivale a impartire lezioni di “saper vivere”. Galassia brilla per le graziose imprese di movimentatori, poi di anno in anno va spegnendosi anche per l’infelice passaggio dall’Oltremare a Castel dell’Ovo e infine alla Stazione Marittima, dove in due anni stentatissimi, ha collezionato due tonfi paurosi. Dall’accesso faticoso all’intero intricato circuito, all’allestimento immiserito, all’esposizione appesantita all’eccesso, senza gusto, sembra nel girandolare, sostando un po’qua un po’ là per accostarsi ai banchi d’esposizione, di trovarsi tra bancarelle di un comune mercatino rionale. E’ assai significante l’assenza di editori, come Laterza, Sellerio, Rubettino, meridionali di gran conto e di Adelphi, Baldini Castoldi, Bollati Boringhieri, Fazi, De Agostani, Feltrinelli, Newton Compton, Utet, solo per citare alcune delle latitanti di grossa entità. Ma abbiamo, tra quelle nostrane di spicco, notato mancanti all’appello: Adriano Gallina, De Rosa, Pironti, Controcorrente. In verità, su Galassia 2008 incombe a discredito degli attuali amministratori della cosa pubblica, il disastro ecologico causato dai cumuli di rifiuti accatastati nelle vie cittadine da mesi e mesi e mai rimossi. Forse sarà stata pure questa la causa gravissima che ha tenuto lontano dalla Fiera napoletana del Libro editori e visitatori delle più fortunate regioni d’Italia dove ‘a munnezza per le strade non esiste. Per la Città del Sole è questo il periodo più buio, più oscuro, più disastrato dal dopoguerra ad oggi. Galassia, però, per buona parte, si è giovata della felice scelta di sedi, come: l’Oltremare e la Stazione Marittima, impianti che ricordano l’architettura futuribile, ducesca, mussoliniana. La odierna Stazione Marittima, dove attraccano i transatlantici delle linee mediterranee e oceaniche, fu realizzata su concorso bandito nel 1933 ed a cui parteciparono architetti delle correnti tradizionalista e razionalista che auspicavano un’architettura moderna attenta alle “esigenze del momento”. La disputa particolarmente vibrante fu dominata dagli accademici che la spuntarono sui loro rivali ed il progetto fu affidato all’ingegnere Cesare Bazzani. La Stazione si presentava così com’è ora: bella, svettante, razionale, funzionale, atta ad operazioni di sbarco e imbarco di merci e passeggeri. Tra il molo S. Vincenzo e il bacino del Littorio ad ovest; al centro specchiandosi tra il molo Luigi Razza nel bacino Principe di Piemonte; ad est tra il molo del Carmine, il bacino di carenaggio Principe di Piemonte, il molo Cesario Console, la darsena Diaz e il Pontile Vittorio Emanuele. Al di là del molo S. Vincenzo l’avanporto Regina Elena e le dighe Duca degli Abruzzi e Thaon de Revel. L’epopea dell’architettura fascista e successivi anni genera criteri di qualità, si fonda su valori tradizionali in stretta connessione con l’architettura romana, legando l’uomo al proprio territorio in un habitat più umano, ponendo il bello come modello di appartenenza alla civiltà mediterranea. Persino l’edilizia popolare è caratterizzata dagli stessi canoni estetici e da una meticolosa ricerca di qualità formali e funzionali. Nascono così i rioni Duca d’Aosta e Miraglia in Fuorigrotta; Vittorio Emanuele e Diaz a Poggioreale-Arenaccia; Luzzatti nella zona industriale; Duca di Genova in piazza S. Luigi a Posillipo; Cotoniere Meridionali a Capodichino; Bagnoli- Agnano nei Campi Flegrei. Rioni dotati di ampi cortili e giardini, di adeguate strutture religiose, sanitarie, sportive, ricreative. L’impianto che celebra i fasti delle imprese di missionari, di esploratori, di conquistatori nelle terre oltremare è la Mostra della civiltà e del lavoro italiano nel mondo. Ai giorni nostri Galassia Gutemberg, ma anche il Nautic Sud, la Borsa Mediterranea del Turismo, Vitigno Italia, Exposudhotel, basano il loro successo sull’Oltremare. Nel settembre del 1963 la Mostra è l’efficiente centro dei IV Giochi del Mediterraneo. In quella all’origine Torre del Partito Nazionale Fascista, sono installate le postazioni degli uffici stampa di tutti i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. I giornalisti di Francia e Spagna esprimono il più alto gradimento per quella struttura accogliente, pratica, razionale. Giudizi entusiastici esprimono anche greci ed egiziani: L’Oltremare, il più prestigioso complesso espositivo d’Europa, veniva dichiarato aperto dal Duce il 9 maggio 1940. La Mostra si estendeva su una superficie totale di mq. 1.066.197 così ripartita: superficie interna mq.642.187; superficie esterna mq.424.010. Sull’area interna furono costituiti 36 padiglioni destinati alla esposizione dei