Messaggio
N°449 15-09-2007 - 11:49
Tags: Rassegna Stampa
GRAZIE....
...
al direttore, alla redazione ed in particolare a Gianmarco Chiocci
de "Il Giornale", per aver raccolto le giuste istanze dei familiari,
de La Voce di Megaride e di tutto il Comitato "Bruno Contrada, impegnati
a tener desta l'attenzione su di un palese caso di straordinaria
e crudele ingiustizia patria... per aver contribuito a sollevare
la cortina d'oblio calata sul martire Bruno Contrada, condannato
alla silenziosa morte civile.
Grazie, di cuore! - la redazione
L’urlo
di Contrada in cella:
«Io, vittima di sciacalli voglio solo morire a casa»
di Gianmarco Chiocci - Il Giornale - 15 settembre 2007
S.Maria Capua Vetere - Quattro mesi fa, giunto al capolinea di un
processo-farsa, Bruno Contrada veniva condannato a 10 anni di carcere,
strappato ai suoi cari, sbattuto in prigione per esser consegnato
all’oblio giudiziario col sigillo del mafioso. Quattro mesi dopo,
a 76 anni suonati, con ventuno patologie diagnosticate, il più bravo
poliziotto antimafia crocifisso dalle menzogne dei pentiti, arranca
nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere per incontrare
i parlamentari Lino Jannuzzi e Stefania Craxi. «Sto male - è l'esordio
dell'ex 007 del Sisde - ma non intendo crepare in galera e nemmeno
piantonato dai carabinieri in ospedale. È stato perpetrato ai miei
danni un delitto di Stato, che almeno mi si conceda di morire a
casa». Innanzitutto, le sue condizioni di salute dottor Contrada.
«Secondo voi come può stare un uomo di 76 anni, provato nel fisico
e nel morale da 15 anni di tormento giudiziario, da arresti e scarcerazioni,
da alterne pronunce processuali ed ora ridotto in ceppi perché condannato
a una pena che per me, data l’età e le gravi malattie, significa
l’ergastolo? Come può vivere un uomo delle Istituzioni che dopo
aver speso la sua esistenza al servizio dello Stato poi
dallo
stesso riceva, quale "ricompensa", l’annientamento della sua persona
e la condanna a morire in prigione come un criminale? Un uomo che
- come centinaia di testimoni hanno confermato in aula - ha servito
le istituzioni con amor di patria, fedeltà, con abnegazione totale,
e che dalle stesse istituzioni è stato poi umiliato, vilipeso, perseguito,
accusato, inquisito, incarcerato, processato, condannato. Ditemelo
come può stare un uomo distrutto da accuse to-tal-ment-te infondate,
palesemente false, calunniose, inique, ignobili, inventate, pilotate,
derivanti da odio e rancore, da invidia e perfidia, da vendetta
e rivalsa, da errori e superficialità, ma soprattutto da tesi precostituite
e teoremi artatamente accusatori e subdolamente argomentati. Teorie
folli che oggi tornano di moda con la solita storia dei servizi
segreti deviati».Si aspettava un verdetto così duro dalla Cassazione?
«Non ho ancora letto le motivazioni ma nonostante l'alone di sacralità
che avvolge le pronunce della Corte suprema, so che questa sentenza
è ingiusta. No, non me l’aspettavo. Ero dell’opinione che la Cassazione
annullasse in tutto o in parte il verdetto e rinviasse per un nuovo
e più approfondito giudizio nel merito. Se non altro per la incongruenza
del "ragionevole dubbio" sull’intera vicenda giudiziaria costellata
da obbrobri e menzogne conclamate. Io mi domando quale altro "ragionevole
dubbio" può mai essere più incombente e ineludibile del fatto che,
con gli stessi elementi e in assenza totale di prove contro di me,
un collegio della corte d'appello mi abbia precedentemente assolto
con la formula più ampia, ("perché il fatto non sussiste") e un
altro collegio della stessa corte d'appello mi abbia invece condannato
per concorso esterno in associazione mafiosa». I pentiti sono i
protagonisti nefasti del suo processo. Sua moglie arrivò a rivolgersi
a loro affinché raccontassero la verità… «Mia moglie si è battuta
con forza, ha preso varie iniziative, alcune rivelatesi utili, altre
meno. Scrisse a molti di coloro che allora ricoprivano le più alte
cariche dello stato, da Scalfaro a Violante, da Napolitano a Mancino,
per far conoscere lo scempio che si compiva ai danni di un uomo
dello Stato. Se mi avesse interpellato l'avrei sconsigliata di rivolgersi
a criminali diventati collaboranti per convenienza poiché sapevo
che mai avrebbero accolto quel grido di dolore rinunciando alla
libertà, al denaro, ai vantaggi acquisiti con il tradimento, l'infamia
e la calunnia. Questo appello, la mia cara Adriana, avrebbe dovuto
rivolgerlo non solo ai vari Mannoia, Mutolo, Spatola, Buscetta,
Marchese, Di Carlo eccetera, ma anche ad altri soggetti che pur
non inquadrati nell'ignobile categoria dei "collaboratori di giustizia"
(spero non sia stato inserito un 290 tris, prevedente il reato di
vilipendo all'ordine dei pentiti) hanno reso dichiarazioni al mio
processo non corrispondenti al vero, spinti a far ciò da meschinità
e viltà, da esigenze di carriera e d'adeguamento servile alle tesi
dell'accusa. Tra questi, purtroppo, non mancano appartenenti od
ex appartenenti alle forze di polizia». Chi sono? «Non faccio i
loro nomi per carità di patria, per il residuo senso dello Stato
che permane in me e per non creare difficoltà al Giornale che mi
ospita. Ma non è difficile individuarli, basta leggere gli atti
processuali. Sono sciacalli, avvoltoi, vermi, che di rado mancano
in determinati processi». Il suo, di processo, grida vendetta. La
verità un giorno la conosceremo? «Sono fermamente convinto che la
coltre vergognosa dell'infamia commessa, verrà sollevata. Purtroppo
è più che probabile che io non farò in tempo a vedere quel giorno
poiché la mia stagione di vita volge velocemente al declino. Nei
15 anni di calvario giudiziario in tantissimi si sono mossi a mia
difesa ed anche i più scettici, alla fine, si sono accodati a chi
ha sempre creduto alla mia innocenza. Ma capisco anche i miei più
ottusi detrattori. Non tutti avevano la possibilità di rendersi
conto di come stavano le cose e ciò per vari motivi». Quali? «Per
la molteplicità delle accuse, ripetute, con pedissequo adeguamento
da criminali pentiti, senza curarsi dell’assenza di riscontri; per
il ripetersi di siffatte accuse infamanti, acclarate col tempo essere
calunniose, tutte tese a dare supporto a un impianto accusatorio
tendente a sporcare l’immagine dell'accusato per rendere più agevole
l’accettazione nell’immaginario collettivo della colpevolezza; per
le testimonianze, deliberatamente o inconsciamente, malvagiamente
o stupidamente, autonomamente o su suggerimento altrui, che hanno
deformato la realtà; per l’obliterazione totale della mia trentennale
attività di polizia esaltata da uomini dello Stato; per il recepimento
acritico, passivo, incondizionato e incontrollato, fideistico, delle
propalazioni accusatorie di pentiti (che ho arrestato ripetutamente
insieme ai loro parenti delinquenti) enunciate per odio, rancore,
vendetta o per concreta e sostanziose aspettative (mai deluse) di
benefici giudiziari ed economici. Sono tanti i motivi... ». Vuole
dire loro qualcosa? «Sì. Coloro che hanno capito, intuito o saputo
la verità non possono limitarsi ad essere amareggiati dell'esito
processuale, o impietositi dal fatto che uomo, malato in carcere,
sia stato gettato nel fondo di una prigione che rischia di essere
la sua tomba. Dovrebbero gridare la loro indignazione per sì enorme
e terribile ingiustizia. Molti di coloro che conoscono la verità,
anche tra gli "addetti ai lavori di mafia", hanno taciuto e tacciono
tuttora per indifferenza, egoismo, paura, quieto vivere, per viltà.
Ciò è nella natura umana, non me ne scandalizzo dunque. Chiedo uno
scatto d'orgoglio per il futuro. Non sono certo io l'unico o il
primo, né sarò l'ultimo degli uomini onesti a subire le conseguenze
di siffatti modi di essere». Data la natura (mafiosa) del reato
per il quale è stato condannato, lei non può lasciare la prigione
se non in ambulanza, e in condizioni gravissime, com'è successo
qualche giorno fa per un'ischemia. Anche nei momenti più difficili
si è sempre detto fiducioso nella giustizia, la pensa ancora così?
«Sono stato condannato per un reato gravissimo, e doppiamente infamante,
avendo indossato io una divisa. Mi hanno inflitto una pena talmente
pesante che, alla mia età, potrebbe definirsi un ergastolo ad personam.
Hanno preso per oro colato le parole di mafiosi con 10, 20, 30 omicidi
sulle spalle infischiandosene della verità che tutti ormai conoscono,
mi volevano colpevole a tutti i costi e sono stati accontentati.
Come posso io credere ancora alla giustizia del mio Paese. L'umanità
è variegata, esistono tante brave persone ed anche personaggi cattivi,
pavidi, disonesti, sleali, bugiardi, spergiuri, ipocriti, meschini,
di basso sentire. Da loro sono stato braccato, aggredito a freddo,
puntato dall'alto (se corvi o avvoltoi) morsicato (se iene o sciacalli)
pizzicato (se formiche rosse o zanzare). Alcuni sono accorsi affamati
al "banchetto" mettendo in azione becchi, denti affilati, pungiglioni.
Altri si sono tenuti lontano, gracchiando e guaendo nell'ombra.
Non ero così ingenuo da non immaginare ciò che sarebbe accaduto.
Lo scrissi a mia moglie, subito dopo l'arresto nel 1992. Ma oggi
che la mia vita è agli sgoccioli posso dire che allora non immaginavo
la portata di questo scempio senza fine». Per sottoscrivere la petizione
on line per la piena riabilitazione di Bruno Contrada: http://www.petitiononline.com/contrada/petition.html
Inviato da:
vocedimegaride - Commenti: 4
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 15/09/07 @ 21:33
Nel mio piccolo cercherò di divulgare
quest'urlo che strazia il cuore delle persone oneste. Vorrei mandare
al Dott. Contrada tutta la stima per la sua persona, il mio ringraziamento
per l'intera vita spesa in difesa di tutti me compresa, e l'abbraccio
di una sorella che condivide la sua pena e quella dei suoi familiari.
Maria
_____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 16/09/07 @ 13:37
E' con grande dolore che vivo questa assurda
vicenda.La cosa piu assurda è l'impotenza verso l'ingiustizia
umana.Qualsiasi cosa riteniate opportuna fare anche un auto tassazione
per comprare pagine di giornali o spazi televisivi ritenetemi a
vostra completa disposizione.Alla famiglia del dott contrada e a
lui non posso che dare tutta la mia solidarieta ma a nulla serve
ne' è servita
Elena Turco
_____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 16/09/07 @ 13:39
Ciao Marina, ho messo in rete il tuo appello
nella rubrica "Muro parlante" del sito. Un abbraccio a
te e a Bruno, da parte di tutti noi (quasi 16.000)
Cari saluti Vittorio Baroffio
____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/09/07 @ 09:25
dal blog del senatore Guzzanti:.............
velaspez scrive: 15 Settembre 2007 alle 17:40 Dico subito che ultimamente
condivido gran parte di ciò che scrive, con bella forma,
lectiones. Noto spesso che la politica si perde in discussioni che
riguardano essa stessa e non problemi reali. E che tanti si appassionano
a queste problematiche arrivandoa perdere di vista i propri interessi.
Quei pochi che non si lasciano completamente rincoglionire e protestano
in qualche modo contro questo andazzo, vengono immediatamente redarguiti
e tacciati di antipolitica. I problemi reali quali la delinquenza,
organizzata o meno che sia, nessuno li affronta di petto. Dovrebbe
essere scontato che ai semafori non ci possa stare gente che offre
servizi non richiesti, così pure in spiaggia e così
pure a tavola, ma tanti politici si adoperano per convincerci che
sono disagi che dobbiamo sopportare in nome di principi che noi
gente di poca cultura non riusciamo a capire. E’ ridicolo poi che
si conoscano perfettamente i capi e gli appartenenti alla malavita
organizzata, ma che non si possa procedere nei loro riguardi sulla
base della nostra sofisticata legislazione garantista, che garantisce
l’imputato ma non il cittadino. Il popolo rincoglionito naturalmente
salvo qualche timido tentativo di ribellione (vedi mani pulite,
girotondi e grilli vari) subito fatto rientrare, viene confuso e
viene indotto a parteggiare per i vari Carnevale e per i Contrada,
gli imputati diventano vittime e i loro figli deputati e così
tiriamo a campare come ci si merita. Italiano metafisico scrive:
15 Settembre 2007 alle 22:51 «Io e il mio avvocato andremo
a Roma, in Parlamento. Se qualcuno ha sbagliato sull’indulto, abbia
almeno la dignità di chiedere scusa». questo ha detto
Daniele Pelliciardi, il figlio dei due coniugi massacrati a Gorgo
al Monticano. purtroppo c’è da essere sicuri che questi politicanti
infami non avranno nemmeno questa dignità, di chiedere scusa.
sono sempre puri e immacolati, i primi della classe, come il ministro
dell’ingiustizia, il Ponzio Pilato sedicente cattolico che anzichè
tutelare i cittadini li ha lasciati alla mercè della feccia.
Lui se la riderà grassamente,come sempre, si godrà
la dolce vita tra gran premi, tuffi nella piscina del suo villone,
tra le serenate del suo stuolo di cortigiani. intanto i cittadini
indifesi muoiono atrocemente. Siano maledetti nei secoli dei secoli
tutti i politici Ponzi Pilati che hanno approvato l’indulto!! maria
v scrive: 16 Settembre 2007 alle 00:21 Questa no Velaspez non gliela
passo. Innanzitutto lei elettore di questo governo vada a farlo
ai suoi referenti politici il discorso sulla sicurezza, sui lavavetri,
zingari e gentaglia varia che sta invitando ad entrare nel nostro
Paese. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la “nostra legislazione
garantista che garantisce l’imputato e non il cittadino”. La nostra
parte politica è proprio contro queste cose che si batte
e viene da voi demonizzata. Quanto a Carnevale e Contrada si sciacqui
la bocca con la vafrechina prima di pronunciare i loro nomi e si
vada a leggere le carte processuali e da chi sono stati accusati.
Non ho approfondito il caso Carnevale ma Contrada sì: accusato
da 2 pentiti mafiosi rei di 20-30 omicidi, con decine e decine di
testimonianze a favore è stato prima assolto e poi condannato.
E adesso i pentiti hanno confessato di aver testimoniato il falso
ma per Contrada il processo non si può rifare. Contrada è
rinchiuso in carcere alla veneranda età di 76 anni con 21
patologie diagnosticate e non gli vengono neppure concessi i domiciliari
per morire a casa sua. Qui c’è il link dell’intervista di
Contrada: L’urlo di Contrada in cella: «Io, vittima di sciacalli
voglio solo morire a casa» di Gianmarco Chiocci - Il Giornale
- 15 settembre 2007 dal sito La voce di Megaride http://blog.libero.it/lavocedimegaride/
Per sottoscrivere la petizione on line per la piena riabilitazione
di Bruno Contrada: http://www.petitiononline.com/contrada/petition.html
megaride scrive: 16 Settembre 2007 alle 11:39 Velaspez, lei prende
a somigliare sempre più ad un vecchio brontolone inscatolato
nel carrozzone dell’ovvia demagogia; un residuato bellico e floscio
della effimera Repubblica Partenopea (che durò solo 2 mesi!).
