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N°100 del 31-12-2006 - 10:19
Tags: Rassegna Stampa
Chi
sono i Sunniti e gli Sciiti?
per gentile concessione di Antonello Sacchetti
tratto dal sito, tra i migliori, di approfondimento giornalistico
che questa redazione caldamente segnala ai suoi lettori
www.ilcassetto.it
Le
differenze
coi sunniti.
Da Alì ad Al Sadr, passando per Khomeini
Gli sciiti, chi sono costoro? Il protrarsi della crisi irachena
ha fatto sì che l'opinione pubblica occidentale venisse
a conoscenza della loro esistenza.
Ma chi sono davvero? Qualche boxino nei quotidiani ci dice che
costituiscono una corrente minoritaria dell'Islam, che sono
al potere in Iran e che in Iraq hanno patito una repressione
feroce sotto Saddam Hussein.Gli sciiti costituiscono circa il
10 per cento degli 1,3 miliardi di musulmani del mondo. Di questi,
circa 120 milioni (sia persiani sia arabi) vivono in Medio Oriente.
Sono maggioranza religiosa in Iran, Iraq, Libano, Azerbaigian
e Bahrein e rappresentano una significativa minoranza in Afghanistan,
Pakistan, Siria, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. In cosa
il loro Islam è differente da quello dei sunniti? Perchè
sono così importanti negli equilibri dell'Iraq del post-Saddam?
Andiamo con ordine.
Alle origini dello scisma
Il profeta Maometto muore nel 632, senza eredi maschi e senza
aver designato un successore. Alì è il cugino
di Maometto e sposo di sua figlia Fatima. Tra i musulmani si
apre la lotta alla successione. La maggioranza di loro (sunniti,
da sunna, tradizione) credono che sia necessario individuare
nella comunità il vicario (in arabo khalifa, da cui califfo)
di Maometto. Un piccolo gruppo di musulmani (shi' ah, da cui
sciiti, significa partito) crede invece che la guida dell'Islam
spetti ad Alì, unico rappresentante della famiglia del
Profeta. Alì (proclamato Imam, originariamente “colui
che guida la preghiera”) rimane al potere per soli cinque anni,
finché non viene ucciso in un agguato. I suoi due figli
Hassan e Hussein moriranno in battaglia. Nei secoli successivi
il potere rimane nelle mani delle dinastie sunnite degli Omayyadi,
poi degli Abassidi e infine degli Ottomani. Il califfato diventa
una monarchia ereditaria. Gli sciiti passano all'opposizione.
Differenze dai sunniti
Da un punto di vista dottrinario, le differenze tra sunniti
e sciiti sono non tanto teologiche quanto epistemologiche. Mentre
i sunniti hanno enfatizzato l’interpretazione testuale delle
scritture e la loro applicazione giuridica, gli sciiti hanno
optato per un’interpretazione simbolica del Corano alla ricerca
della verità della fede. Per questo gli sciiti sono accusati
dai sunniti di aver introdotto la filosofia all’interno del
messaggio divino che, secondo loro, non avrebbe alcun bisogno
di essere razionalizzato.
Il radicalismo del no
Lo sciismo si caratterizza dall'inizio come rifiuto dell'inautentico,
come radicalismo del no, come lotta contro l'ingiustizia. Nel
680 Hussein guida un esercito di soli 72 uomini contro centinaia
di kharagiti (fazione sunnita). Hussein e i suoi seguaci scelgono
di non arrendersi e vengono tutti uccisi e fatti a pezzi a Kerbala,
da allora città santa sciita. Il martirio di Hussein
è al centro della teologia sciita: la sofferenza e il
sacrificio acquistano un significato pregnante, a differenza
di quanto accade nel sunnismo che sembra poco avvezzo alla sconfitta.
Lo stesso Gesù è considerato un grande profeta,
ma la sua morte in croce è - per la maggioranza dei musulmani
- un fallimento. Così uno studente universitario di Teheran
ci spiega cosa significa essere sciita: Vuol dire preferire
morire con orgoglio che vivere nella paura e nella schiavitù.
E' più importante pensare un'ora che pregare settant'anni.
Se dormi tranquillo mentre un tuo fratello sciita ha bisogno
del tuo aiuto, allora non sei un musulmano.
