...
così ci scriveva, oggi, alle h. 19,29 via internet, dal suo studio
di Catania, l'avvocato Giuseppe Lipera, al termine di una congestionata
giornata, una "toccata e fuga" in quel di S.Maria Capua Vetere
carcere militare, in questa incredibile vigilia di Natale. Una
vigilia di miracoli! Noi di "Megaride", un piccolo manipolo di
coraggiosi - scesi in campo tra mille difficoltà, con i nostri
poveri mezzi, ma con la voglia di urlare a pieni polmoni contro
l'INGIUSTIZIA, in nome di un Bruno Contrada elettovi a simbolo...
e tartassati di ignominia, ostacoli...anche a livello personale
e professionale... quando il solo nominare CONTRADA era considerata
azione delittuosa, intesa quale destabilizzante il micragnoso
POTERE di certuni... abbiamo avuto il solo merito di riaccendere
non i riflettori ma solo qualche cerino per far luce nell'angusta
cella buia dove BRUNO MORIVA, condannato all'anonimato, all'oblio;
lui e tutti gli italiani perbene, depressi perchè oppressi dalla
menzogna istituzionale! Poi, per fortuna, è arrivato l'EROE che
mancava all'italico fumettone-Contrada: parafrasando, IL FEROCE
PALADINO ovvero quel principe del foro ch'è l'avvocato Giuseppe
LIPERA, instancabile, tenace come un martello pneumatico. Ha conosciuto
di persona Contrada, per una strana quanto opportuna coincidenza
della vita solo dieci giorni fa e in questi dieci giorni è riuscito
a fare tutto quanto, tra iniziative e prassi, i "legali" di ben
tre lustri di processi non hanno MAI intuito di dover fare, beccandosi
però prestigio, titoli e cariche . per il solo fatto di essere
stati i "difensori" di Contrada. AVVOCATO! Lo dice la parola:
VOCAZIONE!.... Giuseppe LIPERA è degno di appellarsi AVVOCATO;
non i "PAGLIETTA" che continuano a sbrodolare i fasti di un prestigio
professionale che non gli appartiene! Grazie a te, Giuseppe LIPERA,
degno figlio di questo Sud contraddittorio e volutamente, politicamente,
esiliato nel "bacino depresso" d'Italia e d'Europa... quel SUD
che ha visto nascere la Civiltà e che l'ha, poi, generosamente
distribuita all'Europa... quel Sud sulla cui CULTURA, TRADIZIONI
e COSTUMI... soprattutto pilotato "MALCOSTUME"... ci "campano"
allegramente i POLITICI (anche del sud), il nord delle banche,
l'ipocrita Europa di funzionari e "paglietta". Grazie, Giuseppe
Lipera! Grazie per aver riscattato Bruno Contrada e, con lui,
tutti noi! E, per favore, signori politici da sinistra a destra;
tutti voi che abbiamo visto stasera in Tv inneggiare alla risoluzione
del caso Contrada.... risparmiateci questa triste operetta. Alcuno,
tra di voi, tranne che rarissimi vostri colleghi che si contano
sulle dita di una sola mano, implorato per Bruno Contrada, più
volte..... non ha mosso un solo dito. Il merito di questa vittoria
lasciatelo a Bruno, all'avvocato Lipera ed a noi italiani perbene!
Marina Salvadore e il "Comitato Bruno Contrada" al completo nelle
persone di :
Maria Venera - Mauro Caiano - Mimmo Di Renzo - Antonio Di Rosario
- Alessio Di Carlo - in rappresentanza di: la Voce di Megaride
- RadioAzzurra - V.I.P. cinevideoproduzioni Napoli - SenzaBarriere
onlus - GiustiziaGiusta
Inviato
da Anonimo
il 25/12/07 @ 11:07
Sono commossa e tanto tanto felice. Questo
è davvero un buon Natale. E adesso muovetevi Presidente
della Repubblica e Ministro della Giustizia, fate presto che il
povero Bruno ha già sofferto troppo.
Maria
____________________________
Inviato
da Anonimo
il 25/12/07 @ 13:38
Marina sei fantastica! Non ti ho mai visto
in faccia, conosco solo la Tua voce e quello che scrivi, ma di
sicuro sei fantastica. Ti ringrazio per gli apprezzamenti. Un
bacione di cuore a Te e a tutti gli amici ... "folli"
come noi e quindi a Maria Venera - Mauro Caiano - Mimmo Di Renzo
- Antonio Di Rosario - Alessio Di Carlo - in rappresentanza di:
la Voce di Megaride - RadioAzzurra - V.I.P. cinevideoproduzioni
Napoli - SenzaBarriere onlus - GiustiziaGiusta.
P.S. avrei piacere di incontrarvi tutti e non prima o poi ma al
più presto.
Tanti baci ancora. giuseppe lipera
____________________________
Inviato
da Anonimo
il 25/12/07 @ 18:28
Auguri di un felice, sereno e splendido
Natale dal blog Napoli Romantica...
riceviamo
notizie incredibili ed un invito dall'amico, illustre avvocato
Giuseppe Lipera, in merito agli esiti della vergognosa odissea
di Bruno Contrada. Se non ci fossero di mezzo la vita e la dignità
di un uomo il documento che vi sottoponiamo rasenterebbe la comica
del teatro della Commedia dell'Arte. Siete invitati TUTTI a premere
l'acceleratore mass mediatico ed a divulgare questa vergogna nazionale.
Abbiate il coraggio di schierarvi, a prescindere dal colore politico,
per il ripristino e la salvaguardia del DIRITTO contro la MENZOGNA
istituzionale! Le cronache giudiziarie degli ultimi decenni vi
siano di monito
Marina Salvadore.
"Trasmetto in allegato e qui di seguito l’ordinanza emessa il
12 dicembre (notificata il 14/12/07) dal Magistrato di Sorveglianza
di S. M. Capua Vetere. Il provvedimento di cui sopra evidenzia
da un lato che il dott. Bruno Contrada, 76 anni e passa, sta morendo
ma dall’altro che deve comunque rimanere in carcere. Il rigetto
sinanco della detenzione domiciliare è a dir poco sconcertante.Domani
18 dicembre 2007, conferenza stampa presso lo Studio Lipera di
Catania, ove verranno esplicitate le immediate iniziative dei
difensori di Bruno Contrada (vittima di un errore giudiziario),
dal titolo
CONTRADA MUORE E LO STATO HA IL CUORE DELLA PIETRA "
Avv. Giuseppe Lipera - Avv. Grazia Coco sost.
Avv. Claudia Branciforti sost. 139/07 R.G. S/19
UFFICIO DI SORVEGLIANZA DI SANTA MARIA CAPUA VETERE DIFFERIMENTO
PROVVISORIO DELL’ESECUZIONE (art. 684 c.p.p)
Il Magistrato di Sorveglianza Letta l’istanza di differimento
dell’esecuzione della pena detentiva proposta nell’interesse di
CONTRADA Bruno nato a Napoli il 2/9/1931, detenuto presso il Carcere
Militare di S. Maria C.V., condannato con sentenza della C. Appello
di Palermo del 25/2/06 alla pena di aa. 10 di reclusione per il
reato di cui all’art. 416 bis c.p. con fine pena all’1/10/2014
OSSERVA
la
gravità della malattia in presenza della quale può essere disposto
il differimento della esecuzione della pena, ai sensi dell’art.
147 c.p., rileva allorquando dia luogo ad una situazione di incompatibilità
con lo stato di detenzione, nel senso che tale stato renda impossibile
o eccessivamente difficile il ricorso ai trattamenti sanitari
necessari a fronteggiare adeguatamente i danni o i pericoli che
la malattia stessa produce, pur tenendo conto delle possibilità
offerte, anche in costanza del regime detentivo, di attuare gli
interventi diagnostici e terapeutici richiesti dalle circostanze
o mediante il servizio sanitario di cui ciascun istituto deve
essere obbligatoriamente dotato, ovvero mediante il ricovero in
centri clinici dell’amministrazione penitenziaria, ovvero ancora
mediante il ricovero in luoghi esterni di cura ai sensi dell’art.