Contrada non è l’unico “Serpico” rinchiuso nelle patrie galere;
personalmente, ne conosco altri tre!…Ed è proprio l’orrida
regola statistica - i NUMERI! - che fa l’eccezione di uno Stato
che “non è stato”… ciò che pretendeva di essere, costruito
come un tremulo castello di carte da poker, sull’infamia, la collusione,
l’ipocrisia, la menzogna, frullate in uno scheker per l’allucinogena
“bibendi” di bubbazza di voialtri “giacobini” cui “danno da bere”
i vari Robespierre, ammantati di intelletto e coronati di enciclopedico,
che la testa ce l’hanno solo per spartire le orecchie! Non sto qui
nemmeno a dilungarmi in spiegazioni, teorie e fonti…perchè
sarebbero perle buttate ai porci… La gente che ragiona come lei,
senza un briciolo di intuito, di istinto, di autocritica,di fantasia,
di PERSONALITA’, avvezza solo a sfogliare enciclopedici elenchi
telefonici e manuali delle Giovani Marmotte, assurgendo al ruolo
di “intellettuale”, MAI PROTESA All’AZIONE se non all’esercizio
vuoto del VERBO, farebbe meglio a staccare la spina e a non intasare
di frequenze-radio l’etere: donatoci dal Padreterno, come la Vita
e l’Intelligenza, l’Anima e lo Spirito…Sa, cos’è lo Spirito?…L’ha
trovato nell’enciclopedia, nella provetta in laboratorio?…Mi spiace
essere cattiva ma persone come lei meriterebbero di vivere sulla
propria pelle certe tragedie! marina salvadore velaspez scrive:
16 Settembre 2007 alle 12:00 maria v scrive: 16 Settembre 2007 alle
00:21 Questa no Velaspez non gliela passo. Innanzitutto lei elettore
di questo governo vada a farlo ai suoi referenti politici il discorso
sulla sicurezza. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la “nostra
legislazione garantista che garantisce l’imputato e non il cittadino”.
La nostra parte politica è proprio contro queste cose che
si batte e viene da voi demonizzata. Quanto a Carnevale e Contrada
si sciacqui la bocca con la vafrechina prima di pronunciare i loro
nomi. Per chi volesse conferma di quanto da me affermato eccolo
qua un bell’esempio. Avanti di questo passo, con questo modo di
ragionare e con queste convinzioni si rimarrà sempre al punto
di partenza. Lei cara Maria però non si lamenti, è
gente come lei che permette il perdurare di questo stato di cose.
Lei continui pure a difendere Carnevale e Contrada continui a parteggiare
per chi difende i vari Previti e vota gli indulti, noi e chi la
pensa come me, cercheremo di cambiare le cose, seppure con poche
speranze. lectiones scrive: 16 Settembre 2007 alle 12:30 Ho sottoscritto
la petizione per la piena riabilitazione di Bruno Contrada. Questo
CAZZONE di Pannella fa il morto di fame per gentaglia da forca e
non fa un digiuno per quel povero disgraziato la cui tremenda colpa
è stata quella di aver serevitro questo Stato fedifrago.
Grillooo! Griloooo! Dove sei? Vaffanculo pure tu se non dai una
mano a Contrada
______________________________________
Messaggio
N°395 del 13-07-2007 - 09:57
Tags: Rassegna Stampa
razzisti
loro o masochisti noi?
dal quotidiano Il Giornale, oggi:
Il nostro Meridione in difetto di intelletti
Che l'Italia
degli emigranti fosse ritornata ce n'eravamo già da tempo accorti:
sentendo i dialetti di tanti giovani infermieri negli ospedali
o muratori tra le impalcature. Ma il rapporto dello Svimez ha
il merito di dare almeno
un confine
di numeri alle nostre sensazioni. E stima a un'enormità, più
di un quarto di milione l'anno, la fuga di lavoratori dal Sud
al Nord d'Italia. Una cifra dunque inferiore solo di qualche
decina di migliaia a quella degli anni tra 1961 ed il 1963.
Quei mitici primi anni Sessanta che impressero immagini indelebili
nei cuori di tutti gli italiani. Che vedevano quelle valigie
rigonfie, infilate nei finestrini dei treni dal fervore dei
tanti visi scarni da bracciante. Contornati dalle nonne con
gli scialli neri, già nostalgiche, e dai vestitini immacolati
delle bambine stupite, quegli emigranti emanavano però il fervore
della speranza. E anche quello servì a far digerire meglio certi
dialetti di vocali troppo aperte e le maniere così diverse.
Proprio come servirono gli esempi che ancora resistevano recenti
di meridionali eccelsi, Croce, o Di Vittorio, o viventi, Mattioli.
Insomma c'era fervore degli umili che chiedevano di riscattarsi
e c'erano come a garanzia grandi esempi, di banchieri, filosofi
o sindacalisti. Tutto l'opposto di quanto avviene adesso. Il
numero imponente di quanti emigrano dal Meridione certo si giustifica,
visto che là il Pil procapite è di molto inferiore a quello
del Centro e del Settentrione. Ma non c'è più in essi il dono
di quella ingenuità arcaica certo, ma tenace e il più delle
volte positiva. I giovani emigranti adesso paiono già rassegnati
prima di partire; si prefigurano uno stipendio che gli basterà
male a pagare i fitti. Ma soprattutto sono stanchi. È pur vero:
la miseria del Meridione da cui i loro padri fuggivano era ben
maggiore. Ma quei campi duri da zappare come la pietra, e la
famiglia atavica e parca, formavano almeno i caratteri. Invece
il disastro, anzi l'aborto al Sud d'una società civile e economica
come quella del Nord, ha disfatto i nuovi emigranti. Il resto
d'Italia si compiace certamente che arrivino loro, perché come
è ovvio li preferisce. Ma non ha più indulgenza pei mali del
Meridione. Anche perché i meridionali eccelsi che questi anni
ci propinano in tv adesso chi sono? Mastella, che fa il labbruccio
mentre Di Pietro, cupamente, litiga con la sintassi? Se ne convenga,
né a sinistra e neppure a destra, ci sono più Mattioli o Di
Vittorio.Il marcire dello Stato in Italia e l'agonia dei suoi
fondamenti morali e intellettuali, che sarebbe a dire poi spirituali,
ha avuto esiti ancora più dolenti dov'essa era più fragile.
Fino ai casi del sindaco di Napoli, che si offende e offende
le sue corde vocali. E biasima gli americani che a ragione sconsigliano
quella città. Come se gli altri italiani se la sentissero ora
di andare a Napoli, per viverci, tra fumi delle immondizie,
morti ammazzati, scippi. E per giunta poi sorbirsi pure gli
stridori di gola della Iervolino. Perché almeno una volta i
migliori al Meridione avevano una bella retorica amplia, «asiana».
E il discorrere di Bordiga o di un Di Vittorio rapiva davvero.
Ma ormai il Meridione è in difetto di intelletti e persone grandi.
Altro che Anni Sessanta: il disastro abbonda di stridori da
pelle d'oca; ma lascia agli emigranti meno speranza.
Geminello Alvi
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 1
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 13/07/07 @ 10:40
Ecco gli intelletti residui del Mezzogiorno:
ladri, papponi e lacchè.
Copio ed incollo dall'ormai celebre blog "Napoli Merda"
l'esaustivo post dell'11 luglio u.s.:
Stamattina Bassolino Merda ha convocato in fretta e furia una
conferenza stampa per presentare un nuovo progetto, finanziato
con appena 800.000 euros. Il progetto, affidato al Censis, servirà
a "modificare la percezione che i Napoletani hanno della
sicurezza nella loro città" (Il 52,6% dei campani,
secondo l’Istat, si sente insicuro. Questa, infatti, la percentuale
che avverte molto o abbastanza il rischio criminalità
nella zona in cui vive, a fronte del dato nazionale che è
solo del 29,2%.). Badate bene, OTTOCENTOMILA EURO non per migliorare
la sicurezza dei cittadini, ma per modificare la loro percezione
della realtà. Un delirio! Tentativi di persuasione occulta
sbandierati come materia propagandistica! Ok, mi rendo conto
che forse l'intenzione dichiarata, modificare la percezione
dei cittadini circa la loro sicurezza, è solo un lapsus
presente nella cartella stampa, ma è un lapsus che rivela
qualcosa di decisamente sfaccimmoso.
P.S. Ovviamente si farà anche un blog sulla sicurezza
urbana. Mavaffanculo.
______________________________________
Messaggio
N°390 del 08-07-2007 - 22:42
Tags: Rassegna Stampa
Satira
amara di un'atroce realtà
di Benedetto Casillo
Una Chernobyl
"pane e puparuole" CHERNOBYL ALL'OMBRA DEL VESUVIO. Ma senza
lo
scoppio di nessun reattore nucleare. Già, e addò 'o pigliassemo
nuje nu reattore nucleare? Qua, solo per impiantare na vrenzola
di inceneritore d' 'a munnezza, nce vo' 'a mano d' 'o pateterno...
sempre sia lodato. Polemiche a mappate, manifestazioni di protesta
più o meno spontanee, incidenti, interrogazioni parlamentari,
voti di fiducia. Figuriamoci una centrale atomica! Eppure...
Chernobyl all'ombra del Vesuvio. Ma una Chernobyl a pane e puparuole,
volgare, subdola, infame, sporca, puzzolenta. L'allarme è grave
e senza precedenti. Il pericolo, tanto per cambiare, viene da
questa stramaledetta emergenza rifiuti, che sembra non voler
finire mai. Ogni ghiuorno a nuvità. È stato scoperto un gigantesco
smaltimento fuorilegge di liquami tossici, fanghi, veleni di
ogni genere. Scorie utilizzate come concime. Cromo esavalente.
E che d'è, na cosa ca se magna?Appunto! Purtroppo sì. Non si
dovrebbe ingerire, perché altamente nocivo, e invece i Carabinieri
hanno scoperto che da tempo stu cacchio di cromo esavalente
sta inquinando molti terreni agricoli della nostra regione.
Frutta, ortaggi e verdura avvelenati. J' che nzalata! Ma voi
avete capito noi che siamo costretti a mettere a tavola da un
po' di tempo a questa parte? Mucca pazza, tonno al mercurio,
polli infetti, e, notizia dell'ultima ora, maiali ammalati.
Maiali? Porcate! E le porcate 'e fanno sti delinquenti senza
scrupoli. La situazione è seria overamente. Si tratta della
salute delle persone. Gli esperti dicono che potrebbero non
bastare quattro o cinque anni, per conoscere gli effetti di
questo inquinamento in atto. 'A spada 'e Damocle. Potrebbe non
accadere nulla di grave, ma potrebbero verificarsi malattie
e morbi di ogni genere. Guardate che tarlo dint' 'e cerevelle!
E in tutti questi anni 'a gente che fa? Aspetta. Aspettando
morbò. Aspettando morbò, no "Aspettando Godot". Quello è Beckett.
Sì, sempre di un dramma comico si tratta, ma nel nostro caso
ci potrebbe essere poco da ridere. Speriamo bene. Quello che
più sconcerta è la facilità con la quale un crimine di questa
portata si sia potuto perpetuare nel cuore della città. Dint'
'o puorto. Una vera e propria flotta di navi maledette scaricava
liquami assai letali per l'ambiente e la natura. Bastimenti,
mercantili, finanche qualche imbarcazione militare. Il porto,
luogo simbolo di vita e di cultura della nostra Napoli, profanato
da interessi e istinti perversi, e declassato a girone infernale.
Il mare, il porto, i bastimenti. Una volta erano motivo di ispirazione
per poeti e musicisti. Oggi possono suscitare inquietudine,
ansia, rabbia. Chernobyl all'ombra del Vesuvio. pensare che
non tanti secoli fa veniva spontaneo cantare: «'O Paraviso nuosto
è chistu ccà». Si 'a cantammo mò, certamente ce portano 'o manicomio,
e ce abboffano 'e pernacchie.
(dal quotidiano Il Roma dell’8 luglio 2007)
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 1
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 08/07/07 @ 22:52
La contaminazione da cromo esavalente
e da diossina a San Giovanni a Teduccio, Ponticelli e Mugnano
supera di 200 volte i livelli minimi consentiti. È questo
l’allarme lanciato dal pubblico ministero Donato Ceglie. Intanto
il gip di Santa Maria Capua Vetere convalida i primi sei fermi
dell’operazione “Chernobyl” e avverte: «Effetti devastanti
per l’ambiente». Il neocommissario per l’emergenza rifiuti
Alessandro Pansa, benedetto dal cardinale Crescenzio Sepe («pregherò
per lui affinché faccia diventare i rifiuti qualcosa
di diverso»), ribadisce che «la strada è
in salita, ma io sono abituato alle salite. Ora abbiamo il decreto,
i fondi del Governo e la collaborazione istituzionale. I cittadini
devono avere fiducia». E ancora: «Dobbiamo stare
attenti perché adesso funziona il sistema, però
qualsiasi imprevisto potrebbe complicare le cose, anche perché
non abbiamo un paracadute. Ad Acerra il primo discorso da fare
è quello della bonifica».
(Dal quotidiano Roma del 08/07/2007 )
______________________________________
Messaggio
N°381 del 28-06-2007 - 11:12
Tags: Rassegna Stampa
dal
quotidiano "Il Giornale" Bassolino fa pagare i suoi debiti ai
posteri
di Nicola Porro - giovedì 28 giugno 2007 Milano
Nella nostra
storia di debiti locali, di grandi banche e del duo Bassolino
(padre politico e figlio banchiere) occorre spiegare per quale
motivo,
in piena emergenza politica per lo scandalo rifiuti,
la giunta campana trovi impellente deliberare l’emissione di
un’obbligazione da 1,2 miliardi. Lo scopo è quello di recuperare,
si legge nella delibera, 750 milioni per nuovi investimenti
e soprattutto 442 milioni per estinguere un mutuo del 2005.
E in questi dettagli che si nasconde il senso di tutta l’operazione
campana. Il prestito che si vuole cancellare costa lo 0,25%
in più di quanto il superdebitore Stato Italiano riesca a fare
sui mercato internazionali: insomma non stiamo parlando di un
prestito con tassi da usura. Eppure questo mutuo, come quelli
estinti negli anni precedenti dalla Regione Campania, è una
buona occasione per dare lavoro al terzetto collaudato delle
due banche internazionali e dei loro consulenti napoletani:
Maurizio e GianPaolo Pavesi. Le banche con tutta probabilità
riusciranno a garantire alla Regione un tasso di interesse leggermente
migliore e ad allungare nel contempo la scadenza del debito.
Per i politici si tratta di una vera e propria manna. Non tanto
per il risparmio sui tassi di interesse che è davvero poca cosa.
Ma per il fatto di liberare un bel po’ di risorse di cassa:
la rata del nuovo prestito più lungo è ovviamente inferiore
di un bel po’ rispetto alla rata esistente che è di un prestito
più breve. Il vantaggio per Bassolino (ovviamente è un escamotage
che va di gran moda in tutta Italia) è quello di spostare il
pagamento di un debito fatto oggi, sulle generazioni che verranno.Ma
anche le banche hanno un loro interessante tornaconto, che non
è certamente la sola commissione per il prestito obbligazionario.