Persecuzioni antiche e recenti
La sopravvivenza del ceppo sciita è assicurata da un
ramo dinastico di imam discendenti da Hussein (tutti morti violentemente)
che si succedono fino all'874, anno in cui il secondo imam,
Mohamed al-Mahdi, esce misteriosamente di scena. I suoi seguaci
lo considerano nascosto in attesa di tornare e regnare fino
alla fine dei tempi. L'Imam, che nel sunnismo è una guida
meramente spirituale, nello sciismo assume una rilevanza fortemente
politica. Nello sciismo nasce la figura dell'ayatollah (segno
di Dio), la cui autorevolezza discende dalla sua vicinanza a
Dio.
Ancora oggi la maggioranza dei sunniti considera gli sciiti
dei falsi musulmani, una setta di blasfemi da combattere con
tutte le forze. Va ricordato che in Afghanistan gli hazara sono
stati perseguitati sotto i Talebani e che in Arabia Saudita
gli sciiti vivono in una sorta di apartheid politico. I siti
web vicini ad Al Qaeda accusano oggi gli sciiti di aver aiutato
gli americani a conquistare Baghdad. Mentre al Zarqawi, terrorista
giordano, ha definito gli sciiti “uno scorpione ingegnoso e
maligno”, un “nemico che veste gli abiti dell’amico”. Gli effetti
di questa propaganda non si sono fatti attendere. Il 2 marzo
2004 oltre duecento sciiti che si apprestavano a festeggiare
la festa dell’Ashura sono stati uccisi in attentati in Iraq
(a Baghdad e Karbala) e in Pakistan. Gli sciiti vengono colpiti
da Al Qaeda perché costituiscono la fazione più
organizzata e più omogenea tra quelle che si contendono
l’eredità di Saddam. Qualora si arrivasse a libere elezioni,
sarebbero loro il “partito” più forte. Non solo: il clero
dell’Iran segue sornione le vicende di Al Sadr e compagni, sapendo
benissimo di essere un punto di riferimento imprescindibile
per gli sciiti iracheni.
Esempio Iran
Nel XVI secolo la dinastia dei safavidi fa dello sciismo la
religione di Stato della Persia. Messo al riparo dalla persecuzione
sunnita, diventa il carattere fondante dell'Iran. Quattrocento
anni dopo lo sciismo (più che il clero sciita) è
protagonista dell'ultima rivoluzione del XX secolo. Quando nel
1979 Khomeini conquista il potere in Iran, Michel Foucault commenta:
E' l'irruzione dello spirituale nel politico. Lo sciismo come
ideologia fornisce agli iraniani la disciplina e l'orgoglio
per assumere il controllo del Paese dopo la ribellione alla
tirannia dello scià. Khomeini, tra l'altro, esalta la
figura dello shaid, del martire, durante la lunga guerra contro
l'Iraq di Saddam (1980-88). Da allora le missioni suicide diventano
una costante nella lotta armata di matrice islamica.
Lo sciismo ha un ruolo chiave anche in Libano, dove l'Hezbollah
(partito di Dio), finanziato dagli iraniani, si impone come
forza politica e militare e nel 2000 costringe l'esercito israeliano
a ritirarsi dal sud del Paese, ponendo fine a un'occupazione
iniziata nel 1978.
Il grande giornalista Ryszard Kapuscinski spiega così
il ruolo della religione sciita nella rivoluzione iraniana del
1979: Il talento dello sciita si manifesta nella lotta, non
nel lavoro. Contestatori nati, sempre all'opposizione, dotati
di grande dignità e forte senso dell'onore, appena scoccò
l'ora di dare battaglia si sentirono di nuovo nel loro elemento.
Potrebbe essere un commento anche a ciò che accade oggi
nel sud dell'Iraq.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 1
Inviato da Crocco57 il 31/12/06 @ 13:56
Grazie per questo articolo: chiarisce
parecchie lacune. buon anno. antimo
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N°87 del 18-12-2006 - 23:17
Tags: Rassegna Stampa
Un presepe anche nel Natale dei Musulmani
di Magdi Allam
Quest'anno
ho deciso di rinnovare il Natale allestendo in casa mia, io unico
musulmano laico della famiglia, un presepe e un albero più
belli e più grandi per condividere con i miei cari la gioia
e la meditazione sul mistero della Natività.