11 ord. pen.: non basta, inoltre, che l’infermità fisica menomi
in misura rilevante la salute del soggetto in espiazione di pena
ma è necessario che la stessa, oltre a non poter essere adeguatamente
curata presso i centri clinici carcerari o con l’eventuale trasferimento
del detenuto in ambienti sanitari esterni, raggiunga un livello
tale da collidere con il senso di umanità e con il principio di
tutela della salute, garantiti costituzionalmente. Ciò premesso,
va evidenziato che dalla relazione sanitaria in atti si evince
che nei confronti del Contrada è espresso il “seguente giudizio
diagnostico:
1) esiti gliotico malacici di ischemia cerebrale in regione occipito-temporale
destra, realizzante deficit perimetrico bilaterale di tipo emianopsico
e sindrome vertiginosa, segni strumentali di atrofia cerebrale
e cerebellare;
2) esiti di neuropatia ottica O.S. di verosimile natura ischemica,
in soggetto con cataratta corticale in evoluzione O.D., esiti
di pregresso intervento di cataratta con pseudoafachia chirurgica
O.S.;
3) cardiopatia ipertensiva in attuale mediocre compenso emodinamico,
in soggetto con segni di aterosclerosi vasale diffusa, più evidenti
in sede sovra-aortica;
4) diabete mellito tipo 2 in attuale trattamento dietetico;
5) ipertrofia prostatica clinicamente e PSA benigna in fase di
scompenso detrusoriale;
6) brocopneumopatia cronica ostruttiva di discreta entità, in
soggetto con attendile lipoma alla base emitorace sinistro;
7) eczema diffuso e sudante, a carattere cronico recidivante,
di verosimile natura atopica;
8) grastroduodenite cronica in soggetto con litiasi colecistica;
9) artrosi polidistrettuale, periartrite post/traumatica spalla
destra con limitazione funzionale;
10) stato iponutrizione in soggetto ultrasettantenne in mediocri
condizioni generali e con disturbo depressivo.
Segnatamente al giudizio circa l’eventuale incompatibilità delle
malattie lamentate dal detenuto con il regime carcerario, si possono
esprimere le seguenti considerazioni.Trattasi di un quadro pluripatologico
complesso, in cui convergono numerose infermità, di cui alcune
ad elevata valenza, in un soggetto ultrasettantenne. In particolare
il detenuto, portatore di esiti di accidente cerebrovascolare
documentato strumentalmente con esami neuroradiologici e realizzante
da un punto di vista clinico una compromissione della visione
(emianopsia bilaterale) e intensa sintomatologia vertiginosa,
con disturbi dell’equilibrio e deambulazione precauzionale per
proteggersi dalle eventuali cadute. Nel caso di specie, tenuto
conto della anamnesi e del quadro clinico ipertensivo, esiste
un rischio di recidiva di evento lesivo cerebrale, non preventivabile
riguardo all’epoca di presentazione ma imprevedibile e instabile,
dal punto di vista del controllo sintomatologico, soprattutto
in un ambiente carcerario, ancorché con adeguata protezione terapeutica.
La cardiopatia ipertensiva espone altresì, con modalità analoghe
a quelle su riportate, a eventi ischemici cardiaci cui potrebbe
conseguire anche un esito infausto. Il diabete mellito, benché
sia attualmente in sufficiente compenso metabolico, necessita,
per non peggiorare ulteriormente, dell’osservanza di una dieta
regolare e specifica, come prescritto dallo specialista diabetologo
tale malattia, altresì, ha tra le sue complicazioni, oltre a noti
disturbi dell’omeostasi glucidica, con pericolose crisi ipo/iperglicemiche,
manifestazioni di sofferenza vascolare micro/macroangiopatica,
con aggravio del quadro di vasculopatia aterosclerotica già presente
e amplificazione del rischio cardiovascolare. Da non sottovalutare
l’età avanzata del richiedente (settantasette anni) e le mediocri
condizioni generali con complessiva perdita di peso (undici chili
in cinque mesi), verosimilmente non procurata, ma piuttosto derivante
dal quadro clinico sudescritto e dal disturbo depressivo reattivo
a regime detentivo. Le ulteriori patologie citate in diagnosi
rendono ulteriormente problematica la gestione clinica del paziente.
Tutte le malattie presentate, in un contesto di avanzata senescenza,
assumono rilevanze clinica maggiore rispetto alle possibili complicanze.
Alla luce di quanto suesposto, ancorché le patologie presentate
dal detenuto Contrada Bruno non configurino una condizione di
imminente pericolo di vita, si ritiene secondo scienza e coscienza,
che lo stato detentivo costituisca una prevedibile causa di grave
peggioramento delle condizioni dello stesso, e che pertanto esista
una effettiva condizione di non compatibilità con il regime carcerario
delle malattie sofferte, suscettibili di cure e trattamenti vari
ed articolati, a carattere di continuità, verosimilmente più efficaci
se prestati in ambiente domiciliare esterno, che non nelle istituzioni
carcerarie”. Tale diagnosi non risulta peraltro smentita dalle
perizie di parte acquisite agli atti che, anzi, risultano pronunziarsi
sostanzialmente negli stessi termini. Il Prof. Buscami infatti
conclude “è ragionevole affermare che le condizioni cliniche del
Dott. Bruno Contrada siano incompatibili con il regime di detenzione
carceraria in quanto in grado di influenzare sfavorevolmente l’elevatissimo
rischio cardiovascolare e di impedire il corretto trattamento
della malattia diabetica e nutrizionale” e negli stessi termini
conclude il Dott. Antonio Calmieri. In ragione di quanto chiarito
in premessa non può però dirsi, alla luce della diagnosi sopra
riportata, che le patologie da cui è affetto il Contrada siano,
allo stato, gravi e non trattabili in ambiente carcerario, pur
se necessitano di una continuo monitoraggio che viene garantito
con il frequente ricorso al ricovero ex art. 11 l.p. e di una
costante attenzione da parte della struttura sanitaria dell’istituto.
Nulla può poi osservare questa A.G. in merito alla detenzione
domiciliare, stante l’ostatività del reato in esecuzione che non
consente una pronuncia nel merito in fase provvisoria. Letto l’art.
684 comma 2 c.p.p. Rigetta L’istanza di differimento della pena
proposta nell’interesse di Bruno Contrada s.g. Dispone L’immediata
trasmissione degli atti al Tribunale di Sorveglianza di Napoli
per quanto di competenza.
S.Maria C.V. lì 12/12/07
F.to Il Magistrato di Sorveglianza D.ssa Daniela Della Pietra
(in foto: 1-avv. Giuseppe Lipera; 2-dott. Bruno Contrada)
Inviato
da Anonimo
il 17/12/07 @ 14:15
...pensare che a Sofri...per una ulceretta...
Lino
_____________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/12/07 @ 16:46
..e cosa dire della terrorista Baraldini...instradata
dal carcere duro negli USA perchè moribonda...ed invece
viva e vegeta qui in Italia e premiata addirittura con una "cittadinanza
onoraria"? Chiediamo per Bruno Contrada il Ministero degli
Interni! L'uomo giusto al posto giusto!
Carmine (ex sinistra)
______________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/12/07 @ 14:34
Come sempre due pesi e due misure. Contrada
evidentemente fa ancora paura a qualcuno. E' una vergogna, perchè
ancora una volta abbiamo la prova che la giustizia in Italia non
esiste
______________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/12/07 @ 17:56
Come sempre si arriverà ad un altro
caso Enzo Tortora.Già hanno condannato un innocente, hanno
infangato una persone bene anzi un galantuomo aspettano che muoia
non può avvenire tutto questo!!!!!! Forza Dott. Contrada
non molli e forza anche tutti noi. anche se non la conosco personalmente
avrei tanta voglia di farLo perchè solo io posso capire
questa suo calvario.
Giovanni Papa
_______________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/12/07 @ 19:58
il
link al messaggio che gioacchino basile ha voluto lanciare al
nostro presidente della repubblica per istituire una commissione
di inchiesta parlamentare che riveli i veri mandanti della strage
di via d'amelio http://www.youtube.com/watch?v=e3-a6jDxRvU
_______________________________
Inviato
da vocedimegaride
il 17/12/07 @ 20:03
ma Gioacchino Basile, nel suo video, si
esprime su Bruno Contrada con un parere ben diverso da quello
della moltitudine (un vero plebiscito di adesioni a sostegno).
Siamo infatti in attesa di poter pubblicare, nel merito, una intervista
con lui.
la redazione
________________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/12/07 @ 22:48 via WEB
Perchè la TV non ci informa? Per
Sofri ci fece due bolas così!
Piero
_______________________________
Inviato
da Anonimo
il 18/12/07 @ 23:52
Ma le lotte POLITICHE sulla Rai non Ti dicono
nulla? La Rai, che NOI paghiamo è altamente politicizzata
... traine le conseguenze ... ciao
Mauro
Nascerà
la Fondazione IVSTITIA
da M.S./Red. VocediMegaride
Per
la serie “Che fine fanno i nostri migliori Serpico?” ed in perfetto
accordo con la nostra campagna per la piena riabilitazione di
Bruno Contrada, cui abbiamo dedicato numerosi servizi ed una petizione
a sostegno, abbiamo ricevuto da Massimiliano De Cristofaro, imputato
al processo di cui al precedente articolo del nostro inviato a
Roma, link http://blog.libero.it/lavocedimegaride/3424047.html
, la seguente proposta, alla quale aderiamo totalmente: “Sta per
nascere la Fondazione IVSTITIA. Abbiamo bisogno del vostro sostegno!