La legge infatti prevede che a fronte di un prestito che un
ente locale raccoglie sul mercato, l’ente stesso debba accantonare
ogni anno una quota di capitale per poter far fronte alla restituzione
del capitale a scadenza. Cerchiamo di essere più chiari con
un esempio. Se il comune di Napoli si facesse prestare 100 euro
al 5% per 10 anni e ogni anno restituisse 5 euro di interesse,
alla scadenza del prestito dovrebbe ridare i cento euro che
inizialmente gli sono stati concessi. Sarebbe un onere per le
prossime amministrazioni ovviamente non sopportabile. Ecco perché
gli enti locali, una volta che si indebitano, oltre a pagare
gli interessi anno per anno, debbono accantonare una fetta di
capitale per non trovarsi impreparati alla scadenza. Questo
capitale viene conferito in un apposito fondo (sinking fund)
gestito dalle stesse banche che erogano il prestito. È qui che
si fanno gli affari.....(continua) nota della ns.redazione:
E' proprio vero che la capitale della STAMPA è Milano; infatti,
solo la stampa milanese conosce e diffonde notizie che ci riguardano,
considerato che i "giornalai" locali pare caschino dal pero
ogni volta che si sfiora la "santità" dei nostri amministratori
pubblici, padroni della "cartiera" dove si produce in regime
di monopolio dalla carta igienica, alle carte di credito; dalle
tessere di partito alle pagine dei giornali..... dalle maschere
di cartapesta, ai cartoni per i soliti "pacchi" che ci rifilano!!!
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 5
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 28/06/07 @ 14:32
EVVIVA! Cavoli Amari per Bassolino &
Soci! Notizia alla quale si è dato scarso risalto.
TG3 Campania, ad esempio, nell'obbligo d'informazione circa
l'operato della Procura napoletana, ha legato due servizi sullo
scandalo smaltimento rifiuti; il primo, riguardante le responsabilità
penali accertate a carico del "governatore"; il secondo,
che magnificava invece le più recenti disposizioni in
materia di raccolta rifiuti partorite in sole 24 ore dal "vicere'"!
Infatti, stanotte, è sparita magicamente una tonnellata
extra di monnezza... Pensate, per 12 anni, se ogni giorno fossero
stati applicati questi lampi di genio bassoliniani, Napoli sarebbe
una Svizzera! Comunque, lo scoop è il seguente:
IL GIORNALE -Sulla «monnezza» di questa rovente
estate napoletana, ieri, è piovuta altra benzina ma non
si tratta del liquido che ogni notte irresponsabili cittadini
versano sulle migliaia di tonnellate di rifiuti, che giacciono
nelle strade della regione governata da Antonio Bassolino. No,
la benzina è costituita da quelle 414 pagine di ordinanza
applicativa della misura cautelare, emessa a carico della Impregilo
e di cinque società del gruppo tra cui la Fibe e la Fisia
(firmata dal Gip Rosanna Saraceno): interdizione dal contrattare
per un anno con la pubblica amministrazione sullo smaltimento
e il recupero energetico dei rifiuti e sequestro di 750 milioni
di euro. La cifra si riferisce ai crediti vantati dalle società
nei confronti dei Comuni della Campania per l’attività
di smaltimento dei rifiuti. Secondo gli inquirenti della Procura
di Napoli (il procuratore aggiunto, Camillo Trapuzzano e i pm,
Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo), che hanno chiesto al Gip
l’emissione dell’ordinanza, sarebbero state commesse delle irregolarità
nella gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania. In
sostanza, alle società sono contestati illeciti penali
per truffa. Pesantissimo il commento del procuratore aggiunto
Trapuzzano, sui presunti illeciti concretizzatisi grazie alla
«complicità e alla connivenza di chi aveva l’obbligo
di controllare e di intervenire e non lo ha fatto per troppo
tempo». Non fa nomi il pm, ma quelli erano emersi già
lo scorso settembre, quando un avviso di conclusione delle indagini
preliminari era stato inviato a 23 indagati. Tra questi, il
presidente Antonio Bassolino, nella sua veste di ex Commissario
straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania. Bassolino,
secondo i pm, con i poteri che gli derivavano dalla sua carica
di Commissario, aveva la possibilità e l’obbligo di assicurare
una «corretta gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi
urbani, assimilabili e speciali». Ma, nonostante questi
poteri, Bassolino, «non impediva, realizzava e consentiva
la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall'Ati,
affidataria in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti
solidi urbani in Campania». Bassolino è anche accusato
dagli inquirenti di essersi dimenticato di «intraprendere
iniziative dirette a contestare e comunque impedire le accertate
violazioni contrattuali da parte delle società affidatarie».
Duro il commento del procuratore Giovandomenico Lepore. «Il
sistema che era stato congegnato e progettato, non portava da
nessuna parte». Il capo dei pm napoletani ha poi spiegato
i motivi che avevano generato le decisione della stessa procura
di revocare il sequestro degli impianti di Cdr. «La chiusura
avrebbe provocato nell'intera Campania notevoli pericoli della
sicurezza pubblica».
________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 28/06/07 @ 20:40
28/06/2007 - Rifiuti, Bassolino ora trema
L’emergenza rifiuti fa tremare Antonio Bassolino. Il governatore
è finito nel mirino della Procura della Repubblica nell’ambito
dell’inchiesta che ha portato al sequestro di 750 milioni di
euro alle imprese che gestiscono i Cdr ed il termovalorizzatore.
Per i magistrati, infatti, da ex commissario straordinario «Bassolino
è complice e connivente perché sapeva dall’inizio
che gli impianti non funzionavano».
(Dal quotidiano Roma del 28/06/2007 )
_______________________________________
Inviato
da Anonimo
il 01/07/07 @ 08:47
Il deficit della Regione Campania viene
rifinanziato per l’ennesima volta venerdì 22 giugno,
quando la banca svizzera Ubs interviene per 1,2 miliardi. Tra
i dirigenti dell’istituto di credito anche il figlio di Bassolino,
Gaetano, che dal settembre 2006 si occupa proprio del «debt
capital market». Conflitto d’interessi evidente, se si
considera che il nome della banca non è mai stato citato
né nella giunta, né nelle delibere.
_____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 01/07/07 @ 09:02
NO COMMENT!... 30/06/2007 - Bassolino:
«Non mi dimetto» «Le dimissioni? Sono al lavoro,
come sempre», Antonio Bassolino smentisce voci di abbandono:
ad ammorbidire la posizione anche lunghi colloqui avuti l’altra
sera con il suo partito. E sull’inchiesta rifiuti, il presidente
della Regione afferma che «l’ordinanza è per Impregilo,
io non c’entro. E comunque le mie responsabilità sono
solo politiche»
_______________________________________
Inviato
da Anonimo
il 03/07/07 @ 12:46
03/07/2007 - Regione, 10 milioni per casa-Bassolino
Dieci milioni di euro per rifare il look a Palazzo Santa Lucia:
questo l’ammontare di una delibera della giunta regionale che
prevede lavori di manutenzione per la sede acquistata dalla
Regione dalle “Ferrovie Real Estate”. E, particolare di non
secondaria importanza, la progettazione è stata affidata
all’esterno: mancherebbero professionalità interne.
(Dal quotidiano Roma del 03/07/2007 )
______________________________________
Messaggio
N°379 del 27-06-2007 - 10:10
Tags: Rassegna Stampa
Vota
Antonio La Trippa...per gatti!
dal quotidiano "Il Giornale"
Conflitto
di interessi: Bassolino da lavoro al figlio coi debiti della
Regione di Nicola Porro - mercoledì 27 giugno 2007 Milano -
C’è stata una lunga consultazione nella City londinese. I due
fratelli Pavesi, commercialisti napoletani, proprietari della
Fincon non passano inosservati. Sono degli specialisti sul debito
pubblico degli enti locali: sono in quasi tutte le operazioni
fatte in Campania da Bassolino, hanno messo il naso in Abruzzo
e Puglia e hanno fatto il medesimo lavoro per Mercedes Bresso,
la collega di Bassolino (di partito e di ruolo) in Piemonte.
Per qualche settimana, l’anno scorso, si sono trovati disoccupati:
i golden boy della finanza bassoliniana avevano improvvisamente
perso il loro rapporto di consulenza con Merrill Lynch, una
delle più prestigiose banche mondiali. E ai piani alti di Ubs,
una banca di investimenti concorrente di Merrill Lynch, qualcuno
non era dell’avviso di portarsi a casa i due fratelli. Alla
fine i Pavesi stringono con Ubs e tutto ritorna come prima.
I Pavesi e il loro rapporto con lo staff e gli uomini di Antonio
Bassolino sono il cardine della nostra storia. Che parte da
lontano, riguarda miliardi di euro e coinvolge l’allora sindaco
di Napoli, Bassolino, suo figlio Gaetano, alle prime armi nella
banca d’affari Ubs, i nostri commercialisti, Merrill Lynch,
la grande banca americana, e un debito campano che cresce ogni
giorno di più. E finisce, per il momento, venerdì scorso, con
una riunione di giunta della Regione Campania. Ma andiamo per
ordine. La Campania ha sulle sue spalle un debito enorme, in
gran parte accumulato a causa dei buchi della sanità. La legge
le permette, a certe complicate condizioni, di rifinanziare
il proprio debito cioè di ricontrattarlo a condizioni diverse
e si presume migliorative. Un po’ come un proprietario di una
casa che voglia rivedere le condizioni del proprio mutuo. Ebbene
negli ultimi tre anni (2004, 2006 e 2007) Bassolino è riuscito
a mettere in fila una dietro l’altra operazioni di rifinanziamento
di vecchi prestiti per circa 4 miliardi.
Nel 2004 per circa
1 miliardo, nel 2006 per poco meno di 1,9 miliardi e venerdì
scorso è ritornato alla carica per un rifinanziamento di 1,2
miliardi. Una marea di operazioni finanziarie che coinvolgono
principalmente sempre due banche: Merrill Lynch e Ubs. Con la
particolarità che le due banche si sono palleggiate i due fratelli
Pavesi, che prima con un cappello poi con l’altro sono sempre
in mezzo. E con la combinazione che negli uffici «debt capital
markets per il settore pubblico europeo di Ubs» c’è proprio
il figlio di Bassolino. Il quotidiano napoletano Roma, ha segnalato
la cambinazione alcuni anni fa e si è beccato una querela. Il
Sole 24 ore più asetticamente ci informa che a settembre del
2006 Bassolino jr, già attivo nell’area del debt capital markets
per il settore pubblico europeo di Ubs, «assume la responsabilità
del business anche per clienti corporate e del settore pubblico
italiani». Insomma almeno dal settembre del 2006 è ufficiale
ciò che il Roma denunciava dal 2003 e cioè il gigantesco conflitto
di interesse che sussiste tra il Bassolino indebitato e il figlio
che gli ristruttura il debito. La storia del debito di Bassolino
è davvero singolare e non solo perché affida sempre alla banca
di suo figlio il mandato per rifinanziarli. È singolare anche
questo attivismo finanziario. La delibera della giunta di venerdì
scorso è un monumento di scarsa trasparenza. Intanto sia ben
chiaro: in delibera non sono mai citate le banche che si occuperanno
del mandato di Join Lead manager. E cioè chi distruibuisce le
carte dell’operazione finanziaria; anche altre istituzioni finanziarie,
ma in ruoli marginali, sono della partita. Ma rimanda ad un’oscura
determinazione di un dirigente dell’assessorato Bilancio, ragioneria
e Tributi: si tratta della numero 144 del 29-9-2003 che, guarda
caso, cita proprio Merrill Lynch e Ubs. Le due banche in sostanza
non solo non passano al vaglio del consiglio regionale (è ovviamente
legittimo) ma non vengono esplicitate neanche agli stessi componenti
della giunta Bassolino poiché si fa solo cenno ad una gara e
relativo decreto dirigenziale di quattro anni fa. Ma la scarsa
trasparenza sulle banche è nulla rispetto a questa continua
necessità che la giunta campana ha di rifinanziare il proprio
debito. Nel nostro paragone, il proprietario di casa potrà rifinanziarsi
il proprio mutuo una volta, ma alla quarta sorge qualche dubbio
sulla sua economicità. Ma tant’è. ......... (1. Continua)
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 1
riferimento
Inviato
da vocedimegaride
il 27/06/07 @ 10:18
... BASSOLI', PENZA 'A SALUTE!... perchè...
Rifiuti, ora è allarme sanitario ! ...Esplode l’allarme
sanitario a Napoli. Le periferie presentano una situazione di
estrema sofferenza e, nonostante il lavoro della task-force
dell’Asìa, che punta a ridurre a mille tonnellate, per
oggi, le giacenze di rifiuti, c’è grande allarme. E la
vice di Bertolaso, Marta Di Gennaro, parla chiaro: «Caldo
e immondizia possono generare infezioni, specie gastrointestinali».
Vertice in Prefettura per costituire un’unità di crisi
che avrà il compito di seguire l’emergenza, in particolare
modo per la discarica di Ariano Irpino dove affluirà
l’immondizia non trattata. E Bertolaso accusa: «Non si
è aperto ancora nessun sito previsto dal decreto».
Ieri sera, megaincendio nella discarica Resit1 di Giugliano.
Allarme inquinamento.
______________________________________
Messaggio
N°344 del 06-06-2007 - 19:58
Tags: Rassegna Stampa
Buon
compleanno, carabinieri !
dalla rivista dell'Associazione Nazionale Carabinieri
articolo di Antonio Castellano.
L'Arma
compie i suoi primi 193 anni. Ai carabinieri, dal Nord al Sud
dell'Italia, la nostra gratitudine ed il nostro fraterno augurio
d'ogni bene. I «CARABINIERI» DEL RE DI NAPOLI Nei secoli XVIII
e XIX, in Italia,il moto migratorio non
avveniva
dal Sud verso il Nord, ma al contrario poiché,all’epoca, il
Meridione d’Italia (in particolare la Campania e la Sicilia)
per clima, bellezze naturali, fertilità della terra,stabilità
politica ed abbondanza di manodopera, era diventato un angolo
di paradiso per quanti desideravano una migliore qualità di
vita o rendere più florida la loro posizione economica. In questa
corsa verso il Sud, i più numerosi furono gli svizzeri. I primi
arrivarono nella seconda metà del settecento come mercenari.
L’arruolamento, detto: «Capitolazione», avveniva direttamente
con i rappresentanti dei vari Cantoni. I mercenari svizzeri
per capacità, disciplina ed affidabilità,erano i più richiesti
dai regnanti, anche dal Papa. Il 20 agosto 1859, il Generale
napoletano Alessandro Nunziante(Aiutante del Re e suo intimo
consigliere) forse per togliere alla monarchia, in previsione
del suo tradimento,truppe fedeli e bene addestrate convinse
il Sovrano (Francesco II), a sciogliere tutti i Corpi svizzeri
(quattro Reggimenti). Il Re, tuttavia, su consiglio del Generale
elvetico Giovan Luca Von Mechel (un Ufficiale coraggioso ed
ostinato) istituì la Brigata «Von Mechel», composta da mercenari
svizzeri ed articolata su tre Battaglioni di «Carabinieri».