Così come ho deciso di presenziare il 26 dicembre al «Presepe
vivente dei bambini», allestito al Castello di Giulia Farnese
a Carbognano, un comune di 2.070 anime in provincia di Viterbo,
per testimoniare la mia partecipazione ai sentimenti di fratellanza
e amore tra le persone di buona volontà che il Santo Natale
ispira. Ed è proprio perché la Vergine Maria e suo
figlio Gesù, venerati anche dall'islam, incarnano il miracolo
della vita, che il Natale dovrebbe diventare una festa comune per
onorare lo stesso Dio ed elevare il valore della sacralità della
vita a
fondamento
della nostra umanità. Uso il condizionale avendo in mente la schiera
dei laicisti nostrani che vorrebbero trasformare l'Italia in un
ennesimo laboratorio del multiculturalismo, eliminando i simboli
religiosi e umani che s'ispirano al cristianesimo, relativizzando
e uniformando le fedi, i valori, le culture e persino la realtà
manifesta della nostra diversità. Ma penso anche ai quei musulmani
che sono ideologicamente avversi alla condivisione con il cristianesimo
e l'ebraismo dei valori assoluti, universali e trascendentali che
rappresentano l'essenza della nostra umanità, perché immaginano
di essere i detentori dell'unica e indiscutibile Verità a cui tutta
l'umanità dovrebbe sottomettersi. E pensare che mentre in Italia,
Gran Bretagna e Canada c'è chi, perfino a livello di autorità politiche
e giuridiche, ha assunto dei provvedimenti anti-natalizi per non
«urtare la suscettibilità dei musulmani», in 25 Paesi a maggioranza
musulmana il Natale cristiano (25 dicembre) o il Natale ortodosso
(7 gennaio) è considerato festa nazionale. «Consiglio alle insegnanti
italiane che hanno deciso di non allestire i presepi e di vietare
agli studenti le canzoni di Natale, di andare a vedere come in Marocco
le scuole rimangano chiuse e la gente sia partecipe della festività
cristiana», dice Souad Sbai, presidente della Confederazione delle
Associazioni della Comunità marocchina in Italia. «Anche per noi
musulmani la figura di Gesù e quella di Maria sono importantissime
e più volte ricordate dal Corano stesso. Quindi non vedo perché
i bimbi musulmani non possano cantarle. I nostri bambini in Italia
hanno sempre festeggiato il Natale e tutte le festività. Condanniamo
questa strumentalizzazione della presenza islamica in Italia e del
nostro rapporto con la società che si registra in questi giorni
da parte di chi vuole mettere i nostri figli in prima linea in una
battaglia laicista che non ci riguarda e ci danneggia». Ali Younis,
medico anestesista dell'ospedale di Pescara, italiano di origine
libanese, ha chiesto alla maestra della scuola elementare frequentata
dalla sua figliola di illustrare ai bambini la verità del rapporto
tra il Natale e l'islam: «Ho spiegato loro che Gesù è un profeta
molto rispettato dall'islam e che Maria è la donna più venerata.
Chi dunque non crede nella nascita miracolosa di Gesù, non è musulmano».
«A casa mia abbiamo allestito il presepe e l'albero di Natale»,
ci dice Ali che è sposato con un'italiana cattolica, «e a mezzanotte
vado in chiesa ad accompagnare mia moglie e i miei figli per festeggiare
insieme la nascita di un profeta dell'islam» .Perfino Dacia Valent,
portavoce della Iadl (Islamic Anti-Defamation League), ha invitato
per il 25 dicembre «tutte le moschee d'Italia a festeggiare la nascita
del Messia e così, nel contempo, consacrare il ruolo di Maria (Mariam)
come la donna più importante del Corano». «Puntuale, come ogni anno,
si ripresenta la polemica stupida e sterile sul Natale», si legge
in un documento della Iadl; «Gesù è il Profeta amatissimo da Dio.
Consentire ai detrattori della nostra religione di continuare nella
mistificazione di una nostra presunta avversione alla figura di
Gesù non solo è stupido, ma è addirittura suicida». Come non dare
ragione ad Avvenire quando scrive che «il sospetto, sempre più concreto,
è che il cosiddetto rispetto delle religioni sia solo un pretesto
per mascherare fini bassamente ideologici»? I nemici del presepe,
dei canti natalizi o comunque della festa della nascita di Gesù,
abbiano il coraggio di dire che sono nemici di questa civiltà occidentale
e cristiana, sappiano che di fatto sono alleati degli integralisti
e degli estremisti islamici, ma la smettano di tirare in ballo i
musulmani impegnati a condividere un'identità italiana e una comune
civiltà dell'uomo. www.corriere.it/allam
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
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N°46 del 28-11-2006 - 10:49
Tags: Rassegna Stampa
Napoli: colpa dei media
da www.legnostorto.com
Il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha iniziato sabato
una “quattro giorni” napoletana che ha avuto due punti di riferimento.