prodotti, teatri, parchi, caffè, ristorante, fontane, impianti sportivi, aree attrezzare a verde. Sull’area esterna furono installati officine, autorimesse, spogliatoi e mensa per il personale dipendente dell’Ostello della Gioventù, detto anche Albergo delle masse. I grandiosi impianti comprendevano: il Teatro e il Palazzo dell’Arte, l’Arena Flegrea, la Fontana dell’Esedra, la Piscina Olimpica, Ristorante e Bar, Caffè Arabo, l’Acquario Tropicale, le Serre Botaniche, la Pista di Pattinaggio,il Parco Faunistico, la Stazione Trenini, il Palazzo degli Uffici, la Stazione della Funivia Mostra – Posillipo, la Chiesa di S. Francesca S. Cabrini, il Teatro dei Piccoli. Un tale imponente complesso sarebbe rimasto certamente semiparalizzato in parte o quasi se fosse stato inaccessibile a parte della città. Ed allora ulteriormente intensificati risultarono le comunicazioni da e per il centro e con le zone periferiche dell’area ovest e di quella industriale ad est. Ecco perciò l’aumento delle corse della “Metropolitana”, il potenziamento dei servizi della “Cumana”, tram, autobus, funivia. Ma la Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare, inaugurata il 9 maggio del 1940, chiudeva i battenti dopo soltanto trenta giorni d’intensa attività conseguentemente all’entrata in guerra dell’Italia. Pur tra mille difficoltà e ostacoli d’ogni sorta, riapriva l’8 giugno 1952 col taglio del nastro effettuato dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Al vero e proprio rilancio della Mostra contribuì innanzi tutto l’apertura della Fiera della Casa avvenuta il 28 giugno 1958. Non meno importanti furono altri avvenimenti come quello della inaugurazione dell’Arena flegrea del luglio 1953 con la rappresentazione dell’Aida presenti ben diecimila spettatori e i Giochi del Mediterraneo del 1963. In queste occasioni di grande rilievo fu l’intervento della Radiotelevisione Italiana. Con la Fiera della Casa iniziavano dal Centro di Produzione RAI, sorto proprio all’interno dell’Ente Mostra su una superficie di mq. 10.417, i primi esperimenti di trasmissioni televisive in diretta. Il tentativo doveva saggiare, mettere alla prova le effettive, reali capacità di tecnici e maestranze, giornalisti, operatori in genere alla loro prima esperienza. Furono ideati i programmi “Ora di punta” - che doveva comprendere per tutto il periodo che durava la Fiera della Casa, dal 28 giugno al 14 luglio - un notiziario regionale, nonché spettacoli che si andavano svolgendo al Teatro Mediterraneo, all’Arena flegrea, alla Piscina Olimpica. La fontana della Mostra – costruita sul finire degli “anni trenta” sotto la direzione dell’ing. Tocchetti e del ceramista Giuseppe Macedonio – sia in occasione della Fiera della Casa che durante i Giochi del Mediterraneo e nel corso del Festival della Canzone Napoletana, fu il simbolo della Napoli che lavora e produce, della Napoli proiettata nel futuro. Galassia Gutemberg può, con la caduta del duo Russo Iervolino - Bassolino, causa del degrado napoletano e, con il ritorno all’Oltremare, badando meno ai profitti e garantendo agli espositori più accessibile tariffe, recuperare il terreno perduto. Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 _____________________________ Messaggio N°607
02-03-2008 - 16:54 Fuga
da Bancatraz Recentemente
è uscito l'ennesimo report di Assogestioni che dimostra come
il sistema bancario sia profondamente in crisi. Sia chiaro che questa
crisi nulla ha a che vedere con quella dei mutui e del settore immobiliare,
in quanto grazie a vergognose operazioni di cartolarizzazione, le
banche hanno trasferito il rischio che correvano con i mutui ballerini
recentemente erogati dalle loro tasche a quelle dei piccoli risparmiatori
attraverso la creazione di fondi immobiliari di investimento che
hanno nella loro pancia questi mutui con la miccia accesa. La crisi
che sta colpendo il sistema bancario è dovuta invece alle
decine di miliardi di euro di riscatti di quote di fondi comuni
di investimento: in buona sostanza da oltre quattro anni gli italiani
si stanno riprendendo a colpi di oltre venti miliardi di euro l’anno
i risparmi che avevano negli anni precedentemente allocato. Per
semplificare ancora maggiormente per chi non fosse esperto dell'argomento,
significa che la differenza tra apporti in denaro di nuovi sottoscrittori
e gli smobilizzi di precedenti investimenti, è pesantemente
negativo. Una vera e propria fuga di capitali. Una fuga da Bancatraz
ovvero il sistema bancario che ha segregato i risparmi degli italiani
in questi ultimi anni, al pari di una prigione con un trattamento
a pane e acqua: quindi con aspettative e rendimenti molto deludenti.