Questi, però, avevano in comune solo il nome, con quelli di
Vittorio Emanuele II. È probabile che il Sovrano li volle chiamare
così, anche perché affascinato dalla già nota validità di quelli
piemontesi. In ogni modo i Carabinieri del Regno di Napoli,
non tradirono le aspettative di Francesco II perché si batterono
come leoni, sui campi di battaglia ed in altre occasioni (evidentemente
l’appellativo «Carabiniere» è ovunque e comunque sinonimo di
dedizione, ardimento e forza d’animo). Il loro valore e fedeltà
si manifestò,in particolare, il 28 maggio 1860quando furono
impiegati nei combattimenti a Corleone (Palermo) e nel Capoluogo
siciliano (a Porta Termini). Il 31 successivo, il vecchio Generale
napoletano Ferdinando Lanza, nonostante una grande superiorità
numerica firmò,incomprensibilmente (ma non molto, alla luce
della sua minore fedeltà al Sovrano),la resa di Palermo e pochi
giorni dopo quella della Sicilia. Tale capitolazione fu sfavorevolmente
commentata anche all’estero ed il giornale umoristico francese:«Chiarivari»,
pubblicò un «cartoon»nel quale erano raffigurati un soldato,
un ufficiale ed un generale dell’esercito borbonico. Il primo
aveva la testa di un leone,il secondo quella di un asino ed
il terzone era completamente privo. Dopo le«esperienze» siciliane,
i Carabinieri napoletani fecero ritorno sul Continente combattendo,
ancora una volta intrepidamente,a Caiazzo (Caserta), Dugenta
(Benevento) ed a Maddaloni (Caserta). I loro ultimi scontri
armati avvennero a Gaeta (Latina) dove tramontarono, definitivamente,le
speranze di salvare il più antico Regno d’Italia. Anche in questa
circostanza, nel caos generale, i Carabinieri del Re di Napoli
agirono da protagonisti e superando numerose difficoltà scortarono,
fino a Roma, personaggi di rilievo e fra questi il Generale
Vial, Governatore di Gaeta e lo stesso Generale Von Mechel che,
malato, aveva ceduto il comando della Brigata Carabinieri al
Colonnello de Mortillet. Nel XVIII secolo, gli svizzeri giunti
nel Meridione d’Italia non furono solo mercenari,ma pure imprenditori,
artisti, architetti,ricercatori, tecnici, banchieri,orologiai,
commercianti ed anche pasticcieri. Questo spiega perché ancora
oggi,in qualche città del Sud, troviamo aziende od esercizi
commerciali con nomi della svizzera tedesca. Il caso più sensazionale
è certamente quello del bernese Theodor Von Vittel,venuto nel
Capoluogo Campano come tecnico ferroviario. Inseguito sposò
Rosetta Inserillo,una graziosa «guagliona» partenopea figlia
di un «maccarunaro» (produttore di pasta alimentare).Dopo il
matrimonio,il sig. Von Vittel incominciò lavorare nell’azienda
artigianale del suocero, sviluppandola sotto il profilo tecnico,senza
trascurare la qualità del prodotto: i maccheroni! Infatti,mise
in atto l’accorgimento, dimostratosi molto valido, di trafilarli
con lo scirocco ed asciugarli con la tramontana. Quando la produzione
del pastificio Von Vittel incominciò a diventare ragguardevole,l’interessato
intuì che nel Meridione una pasta alimentare con un nome tedesco,non
poteva aveva molto futuro e di conseguenza, nel 1879, «napolitanizzò»
il nome in «Voiello», facendo tanta fortuna. In conclusione,
tra Carabinieri, artisti, imprenditori,pastai, ecc., gli svizzeri
immigrati nell’Italia Meridionale hanno lasciato un buon ricordo,
«onorato» anche dagli eredi che ancora vivono nell’«Eden»«scoperto»
dai loro progenitori.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
riferimento
__________________________________
Messaggio
N°298 del 04-05-2007 - 23:04
Tags: Rassegna Stampa
"Tutto
il mondo è Paese"
Campani
belli e fessi, non crediate di essere gli unici "mariuòncelli
assistiti" d'Italia; la prassi degli sprechi è NAZIONALE, fa
parte del DNA tricolorico sin dai tempi di Garibaldi, Crispi
e Cavour. La cosa, però non deve metterci sereni e tranquilli...come
si dice? MAL COMUNE MEZZO GAUDIO... Continuiamo ugualmente a
denunciare i ladrocinii, le ingiustizie sociali e... le "parrocchie"
di "CASA Nostra"... ma, per il momento, godetevi una pausa con
questo articolo di: Giuseppe Salvaggiulo Missioni in Cina, concerti
per emigranti, tornei di calcio all’estero, rassegne gastronomiche.
E i consiglieri ordinano «poltrone in renna» Le Comunità montane
sono 356 e costano allo Stato 800 milioni di euro all’anno ma,
dicono, ne vale la pena perché la difesa della montagna è imposta
dalla Costituzione. Allora non si capisce perché la Comunità
del Mugello debba occuparsi di centri commerciali, quella della
Lunigiana di corsi di ginnastica dolce, quella del Casentino
di concerti per la pace e altri «spettacoli di interesse per
dar voce a chi non ce l’ha». E la montagna? La Comunità dell’Appennino
reggiano è orgogliosa di «animare la primavera» con una lunga
serie di iniziative e lo dimostra raccogliendole in «un libretto
con una grafica accattivamente» e descrivendole con lirismo
degno di miglior causa: «Prelibatezze non solo gastronomiche
(torte di patate, uova colorate, tortelli, salami...) ma anche
culturali, musicali, d’arte e di sport, di una natura che sboccia
di nuovo nei suoi colori e nei suoi profumi e che va vista e
“camminata”». Avete letto bene: natura camminata. La Comunità
della bassa valle di Susa e val Cenischia spende quest’anno
5mila euro per «sostenere le bande musicali», 2mila per i progetti
del Coordinamento Comuni per la pace, 2mila per istituire «un
marchio per gli eccellenti dolci della valle» e 16mila per la
quinta edizione della rassegna «Arte e artigiani della valle
di Susa». A distribuire questi finanziamenti sono le assemblee
delle Comunità montane. Sono formate dai consiglieri designati
dai Comuni del territorio. Tra loro vengono scelti il presidente
e gli assessori dell’ente. Per esempio la Comunità di Valle
Camonica ha la bellezza di 125 consiglieri, che si aggiungono
a un presidente, 9 assessori e 11 commissioni. Indennità e gettoni
di presenza sono parametrati su quelli dei Comuni. Con generosità
e cura i consiglieri provvedono al proprio comfort. La Comunità
montana Triangolo lariano ha stanziato 30mila euro per «adeguare
gli impianti di diffusione audio-video nella sala dell’assemblea
e sistemare l’ingresso con una parete in cartongesso». La Comunità
Montana Riviera di Gallura (11 Comuni di cui tre montani e otto
costieri: non sarebbe meglio chiamarla comunità costiera?) ha
destinato circa 50mila euro per arredare la sala riunioni. Nel
bando per la fornitura di mobili e attrezzature, i consiglieri
dimostrano di avere le idee molto chiare. Pretendono «scrivanie
in legno massello a lavorazione artigianale e inserto da scrivano
in pelle verde Senato inserito nel piano» e «poltroncine in
tessuto renna, colore verde Senato (è proprio un’ossessione,
ndr), braccioli in poliuretano con inserti in legno verniciato,
alzo gas movimento decentrato, scocca unica in multistrato di
pioppo o faggio curvato, regolazione in altezza tramite pistone
idraulico anti-choc» per il mal di schiena. Naturalmente poltroncine
con schienale basso per i consiglieri, alto per il presidente.
Una ventina con scrittoio. E nella parte frontale delle scrivanie
intagli raffigurante lo stemma degli undici Comuni membri dell’ente.
La Comunità gallurese è molto attiva sullo scenario internazionale.
Per promuovere il turismo in Sardegna, organizza workshop a
Stoccolma, a Londra, in Germania e in Svizzera, allaccia contatti
con i circoli sardi sparsi nel mondo e prepara una missione
in Cina. La Comunità dell’Appennino faentino coltiva un gemellaggio
con Limoges e i Comuni della Comunità L’Aurance et Glane. Nel
dicembre scorso, una delegazione romagnola ha trascorso cinque
giorni oltralpe. Tema della visita: «Le lotte sociali nel Limousin
all’inizio del XX secolo». Quattro anni fa, un altro viaggio
in Francia aveva avuto motivazioni socialmente meno impegnate:
partecipare al 14° Torneo internazionale di calcio Jeunes de
Pentecoste di Nieul a Couzeix. L’apertura al resto del mondo
è patrimonio anche di altre comunità montane. Quelle toscane
della Mediavalle e della Garfagnana hanno promosso, con altri
enti e associazioni, una serata di solidarietà per raccogliere
fondi per l’acquisto di apparecchiature mediche da destinare
all’ospedale Sagrado Corazon de Jesus di Basavilbaso, provincia
di Entre Rios, Argentina. La Comunità Terminio Cervialto è appena
volata a New York per organizzare un concerto musicale dedicato
agli irpini d’America. Non meno rilevanti gli interessi in campo
economico. La comunità del Casentino dichiara partecipazioni
in dieci società per azioni, da Arezzo Innovazione (sviluppo
settore manifatturiero) a Fidi Toscana (agevolazioni nell’accesso
al credito). Ciascuna, naturalmente, dotata di sedi, strutture,
e Consigli di amministrazione. La Comunità Molise centrale era
azionista di una società, la Sea, che si occupava tra l’altro
della raccolta differenziata dei rifiuti. Con risultati fallimentari
e deficit di 150mila euro al mese. Una sanguisuga. Marco Petti
e Antimo Aiello, consiglieri comunali di Campobasso, hanno denunciato
«assunzioni ingiustificate e un terzo di spese futili». Che
c’entra tutto questo con la montagna? Dopo i radicali Maurizio
Turco e Sergio D’Elia, anche Osvaldo Napoli (Forza Italia) vuole
aprire la questione in Parlamento. Ma Ds e Margherita l’hanno
già chiusa: nei recenti congressi, hanno approvato due mozioni-fotocopia
per rafforzare poteri e competenze delle Comunità montane.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 4
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 05/05/07 @ 22:12
Consiglio la lettura del libro LA CASTA
di gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.Aerei di Stato che volano
37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza
anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari presi in affitto
a peso d'oro da scuderie di cavalli. Finanziamenti pubblici
quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum.
"Rimborsi" elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute.
Organici di presidenza nelle regioni più "virtuose" moltiplicati
per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei
governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente
della Repubblica tedesco. Province che continuano ad aumentare
nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite
al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può
guadagnare quanto il collega di una città di 249mila. Candidati
"trombati" consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione
con l'autoblu. La denuncia di come una certa politica, o meglio
la sua caricatura obesa e ingorda, sia diventata una oligarchia
insaziabile e abbia allagato l'intera società italiana. Storie
stupefacenti, numeri da bancarotta, aneddoti nel reportage di
due famosi giornalisti.
Lello
___________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 05/05/07 @ 22:59
Caro Lello come avrai notato continuiamo
su questo forum a DENUNCIARE malefatte della NOSTRA CLASSE POLITICA
(e Ti posso garantire che non salvo NESSUNO ) ma, oltre Te,
Carmine, Ambro e Claudia, senza considerare il NOSTRO Antimo,
nessuno interviene a dire la PROPRIA OPINIONE SU QUANTO DENUNCIATO.
Siamo nel paese delle TRE SCIMMIETTE, non vedo, non sento e
non parlo. Ma quando finiranno le NOTTI BIANCHE, LE OCEANICHE
RIUNIONI PER IL CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO ... le visite oltre
OCEANO delle DELEGAZIONI della NOSTRA REGIONE ... i fitti da
MILIARDARI che, sempre la NOSTRA REGIONE, impegna in sedi all'estero,
sedi di ASL, ne ho una sotto casa che costa 12.500,00 euri al
mese, e che non sono nemmeno abitate ... le compartecipazioni
alla GESTLINE, BAGNOLI FUTURA, ENTE MOSTRA D'OLTREMARE, LA FILM
COMMISSION ... etc etc ... purtroppo il NOSTRO WOODKOC è RELEGATO
in BASILICATA ... speriamo di vivere fino al momento in cui
si farà un pò di pulizia in questa adorata TERRA
Mauro
___________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 05/05/07 @ 23:14
Alla fine, saremo sempre noi dissenzienti
ad essere giudicati nevrotici, parrucconi, moralisti, noiosi,
anacronistici... mi chiedo, in par condicio, se da una parte
Grillo, Travaglio e addirittura il giornalista del Corriere,
Stella... dall'opposizione, Blondet, Ida Magli, Alemanno...
denunciano le medesime cose col medesimo vigore....uniti al
coro di noialtri "sudditi"... come mai...LORSIGNORI sono sempre
al Potere e non in Galera?
M.S.
__________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 06/05/07 @ 00:37
ci sono poteri occulti a livelli stratosferici
che gestiscono la politica a livello mondiale. Anche la guerra
alla Chiesa Cattolica è nel disegno di destabilizzazione, così
come pure il terrorismo occulto circa le apocalittiche variazioni
climatiche è una delle armi subliminali ad uso e abuso del Kadosh
di tutte le Logge.
Ignazio F.
______________________________________
Messaggio
N°294 del 01-05-2007 - 20:09
Tags: Rassegna Stampa
Per non smettere d'indignarci
Dedicato
a tutti coloro che oggi si stanno indignando per l'ipocrita
"festa" del Primo Maggio, per la quale hanno disseppellito,
sfruttandola, pure Portella della Ginestra, come già accaduto
- del resto - per Cefalonia (l'anno prossimo, probabilmente,
riesumeranno la Disfatta di Barletta, l'incendio di Roma o le
Termopili). Dedicato soprattutto a quegli zombies di precari,
disoccupati, studenti, orfani di "morti bianche", eredi degli
Hippies, che INCONSAPEVOLI stanno celebrando in queste ore la
Woodstock allucinogena di regime in Piazza San Giovanni a Roma.
Da "rassegna stampa", perchè qualche raro SENZIENTE comprenda
gli sporchi giochi dei "Fratelli d'Italia" che ci governano:
Corriere della Sera - NAZIONALE -sezione: Politica - data: 2007-04-15 num: - pag: 13
autore: Francesca Basso categoria: REDAZIONALE
GRANDE ORIENTE / Il discorso di De Paoli alla tre giorni di
Rimini Il sottosegretario elogia i massoni «Baluardo nella difesa
della libertà» MILANO
«Giuseppe Garibaldi, eroe del Risorgimento,
era un Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia: ricordiamolo».
Ci tiene a sottolinearlo, Gustavo Raffi, Gran Maestro da otto
anni, quando spiega che alla tre giorni sulla «Pedagogia delle
libertà» organizzata dal più grande ordine massonico italiano
- si chiude oggi al Palacongressi di Rimini - ha invitato a
pioggia politici e rappresentanti delle istituzioni. «La nostra
filosofia si basa sul dialogo, perciò è abitudine coinvolgere
i politici urbi et orbi, locali e nazionali» dice Raffi. E quest'anno
è andata meglio del solito, perché all'invito ha risposto il
sottosegretario alle Politiche giovanili Elidio De Paoli, che
ha parlato «davanti a una platea di duemila persone», come lui
stesso conferma. Ed è «soddisfatto» Raffi, perché finora mai
un membro del governo era intervenuto personalmente. Certo,
«il presidente emerito Francesco Cossiga ci ha mandato un messaggio
in cui definisce la nostra Fratellanza uno strumento di lotta
per le libertà. E in passato intervenne Gianni De Michelis.