Il primo è stato una critica ai media per come rappresentano la
città e i suoi problemi: “Giornali e tv ne parlano poco e spesso
danno una rappresentazione ingiusta e tendenziosa”. Rivolto ai napoletani,
ha aggiunto: “Questa cosa ci ferisce. Reagiamo”. Perché, ha spiegato,
Napoli e i napoletani “si sono sentiti colpiti, feriti da certi
servizi e reportage che davano una rappresentazione ingiusta, unilaterale
e tendenziosa sia della città, delle istituzioni, che dei suoi abitanti”.
Come sarebbe bello se i media avessero il potere di trasformare
la realtà. Accadeva nei Paesi del socialismo reale. A dire che le
cose, nel mondo dell’Est, non andavano bene, erano i media occidentali.
Intollerabili! Il secondo è stato un richiamo centralistico, che
si legge però tra le righe, ma crediamo di non sbagliare. Il Capo
dello stato, infatti, ha detto che “il governo si sta impegnando”.
Poi ha spiegato che non stava facendo “un elogio al governo” –è
o non è super partes? – e ha detto che spetterà ai napoletani “vedere
se gli impegni verranno mantenuti. Dico solo che c’è un impegno
del governo ad agire, del governo nazionale in concordia con i governi
locali”.
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 1
Inviato
da anonimo il 29/11/06 @ 20:36
Napolitano sarà anche il capo di uno
Stato dove noi napoletani consapevoli facciamo fatica a riconoscerci;
sarà indubbiamente anche un ex comunista, ma non si può
dire che non sia una persona perbene. In più è napoletano
e credo che oggettivamente ad oggi sia il Presidente che stia dimostrando
almeno un'attenzione più precisa alla nostra città.
Detto ciò, come dice Zitara, poco c'è da attendersi
come Sud fin quando esisterà una Repubblica nata come tutti
sappiamo e gestita considerando il Meridione una colonia di merci
e di contribuenti. Il problema credo non sia Napolitano, altrimenti
cosa avremmo dovuto dire dei precedenti presidenti che non ci hanno
mai c..... o sono solo venuti a farsi passeggiate e a dirci di sforzarci
a diventare "mobili"? La sua affermazione mi pare giusta
contro i Bocca, le indagini televisive, ecc...Non serve a molto,
non basta, ma almeno è um moto di dignità così
come l'invito a noi di rompere di più le scatole ai governanti
per ottenere di più. Andrea Balìa
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N°43 del 27-11-2006 - 11:50
Tags: Rassegna Stampa
Grillo revisionista-meridionalista
dal blog di Beppe Grillo www.beppegrillo.it
E
se il Borbone fosse in realtà il Savoia? E i veri patrioti i briganti?
Il Regno delle due Sicilie esisteva, in modo assolutamente legittimo,
da secoli. Napoli era la terza capitale d’Europa. Napoli aveva istituito
la prima cattedra di economia in Europa. La prima linea ferroviaria:
Napoli-Portici. Poi arrivarono i Savoia. La resistenza durò dieci
anni.Qualcuno pensa che sia attiva ancora oggi. Dopo l’occupazione
piemontese i capitali si trasferirono al Nord e, grazie alla tassa
sul macinato, i meridionali nelle Americhe. Il Sud non fu liberato,
ma consegnato al sottosviluppo. La Questione Meridionale deriva
da un esproprio.Tutto è stato oggetto di revisionismo in Italia
tranne il Risorgimento. Garibaldi è l’eroe dei due mondi e Francesco
II un
miserabile. Le piazze nel Meridione sono intitolate agli occupanti
e allo stesso tempo si dice
ancora
‘cattivo come un piemontese’. Nulla contro i piemontesi, molto contro
la feroce repressione del generale Cialdini. Alla guida di un esercito
di più di 100.000 uomini. Un po’ come la guerra di liberazione in
Iraq. Molto contro paesi incendiati e massacri. Contro
deportazioni.
E decine di migliaia di morti. A
scuola il Borbone è il cattivo e il Savoia il buono. Stato
borbonico è sinonimo di degrado
delle
istituzioni.