- La FONDAZIONE IVSTITIA nasce dalla volontà di Verità e Giustizia
di alcuni appartenenti alle Forze dell'Ordine, già vittime della
Magistratura approssimativa e sconsiderata. Nasce da Tutori dell'Ordine
già vittime di quei Magistrati che non ricercano la verità, da
vittime di quei Magistrati non persecutori del dolo e del male,
ma persecutori di "colpevoli ad ogni costo". Questo accade perchè
la professionalità scarseggia e perchè chi amministra la Giustizia,
anche se sbaglia per colpa, colpa grave e per dolo (indimostrabile)
NON PAGA MAI! La FONDAZIONE IVSTITIA intende occupasrsi di tutti
i casi di malagiustizia sul territorio Nazionale, vuole cercare
la Verità e soprattutto, aiutare chi - distrutto dalla burocrazia
e dal potere assoluto- non ce la fa a far sentire la sua voce...
Si cercano soci che credano nel progetto e che vogliono collaborare
a pieno ritmo, perchè FARE E' SICURAMENTE MEGLIO CHE PENSARE DI
FARE!
p.s.: Si accettano consigli, indirizzi, aiuti, adesioni, consensi,
link, scambio banner e si valutano tutte le nuove idee che possano
aiutarci a cambiare le cose, o almeno, cambiarle per qualcuno...
Ho anche aperto un blog - approssimativo - in attesa dell’'apertura
del portale ufficiale: http://fondazioneivstitia.blogspot.com
INTERVENITE NUMEROSI E CREDETE NEL PROGETTO PERCHE' QUI NE VA
DELLA VITA DI TANTA BRAVA GENTE E DELLE LORO FAMIGLIE; IO, MI
SENTO IN DOVERE DI FARE QUALCOSA. CERTAMENTE NON SALVERO' NE’
ME, NE' IL MONDO MA ALMENO DORMIRO’ TRANQUILLO…
SOLO PERCHE' CI AVRO' PROVATO, FINO ALLA FINE!
M. De Cristofaro .
Era
ora che si procedesse in tale determinazione e che a sollecitare
questa iniziativa fosse proprio uno dei nostri numerosi “Serpico”
poiché, per quanto corposamente solidale e motivata, l’opinione
pubblica manifesta – l’abbiamo tristemente sperimentato – non
riesce neppure a scalfire il granito dei Palazzi della Politica
e della Magistratura. Ci è capitato con inaudita frequenza di
recuperare ufficiose adesioni di politici di ogni schieramento,
consapevoli dell’assurdità di certi processi in capo ad autorevoli
“servitori dello Stato”…che lo Stato ha ringraziato mettendoli
ai ceppi e decretandone la morte civile ma al di là del “cerottino
sulla feritina” e di gran pacche sulle spalle alcuno, tra loro,
ha pensato di stimolare un confronto politico, di interrogare
lo Stato a riguardo, di avviare e sostenere campagne di revisione
di processi e di assurde Leggi (quali, ad esempio la Legge sui
Pentiti!). L’opinione pubblica, composta non solo da normali cittadini
ma anche da professionisti e rappresentanti del mondo della Giustizia
e dell’Ordine Pubblico nonché da giornalisti che, spesso, hanno
scritto nel merito paginoni di denuncia, è stata costantemente
offesa nella sua integrità di Popolo Sovrano, in nome del quale
sono state emesse assurde sentenze, lesive del pur minimo quoziente
intellettivo della gente. Eppoi, parlano i numeri: i GRANDI NUMERI!…vale
a dire che ci sembrano troppi, statisticamente, i “Serpico in
galera”… Uno Stato che parrebbe essere costretto a blindare i
suoi tutori dell’ordine offre sempre più all’opinione pubblica
- anche internazionale - l’immagine deteriore di una Nazione fragile
e squilibrata, fondata forse su incredibili compromessi storici,
a pieno discapito della credibilità stessa di esso Stato. Sono,
storicamente, due date-simbolo che ci danno molto da pensare:
il 1861 e il 1948! In questa Nazione che gli stessi suoi rappresentanti
definiscono miseramente ed oggettivamente “Paese”, la politica
dell’Inciucio, della Delazione e del Falso Pentimento sembra essere
regola acclarata, motore del…”Paese” e, non a caso, assistiamo
all’inquietante fenomeno di autentici criminali che scrivono la
partitura degli Affari di Stato, coccolati e ben retribuiti sull’onda
di un teatrale “pentimento”; pentiti di mafia – sempre gli stessi
nei vari processi – assurti al ruolo di Garanti dello Stato! Normale,
stante l’evidenza, che i cittadini prendano in seria considerazione
surreali ipotesi di fantapolitica e che fioriscano sentimenti
di ripulsa,di avversione nei confronti delle Istituzioni, in progressione
geometrica con la precarietà ed il senso di insicurezza che, come
una bigia coltre, preme sul Popolo Sovrano. Inutilmente, sorgono
partiti e schieramenti sempre nuovi, con sempre le stesse vecchie
facce, per rimescolare in ordine sparso ed in nuove combinazioni
le figure del medesimo mazzo di carte. L’acqua marcia stagnante
tale rimane. E’ l’ora di fare ordine e pulizia, cominciando proprio
dal ricercare le oscure motivazioni del pernicioso fenomeno dei
nostri “Serpico” in galera o sotto processo, aggiungendo alla
lunga lista di coloro per i quali sorgerà la Fondazione IVSTITIA,
anche il nome dell’ultima vittima dell’ingiustizia, Nicola Calipari!
Nel frattempo, per chi volesse approfondire la tematica, citiamo
a campione i riferimenti di qualche “strano” caso: www.massimilianodecristofaro.eu
/http://www.alloccamassimo.blogspot.com www.antoniocarrozzo.it
www.brunocontrada.info…a seguire, purtroppo...
Concludendo, si rivolge invito ai lettori interessati con le parole
di Karol Wojtyla: "Non abbiate Paura!"
Inviato
da Anonimo
il 30/10/07 @ 11:24
L'articolo si commenta da solo. Ringrazio
Marina per la consueta sensibilità verso queste vicende,
quasi unica nel mondo dei media e dei blog. Rilancio l'articolo
su altri siti.
Maria
MISTERI
d'ITAGLIA
dal nostro inviato a Roma/Mario Esposito
TRIBUNALE
DI ROMA: Cala il sipario sul processo contro Francesco Pazienza,
i Poliziotti ed il fantomatico ma inesistente ricatto a Violante.
Roma 12 Ottobre 2007, la 6^ sezione Penale del Tribunale di Roma,
nel procedimento NRG. 26555/03 e nr. 13863/98 RGNR, Presidente
Barbalinardo e Pubblico Ministero Maria Monteleone, dopo aver
aspettato che i tempi processuali fossero maturi e che avessero
fatto il loro corso, tentavano di far prescrivere i reati nel
processo Pazienza....Sì, un procedimento penale morto per
consunzione! Non è stata fatta luce nel contenuto degli
atti giudiziari delle ingiustificate e quanto mai provate false
accuse, in 9 anni non riusciti ad accertare nulla. ..La verità
è ancora molto lontana...Gli addetti ai lavori, hanno tentato
inutilmente di persuadere tutti gli imputati all'accettazione
della prescrizione. Tra gli otto imputati, soltanto gli appartenenti
alla Polizia di Stato (tra cui il noto "Serpico", ovvero,
l'Agente della Polizia di Stato Massimiliano De Cristofaro) fermamente,
hanno rifiutato espressamente l'applicazione della prescrizione.
Tra lo stupore sbigottito della Corte e del Pubblico Ministero,
gli appartenenti alla Polizia di Stato hanno chiesto fermamente
che il processo nei loro confronti vada avanti fino alla fine,
senza eccezioni, nè "sconti" di sorta! Il procedimento
si aggiorna al 11 Gennaio 2008. In questo caso è stato
evidente che il Tribunale non poteva chiudere, visto che il P.M.
deve, non solo fare le sue richieste sulla prescrizione, ma informare
in base alla nuova norma, il Ministero della Giustizia ed altresì
la posizione dei "resistenti alla prescrizione" al fine
di evitare che sia violato, anche inconsapevolemente, quanto prescritto
dall'art.129 C.P.P.. (In poche parole il Giudice poteva applicare
questa norma è non l'ha fatto: L'assoluzione prima della
prescrizione). Ma è giusto ricordare come nasce presto
procedimento e di che cosa si tratta? A vario titolo dal 1998,
la Procura di Roma chiude e apre fascicoli, riscrive, indaga,
iscrive nuovamente, sente persone informate sui fatti, persone
trasportate, invitate accompagnate e chiamate, ma chi sono queste
persone? Ebbene abbiamo politici, prefetti, magistrati, giornalisti,
funzionari di Polizia, massoni, avvocati, poliziotti, appartenenti
ai servizi di sicurezza ed altri…Il tutto condito e finalizzato
a provare che vi erano state azioni di "dossieraggio"
contro appartenenti alle Istituzioni, contro Violante ed altri.