Anche Gianni Baget Bozzo partecipò a un incontro. Ma in effetti
un rappresentante del governo... rappresenta un'ulteriore dimostrazione
della giustezza della strada da noi intrapresa per creare la
vera Massoneria di popolo». Per il leader della Lega per l'autonomia-Alleanza
lombarda, da molti ritenuto il salvatore dell'Unione con i suoi
45 mila voti che lo hanno portato sulla poltrona da sottosegretario,
presenziare è stato «un dovere»: «Sono stato invitato da un'organizzazione
antifascista che ha partecipato a pieno titolo alla guerra di
Liberazione e che ha dimostrato la sua fedeltà allo Stato -
spiega De Paoli dalla sua casa di Rezzato, in provincia di Brescia,
dove è rientrato -. Venerdì, in apertura dei lavori, hanno alzato
il vessillo italiano e riservato il primo saluto al presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano». E dal palco De Paoli,
«a nome del governo», ha ricordato che «la Massoneria è stata
un baluardo nella difesa della libertà del cittadino, pagandone
un prezzo durissimo soprattutto durante il fascismo, quando
ne fu decretata la sua messa fuorilegge». L'ordine iniziatico
più numeroso d'Italia, con oltre 18 mila iscritti e 671 Logge
sparpagliate in tutto il Paese, «ritorna nella storia» insiste
Raffi, precisando che «il Grande Oriente non vuole praticare
alcun esercizio di supplenza delle istituzioni» ma esprimendo
preoccupazione «per la laicità dello Stato che si sta profondamente
annacquando». Comunque, i rapporti con i politici sono buoni,
«con tutti - conclude Raffo -. Soprattutto con il vecchio mondo
repubblicano: con Luciana Sbarbati che è marchigiana, io sono
ravennate...».
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 3
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 01/05/07 @ 20:43
Saremo costretti a chiedere asilo politico
al Vaticano, se continua così.
M.S.
____________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 01/05/07 @ 21:06
mi associo.
antimo ceparano
___________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 02/05/07 @ 10:03
Finalmente adesso è chiaro il perchè quella
marcetta ridicola da teatrino di marionette, Fratelli d'Italia,
che ci presenta al mondo intero delle istituzioni, offendendo
la nostra antica e corposa tradizione musicale ed operistica,
ci toccherà udirla e...sigh... cantarla in eterno. Adesso è
chiara anche la falsa mitizzazione di un mercenario quale Garibaldi,
eroe di tutti i mondi (pure dell'aldilà), che continuerà a farci
da logo aziendale. A questo punto, che senso ha continuare nelle
rivendicazioni identitarie se ci hanno fagocitato, globalizzato,
se siamo numeri e non identità?
Candida
_________________________________________
Messaggio
N°292 del 01-05-2007 - 11:20
Tags: Rassegna Stampa
1° maggio italica festa dei lavoratori più 'Inde' che 'Fessi'
Ci è gradito
riservare, in questo giorno "Fausto", un doveroso omaggio agli
unici, infaticabili lavoratori di questa Repubblica democratica
fondata sul Lavoro tanto vilipeso dallo sfaticato Popolo Sovrano
che pur di non lavorare preferisce "suicidarsi" sul lavoro nei
cantieri dei generosi filantropi della società. Si onorino,
in questo giorno, gli instancabili stakanovisti del Lavoro che
non conosce sosta: i nostri rappresentanti politici, nazionali
e locali, spina (nel fianco) dorsale dell'Economia del Paese.
Da "rassegna stampa" un altro "onorevole" tassello, per l'Orgoglio
di Categoria degli autentici Cavalieri del Lavoro d'Italia.
Forza, sbandieratori CGIL CISL UIL, in alto le bandiere! Che
svettino con onore nell'italico cielo della "democrazia" che...
"sindacate".
di Gian Marco Chiocci Tratto da Il Giornale del
27 aprile 2007
I pm: il ds Bubbico ottenne i fondi per il suo
consorzio ma non produsse mai nulla Ne è passato di tempo da
quando Hsi-ling-shi, consorte tredicenne dell'antico imperatore
cinese Huang Ti, intuì che dalla raccolta e dalla lavorazione
del bozzolo si poteva ricavare un filamento per tessuti meravigliosi.
Qualche secolo più tardi, la Via della seta ha preso altre strade,
da Pechino si è inerpicata tra Oriente e Occidente lungo tortuose
carovaniere ed è sfociata tra i sassi del materano per fermarsi
a Montescaglioso, località nota agli storici per aver dato i
natali a Filippo Bubbico, già consigliere comunale del paesello,
già assessore alla Sanità in quota Pci-Pds, già presidente della
regione Basilicata, già senatore Ds, attualmente in carica come
sottosegretario al ministero per lo Sviluppo economico. Proprio
per una questione di bruchi, di filati e larve che sulla carta
si sarebbero dovuti trasformare in tessile prezioso, il braccio
destro di Pierluigi Bersani si ritrova adesso nei guai per una
vicenda di finanziamenti (20 miliardi di vecchie lire) elargiti
dall'Unione europea per la realizzazione di allevamenti di bachi
da seta che non hanno mai visto la luce. Per capire in quale
guaio si è cacciato l'esponente ds - peraltro indagato per abuso
d'ufficio e truffa dalla procura di Catanzaro in altre inchieste
sulla sanità e sul progetto del maxivillaggio turistico Marinagri
- occorre necessariamente partire dalle origini. Da quando cioè
il lungimirante Bubbico pensa di fare di Montescaglioso il crocevia
commerciale dell'utopistica Basilicata Felix. Il progetto è
ambizioso, tranne i radicali nessuno protesta poiché tutti fremono,
opposizione compresa, per la nuova avventura che viene affidata
a due consorzi: il «Csb - Consorzio Seta Basilicata», diretto
dal diretto interessato, appunto Filippo Bubbico da Montescaglioso,
e il «Csi-Consorzio Seta Italia» presieduto da un misterioso
concittadino, quasi omonimo, di cui si trova riscontro nelle
visure camerali ma che in paese nessuno conosce: Filippo Bibbibo.
Curiosità: entrambi i consorzi per anni non presenteranno bilanci.
D'accordo con altri aspiranti mercanti della seta, l'astro nascente
della politica lucana decide di convogliare nel progetto di
bachicoltura persone a lui familiarmente vicine o amicalmente
care. Finanche per gli studi di progettazione e di sericoltura,
con apposite consulenze ben remunerate (dalla Ue) il Consorzio
della Basilica gestito da Bubbico si affida a persone fidatissime
rintracciate nello «Studio Tecnico Architetti Bubbico» che incassa
il 70 per cento dei 90 milioni pagati per il lavoro dell'agronomo.
Gli amici sono amici anche nel Consorzio Seta Italia laddove
Bubbico, pardon Bibbibo (poi si scoprirà che sono la stessa
persona) premia la Cooperativa di agronomi napoletani Geproter
di cui è presidente un certo Andrea Freschi (nipote di un certo
Antonio Bassolino) ex impiegato al dipartimento dell'Agricoltura
diventato commissario ai rifiuti - come lo fu lo zio governatore
per la Campania - in un'azienda denominata Aato. Per stuzzicare
la sonnecchiante magistratura lucana, il giornale locale «il
Resto» un bel giorno scopre che presso lo studio premiato dalla
Csb erano soci, in qualità di architetti, proprio il futuro
sottosegretario e suo fratello che rigiravano a consulenti esterni
- per come la racconta la gola profonda Rocco Nobile - i progetti
da sviluppare. Peccato che a fronte dei quattrini pubblici erogati
nessuna struttura
«collaudata» abbia mai prodotto anche un solo
capo in seta. Niente. Eppure tra le carte sequestrate spiccano
fatture per diversi compensi, il più illuminante dei quali di
83 milioni e rotte lire per un «Progetto esecutivo per la realizzazione
di strutture d'allevamento del baco da seta, Reg. Cee n° 2052/88
Ob1 - Programma Op. Multireg./ sottoprogramma 4 misura 1», saldato
in 7 tranche. Rispetto al totale di 20 miliardi di lire, se
un quarto sono finiti in Basilicata, ben 600 milioni hanno avuto
come destinatari il padre e il suocero del sottosegretario.
Tra le ipotesi investigative si lavorava a tappeto sulla presunta
«dazione» intascata da Bubbico e calcolata intorno al 75% su
ogni incarico affidato agli agronomi. Due giorni fa i carabinieri
hanno saputo da Nobile che la «dazione» sarebbe da considerarsi
più alta, perché ci sarebbero state elargizioni in nero del
15 per cento. «Pagavo perché speravo in altri incarichi e perché
quello era l'unico modo per lavorare» ha detto l'esperto ribadendo
quanto già raccontato (invano) anni fa ai pm di Matera. E Bubbico,
o Bibbibo che dir si voglia? Non è entrato nel merito delle
contestazioni, non ha spiegato l'omonimia, le parentele, la
mancata produzione tessile. Si è difeso spiegando come il faraonico
progetto-seta l'ha visto impegnato in una «dimensione privata»
e non politica. Il distinguo, all'Unione europea, glielo spiega
Bibbibo?
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 6
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 01/05/07 @ 13:25
Dovremmo chiederci se ha ancora un senso
celebrare il Primo Maggio, giorno che più degli altri dedicherei
alla fatica, al sudore, alle mani sapienti, per realizzare doni
per i più sfortunati.
Carmine (ex sindacalista schifato)
__________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 01/05/07 @ 13:56
però, come tanti stronzi, ci mettiamo
in massa sotto i palchi in piazza e ci lasciamo SEMPRE ipnotizzare
dal Woodstock annuale! Se avete dignità, fategli intorno il
deserto a questi imbonitori!
enzo Russo
_________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 01/05/07 @ 14:53
la folla di piazza San Giovanni, per la
Woodstock romana, è composta da studenti, precari e disoccupati....PER
PRENDERLI PER I FONDELLI CON LA CONNIVENZA DI TUTTI QUEGLI ARTISTI
CHE FINGONO BUONISMO ED INVECE SONO LI' SOLO PER FARE MARKETING!
SE DAVVERO FOSSERO 'ARTISTI' DOVREBBERO FARE CONCERTI GRATIS
PER I GIOVANI TUTTI I GIORNI TRANNE CHE IL PRIMO DI MAGGIO!
Papponi! TUTTI PAPPONI!
__________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 01/05/07 @ 18:53
Cantano e schitarrano contro lo Stato,
però sul palco ci sale Bertinotti, terza carica istituzionale,
e lo spettacolo è sponsorizzato dai politici locali.... Ma che
si sono fumati tutti 'sti "grandi artisti", per andare a fare
i pecoroni?
E.B.
____________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 01/05/07 @ 14:36
Sono lavoratori anche i nostri giovani
delle Forze Armate di "pace" e di "offesa" (come vi pare) in
quei Paesi pericolosissimi, in avanscoperta su carretti PlayMobil
e Lego, jeeps fatte con le scatolette del Tonno e della conserva
di Pomodoro Pelato, armamenti da Museo del Risorgimento. Oggi,
ne hanno feriti altri quattro, in Afghanistan. Le soluzioni
sono due: o i fondi RUBATI per pastrocchi personali vengono
confiscati ai politici ed usati per la sicurezza di questi giovani
mandati allo sbaraglio... oppure ritirarli da ogni inutile impresa
straniera, di "pace" o "di guerra" (come vi pare). Terza soluzione:
ma che cacchio aspettano i ns. generali e colonnelli a fare
un colpo di Stato?
M.S.
_______________________________________
Inviato da Anonimo
il 01/05/07 @ 16:26
Un'altra Woodstock dove ci vorrebbe solo
un Woodcock!
lello
__________________________________________
Messaggio
N°291 del 30-04-2007 - 10:52
Tags: Rassegna Stampa
da Il Mattino
del 29/04/2007
Napoli, i diavoli in paradiso
di Felice Piemontese
Se le cronache
napoletane di ogni giorno - fatte di faide, di morti ammazzati,
di efferatezze varie - vi angosciano; se vi indigna l'incapacità
dei pubblici poteri non dico di risolvere ma di affrontare i
problemi più urgenti; se vi esasperano le mille difficoltà del
vivere quotidiano ingigantite da inefficienza e menefreghismo,
ebbene, sappiate che c’è chi - pur non ignorando i problemi
- considera Napoli non «un paradiso abitato da diavoli», come
spesso si dice citando un antichissimo proverbio, ma un paradiso
tout court. Molti lettori avranno già capito che si parla qui
di Jean-Noël Schifano, di cui esce in Francia domani - in una
fortunata collana dell’editore Plon - il Dictionnaire amoureux
de Naples, il Dizionario innamorato di Napoli (pagg. 594, euro
24,50), opera originale e frutto di anni di lavoro e nello stesso
tempo una sorta di summa di tutto ciò che la passione divorante
dello scrittore francese per Napoli ha rappresentato per lui,
per la sua poetica, per la sua impostazione di vita. Si tratta,
come è evidente, di un vero e proprio Dizionario - e dunque
si parte dalla «a» di Amelio e si finisce con la «z» di zoccola
- ma il libro è anche una sorta di autobiografia, a tal punto
SCHIFANO ha intrecciato la propria vita con quella della città
in cui ha vissuto per anni, prima come giovane lettore di francese,
poi come direttore del Grenoble, diventando anche cittadino
onorario di Napoli. Nel corso degli anni, naturalmente, SCHIFANO
ha nutrito la sua passione di letture e di riflessioni (che
non sono solo sue) che lo hanno portato a conclusioni destinate
certo a suscitare polemiche e discussioni (come è avvenuto anche,
di recente, in occasione della riedizione delle sue Cronache
napoletane da parte di Marlin): i problemi di Napoli sarebbero
essenzialmente il frutto dell’Unità d’Italia, concretizzatasi
- per quel che ci riguarda - in un «crimine storico»: «La decadenza
programmata della sola città capitale d’Italia». Autori principali
del «crimine», Garibaldi e Cavour, cui SCHIFANO riserva parole
di fuoco, proponendo cambiamenti toponomastici e rimozioni di
statue. Antecedenti: i protagonisti della rivoluzione del ’99,
essendo la Repubblica partenopea «un’antistorica parodia della
Rivoluzione francese». La stessa camorra non sarebbe altro che
il prodotto di quello stesso «crimine storico» che l’avrebbe,
nel corso degli anni, continuamente rafforzata, «per paura,
incomprensione, disprezzo, indifferenza o franca collusione».
Pci e Dc sono stati «alleati oggettivi» della camorra, e oggi
«saggezza e realismo» vorrebbero «che ci si servisse dei più
industriosi camorristi integrandoli, poiché non si può, o non
si vuole, disintegrarli». E qui, paradossalmente, le idee destrorse
di SCHIFANO trovano singolari punti di contatto con quelle del
comunista Brecht, soprattutto quando ricorda che quasi mai le
origini delle maggiori fortune italiane sono limpide, anche
se oggi chi di quelle fortune dispone è lodato e rispettato
e concorre magari alle più importanti cariche istituzionali.
In assoluta controtendenza, SCHIFANO è anche quando si fa cantore
ed esaltatore di quella plebe in cui moltissimi vedono il concentrato
dei mali di Napoli, laddove per lui, al contrario, «la plebe
è stata sempre la salvaguardia dello spirito napoletano, della
lingua napoletana, dell’immaginazione napoletana, della letteratura
napoletana, della filosofia napoletana, dei più realistici movimenti
della sua civiltà». «La plebe è la linfa più viva di Napoli,
ed è essa che ha sempre pagato con la sua carne per salvare
Napoli, e continua oggi, malgrado incomprensioni e insulti».