Brigante di protomafioso. Forse vanno cambiati i testi di scuola
oltre al significato delle parole. Rivalutati i patrioti che persero
la vita contro l’esercito piemontese. Forse dobbiamo raccontarci
un’altra storia. In cui il Risorgimento è stato in parte, in gran
parte, espansionismo di una dinastia. Che ci ha lasciato in eredità
l’emigrazione di milioni di persone che fuggivano dalla fame, due
guerre mondiali, il fascismo. E uno stato savoiardo. Quello che
ci ostiniamo a chiamare borbonico. Lo so, dopo il populismo, sto
scivolando nel revisionismo.
Inviato da: vocedimegaride
- Commenti: 0
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N°31 del 22-11-2006 - 16:47
Tags: Rassegna Stampa
Napule è chella ch'é!
di Marina Salvadore
Le antiche pietre
- cippi lapidei delle glorie
passate - ora intrise del lordume della feccia abietta dei Nuovi
Signori della città che la fanno da Padrone - jus necis et vitae
- in un'apoteosi di immonda volgarità e di arrogante infamia… e
la cronaca quotidiana è un bollettino di guerra… ed a Napoli non
ci sono più "signori"; questi ultimi sono tutti lontani dalla Patria,
a portare il loro genio - la loro cultura - in lungo e in largo
per il mondo… a far grande Napoli ma solo nell'immaginariocollettivo…
a descriverne la bellezza con l'antica filosofia del popolo di una
volta…a tener desto il ricordo di una collettività schietta e generosa
che sempre più sprofonda nel mito.. perché ormai non siamo più in
grado di ricordarci di quel popolo affabile e carnale, di cantori
e poeti, di geni e… di rara UMANITA'. I pochi "signori" presenti
ancora in città vivono tappati in casa e guardano la nuova Napoli
attraverso il vetro di un televisore o di un computer…Un tempo,
non v'era finestra su Napoli che non fosse eternamente spalancata
su vie e vicoli, piazze e giardini, per godere di Napoli attraverso
una lastra di vetro, d'inverno; attraverso un infisso vuoto, d'estate….
I giovani sani - li senti parlare e ti fa male ascoltarli - vorrebbero
tutti andarsene dalla loro città che reputano matrigna e non madre,
inaffidabile, e la via dell'emigrazione è ora invocata come àncora
di salvezza, SPERANZA; non più come disperato forzato esilio, ultima
risorsa…Via da Napoli che ha ricostruito il Trianon, che ha rifatto
il salotto culturale del centro storico, che ha realizzato l'avveniristico
centro direzionale, il ripristino di borghi e quartieri pittoreschi,
lo sfavillio delle arti, la resurrezione del commercio e del turismo….
almeno, così ce la raccontano i suoi politici locali ed in parte
riescono a verificarlo - in qualche caso - "quelli di fuori" che
vi arrivano per una sfogliatella, un baba ed una mandolinata…o per
comprarsi il corno rosso antijella che - pochi lo sanno - si fabbrica
a getto continuo a...Trezzano, in Lombardia. Ma
nella realtà Napoli è quello che è ovvero tutto ciò che vorremmo
non fosse! E ci siamo fatti noiosi e logorroici, a furia di sparlarci
sempre addosso, noi napoletani, lamentandoci di tutto ciò che non
va, senza metterci mai a tavolino, a meditare sui perché ed i come
di tanto declino; soprattutto non ci siamo mai interrogati sull'inerzia
dei politici di oggi, eredi legittimi di quelli famelici della Napoli
prima colonia del Regno d'Italia!… qui ce la cantiamo e ce la suoniamo
- sempre, la stessa canzone - inter nos… parlando, giusto perché
abbiamo bocche larghe e carnose, fatte per cantare il melodramma.
Ma, ditemi, sono poi un esercito…un'armata… una flotta… un'orda
questi nuovi schifosi Padroni della città? Sono talmente in sovrannumero
rispetto alla popolazione sana… che non riusciamo a liberarcene?
Oh, sì..Va Bene! Allora, dichiariamo la "guerra di Camorra e Tammorra",
schieriamo i carri armati in piazza Garibaldi e per Forcella e la
Duchesca… mettiamoci in assetto di guerra, proclamiamo lo stato
d'assedio…. Facciamo un'enorme intifada : da qui, i napoletani buoni,
da lì quelli fetenti…. Assoldiamo, al posto delle forze dell'ordine
indigene, i servizi israeliani affinchè facciano per una settimana
sola a Napoli quel che fanno da anni a Gerusalemme... che vadano,
casa per casa a snidare dalla kasba i camorristi di ogni calibro,
come laggiù fanno con i palestinesi sospetti. E che muoia Sansone
con tutti i Filistei! Amen. Amen, Annalisa, così sia…ma da quel
cielo da dove ora ci osservi dall'alto e ci vedi infinitamente piccoli
come microbi - e ti parrà ancora più bella, la tua Napoli - riesci
a vedere da quanti ghetti è punteggiata la mitica città di "Partenope
la sirena", bella come te?… Riesci da lassù a vedere che dieci camorristi
in gruppo fanno la Legge del Più Forte e che un camorrista da solo
è solo un vigliacco e tremante coniglio (senza offesa per la specie
animale)?…. La Camorra! Una volta era definita "società" e forse,
nel cuore di piombo di quella feccia, c'era un virgulto di senso
dell'onore, specie se qualcuno osava fare del male a donne e bambini.