Hanno falsamente ricostruito un dossier chiamato "Soffiantini"
che altro non era che un lavoro di fantasia ed una relazione per
un sindacato di Polizia per un atto di presunto ricatto. dal carteggio
ufficiale, non si sà a quale titolo, sembra addirittura
che dovevano giungere diversi milioni ad un partito o a un rappresentante
di esso. Sembra che nel carteggio giudiziario vi siano atti giudiziari
falsati, altri inquinati e non più utilizzabili!
Di chi è stata l'iniziativa? Chi è l'autore? La
sola Polizia Giudiziaria? Il Pubblico Ministero sapeva? Ha vigilato??
Al momento non è dato sapere! E' "sembrato" intuire
che forse, funzionari di Polizia siano stati già denunciati!
La verità verrà fuori?
Il Sipario è calato ma si è strappato!!!
Inviato da
Anonimo
il 16/10/07 @ 12:20
Questi sono fatti gravissimi! La gente ignora
di essere sotto regime perchè non si pone troppe domande
e questi misteri italiani vengono trattati nel chiuso di un'urna,
di un gabinetto, senza partecipazione democratica. Poi, c'è
sempre quella "parolina magica", quell'espediente vigliacco
che si chiama PRESCRIZIONE. Non solo in questo caso! E' proprio
vero che i "comunisti" ormai stanno solo a Cuba e in
Italia!
Lello
Ordinamento
feudale della Giustizia in Italia
di Maria Venera
Roma
C’è... si applica... la Giustizia in Italia? Spero di sì… ma qualche
caso mi lascia piuttosto scettica. Bisogna dire, però, che certe
rappresentazioni negative di cui si viene a conoscenza ci indignano
perché è innegabile che - saranno pochi - ma anche se pochi sono
sempre troppi e troppo eclatanti i casi in cui le leggi vengono
applicate in modo... diciamo “originale”, come se la Giustizia
fosse un ordine dinastico, applicata nei Feudi d’Italia a seconda
della famiglia regnante. Un decentramento antropomorfo della Legge...
E questo non dovrebbe accadere mai. Anche un solo caso di ingiustizia
a carico di un innocente è fattispecie di gravità enorme, se proposto
alla coscienza ed al buonsenso dei senzienti. Mi riferisco in
questo momento alla vicenda kafkiana del signor Giovanni Grassini,
imputato giudicato in Napoli, perché quello che è successo a lui
potrebbe capitare in futuro a chiunque di noi. C’è un gruppo di
giovani, nell'escalation del fenomeno accertato delle baby-gangs
napoletane in quel ben preciso momento storico, che impedisce
il passaggio e non si muove alla richiesta di “strada”, di spostarsi
per permettere di fare una manovra ed uscire dall’ingorgo tradale:
possibile che non sia capitato a nessun magistrato o a qualche
suo parente o conoscente? A me è successo!… E’ inutile nascondersi
dietro un dito: i "ragazzi" quando sono in gruppo sovente diventano
arroganti, devono far vedere che sono “dei duri” ai loro compagni
di avventure e non spostandosi, nell'arroganza si sentono potenti.
Tengono così in ostaggio il malcapitato automobilista in base
al capriccio del momento, per avere il proprio momento di “gloria”
di fronte ai compagni. Ma il signor Grassini aveva, quella sera,
grande urgenza di rientrare in casa, dove aveva dimenticato le
sue medicine salvavita e per velocemente rientrare a casa, al
capezzale del proprio padre, inabile, di 90 anni, lasciato temporaneamente
solo ed impossibilitato a provvedere a se'... Purtroppo, nel cercare
di farsi strada e dopo essere stato insultato e schiaffeggiato,
non si accorgeva del fatto che uno dei “guaglioni” si era messo
proprio dietro la sua automobile, ritto sul motorino, per meglio
impedirgli la manovra e, al primo movimento dell’auto in retromarcia,
il ragazzo malauguratamente cadeva e, a causa della brutta caduta,
picchiando il capo sprovvisto di casco sul marciapiede, perdeva
la vita. Verrà detto, in sede processuale, che il Grassini gli
è passato due volte con l’auto sul corpo, mentre gli esami autoptici
sulla salma del malcapitato non rilevano tracce visibili, nemmeno
una ferita, un livido, relativi al falso dichiarato dai “compagnelli”.
Fatto sta, il Signor Grassini fu immediatamente arrestato con
l’accusa di omicidio volontario, alla stregua di un killer della
“mala” e subì una condanna a ben 16 anni di carcere. All’epoca,
egli era in attesa di trapianto di fegato che gli è stato praticato
durante la detenzione: anche da ciò si evince che non di "alibi"
si trattava: egli aveva realmente necessità urgente di prendere
le sue medicine e di correre a casa, pena un'ammoniemia peraltro
stimolata dal brutto incontro occorsogli. Detto questo, alla luce
dell’ultima sentenza dei magistrati napoletani in capo al signor
Gianni Grassini, mi chiedo come fa un magistrato a credere a dei
“guapparielli” che sa benissimo non essere stinchi di santo i
quali affermano che il Signor Grassini ha di proposito urtato,
arrotato e fatto morire il ragazzo e non alle giustificazioni
di una persona per bene e per giunta in pessime condizioni di
salute? Sarà stata, come evidente durante l'ultima udienza, l'antipatia
personale del collegio giudicante verso l'avvocato difensore dell'imputato,
offeso più volte durante l'udienza? Giovanni Grassini avrà sicuramente
presentato la propria documentazione medica (ma è stata messa
agli atti…e..i magistrati ne hanno preso visione?) e dalle indagini
è risultato che la sua fedina penale è immacolata…eppure, egli
non è stato creduto; è stato condannato per omicidio volontario
e non colposo: lui, aggredito dal branco! Ha, così, iniziato il
suo calvario che… chissà quando avrà termine, mentre i guapparielli
sono liberi e pronti a fare di peggio perché hanno imparato che
di fronte alla Legge loro sono credibili qualunque cosa dichiarino,
in nome del buonismo montessoriano e del garantismo imperante...
e che per loro c’è, insomma, un’ accertata libertà di delinquere
senza pagare pegno. Chiunque, ogni cittadino, potrebbe incappare
in questa assurda anomalia del Destino e vedersi stravolta la
propria immacolata vita! Assistiamo, poi, a casi dell’ultim’ora;
casi in cui ubriachi o drogati al volante uccidono delle persone
con l’auto e vengono scarcerati con estrema velocità. Ci si chiede
se la legge è UNA SOLA, valida per tutti e che impone regole uguali
per tutti e sanzioni uguali per tutti… oppure se ce ne sono tante
di leggi, ognuna tagliata su misura per ogni cittadino d’ogni
singolo Feudo d’Italia. Non vorrei che qualcuno avesse imparato
da un mio vecchio Dirigente, ora in pensione, che proclamava tranquillamente,
senza remore: “La legge si applica ma si interpreta per gli amici”.
Mi appello a chi prossimamente dovrà giudicare in appello, all’ultimo
grado, il signor Grassini affinché con la massima obiettività
giudichi il fatto per quello che è: un involontario incidente
che ha avuto un esito che già di per sè è - per il Signor Grassini,
altra parte lesa - un peso insopportabile e, per gli italiani,
nel cui nome è stata impropriamente pronunziata questa assurda
sentenza da magistrati ben consapevoli del particolare substrato
sociale napoletano, un’infamia! Sul " caso Grassini" la Voce di
Megaride ha precedentemente manifestato contro le deduzioni della
Corte d'Appello di Napoli, con contributi ai link: http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/BillyBauscia.htmhttp://blog.libero.it/lavocedimegaride/2834211.html
Esprime solidarietà a Giovanni Grassini la redazione tutta!
Inviato da
Anonimo
il 18/09/07 @ 14:58
Meglio sarebbe stato, per Gianni Grassini,
essere stato un brigatista rosso....almeno avrebbe accettato la
galera, in nome di una idea, di una ideologia, di una "fissa"....ed
oggi, dopo aver scontato qualche anno, sarebbe relatore d'onore
nelle università italiane o, quantomeno, funzionario presso
la presidenza del Consiglio dei Ministri...se non deputato del
Parlamento! Sbaglio?
marina salvadore
____________________________________
Inviato da
Anonimo
il 18/09/07 @ 17:21
Tutti noi viviamo sotto quella che è
una vera spada di Damocle. Aver a che fare con questa giustizia
o con questi giudici, di cui alcuni, per la loro formazione, sono
figli di quella laurea proletaria, dei fatidici anni 70. Sono
solidale con Grassini... e come non potrei?. Conosco la genia
dei bulli di periferia, che fanno sempre meno ridere per la loro
accresciuta pericolosità. Sono delinquenti in erba, per
la totale mancanza dei valori e della famiglia.A loro poco importa
la perdita dell'amico, ma la sentenza , questa pazza sentenza,
li esalta perchè umilia e distrugge una persona per bene.