Una vita, dunque, quella che si svolge a Napoli, sotto il segno
di quello che SCHIFANO definisce «barocco esistenziale»: «Felicità
di vivere, di abitare, di respirare, di godere», «in un movimento
naturale, evoluzionario e mai rivoluzionario, portati dalle
onde della storia ma innanzitutto dalla porosità dell’esistenza
napoletana in cui alto e basso comunicano senza tregua, nobiltà
e plebe, poveri e ricchi, il ricordati-di-vivere e il ricordati-di-morire,
l’antico e il contemporaneo, i bracci della scultura barocca
che servono per asciugare la biancheria, le formelle romane
che fanno i forni delle pizzerie, le stelle e gli stronzi, gli
abitanti dei bassi hanno preso posto nei palazzi». Naturalmente,
avendo posizioni così fortemente definite, SCHIFANO ha buon
gioco nell’individuare amici e nemici, scrittori, studiosi cioè
che in qualche modo rientrano nella sua visione delle cose o
ne sono abissalmente lontani. Si è detto di Cavour e Garibaldi,
aggiungiamoci Freud e Sartre scherniti senza riguardi, mentre
i personaggi positivi sono compresi in un arco che va dall’adorato
Basile a Totò, da Stendhal a Domenico Rea, da Lucio Amelio a
Lello Esposito. Più che in ogni altra sua opera, SCHIFANO indulge
all’autobiografia, e lo fa in pagine che sono tra le più sentite
(e felici) del Dictionnaire. in basso Totò e Sigmund Freud
I
BUONI
In cima alla lista dei buoni c’è la plebe napoletana.
I personaggi che meglio ne hanno interpretato le virtù sono
Giambattista Basile, Totò, Domenico Rea. Stendhal ha saputo
apprezzarla, Lucio Amelio e Lello Esposito ne hanno fatto arte.
I NEMICI
Il 1799 come «antistorica parodia dela Rivoluzione
francese», Giuseppe Garibaldi e Camillo di Cavour come gli artefici
del massimo crimine dell’Unità d’Italia, Sigmund Freud e Jean-Paul
Sartre per non aver mai capito l’anima napoletana.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 10
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 11:03
Non oso immaginare quanto fastidio debba
aver provocato a IL MATTINO di Napoli, accolita di martiri del
'99, pubblicare questa recensione... ma Jean Noel Schifano è
talmente autorevole e talmente "napoletano" che non potevano
risparmiarsela. Ad un certo punto, però, il redattore non ha
potuto evitare una schioppettata di urticante giacobinismo e
gli da impunemente del "destrorso"... A prescindere dal fatto
che chi non è giacobino non è necessariamente dell'altra sponda...
potrebbe essere anche anarchico, buddista o frate trappista...
che senso ha dare un colore politico all'onestà intellettuale,
al revisionismo storico, alla sociologia, al buonsenso ed al
libero PENSIERO?
marina salvadore
___________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 12:01
E che volevi aspettarti da un giacobino
che di cognome fa pure Piemontese? E' mai possibile che solo
gli stranieri amino e rispettino questa nostra città?
Lello
_____________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 13:25
Per fortuna che almeno gli hanno dato
la cittadinanza onoraria di Napoli. Io gli avrei dato anche
un Assessorato... (se fosse stato possibile).
Ambro
____________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 13:29
Simpaticissimo, Ambro, come sempre! "Megaride"
attende i tuoi contributi letterari. Non dimenticarlo!
m.s.
________________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 14:42
Questa è una recensione magica! L'ho letta
e riletta ed ogni volta ho pescato tra le righe - odiose - ulteriori
ghigni satanici e volgari sfottò del lillipuziano Piemontese
all'indirizzo del celebre autore francese. Provate, pure voi,
a rileggerla! Come si dice, a Napoli? Pure 'e pullece teneno
'a tosse!
Carmine
_____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 14:48
E' vero, Carmine!!! E' un'acida satira
infarcita di retorica psicagogica! 'a pullece nun tene 'a tosse
ma....l'enfisema polmonare ;-))
marina
_______________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 17:03
Sì, sprizza acido fenico da ogni periodo,
soprattutto tra le parentesi meschine messe ad arte. Ho gran
pena di questi signori dal cervello pieno di calcare come una
vecchia lavatrice. Possibile che non riescano a guardare avanti,
a far volare la coscienza? Sono costoro i pretini spretati che
celebrano messa nel tempio del potere locale?
Claudia
______________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 18:08
uuuuhhh io detesto questi megalomani che
usano vigliaccamente il "condizionale": ciaccano e medicano!
Enzo Bottone
_________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 30/04/07 @ 17:14
per chi volesse inoltrare messaggi di
felicitazione a Jean Noel Schifano, si consiglia di compilare
il form destinato alla "direzione editoriale" sul sito della
casa editrice www.plon.fr .Noi, l'abbiamo
fatto!
la redazione
____________________________________________
Inviato
da crocco57
il 30/04/07 @ 20:53
Cosa strana...sono sempre coloro che vengono
da altri Paesi ad apprezzare il Nostro!!! Se i Napoletani amassero
veramente la loro Patria! Invece...tranne i pochi restno i cembali
vuoti che pretendono di suonare inni di guerra. Ascoltate la
canzone di Federico Salvatore: se i fossi san Gennaro, e vi
farete delle risate amare...quanti napoletani famosi sono altrettanto
fumosi? Se io fossi il sindaco di Napoli proverei vergogna come
se fossi presidente della Regione...ma questi affermano di firmare
senza neppure leggere cosa firmano...per pura fiducia (quando
vogliono loro!)...Oh serva Napoli, di dolore ostello! Nave sanza
nocchier in gran tempesta! seppur un di' fosti gran dama oggi
ti hanno reso una puttana! Nonostante tutto:VIVA IL SUD.
Antimo Ceparano
________________________________________
Messaggio
N°267 del 16-04-2007 - 10:05
Tags: Rassegna Stampa
Quel Totò poco noto
segnalatoci
da Claudia Spagnuolo di Cittadinanza Attiva che condivide con
noi grande amore e rispetto per le creature abbandonate e straziate
dalla crudeltà "umana" e viva ammirazione per quell'uomo d'altri
tempi, Totò, del quale tutti nutriamo immensa nostalgia e che
ci piace ritrovare in questo ritratto insolito, sperando sia
d'esempio a chi dice di onorarlo.

LA
STAMPA
15/4/2007 (8:21)
Totò, un principe tra i cani L'attore dedicò gli ultimi anni
della vita a curare gli animali abbandonati (LIETTA TORNABUONI)
Vedrà
che accoglienza. Quei cani mi vogliono bene», prometteva Totò.
L¹attore meraviglioso morto quarant¹anni fa, il 15 aprile 1967,
accompagnato dal dolore italiano e da una semplice benedizione
perché le autorità ecclesiastiche non gli perdonavano d¹aver
vissuto anni con Franca Faldini senza sposarsi e d¹essere massone,
non era un uomo d¹amore. Gli piacevano le donne, ne apprezzava
la dedizione quando c¹era, era legato alla figlia, era sentimentale
alla napoletana, ma voleva bene a pochi: però amava i cani,
moltissimo. Nel 1960, per accogliere cani sperduti o sfortunati,
fece costruire l¹«Ospizio dei trovatelli», un canile moderno
e attrezzatissimo che gli costò quarantacinque milioni. Anche
prima, finanziava diversi piccoli canili artigianali, spendendo
molto. Li visitava tutti regolarmente, a turno. Quella domenica
andavo con lui e con un fotografo a uno di questi rifugi, sui
prati tra la periferia romana e Ostia. Totò appariva non si
dice elegante (risultava sempre troppo azzimato) ma impeccabile:
cappello, bel cappotto, scarpe lucide, sceso dalla macchina
venne accompagnato dall¹autista alla rete metallica che circondava
il terreno di giochi dei cani, aiutato a entrare. Una festa:
gli si precipitarono addosso tutti insieme abbaiando, mugolando,
scodinzolando, puntandogli le zampe sul cappotto. Lo riconoscevano,
mentre Totò aveva la vista troppo danneggiata per riuscire a
individuarli, né avrebbe potuto distinguerli dal nome. Ai cani
quasi mai attribuiva un nome («Mica sono figli»). Li chiamava
tutti «cane» e basta, sin dall¹infanzia nel rione Sanità vicino
alla stazione ferroviaria di Napoli, quando Totò portava il
cognome della madre nubile, Clemente (sarebbe diventato De Curtis
soltanto nel 1928, dopo il matrimonio della madre con il marchese
De Curtis, reso possibile dalla morte dell¹ostile padre dello
sposo). Detestava l¹aggettivo «randagio», non lo usava mai.
Nelle diverse case che ebbe a Roma, sempre ai Parioli quartiere
di ricchi, ospitava cani raramente («Vogliamo farli soffrire
in un appartamento?»). Nei film non li gradiva, a parte qualche
barbone sporco o volpino spelacchiato che restavano anche loro
«cane», senza nome. Quanto a Totò, più nella vita privata, per
via di adozioni o simili, il suo nome diventava altisonante,
nobiliare, principesco, imperiale, più i suoi nomi cinematografici
si facevano ridicoli: Totokamen, Cacace, Totonno, La Trippa,
Sgargiulo, Posalaquaglia, Ciancicato, Canarinis, mentre la sua
«spalla» Mario Castellani poteva chiamarsi Za la Mortadelle.
Con i cani Totò giocava alla pari: loro facevano salti, lui
si torceva e scattava in uno dei suoi numeri fisici geniali
(anche per far piacere al fotografo). Li carezzava tutti, sul
muso: «Visto che vita, che energia?», chiedeva. Poi si mise
a parlare di gestione con la signora responsabile dei cani:
conti, animali malati, interventi burocratici dei vigili, veterinario...
Totò si annoiava, diventava di cattivo umore come quando in
un film (era «Totò le Mokò»?) guardava Algeri dall¹alto e sospirava:
«Sempre in Casbah, sempre in Casbah...». Tornò a giocare coi
cani. Poi tese le braccia come un bambino piccolo, in atteso
che qualcuno andasse a prenderlo e lo portasse via, piano piano.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 2
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 18/04/07 @ 16:43
Fatica sprecata, principe de Curtis...
Lei era il nostro rappresentante nel mondo, il nostro stile,
il nostro carattere, il nostro stesso sangue. Lei era la nostra
anima, il nostro volto, il nostro stile... fatica sprecata,
Totò, guarda come si sono ridotti i tuoi figli: violenti, volgari,
arraffoni, crudeli, ipocriti. Fatica sprecata, la tua luminosa
stella che ogni giorno di più si allontana dalla tua terra,
da vicolo... "Stella"... Nessuno più potrà godere dell'ultimo
suo bagliore nell'infinito. Sali nell'Empireo, Totò non più
afferrabile. Tradito, estraneo alla tua gente. Solo i cani uggiolano
in questa buia notte napoletana che inutilmente attenderà l'alba.
Tradito dalla tua gente, Totò!
______________________________________
Inviato
da Anonimo
il 18/04/07 @ 17:11
Peccato, l'anonimato
marina
___________________________________
Messaggio
N°236 del 02-04-2007 - 17:19
Tags: Rassegna Stampa
CAPE TOSTE 'STI SAVOI !
da www.giornaledicalabria.net
Emanuele
Filiberto di Savoia contestato a Vibo VIBO VALENTIA. “Quei signori
che mi hanno fischiato debbono sapere che la mia presenza qui
può aiutarli a risolvere i loro problemi. Questi attacchi non
mi turbano, non mi toccano, anzi mi fanno crescere intellettualmente”.
Ad affermarlo è stato Emanuele Filiberto di Savoia, in visita
a Vibo Valentia ricevuto dal sindaco della città Francesco Sammarco.
Una manifestazione di protesta ha accolto l’erede dell’ex real
casa in piazza Municipio prima poco prima dell’inizio dell’incontro.
Un incontro privato che “non ha nulla di ufficiale”, Franco
Sammarco (Ds), come precisato dallo stesso primo cittadino nell’atto
di riceverlo, attaccato nei giorni scorsi da alcuni consiglieri
della sua stessa maggioranza e da assessori. La protesta, all’arrivo
del principe, è sfociata in una selva di fischi, insulti, slogan,
lancio di volantini al punto che la polizia è stata costretta
a formare un cordone protettivo. Momenti di tensione, si sono
avuti anche, quando le maestre degli alunni delle prime classi
dell’antistante plesso “Garibaldi”, volendo salutare Emanuele
Filiberto, si sono messi a piangere di fronte alle urla e ai
fischi dei manifestanti che pensavano fossero rivolti a loro,
ma che invece erano riservati alle loro maestre. Una iniziativa
quella di portare i bambini fuori della scuola che ha indignato
i loro genitori ed alcuni rappresentanti del consiglio di circolo
che l’hanno bollata come illegale riservandosi di agire nelle
sedi opportune. Ai giornalisti che gli hanno chiesto il motivo
della sua visita in Calabria, Emanuele Filiberto ha risposto
di un essere un cittadino italiano con diritti e doveri e di
essere venuto per capire i problemi di questa terra per aiutarla,
aggiungendo che non è da escludere una sua eventuale candidatura
ad una carica pubblica. A fine visita, l’esponente di casa Savoia
si è diretto verso l’Istituto alberghiero di Stato dove era
atteso per l’inaugurazione del nuovo edificio e per il pranzo,
rinunciando alla passeggiata sul Corso prevista nel programma.
A sconsigliarlo pare sia stata la Polizia, visti gli animi accesi
e alcuni manifesti su cui c’era scritto “Bresci è in mezzo a
noi”. Tranquilla invece la mattinata. Arrivato alle 10 in città,
il principe si è subito recato all’ospedale civile dove ad attenderlo
c’erano il vescovo monsignor Domenico Tarcisio Cortese, il direttore
generale dell’Asl Francesco Talarico, che lo ha accompagnato
a visitare alcuni reparti del nosocomio. Dopodiché si è recato
al convitto “Filangeri” per un incontro con le scolaresche e
la consulta studentesca, dove è stato accolto con applausi.
A contrastarlo solo uno studente che gli ha chiesto: “Ma che
sei venuto a fare?”.

nota della redazione di "Megaride":
le
immagini a corredo, tratte da un nostro storico "manifesto":
http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/RedeiCitrulli.htm
non necessitano di didascalia. Confrontate, parlano da sole!
... I "Savoi benefattori" pensassero a saldare i conti lasciati
in sospeso, non ultimo quello presso l'Hotel di Potenza che
ha ospitato tre persone del loro seguito per miserissimi 700
euri insoluti!!!! Vergogna, ladri e taccagni!
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 2
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 02/04/07 @ 19:00
Perchè il sindaco di Vibo non ha invitato
il VERO Duca di Calabria?
Lello
____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 02/04/07 @ 19:52
ma si a stu povero guaglione nisciuno
lle spiega pecchè schifammo a razza soja, che ppò capì?