Una volta!… Oggi, ogni attività delinquenziale - dallo scippo allo
spaccio, alla rapina - è definita Camorra; forse perché si diventa
delinquenti troppo presto, per quella dose di droga che la Camorra
vende, per reclutare mosche nella tela del ragno e che dovendola
pagare o "guadagnarsela" costringe il moschillo a fare carriera
nel clan… Mi chiedo dove sono le mamme dei moschilli… Dietro quale
dito d'omertà si nascondono… quale pudore? Non sono forse mamme
come la tua, Annalisa, o sono fatte di terracotta, come le statuine
di San Gregorio Armeno?… E, sono mamme che sono state figlie di
altre mamme; figlie! Come te, Annalisa, eppure tu sei un angelo
del Paradiso e molti tuoi coetanei già hanno i piedi all'Inferno,
e sin dalla culla!… Glielo vogliamo dire, a Bassolino e a Jervolino,
che la perfida idea urbanistica della kasba napoletana, dei ghetti
dei clan - dei quali, da sempre, se ne conosce la geografia fisica,
politica ed economica - deve essere disabilitata del tutto? …. Non
vedi, da lassù, Annalisa, che altri ghetti "da paura" sono sorti
numerosi fino nella provincia? Ghetti che sono esattamente raggi
speciali - succursali - di Poggioreale… dove si nasce, si impara
a camminare e, prima di conquistare la licenza della scuola elementare
pubblica, si è già candidati al carcere minorile… in un'escalation
che, in breve, conduce - a seconda dei casi - a Poggioreale… ad
uno dei due indirizzi : il carcere o il camposanto, in virtù dell'opzione
del lato della barricata dietro cui si è stati a combattere.
E una bella verifica
presso
il Nuovo Catasto
Edilizio Urbano di Napoli e l'Ufficio del Registro,
per verificare gli atti di acquisto delle proprietà dei camorristi
e l'effettiva registrazione dei contratti d'affitto stipulati da
questi, dai quali tirar fuori nomi, cognomi e... connivenze di "ghetto",
perché mai nessuno ha avuto l'intuizione di proporla, da un secolo
a questa parte? E la gente di Napoli che s'è tappata in casa per
paura, perché non si prende per mano e ritorna a vivere nelle strade,
come un tempo, affollandole giorno e notte? E… perché non si fa
una grande ammucchiata dei volti noti di questi quattro fetenti
vigliacchi - che chiamare "camorristi" sarebbe pure troppo onore
- e non li si spedisce col foglio di via a sostituire braccia e
gambe di emigrante ai lavori forzati all'estero?…. Perché nelle
scuole, ai bambini napoletani, non si racconta mai delle loro origini
patrie, della storia vera del Sud che li ha partoriti, snaturandoli
invece a botte di menzogna storica e con lo specchietto per le allodole
di miti nazionali che smantellarono la nostra Dignità ed Identità?...
Perché ... perché... perché questa inerzia... a chi fa comodo questa
Napoli ch'è quella che è e che tale deve rimanere, nei secoli a
venire, fino alla totale e più bieca disintegrazione di una identità
di popolo, di tradizione, di napoletanità... Chi ci guadagna? Il
Nord, che continua a produrci e ad imporci tutto quello che consumiamo
nel Sud, dal latte della Parmalat ai pomidoro pelati dell'Emilia,
ai napoletanissimi corni rossi antijella il cui unico mercato è
Napoli e provincia.... Ma perché... il latte... i pomidoro ed i
corni... non sappiamo più farceli in casa... non erano "roba nostra"?...