Mimmo Di Renzo www.senzabarriere.info
______________________________________
Inviato da
Anonimo
il 18/09/07 @ 20:31
Mi chiedo cosa se ne fa, ora, Giovanni Grassini
di un fegato nuovo, generosamente donatogli da chi amava la vita
ed in un' altra vita ha cercato di esistere ancora, donandogli
la VITA stessa.....i magistrati napoletani hanno avvelenato quel
fegato...e ritengo siano ignari responsabili di ben due orrende
morti!
Francesco Severo
_______________________________________
Inviato da
Anonimo
il 19/09/07 @ 10:59
Abbiamo segnalato questo articolo e l'intero
"caso Grassini" a giornalisti, politici tra cui il sen.
Guzzanti e il ministro Di Pietro ma soprattutto al competente
ministro Mastella. Distolgano la loro attività e ruolo
dalla sterile scaramuccia con Grillo e si mettano "al lavoro"
con le loro qualifiche professionali. Se non riceveremo una risposta,
un cenno, un giudizio, un minimo d'attenzione da alcuno tra costoro,
allora TUTTI si saranno dichiarati - in virtù del principio
del SILENZIO-ASSENSO - per quello che sono: inutili! inabili!
la redazione
___________________________________
Inviato da
Anonimo
il 20/09/07 @ 14:52
Sono tutti troppo occupati nel cercare di
salvare i vari compagni Visco, D'Alema, Fassino.... per verificare
i casi di poveri cittadini angariati
Maria
Un
inatteso regalo per Bruno
dal Comitato Bruno Contrada
In questa
notte afosa di fine agosto è caduta candida e fresca neve nel
Giardino d'Europa ed abbiamo fatto "sakura", raccolta miracolosa
di ciliegie, per dirla all'orientale in fatto di buon auspicio.
Rai3, senza motivazioni di anniversari, promozioni o... altro
ha mandato in onda in "Primo Piano" un servizio speciale su Leonardo
Vitale, primo vero "pentito" di mafia "accudito" amorevolmente,
allora, da un certo funzionario di Polizia storiografo della Mafia
per eccellenza, il nostro Bruno Contrada! Vitale, ora meglio conosciuto
come l' "Uomo di Vetro", grazie ad un libro e ad un film ove prevale
la figura dell'onesto e coraggioso "poliziotto" di nostra conoscenza
senza, però, che ne venga mai citato il nome, è stato un altro
martire del Potere, come riconosciuto pubblicamente, anche con
gratitudine e rispetto, in apertura del primo storico maxi processo
alla Mafia dai giudici Falcone e Borsellino, l'8 novembre del
1985. Contrada si premurò di raccogliere e rapportare ai vertici
le testimonianze del povero Vitale; anche, di tutelarlo in qualche
maniera, non potendosi avvalere di strumenti di giustizia ancora
non in auge, come oggi, per la salvaguardia ed il benessere psico-fisico
di testi così importanti... stranamente, però, il povero e sincero
Vitale fu recluso nello stesso carcere dove soggiornavano coloro
che denunziava; in sede di dibattimento processuale fu addirittura
infilato come un capretto nella fossa dei leoni nella medesima
gabbia dei suoi antagonisti. Gli toccò in sorte qualche manicomio
giudiziario, dal Sud al Nord dell'Italia, qualche elettroshock
unito a psicofarmaci, perchè desistesse o "schiattasse". Rischiò
persino la lobotomia, per ridurlo a vegetale senza ricordi ne'
emozioni. Superò fisicamente quel "martirio di san Sebastiano",
come il migliore tra i santi martiri di Madre Romana Chiesa eppure,
dopo solo sei mesi di riacquistata libertà fu assassinato da chi
gliel'aveva giurata! Meriterebbe la beatificazione, Leonardo Vitale,
come uno dei tanti beati della Chiesa Cattolica, assurti dall'Inferno
del vizio o del crimine ai celesti altari per prodigiosa conversione...
come Bartolo Longo, ex satanista e massone, fondatore della Basilica
dedicata alla Madonna del Rosario in Pompei... la beatificazione,
anche per aver compiuto, stanotte, un miracolo per la riabilitazione
del suo vecchio "custode" oltraggiato anch'egli dal Potere e rinchiuso
senza speranze e con scarso alito di vita in un assurdo carcere
militare, Bruno Contrada! Il servizio televisivo, infatti, ha
regalato molto spazio ed attenzione alle dichiarazioni di Bruno
Contrada, superstite in odore di martirio sulla stessa via di
Damasco del povero Vitale ma ha aiutato molti a riflettere sull'innocenza
del "condannato" Contrada: se fosse stato UOMO DI MAFIA, si sarebbe
in tal modo premurato di far giungere a destinazione le scottanti
dichiarazioni di Vitale?.. non gli sarebbe stato più facile "farlo
fuori" prima che parlasse?... Ancora, siete disposti a credere,
come la Politica vuole, che Contrada sia colpevole di concorso
esterno in associazione mafiosa, dopo questo illuminante, inatteso...ed
incomprensibile servizio televisivo?... Grazie, di cuore, agli
autori del programma e del servizio... ed allo sconosciuto e coraggioso
funzionario della Rai che ha permesso questo generoso atto di
liberalità nei confronti di Bruno Contrada... Grazie, soprattutto
a TUTTI voi, ovunque siate, che in questi ultimi mesi avete sostenuto
il nostro fracasso, clamore, baccano aiutandoci a far giungere
l'eco della nostra rivendicazione a qualche persona giusta!
Inviato da:
vocedimegaride Trackback: 0 - Commenti: 1
Inviato
da Anonimo
il 23/08/07 @ 10:20
Sono sicuro che questo video, darà da pensare a coloro
che fino a oggi, perplessi sull' innocenza di contrada, si convinceranno
più che mai della sua estraneità ai fatti a lui
contestati. E' disumano e oltraggioso per noi tutti l' attuale
detenzione di un' uomo innocente. Bisogna unire le nostre forze
e gridare a tutti: Bruno Contrada, libero.
Law
and Order: Questo è il problema! Come spesso accade nel mondo,
ma in Italia in particolare, improvvisamente si scatenano, con
un susseguirsi tragico e nello stesso tempo paradossalmente
armonioso, episodi che sembrano frutto di un evento siderale;
il mese di agosto poi pare sia stato creato apposta per la celebrazione
delle tragedie. Di turno questa volta non sono i suicidi nelle
italiche caserme dei giovani militari di leva e non solo le
sempre attuali ecatombe delle strade extraurbane. In primo piano
quest’anno viene acclamato il fenomeno, già non più silente
invero durante tutto l’anno, della mala giustizia. L’omicidio
di Sanremo, il piromane di Latina (arrestato, scarcerato e poi
nuovamente arrestato), il Tribunale “della Libertà” di Torino
che scarcera quel maledetto pirata di Pinerolo, guardate un
pò cosa c’è voluto perché la faccenda esplodesse e conquistasse
le prime pagine di alcuni giornali (non tutti ovviamente e purtroppo).Fra
i tanti commenti apparsi, il più autentico e fortemente sintetico,
e che non rispecchia solo la comprensibilissima emotività del
momento, mi è sembrato quello di Mario Cervi, il quale lapidariamente
ha così condensato un’opinione diffusa nella nostra e sulla
nostra povera Italia: “Che brutta situazione quella di un Paese
che non si fida né di chi fa le leggi né di chi le interpreta
e applica” (Mario Cervi, in Il Giornale 12/8/2007, “Il Buon
Senso Dimenticato” con occhiello “Nelle Aule Dei Tribunali”).
Sfido chiunque a sostenere che sia sbagliato quanto sostenuto
da quell’editorialista. Solo che non basta indignarsi, bisogna
ragionare e porsi il problema di come risolvere una certa situazione,
che sì in questi giorni appare sotto gli occhi di tutti, ma
che per chi vive quotidianamente nel mondo giudiziario ben conosce
da sempre. A conforto di questa mia tesi trovo riscontro sempre
nella lettura domenicale dei quotidiani. Un’altra grande penna,
fine studioso del diritto, docente cattedratico autorevolissimo
nonché serio Avvocato, interviene con assoluta fermezza e convinzione;
in prima pagina su “La Stampa” (sempre domenica 12 agosto) vi
è il richiamo e poi a pagina 35 l’intero articolo ed il titolo
è perfettamente azzeccato “Un Disagio Crescente”, a firma dell’illustre
Carlo Federico Grosso. Ho pensato subito: neppure il professore
Carlo Grosso, che è stato tra l’altro vice presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura, si è potuto trattenere, tant’è
che le sue argomentazioni sono avvincenti: “Le ragioni del garantismo
sono … sacrosante e devono essere a loro volta rispettate con
rigore. Ma quando si ripetono fatti che sconcertano e danno
l’impressione di una giustizia colabrodo, probabilmente è il
momento di riflettere e se possibile di reagire”. Si avverte
che il professore Grosso alza il tono ed il volume perché così
incalza: “se il costume giudiziario è diventato lassista per
indolenza o ignoranza di qualcuno, si pensi a come rimediare
intervenendo sul terreno della formazione o disciplina dei magistrati”.