Carmine
________________________________
Messaggio
N°235 del 02-04-2007 - 13:55
Tags: Rassegna Stampa
ricordiamolo riascoltiamolo
tratto da www.vatican.va

... Ma torniamo
al 1° settembre 1939. Lo scoppio della guerra cambiò in modo
piuttosto radicale l'andamento della mia vita. In verità i professori
dell'Università Jaghellonica tentarono di avviare ugualmente
il nuovo anno accademico, ma le lezioni durarono soltanto fino
al 6 novembre 1939. In quel giorno le autorità tedesche convocarono
tutti i professori in un'assemblea che si concluse con la deportazione
di quei rispettabili uomini di scienza nel campo di concentramento
di Sachsenhausen. Finiva così nella mia vita il periodo degli
studi di Filologia polacca e cominciava la fase dell'occupazione
tedesca, durante la quale inizialmente tentai di leggere e di
scrivere molto. Proprio a quell'epoca risalgono i miei primi
lavori letterari. Per evitare la deportazione ai lavori forzati
in Germania, nell'autunno del 1940 cominciai a lavorare come
operaio in una cava di pietra collegata con la fabbrica chimica
Solvay. Si trovava a Zakrzówek, a circa mezz'ora dalla mia casa
di Debniki, ed ogni giorno vi andavo a piedi. Su quella cava
scrissi poi una poesia. Rileggendola dopo tanti anni, la trovo
ancora particolarmente espressiva di quella singolare esperienza:
«Ascolta, il ritmo uguale dei martelli, così noto, io lo proietto
negli uomini, per saggiare la forza d'ogni colpo. Ascolta, una
scarica elettrica taglia il fiume di pietra, e in me cresce
un pensiero, di giorno in giorno: tutta la grandezza del lavoro
è dentro l'uomo...». (La cava di pietra: I, Materia, 1) Ero
presente quando, durante lo scoppio d'una carica di dinamite,
le pietre colpirono un operaio e lo uccisero. Ne rimasi profondamente
sconvolto: «Sollevarono il corpo. Sfilarono in silenzio. Da
lui ancora emanava fatica ed un senso d'ingiustizia»... ( La
cava di pietra: IV, In memoria di un compagno di lavoro, 2-3)
I responsabili della cava, che erano polacchi, cercavano di
risparmiare a noi studenti i lavori più pesanti. A me, per esempio,
assegnarono il compito di aiutante del cosiddetto brillatore:
si chiamava Franciszek Labus. Lo ricordo perché, qualche volta,
si rivolgeva a me con parole di questo genere: «Karol, tu dovresti
fare il prete. Canterai bene, perché hai una bella voce e starai
bene...». Lo diceva con tutta semplicità, esprimendo così una
convinzione abbastanza diffusa nella società circa la condizione
del sacerdote. Le parole del vecchio operaio mi si sono impresse
nella memoria."
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
riferimento
___________________________________
Messaggio
N°214 del 19-03-2007 - 14:17
Tags: Rassegna Stampa
Cara
Grazia, questa è l'ITAGLIA!
da IL MATTINO del 18 marzo 07
Un'offesa
alla memoria delle vittime
Riceviamo e pubblichiamo la lettera della figlia di Antonio
Ammaturo (nella foto), vicequestore e capo della squadra mobile
di Napoli, ucciso dalle Br il 15 luglio 1982 in piazza Nicola
Amore.
Grazia Ammaturo
Era il 1999 e con sgomento mi accorsi
che in uno stand di libri, collocato nell’ambito della rassegna
Galassia Gutenberg c’era «il famoso ideologo delle Br» il quale
stringeva mani e firmava autografi. La rabbia, il dolore per
quella presenza offensiva nei riguardi nostri e di tutti i familiari
delle vittime del terrorismo, spinsero me e la mia famiglia
ad uscire dal nostro consueto riserbo e a scrivere una lettera
ai giornali, chiedendo di non invitare più un simile personaggio.
Non so se quella del 1999 sia stata la prima partecipazione
dell’ex brigatista alla kermesse o se in seguito ce ne siano
state altre; certo è che, solo pensando di poterlo incontrare
di nuovo, non ci ho mai più messo piede. Oggi apprendo che la
persona in questione interverrà a Napoli ad un dibattito, nell’ambito
di Galassia Gutenberg, sulle carceri speciali, dal titolo quanto
mai stridente: «Viaggio nella memoria». Io mi chiedo: perché?
Fino a quando si abuserà della nostra pazienza, del nostro riserbo,
del nostro dolore? Perché invitare proprio lui, con tante degnissime
persone presenti a Napoli, che potrebbero discutere sull’argomento?
Mi chiedo se ci sia una precisa volontà di tastare in questo
modo il polso dell’opinione pubblica, per verificare se i tempi
siano maturi e la memoria delle persone abbastanza corta per
far sì che questi ex brigatisti tornino alla ribalta, salgano
in cattedra e si riciclino travestiti da opinionisti e pseudo-intellettuali.
Vi assicuro che i nostri polsi tremano al solo pensiero. È ancor
più triste, vergognoso e sconcertante che questa iniziativa,
come si evince dagli organi di informazione, sia finanziata
dalla Regione Campania, dall’ Amministrazione Provinciale e
dal Comune di Napoli e sia rivolta agli studenti. Consiglierei
agli organizzatori della manifestazione di farlo davvero, un
«viaggio nella memoria», ricordando però coloro che hanno combattuto
per degli ideali e che hanno dato la vita per essi, molte volte
giovani appartenenti alle forze dell’ordine che vivevano di
stipendio, con moglie e figli a carico, loro sì veri proletari,
uccisi perché rappresentavano lo Stato e lo difendevano. Vorrei
invitare i giovani senza memoria e nessuna cognizione storica
che andranno a stringere quelle mani «idealmente» sporche di
sangue, a riflettere davvero su chi siano i rivoluzionari: coloro
che parlano di rivoluzione, o coloro che combattono davvero,
a viso aperto, e che sono stati uccisi perché realmente avrebbero
potuto cambiare questo paese, come nel caso di mio padre, Antonio
Ammaturo, capo della squadra mobile napoletana.
Inviato
da: vocedimegaride Trackback: 0 - Commenti: 10
riferimento
Inviato
da Anonimo
il 19/03/07 @ 17:34
Ex
BR lavorano presso la segreteria
della presidenza del Consiglio dei Ministri; altri, quelli del
sequestro Moro, in istituzioni sociali di diretta emanazione
statale; una di questi ultimi sta anche scrivendo una biografia
della sua vittima, Aldo Moro. Noi, non ci chiediamo se abbia
più dignità un Aldo Moro o un intellettuale rivoluzionario,
però sappiamo che Moro è sottoterra e che gli intellettuali
rivoluzionari se la passano molto meglio dei suoi figli! Sappiamo,
peraltro, che i neo-populisti delle "sedicenti" brigate rosse
sono lontani anni-luce da quel proletariato che dicono di voler
difendere; di più, lo schifano totalmente! C'è un'incommensurabile
distanza sociale tra i cosiddetti intellettuali di sinistra
ed i comunisti, o meglio "comunitari" per fede. i primi, sono
"elite di popolo", come i giacobini della ghigliottina. Non
a caso, a rimetterci le penne, per falsi motivi ideologici "sinistri"
e non "di sinistra" sono stati sempre operai, poliziotti, sindacalisti;
gente sotto-reddito e non certo legata alle lobbies del Potere
e della Finanza! Abbiamo tutti un obbligo morale: difendere
i nostri figli dalla mitizzazione delle leggendarie gesta di
questi falsi eroi di un falso socialismo, peggiori di ogni dittatore
in divisa da colonnello: Nemici del POPOLO! Giuseppe
___________________________________
Inviato da
Anonimo
il 19/03/07 @ 17:45
Spiegatemi
come può un Cesare Battisti qualsiasi, vivere in hotel, mangiare,
bere, togliersi sfizi... in località esclusive e mondane sul globo...
disoccupato, ricercato, senza conto corrente bancario e codice
fiscale... Chiediamoci CHI mantiene e sostiene la vita lussuosa
di questi assassini. E...perchè!
marina
_________________________________
Inviato
da Anonimo
il 19/03/07 @ 17:52
Sono dieci anni che non posso permettermi
una villeggiatura! Il mutuo, le tasse, lo stipendio da fame...e
questi delinquenti al mio confronto sembrano principi, con tanto
di feudo e castello. Loro diventano popolari, miti di società,
eroi di questo zozzo mondo. Li invitano a sentenziare, ad opinionare,
a redarguire ed a fare tendenza, stile. Questo paese è un troiaio.
Una rivoluzione ci vorrebbe davvero ma gli italiani piangono,
poetano, filosofeggiano perchè non hanno le palle!
___________________________________
Inviato
da Anonimo
il 19/03/07 @ 18:28
Basta con i miti! Non esiste Babbo Natale,
la Cicogna, la Befana, l'Uomo nero, l'ebreo errante.Le BRIGATE
ROSSE non esistono. E' una presa per il c...!
Geppino
________________________________
Inviato
da Anonimo
il 19/03/07 @ 18:39
Certamente se io fossi un reazionario
di culto populista saprei bene chi far fuori, mica il mio vicino
di casa che, come me, mantiene una famiglia con 900 euro!
Carmine Russo
_______________________________
Inviato
da Anonimo
il 20/03/07 @ 11:06
non mancherà, ne sono certa, nel prossimo
trash televisivo un'ISOLA DEI FAMOSI con tutti gli "ex" (ma
siamo sicuri che siano ex?)brigatisti rossi, neri e gialli!
claudia
______________________________
Inviato
da Anonimo
il 20/03/07 @ 11:33
Ho una rabbia in corpo che monta come
la panna se penso a tutti i meridionali spediti sulla strada
dell'emigrazione, a sostentare l'Italia con le loro rimesse
in danaro, morti sul suolo straniero col desiderio di tornare
a casa. Ah! se avessero preso qualche schioppo tra le mani e
si fossero un tantino brigatizzati...sarebbero stati più felici
e rispettati, come questi delinquenti di regime... invece, furono
chiamati BRIGANTI. Come potete notare, è una sottile questione
di lessico che fa la differenza. non credo che Scalzone o Battisti
all'estero siano stati condannati a vivere da transfughi nella
povertà e nel sacrificio, com'è accaduto per i nostri emigranti,
quindi si sciacquino la bocca prima di parlare di Giustizia
Sociale, di Popolo e di Comunismo! Credo che a lungo andare
la rabbia monterà in tanti altri italiani "medi" e, finalmente,
ci saranno di nuovo le barricate e, forse, una autentica RIVOLUZIONE
morale e sociale. Ecco come ci hanno ridotti: eravamo gente
umile ma perbene, creativa e volenterosa; oggi, ci siamo incattiviti,
coviamo violenza e cattiveria perchè hanno abusato della nostra
pazienza e della nostra dignità.
Lello Di Natale
__________________________________
Inviato
da Anonimo
il 20/03/07 @ 17:23
Cara Grazia Ammaturo, spero che tu abbia
la possibilità di leggere queste risposte al tuo accorato appello
su IL MATTINO di Napoli e che più forte, più caldo, possa giungerti
l'abbraccio solidale di tutti noi tuoi concittadini, vittime
del "sistema". La meraviglia, lo stupore dei tanti al cospetto
del malcostume politico italiano, finisce col riempire di stupore
anche me. Di cosa ci meravigliamo se siamo diretti discendenti
dell'ITALIA UNA, istituita sulla voracità e le malefatte di
quei "Padri della Patria", sanguinari e dittatori, alla testa
di delinquenti comuni chiamati eroi, come Garibaldi, il più
degno esempio di finto-proletario, delinquente tranfuga come
Battisti, negriero e mercenario sulle cui spoglie si è eretto
l'altare ITALIA? Se a scuola abbiamo imparato ad avere rispetto
ed a portare onore ad un simile brutto ceffo, come possiamo
pretendere che milioni di studentelli non abbiano preso alla
lettera l'esempio da seguire, per sentirsi davvero ITALIANI
fin nelle ossa? Solo quando si sarà fatta piena luce sull'oscura
nascita di questo Paese, timoroso e traballante sulle proprie
ginocchia perchè consapevole dei suoi poco regali natali, e
quando si sarà resa giustizia ai martiri italiani delle vandee
che perdurano da allora e fino ad oggi, potremo sperare in un
risveglio della legalità e della democrazia. Per il momento,
prepariamoci ad assistere ai festeggiamenti del 200esimo di
Garibaldi, che spegnerà le candeline sulla duecentesima torta
ipocrita alla crema di melassa, in compagnia dei suoi degni
eredi: politici, "intellettuali", camorra, Curcio... Scalzone...e
bande armate varie.
W l'ITAGLIA!
___________________________________
Inviato
da Anonimo
il 20/03/07 @ 23:34
Questa sera però abbiamo "OSANNATO" il
rientro di "Daniele Mastrogiacomo" ... io sono assolutamente
NAZIONALISTA ... ma mi chiedo è mai possibile che da 4 giorni,
se non di più, concentrare l'opinione pubblica su un professionista,
che non valutando i propri rischi, ma pur di ottenere lo scoop
per i giornali, probabilmente pagato a peso d'oro, ha fatto
si che si concedesse a dei VOLGARISSIMI TERRORISTI che il nostro
"GOVERNO" trattasse la "LIBERAZIONE" con la scarcerazione di
ben 5 "DELINQUENTI" che uccidono proditoriamente in nome di
ALLAH? ... questa sera il "NOSTRO" primo ministro prodi è andato
ad accogliere l'EROE mastrogiacomo ... ma per un uomo che perseguiva
gloria personale ... la nostra nazione che figura ha fatto a
livello internazionale???
Mauro
_________________________________
Inviato
da Anonimo
il 20/03/07 @ 23:39
Purtroppo la rabbia del momento non ha
consentito la rilettura del messaggio prima dell'invio ... chiedo
scusa ... ma lo SCHIFO di questa politica fa si che si SRAGIONI
...
ora è in atto PORTA A PORTA ... a più tardi il successivo commento
...
Mauro
_______________________________
Messaggio
N°194 del 07-03-2007 - 00:43
Tags: Rassegna Stampa
Nablus la Neapolis degli antichi
Giuseppe rivisitato di ISRAEL SHAMIR*
Non e' facile
visitare Giuseppe, di questi tempi. Blocchi stradali imposti
dai militari israeliani hanno circondato la sua citta' di Nablus,
tronchi e massi di terra bloccano le gia' piccole entrate ed
uscite. Normalmente, i cittadini di Nablus entravano ed uscivano
per lavoro e spese, ora lo fanno a loro rischio e pericolo,
poiche' i soldati sparano senza avvertimento. Eppure, qualcuno,
a piedi, puo' ancora avventurarsi nella vecchia capitale della
Samaria. La citta' riposa come un sacchetto di mirra tra i due
seni gemelli del Monte Ebal e del Monte Gerizim. Nablus e' la
Neapolis degli antichi, fondata da Tito Flavio all'apogeo dell'impero
romano. La tradizioni romane non sono morte in questa San Francisco
palestinese, con i suoi generosi bagni turchi. Essa e' anche
famosa per il suo fragrante sapone all'olio d'oliva, per la
speziata zuppa di kubbeh e per lo spirito indomito dei suoi
abitanti. Questi combatterono un'aspra guerriglia contro Napoleone,
si ribellarono agli invasori egiziani ed ora tengono alla larga
i coloni ebrei. Durante l'ultima rivolta, Nablus si e' meritata
il nome di Jabal en-nar, la montagna del fuoco. Gli israeliani
raramente osano entrare nelle strette stradine della citta'
vecchia. Oggi, questa insolente, antica citta' e' la casa di
Marwan Barghuti, uno dei leaders dell'intifada. Venni qui per
visitare uno dei reliquiari piu' affascinanti della Terra Santa,
la Tomba di Giuseppe, l'eroe di tante storie della Bibbia e
del Corano, un ragazzo del luogo che crebbe in Egitto e fu,
in seguito sepolto nella sua terra ancestrale. I locali hanno
sempre venerato il reliquiario di Giuseppe, come le tante altre
tombe che adornano le colline e gli angoli di strada della Palestina.