La droga, ed anche il mercato della pedofilia - dico a te, Matilde
"mamma coraggio" - hanno reso Napule chella ch'è simile a quei remoti
paesi di remota miseria che, spesso, non sappiamo nemmeno più collocare
sul mappamondo : la Colombia, la Tailandia, le Filippine, le bidonville
brasiliane..... dove si pratica il turismo sessuale a danno di creature
indifese e fragili. Innocenti! Matilde, mamma napoletana, così diversa
dalle mamme dei moschilli; verrebbe da dire "una mosca bianca"....
caduta nella schifosa tela del Ragno rognoso... offesa due volte
dalle schifose multiple zampette pelose e dalla vischiosa bava di
putredini e umori, dentro quel sepolcro imbiancato, casa della lucertola
e del ragno, ch'è Napule... chella ch'è!
(un articolo del 2004 dedicato ad Annalisa e Matilde...
a Bassolino e Jervolino.)
nviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
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Messaggio
N°18 del 17-11-2006 - 00:23
Tags: Rassegna Stampa
da l'Espresso Fabrizio Gatti
Ne hanno fatta di strada i fratelli Buglione di Saviano. Da
piccoli raccomandati di provincia a massimi esperti di sicurezza,
micro e macrocriminalità. Con la loro rete di agenzie di polizia,
proteggono un terzo di Napoli. Sono tanto stimati che, grazie
a una gara d'appalto del 2005, i loro vigilantes sono diventati
la guardia privata della Regione Campania. Così ha deliberato
una commissione della giunta di Antonio Bassolino quando ha
dovuto stabilire chi doveva presidiare gli uffici e le sedi
del Consiglio regionale. L'annuncio sul 'Bollettino ufficiale'
era tanto stringato che solo gli addetti ai lavori se ne sono
accorti. Cinque righe per un contratto da 4 milioni e mezzo
di euro
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 4
Inviato
da kayfakayfa il 17/11/06 @ 01:15
L'articolo è uscito sullo scorso
numero de L'Espresso, l'ho letto e sono rimasto un tantino sgomento.
Sto terminando di leggere Gomorra, bello ma terribile!!!!
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Inviato
da vocedimegaride il 17/11/06 @ 12:34
A parte le fasulle gare d'appalto per
la sicurezza e la recente volgare sfuriata di Bassolino a "Reporter",
circa altri appalti e consulenze, se apriamo il vergognoso capitolo
della "collaborazione" con COSMOFILM, peraltro già
abbondantemente trattato dal quotidiano LIBERO... ma rimasto
lettera muta... scopriremo altri bandi di concorso per la promozione
turistica della Campania nel mondo (specialmente a New York)
fatti apposta per favorire il monopolio di COSMOFILM.
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Inviato
da kayfakayfa il 17/11/06 @ 07:37
Sì, conosco le edizioni Controccorrente
è tra i pochi testi che ho letto c'è proprio LA
STORIA PROIBITA, complimenti! A riguardo, sulle mie simpatie
borboniche ti ho risposto in maniera un tantino più estesa
nel mio blog. A presto
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Inviato
da vocedimegaride il 17/11/06 @ 10:37
Se i Savoja avessero apportato benefici
al Sud, dopo averlo invaso e occupato... senza dichiarazione
di guerra... probabilmente non vi sarebbe stato motivo di scrivere
"La Storia Proibita" ma dato il perdurare della menzogna
risorgimentale e lo sfruttamento secolare del Mezzogiorno, ridotto
ormai ad un "pozzo di San Patrizio" olezzante di FOGNA,
sarebbe ora di restituire Dignità ed Orgoglio delle Radici
alle nostre genti... chissà che non ritrovino un valido
motivo per rialzare la testa!... Tuttavia, la difesa dei Borbone
- chiarisco - è scevra da sterili nostalgie e non mira
alla restaurazione di un TRONO.
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Messaggio
N°17 del 17-11-2006 - 00:20
Tags: Rassegna Stampa
Draghi:alziamo l'età pensionabile e diminuiamo
i salari
apprendiamo dal sito:
http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?=302078
dall'alto del suo milione di euro di stipendio all'anno
il dottor mario draghi sostiene che bisogna aumentare l'età
pensionabile e con la complicità del sindacato "contenere
i salari" dei lavoratori infatti per rinnovo del contratto
del terziario cgil-cisl-uil hanno chiesto (udite udite)
70 euro in 2 anni (lordi si intende). un vero scandalo.
e tutto tace.
http://www.rete28aprile.it/modules.p...rder=0&thold=0
ecco chi è mario draghi. Direttore generale del Tesoro per
oltre dieci anni, è stato fino ad oggi vice presidente di
Goldman Sachs. Già questo la dice lunga su molte cose. Quando
nel 2001 il ministro Tremonti lo sostituisce da direttore
generale del ministero del Tesoro con Domenico Siniscalco,
Draghi torna per un breve periodo ad insegnare negli Stati
Uniti, per entrare poi, già nel 2002, in Goldman Sachs a
Londra di cui ben presto diviene vicepresidente per l'Europa.