Alla fine si sente Grosso gridare: “si faccia comunque qualcosa”,
per concludere, con profonda amarezza, che spero non sia profetica
“sarebbe grave se, a un certo punto, passando di sfacelo in
sfacelo, le disfunzioni della giustizia non facessero addirittura
più notizia”. Vittorio Feltri, sulla prima pagina di “Libero”
(sempre lo stesso 12 agosto), come al solito è diretto e sferzante:
“ anche un deficiente capisce che non si può andare avanti in
questa maniera. O si cambiano le leggi, se sono sbagliate, o
si cambia chi non le sa applicare.” Francesco Saverio Borrelli,
intervistato da Oriana Liso (vedi “La Repubblica” pag. 3, 12
agosto 2007), se ne esce dicendo: “…e poi dovremmo anche accettare
l’idea che purtroppo ci sono professioni ad alto rischio di
errore, come il medico o appunto il magistrato”. E poi il solito
ritornello: “io so che un magistrato è tenuto ad applicare le
leggi”. Temo che passato agosto, finita questa ennesima caliente
estate italiana, dopo la afosa calura, la mala giustizia tornerà
ad inabissarsi, il popolo si immergerà nelle fatiche quotidiane
e sarà distratto, totalmente distratto, dalle partite di calcio,
dai pettegolezzi dei vip (politici e di spettacolo), dagli oblii
dei salotti televisivi della seconda serata con i neo professionisti
dell’opinione pret a porter pronti a pontificare su tutto, dai
finti scoop dei mega arresti, e il tutto tornerà nel dimenticatoio
più totale. E io, e tanti come me, come noi, non siamo d’accordo:
non basta ogni tanto turbarsi e ripetere, come una semplice
litania, mala tempora currunt. Diciamolo chiaramente: non voteremo
più per quei partiti (vista la legge elettorale in atto non
si può dire per quei politici) che come primo punto all’ordine
del giorno non porranno il problema di come affrontare l’emergenza
italica, che sintetizzerei con due parole inglesi, tanto ormai
ci stiamo abituando anche a questo: Law and Order. Questo è
il problema da affrontare e risolvere. Cambiare sistema di assunzione
dei magistrati, di nomina dei vertici delle forze di polizia
locale e nazionale, e prima fra tutto ovviamente sistema di
reclutamento del personale politico (ridicolo: anni fa, eletto
Consigliere Comunale, già avvocato e ovviamente già laureato,
non potei immettermi nelle funzioni se non dopo aver fatto la
prova di “alfabetizzazione”; questo tanto per dare un esempio
di come vanno certe cose). Ora, per non allargarci troppo e
per rimanere nel tema della Giustizia, il dato è uno solo e
semplice: la Giustizia si amministra applicando le Leggi è chiaro,
ma non basta. Occorre buon senso e intelligenza. Il Giudice
deve essere autonomo sì, indipendente certamente, ma dotato,
anzi super dotato di buon senso e intelligenza, deve avere nel
suo dna saggezza e sensatezza. Non mi pare che la nuova riforma
di Mastella abbia inciso su questo aspetto importante. E poi,
per concludere, vorrei dire un’ultima cosa, prendendo in prestito
le parole da Albert Camus (1957, premio Nobel per la letteratura)
il quale, pur riconoscendo che i giudici occorrono, così scrisse:
non riuscivo a capire come un uomo si proponesse da sé per esercitare
questo compito strabiliante (Albert Camus, La caduta, citato
da Daniela Bifulco in “Del Giudicare” di Antoine Garapon, pag.
XIII, Milano, 2007). Forse è questa la chiave del problema!
Basta con queste castronerie della Legge, “il Giudice ha applicato
la Legge”, “il Giudice è soggetto solo alla Legge”. Ma perché
gli altri cittadini a chi siamo soggetti? Ah, certo dimenticavo
i miseri sudditi siamo soggetti al potere dei potenti quindi
anche al potere dei Giudici (anche il Giudice che arrestò Enzo
Tortora ha applicato la Legge, non c’è bisogno di andarglielo
a chiedere; anche i Giudici che lo ha condannato in primo grado
hanno applicato la Legge; così come quei Giudici della Corte
di Appello di Napoli che poi lo hanno assolto. Solo che dopo
un anno e mezzo, il 18 maggio del 1988, Enzo Tortora è morto).
E’ sbagliato questo modo di ragionare. I "sacerdoti di Temi"
non devono rappresentare nessun potere; innanzi tutto chiamiamolo,
come già suggeriva più di venti anni fa l’allora Presidente
del Consiglio Nazionale Forense Avv. Franzo Grande Stevens,
servizio giustizia e non potere giudiziario. Secondo, stabiliamo
che è essenziale sottoporre il magistrato ad un giudizio di
idoneità psicofisica (come per gli ufficiali dei carabinieri
o come i piloti degli aerei), costantemente e periodicamente.
Terzo, fare il giudice deve essere inteso come un servizio di
volontariato (questo a dire il vero dovrebbe valere anche e
soprattutto per i politici) che però deve essere strapagato.
Quarto, fermo restando che occorrono comprovata capacità giuridica
ed esperienza maturata nel mondo del diritto, non è accettabile,
come diceva Albert Camus, che “un uomo si proponesse da sé per
esercitare questo compito strabiliante”; dovranno essere gli
altri a dirlo: Tu hai le qualità morali ed intellettive per
fare il Giudice!, e solo costoro, vere anime elette, potranno
esercitare l’arte di rendere Giustizia al popolo. Si pensi al
sistema di reclutamento dei Magistrati come avviene in Inghilterra
e si rifletta; ma non si pensi troppo, perché – come si è soliti
ricordare - mentre a Roma si discute Sagunto muore. “Riflettere
e se possibile di reagire” ha detto il professore Carlo Federico
Grosso, che significa unicamente che bisogna intervenire subito;
non si può attendere oltre. P.S. ED INTANTO IL DOTT. BRUNO CONTRADA
MUORE INNOCENTE NELLE PATRIE GALERE! Giuseppe Lipera - Avvocato
www.studiolegalelipera.it
Mi
chiamo Luigi Iovino, nato a Napoli il 06/12/54 e mi assumo
ogni responsabilità per quanto dichiaro! Se qualcuno, dopo
averVi TRUFFATO pesantemente stesse MINACCIANDO la Vostra
famiglia, a mezzo di una FRODE giudiziaria, dopo averVi fatto
subire con VIOLENZA l'esecuzione di una SENTENZA OTTENUTA
CON DOLO, (ponendo in serio pericolo la vita dei vostri figli...)
mettendo in atto una ESTORSIONE e continuasse a MINACCIARVI
con la richiesta di un INDEBITO RISARCIMENTO di oltre 30.000
Euro + interessi che stanno crescendo da oltre 4 anni, come
Vi comportereste?? E...se questi fosse un "INTOCCABILE"?...
La faccenda riguarda 135 appartamenti al centro di Casalnuovo
di Napoli, in via Strettola n 22, (ex via Cupa dei Romani
10) realizzati IN MODO GRAVEMENTE DIFFORME DALLE CONCESSIONI
EDILIZIE, GIA' ILLECITAMENTE CONSENTITE (133 del 21/12/90)
- ( NON DOVEVANO ESSERE RILASCIATE PERCHE' IL SUOLO ERA AGRICOLO)
;QUINDI QUESTA VICENDA GIUDIZIARIA NON SAREBBE POTUTA ESISTERE
SENZA LA TRUFFA ORIGINARIA In ogni caso gli immobili (ancora
oggi.) anche rispetto alle concessioni su cui si è basato
il gigantesco illecito sono PRIVI DI UN REALE CONDONO (istanza
n° 2780/95 prot. 10503), PERCHE' L'ISTANZA FU' PRESENTATA
CON ATTI RAPPRESENTANTI FALSITA SOSTANZIALI RISPETTO ALLA
VERA SITUAZIONE DEI LUOGHI) PER COPRIRE E SOSTENERE LA GIGANTESCA
TRUFFA ALLO STATO, il tutto sotto gli occhi dei responsabili
dell'U.T.C. e degli amministratori locali. Noi (Io e la mia
famiglia. sottoscrivemmo un preliminare di compravendita il
23/07/93 ed eravamo promittenti acquirenti di un immobile
in costruzione , l'appartamento ci fu consegnato, già in ritardo
e non era completamente rifinito il 16/12/94, il giardino
annesso, non era ancora recintato; Prendemmo ugualmente possesso
dell'appartamento, sia per paura che la società andasse in
fallimento - (La società era collegata alla S.S. Calcio Napoli,
all'epoca notoriamente in difficoltà, poi effettivamente FALLITA),
sia perché ne avevamo necessità, scoprendo solo successivamente
che stavano proponendoci un acquisto illecito. Circa un anno
dopo la consegna (mentre ancora non conoscevamo gli illeciti)
la società ci invitò a stipulare il rogito, in tale sede noi
rifiutammo di intestarci l'immobile perché dai documenti presentati
dal notaio si erano evidenziati alcune gravi difformità catastali
ed amministrative;- solo da poco abbiamo scoperto che la società
NON POTEVA VENDERCI le porzioni immobiliari che ci aveva promesso
perché di parte di esse non era più la legittima proprietaria,
ma invece di darci i ns soldi ci costrinse a farle causa-
Il notaio Nicola Capuano, con studio in Via Depretis 5 Napoli
, potrebbe, volendo, dare ampie spiegazioni...- Preso atto
della irregolarità amministrativa dell'immobile chiedemmo
la rescissione del preliminare, per inadempienza della venditrice,
e la restituzione dei nostri soldi con rimborso dei danni,ma,
purtroppo, ricevemmo solo rifiuti ed ingiunzioni ad adempiere...,Per
riavere i nostri soldi ci trovammo costretti ad agire in giudizio:Promuovemmo
e sostenemmo un Arbitrato (condotto in malo modo dagli arbitri
al punto che dovemmo farlo annullare) poi ci costrinsero a
rivolgerci al Tribunale di Napoli, dove la TRUFFA, fu coperta
da una FRODE PROCESSUALE, consentita anche dal comportamento
di un C.T. nominato dal Tribunale e dalla apparente cecità
del Giudice, il quale vedeva solo le nostre inadempienze (inesistenti.)