Le tombe hanno radici profonde nell'animo dei palestinesi; esse
sono sopravvissute a tutte le riforme religiose ed ancora sono
in grado di portare l'uomo verso Dio. Bisogna prendere i loro
nomi con un granello di sale, poiche' cambiano con il passare
del tempo. Ci sono dozzine di tombe di Sheikh Ali, e persino
Yehoshua bin Nun ne ha alcune. Altre tombe hanno svariati nomi,
come ad esempio la caverna del Monte degli Olivi, chiamata Pelagia
dai cristiani, Rabia al-Adawiya dai musulmani e Hulda dagli
ebrei. Mentre gli scolari ortodossi musulmani, cristiani ed
ebrei hanno da obiettare riguardo alla venerazione delle tombe,
il popolo e' sempre venuto qui a chiedere favori, di gloria
e buon raccolto gli uomini, di bambini ed amore le donne. La
Tomba di Giuseppe non fa eccezione. E' una semplice costruzione
a cupola, restaurata di recente, e sta di fianco all'antico
terrapieno di Shechem. Ogni tanto, si vedono le contadine palestinesi
con vestiti neri riccamente ricamati che visitano la tomba del
casto amante, i cui lunghi sguardi demolirono le resistenze
del cuore di Zuleika. Qualche mese fa, la Tomba di Giuseppe
era su tutti i giornali e le televisioni. Il popolo di Nablus
aveva dato battaglia a soldati israeliani superarmati sui resti
del suo antenato Giuseppe, come gli achei combatterono i troiani
per le spoglie di Patroclo. Due palestinesi morirono li', insieme
ad un mercenario israeliano ed altri soldati restarono feriti.
Le immagini della battaglia furono trasmesse in tutto il globo
insieme ai lampi delle armi automatiche, alle ambulanze in corsa
verso gli ospedali, le pietre ed i corpi. La realta' virtuale
della TV accompagnata dalle voci degli esperti presentarono
la battaglia come l'ultima prova dell'odio palestinese verso
i luoghi santi ebraici. La storia della distruzione della Tomba
rimase nei notiziari per lungo tempo. Perfino un importante
teologo musulmano scrisse, dalla Russia, una lettera aperta
ai palestinesi, in cui condannava il sacrilegio. I maggiori
giornali internazionali pubblicarono aspri editoriali sul caso.
Anche un Marziano in visita sulla terra avrebbe imparato che
il desiderio principale dei palestinesi era quello di vandalizzare
gli antichi monumenti ebraici. Per coloro i quali non avessero
avuto l'opportunita' di leggere la storia le 108 volte precedenti,
il NYT l'ha ripubblicata la scorsa settimana. Questo e' troppo,
per me. Il fortunato giornale ebraico-americano ha sempre provocato
sospetti, nella mia mente. Ricordo i loro articoli su imminenti
pogroms di ebrei a Mosca nel 1990, che non sono mai avvenuti,
ma che hanno fatto trasferire un milione di ebrei russi in Israele.
Ricordo i loro articoli sul massacro di Timisoara in Romania,
che poi si scopri' essere una bufala, ma che, nel frattempo,
porto' all'esecuzione sommaria di Ceausescu e di sua moglie.
Ricordo bene come il NYT si scaglio' contro la nobile assistenza
cubana verso la Namibia, che spezzava la vergogna dell'apartheid
sudafricano. Conoscendo i palestinesi, ho difficolta' a credere
che quel popolo che venera quella tomba da innumerevoli generazioni,
possa averla distrutta. Cio' che in realta' ho trovato presso
la Tomba di Giuseppe e' stata un replay della vecchia barzelletta
ebraica: "E' vero che Cohen ha vinto un miliardo alla lotteria
di stato? Si, e' vero, ma erano solo dieci dollari, al poker,
ed in realta' li ha persi". Invece delle rovine che mi sarei
aspettato di trovare, la tomba risplendeva nella sua bellezza
originaria. Non vi erano tracce di guerra, intorno. La municipalita'
di Nablus ha chiamato i migliori restauratori, perfino dall'
Italia, per riportare la tomba al suo stato originario. E' stato
rimosso il filo spinato, le postazioni dell'artiglieria, i veicoli
blindati, le cianfrusaglie dell'esercito, i checkpoints. Una
base militare israeliana e' stata demolita e sostituita dalla
risorta santa tomba. Fu una gioia rivisitare Giuseppe, poiche'
la mia ultima visita, un mese prima che scoppiasse l'intifada,
fu sconvolgente. Allora, visitai Nablus in compagnia di due
turisti, un cristiano ed un ebreo. Visitammo la sinagoga samaritana,
bevemmo acqua dalla fonte di Giacobbe nella chiesa, ammirammo
la Moschea Verde e poi decidemmo di portare i nostri ossequi
a Giuseppe, il Bello. Un vecchio poliziotto palestinese ci permise
di avvicinarci alla tomba, ma ci avviso' che non ci sarebbe
stato permesso di entrare. Aveva ragione. Dei ragazzotti russi
con la divisa israeliana si precipitarono fuori e ci dissero
che bisognava andare al quartier generale dell'esercito fuori
citta', ottenere un permesso dopo un interrogatorio e ritornare
al sito con un bus blindato. Ovviamente rinunciammo e ci avviammo
verso siti piu' accessibili. Per generazioni, la Tomba di Giuseppe
e' stata amata e curata con gioia dalla gente di Nablus, ma
essa fu estorta da Israele nel 1975. Gli infami accordi di Oslo
la lasciarono come un'enclave armata israeliana nel cuore della
citta' palestinese. Essa divenne una Yeshiva di una setta Cabbalistica
guidata dal rabbino Isaac Ginzburg. Questo nome dovrebbe far
suonare una campana d'allarme. Si, quel Ginzburg che, in un'intervista
al "Jewish Week" sostenne infelicemente che un ebreo ha diritto
anche a spezzare il fegato di un Gentile, se questo puo' servirgli
a salvarsi la vita, poiche' la vita di un ebreo e' incomparabilmente
piu' preziosa di quella di un Gentile. L'intervistatore gli
chiese di ammorbidire il messaggio, ma Ginzburg rimase inflessibile.
Molti giornali israeliani hanno ripubblicato la famosa intervista,
per cui il nome di Ginzburg e' ben noto. Un anno prima, i discepoli
di Ginzburg fecero una sortita in un villaggio palestinese dei
dintorni, ed un membro della setta uccise una ragazzina di 13
anni. Fu arrestato e portato in giudizio. Ginzburg fu chiamato
come testimone dalla difesa, e, sotto giuramento, affermo' che
un ebreo non dovrebbe essere portato in giudizio per l'assassinio
di un Gentile, poiche' il comandamento: "Non ucciderai" si riferisce
solo agli ebrei. Uccidere un Gentile e', al massimo, una cattiva
azione poiche' "nessuno puo' paragonare il sangue di un ebreo
con quello di un Gentile". Nella sua "Storia culturale degli
ebrei", Zvi Howard Adelman di Gerusalemme (disponibile al sito
web del Department for Jewish Zionist Education), cita Ginzburg
ed alcuni suoi colleghi. Uno dei suoi seguaci Cabbalisti, Rabbino
Israel Ariel, scrisse nel 1982, al tempo del massacro di Sabra
e Shatila, che "Beirut e' parte della terra d'Israele ... i
nostri leaders dovrebbero entrare in Libano senza esitazioni,
ed ucciderli tutti. Non dovrebbe esserne lasciata memoria".
Ora, ogni fede ha le sue frange estremistiche e fanatiche. Certo,
la maggioranza degli ebrei, anche di quelli religiosi, non sottoscrive
tali farneticazioni e magari prova repulsione di fronte a tali
sentimenti cannibalisti. Ma tale repulsione non ferma l'esercito
israeliano dal fare la guardia alla Yeshiva di Ginzburg, non
frena il governo israeliano dal sovvenzionarla o dal forzare
i palestinesi ad accettare questa enclave di odio nel cuore
di Nablus, o dall'intraprendere una mini-guerra per promuovere
lo zelo di Ginzburg. Questa repulsione non mette fine al cieco
sostegno degli ebrei americani alla politica di Israele. Questa
repulsione non mi impedisce di pagare le tasse al governo israeliano,
anche se so che parte di esse andranno a sostenere la setta
di Ginzburg. Questa repulsione non ferma il New York Times ed
i suoi affiliati media americani dal propagare la sanguinosa
bugia dei "palestinesi che vandalizzano i luoghi santi ebraici".
Ginzburg, invece, ha il diritto di professare le sue odiose
credenze. Viviamo in un'era in cui la tolleranza puo' estendersi
verso qualsiasi cosa tranne che verso una preghiera cristiana
a scuola. Chiunque e' libero di essere satanista o cabbalista.
Ma perche' questa gente deve essere armata con elicotteri da
guerra Apache a spese dei contribuenti americani? Ginzburg e
la sua setta hanno un'influenza che va ben oltre l'esiguita'
degli affiliati. Essi sono pericolosi tanto per i Gentili che
per gli "ebrei ribelli", come l'ex primo ministro Rabin. In
quella che potrebbe essere stata una piccola prova per l'imminente
confronto sulle tombe di Gerusalemme, 20 giovani palestinesi
hanno pagato con la vita il loro diritto alla venerazione dei
reliquiari palestinesi. Ora, come prima del 1975, gli abitanti
del luogo ed i turisti, musulmani, samaritani, ebrei, cristiani
e laici possono visitare il sito liberamente, se riescono a
scansare i cecchini israeliani. Possono portare un fiore sulla
pietra tombale dell'eroe preferito della Bibbia, il profeta
descritto nel Corano, l'amante dei poemi di Ferdousi e dei versi
di Saadi, il cercatore della verita' della rivelazione sufi
di Jami. Giuseppe e' ritornato dal popolo che l'ha sempre venerato.
Siete liberi di visitarlo, ma, per favore, lasciate i vostri
carriarmati fuori. I palestinesi hanno combattuto la base militare,
non il luogo santo. I luoghi santi di Gerusalemme, Betlemme,
Hebron, sono salvi nelle mani dei palestinesi, come lo sono
stati per innumerevoli generazioni. Senza la venerazione della
gente che vi ha abitato, nessuno di essi sarebbe sopravvissuto.
Per favore, ricordatevene, quando verra' il momento di Gerusalemme.
Quest'ultima saga degli eventi riguardo la Tomba di Giuseppe
e' solo un'altra prova dell'inaffidabilita' della macchina dei
media americani. La grande nazione, la formidabile superpotenza
ottiene le sue informazioni e naviga nel mare della politica
mondiale usando un telescopio di Topolino invece di lenti d'ingrandimento
elettroniche. Se i signori dei media ebraici vi imbrogliano
sulla Palestina, come potete pensare che siano onesti in qualche
altro modo? Forse le sofferenze dei palestinesi dovrebbero aiutare
gli europei e gli americani ad accorgersi della secca in cui
si sta imbattendo la loro nave.

traduzione
a cura di www.arabcomint.com
Inviato
da: vocedimegaride Trackback: 0 - Commenti: 5
riferimento
Inviato
da vocedimegaride
il 07/03/07 @ 00:52
Per chi facesse difficoltà a capirlo,
Israel Shamir - lo dice il suo nome - è un ebreo e non un palestinese,
come sembrerebbe. Ora che lo sapete, vi auguro una riflessione
in più sulla vera questione del Medioriente, molto simile alla
Questione Meridionale!!!
marina salvadore
_____________________________
Inviato
da Anonimo
il 07/03/07 @ 11:52
l'odio è fomentato da chi vuole che gli
uomini siano nemici tra di loro. Tra gli israeliani vi sono
numerose persone dotate di buon senso: la maggioranza però è
sionista, anzi nazisionista.
antimo
______________________________
Inviato
da Anonimo
il 07/03/07 @ 13:38
I disegni dei bambini palestinesi: quello
che vedono quello che li spaventa. http://www.arabcomint.com/idisegnideibambini.htm
________________________________
Inviato
da Anonimo
il 07/03/07 @ 12:03
Ciò che più mi turba è l'indifferenza
della Chiesa Cattolica verso la diaspora in Libano dei Palestinesi-Cristiani
cui solo gli Hezbollah hanno dato rifugio e conforto. Qualcuno
può darmi delucidazioni?
Claudia
____________________________
Inviato
da Anonimo
il 07/03/07 @ 13:40
Carissima Claudia, premetto che non nessuna
carica per "difendere" la Chiesa Cattolica. Tuttavia la Chiesa
in Palestina è molto attiva, tanto che in quella Terra, sfidando
tensioni e conflitti il movimento neocatacumenale cattolico
ha aperto un importante centro, da qualche anno, proprio per
segnare una presenza forte. In questo centro i cristiani possono
trovare una serena assistenza. I francescani sono da circa mille
anni impegnati in un'assistenza che va oltre la nostra Fede
e rappresentano una presenza viva. Da qualche tempo anche le
suore di Teresa di Calcutta testimoniano un aiuto concreto.
La Chiesa non fa politica e non pubblicizza il proprio impegno,
contrariaramente a chi della politica ne fa il proprio pane
personale e quotidiano. Nel Bilancio annuale della Chiesa Cattolica,
che puoi visionare in rete, vi è una importante quota destinata
proprio verso quelle realtà, come la Palestina, più esposte
ai rischi dell'egoismo umano e della guerra. Vi sono poi numerose
associazioni cattoliche che del proprio impegno ne fanno una
bandiera di solidarietà. La ragione politica consiglia di fare
tutto questo ed altro in assoluto silenzio ed umiltà. Accanto
a queste iniziative ce ne possono essere delle altre, come quelle
da te citate...ma Dio è presente nel cuore di tutti gli uomini.
antimo ceparano
____________________________
Messaggio
N°159 del 11-02-2007 - 23:30
Tags: Rassegna Stampa
dal
blog di Beppe Grillo www.beppegrillo.it
data odierna
Ministri
in ostaggio
Il
ministro in ostaggio è una figura nobile del panorama politico
italiano. La sequenza è nota. Un ministro si oppone a una vaccata
del Governo oppure appoggia una legittima richiesta dei cittadini.
I suoi colleghi lo ignorano. Il ministro si indigna (non sempre)
e si rivolge alla pubblica opinione (non sempre). In ogni caso
dichiara di essere ostaggio della maggioranza. Che, senza di
lui (o lei), diventerebbe minoranza. Quello che si vorrebbe
sapere è chi tiene in ostaggio questi ministri. Chi impedisce
di sapere la verità sul rapimento di Abu Omar bloccando i giudici
con il segreto di Pulcinella di Stato. Chi non vuole che sia
fatta piazza pulita degli inceneritori. Chi regala un semestre
bianco alle compagnie telefoniche spostando i tempi dell’abolizione
dei costi di ricarica. Chi vuole l’indulto anche se nessun cittadino
sano di mente lo voleva. Chi pensa che 12/13 miliardi di euro
per fare un tunnel in Val di Susa sia progresso e non demenza.
Chi non vuole fare chiarezza sulle intercettazioni Telecom.
Non esiste un mr.Chi che tiene in ostaggio i ministri. Esiste
invece un partito trasversale che si chiama Forza Ds con l’appoggio
esterno della Margherita. I ministri in ostaggio dovrebbero
prenderne atto e non continuare a pagare il riscatto con la
perdita di credibilità. O vanno fino in fondo o lasciano perdere.
Non ci infastidiscano con il Cip6, con l’Afghanistan, con Vicenza
o con l’indulto. Sono cose che sappiamo già. Il loro ruolo è
quello di fare qualcosa. Se non ci riescono, almeno tacciano,
perchè di dimettersi non se ne parla proprio.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
riferimento
---------------------------------------------