La conferma di questo l'abbiamo avuta proprio un anno fa, quando
l'Ufficio Studio di MedioBanca ha analizzato il pianeta del risparmio
gestito di banche ed affini, esprimendo un pesante giudizio di inefficenza.
Tanto per fare un esempio lampante, se tornassimo indietro di 20
anni ed investissimo 100 milioni di lire del vecchio conio in BOT
ed altri 100 in fondi comuni di investimento nella categoria azionari
italiani, ci troveremmo, trascorsi i due decenni, con oltre 420
milioni nel primo caso e con meno di 380 nel secondo ! L'investimento
in titoli di stato ha reso notevolmente di più senza esporre
a rischio di mercato l'investitore che avesse optato per quest’allocazione.
Paradossalmente se avessi investito a caso sui primi trenta titoli
per capitalizzazione di borsa i suddetti 100 milioni, dopo due decenni
mi ritroverei con quasi 900 milioni di vecchie lire! Ma come si
spiega allora tutto questo? Semplice: con la commissione di gestione
ovvero quell'importo in percentuale che deve essere riconosciuto
al gestore del fondo (solitamente un soggetto bancario o parabancario)
per ogni trimestre di gestione. La cosiddetta commissione di gestione
annua può variare da un 2 ad un 3 % con una dinamica di prelievo
che prescinde i risultati di gestione stessa: questo significa prelevare
sia in caso di performance positive o negative. Evviva la meritocrazia
! Lentamente nel tempo gli italiani si sono resi conto del perché
in banca oppure dai loro dipendenti viene propinato il famoso detto
che la borsa paga nel lungo termine. Solo che paga per la banca
e non per il risparmiatore che si è rivolto ad essa: infatti
quei 500 milioni che mancano all'appello (380 milioni con i fondi
gestiti e oltre 900 con il fai date a caso) rappresentano il profitto
che la banca ha realizzato mentre amministrava il vostro denaro
durante il periodo in questione! La pacchia tuttavia sembra stia
finendo, infatti gli italiani hanno iniziato a riprendersi tutto,
tornando ad investire come ai vecchi tempi: titoli di stato, pronti
contro termine, certificati di deposito e conti di liquidità.
E secondo voi il sistema bancario può accettare una simile
perdita ? Giammai ! Infatti adesso le direzioni marketing dei gruppi
bancari spingono per i cosiddetti prodotti strutturati di ultima
generazione come ad esempio le fenomenali polizze unit linked. Fenomenali
per il loro tornaconto e non di certo per quello vostro: questi
prodotti infatti si riescono a vendere più facilmente potendo
far leva psicologica con la solita frase fatta: capitale protetto
e rendimento garantito. Decisamente meno facile risulta lo smobilizzo
(anticipato) di queste polizze: praticamente impossibile, a meno
di accettare una penale molto onerosa. Lo scopo di queste polizze
è duplice: per primo, generare commissioni di adesione/sottoscrizione
dell'ordine del 4/5 % dell'importo investito ed in secondo luogo
potersi appropriare del vostro denaro per un'epoca temporale piuttosto
sostenuta ! Infatti con la sottoscrizione delle unit linked, i gruppi
bancari stanno recuperando liquidità anche a fronte della
contingente crisi di liquidità del sistema dovuta all'eccessiva
esposizione in mutui erogati negli anni precedenti. Alla fine l'unico
capitale protetto e rendimento garantito che si conosca è
il patrimonio consolidato dell'istituto di credito ed il rendimento
garantito è il profitto che devono ottenere da tutto quello
che vi propongono ! Eh sì perché proprio questo è
il punto: negli ultimi dieci anni le banche italiane si sono specializzate
a fare profitti senza esporsi personalmente a condizioni di rischio,
preferiscono decisamente, infatti, far rischiare voi e loro prelevare
una commissione certa per il loro operato! E non illudetevi che
le banche straniere che vogliono entrare in Italia siano mosse da
motivazioni francescane: anche loro vogliono affiancarsi agli istituti
di credito italiani e sedersi alla mangiatoia in comune. Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 |
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