e non si accorgeva della lampante irregolarità delle pratiche
amministrative in suo possesso; La conclusione degli atti
istruttori avvenne a fine Dicembre del 2003, la sentenza n°
309/04 fu depositata dal Giudice, dott. Mauro Criscuolo il
giorno 08/01/04, (quindi la sentenza fu scritta tra un panettone
ed un bicchiere di champagne.) le MOTIVAZIONI furono imperniate,
dal giudice, su fatti inventati, contrari sia ai documenti
in causa che alle dichiarazioni processuali della controparte;IL
dispositivo della sentenza fu una minaccia alla nostra esistenza
che ancora incombe su di noi!!! L'esecuzione della sentenza,
avvenne con minacce e continue violazioni del nostro domicilio
e fu pretesa dalla controparte a partire dal 02/02/04 nonostante
vi era già in corso l'Appello e nonostante avessimo acquisito
prove della FRODE GIUDIZIARIA di cui eravamo vittime Dal 7/09/04,
giorno in cui la società Del Vecchio Costruzioni S.p.A. ottenne
la esecuzione della sentenza, a seguito di intrusione nel
ns appartamento in ns assenza, la TRUFFA si trasformò in ESTORSIONE,
in quella data avevamo già denunciato i fatti alla Procura
della Repubblica di Napoli (per la frode processuale e l'estorsione)
ed alla Procura della Repubblica di Nola (Per gli abusi edilizi.)
E' bene evidenziare che agli atti del procedimento civile
13288/98 e presso il Comune di Casalnuovo di Napoli, vi erano
(e vi sono) DOCUMENTI INEQUIVOCABILI conferenti il grave stato
di soggezione giudiziaria dell'immobile e della società venditrice;Il
giudice Criscuolo non aveva le MOTIVAZIONI idonee a emettere
quella sentenza, la quale., per noi, è il risultato di uno
stato di soggezione verso la ns controparte, di cui non conosciamo,
né ci interessa conoscere, i motivi; Circostanza che induce
sospetti è che un Ente di Culto gestito da Avvocati in carriera
e persone addentro alla magistratura, la AUGUSTISSIMA ARCICONFRATERNITA
SS. TRINITA DEI PELLEGRINI E CONVALESCENTI e la Curia Arcivescovile
di Napoli sono comproprietari nello stesso COMPLESSO IMMOBILIARE
(ABUSIVO) di circa 40 appartamenti che, ai sensi delle vigenti
normative DOVEVANO (E DEVONO ANCORA.) ESSERE SEQUESTRATI a
favore della cittadinanza di Casalnuovo di Napoli.C'e il detto
che che a pensar male si azzecca sempre...Da poco, dopo avere
scoperto anche una ingente TRUFFA realizzata ai danni del
COMUNE DI CASALNUOVO DI NAPOLI e del Fisco, consistente in:
a) MANCATO PAGAMENTO (all'epoca.) di oneri di urbanizzazione
(Circa 300.000.000 dell'epoca) e nella appropriazione indebita
e vendita di suoli che erano proprietà incedibile del COMUNE
DI CASALNUOVO DI NAPOLI; b) Una parte dei suoli del Comune
(peraltro gia ceduta indebitamente al condominio, l'avevano
associata all'immobile che volevano vendermi (Immobile che
poi hanno realmente venduto, nonostante tutto, ad un'altra
famiglia, il 30/12/05 truffando anche questa.); c)Furono realizzati
(senza MAI CONDONARLI) oltre 1200 metri cubi di volumetria
ABUSIVA rispetto al consentito;Tutti questi abusi gravavano
anche l'immobile che ci era promesso in vendita; Appena pronte
le denunce abbiamo denunciato il tutto alla Guardia di Finanza,
al Demanio e alla Corte dei Conti. Ad oggi non hanno preso
alcun provvedimento.)Possiamo dire che i signori si erano
trattati bene! www.luigiiovino.it
Soldi
Politica & Massoneria
dal Corriere della Sera
Difende
le sue inchieste, compresa quella in cui è indagato il presidente
del Consiglio, Romano Prodi, e dice che questa dei fondi pubblici
europei, nazionali e regionali è la strada per capire «la
nuova Tangentopoli» e magari tentare di bloccarla. Il pm Luigi
de Magistris — che ha preso qualche giorno di vacanza perché
lo aveva promesso ai due figli di 7 e 3 anni, e infatti li
ha portati qui a Parigi, a Eurodisney — usa proprio questa
espressione, «nuova Tangentopoli », e dice che è «un sistema
ben congegnato per depredare una fetta considerevole di fondi
pubblici europei, nazionali e regionali, che rischia di mettere
in crisi lo Stato di diritto». I soldi pubblici che diventano
tangente, dunque, senza la valigetta piena di banconote consegnata
furtivamente, «ma attraverso un sistema pilotato di erogazioni
pubbliche, che non coinvolge soltanto i cosiddetti "mariuoli",
ma è il latrocinio che si fa sistema e alligna trasversalmente
nella politica, nell'economia, nelle istituzioni, nella magistratura».
Mica male per uno che è in vacanza. Anche se quando gli si
chiede dell'inchiesta in cui è indagato il presidente del
Consiglio, Romano Prodi, de Magistris preferisce tacere. Prodi
è indagato? «Non posso confermare e non posso smentire» dice
il pm. Romano Prodi è indagato dalla Procura di Catanzaro
per abuso di ufficio in concorso con altre persone perché,
secondo l'accusa, avrebbe avuto un ruolo nel «pilotaggio »
di fondi comunitari europei destinati all'Italia nel periodo
2004-2007. Ed è indagato anche perché, da questa data in poi,
come capo del governo italiano, avrebbe mantenuto, sempre
secondo l'accusa, stretti contatti telefonici, anche personalmente
e non solo attraverso i suoi più stretti collaboratori, con
gli altri eminenti personaggi coinvolti nella vicenda di soldi
pubblici, affari privati e comitati d'affari di tipo massonico
(facenti capo alla loggia coperta della Repubblica di San
Marino) sulla quale sta indagando il pm de Magistris. Il Corriere
ha ricostruito il retroscena della «fuga di notizie» sull'iscrizione
di Prodi nel registro degli indagati. Si era detto, e lo ha
ribadito lui stesso, che Mariano Lombardi, capo della Procura
di Catanzaro, non sapesse nulla delle indagini su Prodi e
del fatto che il premier fosse indagato. Invece, de Magistris
ha regolarmente avvertito Lombardi, tanto che il procuratore
ha firmato insieme con il pm l'atto di iscrizione di Prodi
nel registro degli indagati il 12 luglio scorso. E di questo
è stato messo a conoscenza «in tempo reale» anche il procuratore
aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, un altro che si è
affrettato a smentire senza smentire. A Romano Prodi non è
stato inviato alcun avviso di garanzia per la semplice ragione
che in quel momento non erano previsti atti che richiedevano
la presenza del difensore. Quando incontriamo il pm de Magistris
glielo chiediamo. E' vero che lei ha acceso questa miccia
e poi si è messo in ferie? Lasciando che avvenisse, di questo
la accusano, la fuga di notizie lamentata anche dal ministro
della Giustizia, Clemente Mastella? «Non capisco come la fuga
di notizie possa in qualche modo essere ricondotta al sottoscritto
— dice il pm — visto che sono all'estero. Di certo, non ho
parlato io con i giornalisti che hanno dato la notizia… Anzi,
ho saputo che in Italia se la prendevano con me perché ero
irrintracciabile… Non vorrei che qualcuno giochi sporco, sfruttando
persino il fatto che sono in vacanza per qualche giorno con
la mia famiglia, anche se per me sono vacanze a metà, visto
che sono sempre in contatto con i miei più stretti collaboratori
e l'indagine non si è mai fermata». Il pm ribadisce che «ragioni
di assoluta riservatezza » gli impediscono di parlare dell'indagine
e teme che qualunque mossa sbagliata, anche di poco conto,
anche adesso che tutti sanno che il premier è indagato, possa
far partire all'attacco tutti quelli che vorrebbero togliergli
di mano l'inchiesta o che la giudicano «un polverone», «una
bufala». Non è stato il ministro Bersani, chiediamo a de Magistris,
a definire «un polverone » questa inchiesta di soldi, politica
e massoneria? «Non mi interessa — risponde il pm —. Bersani
ha il diritto di dire ciò che vuole. Io ho il dovere costituzionale
di fare le indagini». E da queste indagini emergerebbe un
coinvolgimento a pieno titolo del primo ministro — anche attraverso
quelle quattro utenze telefoniche (Wind, Vodafone, Tim e H3G)
intestate alla società Delta spa e usate da Prodi e dai suoi
uomini — che non poteva evitargli di essere iscritto nel registro
degli indagati. Così come sarà «un atto dovuto » l'avviso
di garanzia nel momento in cui il magistrato compirà altri
atti investigativi, per esempio quando chiederà l'autorizzazione
al Parlamento per ottenere tutti i tabulati di quelle utenze.