La Goldman Sachs è la banca d'affari più potente al mondo
e comunemente definita, insieme a: Rothschild, Warburg,
Barings ed altre, una delle fazioni vicine agli "imperi
anglo-ebraici" e quindi fuori dal controllo dell'altro "potentato
economico-religioso" che è l'Opera (Opus Dei) a cui invece
apparteneva il religiosissimo Antonio Fazio a lungo tempo
difeso, non a caso, dalle gerarchie ecclesiastiche (oggi
ad egemonia Opus Dei, il cui capo è proprio Benedetto XVI).
Del resto la rosa dei nomi dei possibili successori di Fazio
che sin dal primo momento è circolata[1] non prevedeva una
riconferma per un seguace dell'Opera, consumando così un
forte scontro al vertice tra gerarchie cattoliche e le lobbies
ebraiche. Già in passato la figura di Draghi è stata alla
ribalta delle cronache, soprattutto quando prese parte,
il 2 giugno 1992, all'incontro segreto a bordo del Britannia,
il panfilo reale della regina Elisabetta II d’Inghilterra,
al largo di Civitavecchia. A bordo vi erano esponenti del
mondo bancario (con rappresentanti delle banche Barings,
Warburg, Barclays, ecc) e finanziario (oltre a Draghi, George
Soros ad altri). Alla presenza della stessa regina Elisabetta
che si era occupata dei saluti ufficiali, si era a lungo
discusso della necessità di una completa privatizzazione
delle partecipazioni statali e dell’industria di Stato a
prezzi stracciati a seguito di una svalutazione della lira.
Entrambi gli avvenimenti si verificarono presto: nel settembre
1992, durante il governo di Lamberto Dini, l'allora governatore
della Banca d'Italia (Ciampi) ritardò una speculazione della
sterlina (opera del multimiliardario ungaro-statunitense
George Soros[2] ) contro la lira, causandone così una brusca
ed immediata svalutazione del 30%. Nel tentativo di arginare
il tracollo economico e finanziario del Paese, i governi
attuarono pesantissime finanziarie e si prosciugarono le
riserve in valuta estera della Banca d’Italia: ben 48 miliardi
di dollari (quasi 100 mila miliardi di vecchie lire). Così
come previsto dall'incontro sul Britannia ci fu ben presto
una svalutazione della lira e così le privatizzazioni selvagge
non tardarono ad arrivare. Nei successivi dieci anni si
sono succeduti diversi ministri del Tesoro e diversi governi
(Andreotti, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D'Alema,
ancora Amato e ancora Berlusconi), ma Draghi resta sempre
al suo posto prendendo le redini dell'industria e della
finanza a partecipazione pubblica in via di privatizzazione
e gestendo tale processo. Sono gli anni delle grandi privatizzazioni,
dall'Eni a Telecom da Imi (Draghi dal '91 al '96 sarà nel
Cda Imi e dal '93 ne presiederà il Comitato per le Privatizzazioni)
a Comit e Bnl e che cambiarono profondamente il profilo
economico e finanziario del Paese. Ma non è solo la sua
filiazione alla Goldman Sachs a destare perplessità. La
sua figura è fortemente legata ad altre istituzioni quali
la Banca Mondiale ed il gruppo Bilderberg[3]. La sua nomina
è comunque arrivata, in modo tempestivo dopo le dimissioni
di Antonio Fazio, con un plauso quasi unanime tra governo
e principali partiti d'opposizione. La qualcosa non deve
stupire: i principali ministri che hanno varato, assieme
a Draghi, la lunga stagione delle privatizzazioni sono stati
proprio Ciampi, Giuliano Amato e Vincenzo Visco
Postato da "IL PATRIOTA" il 16/11/2006
ore 18,25
Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 2
Inviato
da terranuova0
il 17/11/06 @ 10:37
povero benedetto XVI! attacchi a tutta
birra!!! ciao.
antimo ceparano
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Inviato
da vocedimegaride
il 17/11/06 @ 10:41
anch'io mi dissocio dall'attacco
a Benedetto XVI, fermo restante quello a Mario Draghi
ed a tutta la Massoneria