«Non parlo dell'inchiesta — dice de Magistris — ma in generale
mi chiedo perché tutto questo chiasso quando qualcuno finisce
iscritto tra gli indagati. Per fare le indagini bisogna iscrivere
le persone. Sia se sono cittadini italiani sia se sono nomadi.
Si chiamino Rossi o Prodi. Facciano l'impiegato o il capo
del governo ». L'inchiesta va avanti, dice il pm, che a fine
settimana rientrerà in Italia. E sembra ormai attestata su
un punto fermo, che ne è anche il perno principale: il saldissimo
legame tra le persone del «gruppo di San Marino » e le società
(tra le quali «Why not», che dà il nome all'inchiesta) messe
in piedi da Antonio Saladino, calabrese, ras per il Sud Italia
della Compagnia delle Opere, nonché personaggio molto ben
ammanicato in tutti gli ambienti che contano, dalla politica
alla giustizia. E poi ci sono nomi noti di società del giro
prodiano, vecchio (Pasfin, Sopaf) e nuovo (Pragmata, La Fabbrica
delle Idee, Nomisma). Infine, risultano sottoposte a indagini
anche attività del finanziere Francesco Micheli, dell'editore-finanziere
Luigi Bisignani («elemento attivo, con tessera numero 203,
della loggia massonica P2 di Licio Gelli», ricorda il pm nei
suoi atti d'indagine) e della società Italgo (in cui sarebbe
confluita la Delta spa, tra i cui soci c'è la Cassa di Risparmio
di San Marino) che farebbe capo al sottosegretario all'Interno
con delega ai Servizi segreti, Enrico Micheli. Ecco perché
Luigi de Magistris parla di «nuova Tangentopoli» e la descrive
come un più evoluto «sistema di rapina delle risorse pubbliche»
rispetto a quella degli anni 90, sottolineando come, a differenza
di quella, «questa sta rivelando sorprese rispetto a tutto
intero lo schieramento politico ». Ma c'è di più. Alla politica,
dice de Magistris, adesso si accompagnano «e fanno sistema
con essa, anche l'economia, le istituzioni e gli apparati
di controllo». Anche la magistratura? «Sì, anche pezzi di
magistratura, come più volte ho detto pubblicamente e denunciato
nelle sedi opportune». E conclude: «Fino a poco tempo fa,
si parlava di singoli che "deviavano": politici, giornalisti,
magistrati, e persino agenti dei servizi. Ora invece, "deviati"
sono considerati quelli che cercano di contrapporsi a quella
che ormai è una metastasi. Non scherziamo. Qui andiamo davvero
verso la crisi finale dello Stato di diritto».
(Vulpio)
Inviato
da Anonimo
il 18/07/07 @ 11:28
Abbiamo subito la legge sull'indulto
voluta dal ministro mastella e siamo stati zitti, il ministro
bonino ( scopre anche lei le sue carte )si dimentica di quando
tanti annifa condannò l'uccisione di giorgiana masi
ed era schierata tutta anima e corpo proprio con quella sinistra
radicale che oggi vede come fumo negli occhi ? Invece sulle
pensioni è diventata una guerra di religone, anzi scusate
di provvigioni. Cioè chi offre maggiori provvigioni
ai referenti politici per non far passare una riforma equa
e giusta sulle pensioni, anzi per non far passare i diritti
del lavoratori.E' una vergogna !!! Che cada pure il governo
Prodi !! Così questi partiti del 2 o 3% anzi i capetti
di questi partiti finalmente cambieranno politica e si daranno
all'ippica. I signori di cui sopra sperano di avere la moglie
ubbrica e la botte piena. Ovvero prendere provvigioni dai
poteri forti, salvarsi la poltrona ( perchè se cade
il governo rischiano di doversi trovare un'altro lavoro )
e buttare fuori la sinisrtra-radicale. Facciamoli sperare,
ma non sarà così !!!
Saluti
__________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 18/07/07 @ 11:39
peccato non conoscere l'identità
di questo arguto lettore del quale condividiamo il pensiero!
la redazione
lunedì,
16 luglio 2007 Lettera aperta di Salvatore Borsellino:"Ancora
tante domande senza risposta" PALERMO - Sono ancora tante
le domande senza risposta nella strage di via D'Amelio, il
19 luglio '92 a Palermo, in cui morirono il procuratore aggiunto
Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta massacrati
dall'esplosivo nascosto in una Fiat 126. Ne è convinto il
fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, che in una
lettera aperta chiede di avere alcune di quelle risposte.
"Chiedo al procuratore Pietro Giammanco - scrive - allontanato
da Palermo dopo l'assassinio
di Paolo perché non abbia disposto la bonifica e la zona di
rimozione per via D'Amelio. Eppure nella stessa via, al n.68
era stato da poco scoperto un covo dei Madonia e,a parte il
pericolo oggettivo per l'incolumità di Paolo Borsellino, le
segnalazioni di pericolo reale che pervenivano i quei giorni
erano tali da far confidare da Paolo a Pippo Tricoli lo stesso
19 luglio: 'è arrivato in città il carico di tritolo per me'".
La stessa domanda Salvatore Borsellino la pone all'allora
prefetto di Palermo Mario Jovine."Chiedo alla Procura di Caltanisseta
- prosegue - e in particolare al gip Giovanbattista Tona,
il motivo della archiviazione delle indagini relative alla
pista del Castello Utveggio: eppure proprio da questo luogo
partirono, subito dopo l'attentato, delle telefonate dal cellulare
clonato di Borsellino a quello del funzionario del Sisde Contrada.
Chiedo alla stessa Procura di Caltanissetta, e sempre allo
stesso gip, i motivi dell'archiviazione dell'inchiesta relativa
ai mandanti occulti delle stragi". Borsellino chiede alla
procura nissena "di non archiviare, se non lo ha già fatto,
le indagini relative alla sparizione dell'agenda rossa di
Paolo e di chiarire il coinvolgimento di tutte le persone,
dei servizi e non, in essa coinvolte". "Chiedo all'ex senatore
Nicola Mancino di sforzare la memoria per raccontarci di che
cosa si parlò nell'incontro con Paolo nei giorni immediatamente
precedenti alla sua morte. O spiegarci perché, dopo avere
telefonato a mio fratello per incontrarlo mentre stava interrogando
Gaspare Mutolo, a sole 48 ore dalla strage, gli fece invece
incontrare il capo della Polizia Parisi e il funzionario del
Sisde Contrada", continua Salvatore Borsellino. "Da quell'incontro
- aggiunge - Paolo uscì sconvolto tanto, come raccontò lo
stesso Mutolo, da tenere in mano due sigarette accese contemporaneamente".
Per Salvatore Borsellino solo Mancino può riferire di quel
colloquio perché altrimenti "a causa della sparizione dell'agenda
rossa di Paolo, non saremo mai in grado di saperlo. E in quel
colloquio si trova sicuramente la chiave dalla sua morte e
della strage di Via D'Amelio"."Non ho accettato l'indennizzo
che lo Stato mi avrebbe dato, dietro mia domanda, per la morte
di Paolo - continua -. Si trattava, se non ricordo male, di
50 milioni di lire". "Sarebbe mio diritto 'pretendere' dallo
Stato - dice - di conoscere la verità sull'assassinio di Paolo,
ma da 'questo' Stato, da cui non ho accettato 'l'indennizzo'
che pretendeva di offrirmi quale fratello di Paolo,indennizzo
che andrebbe semmai offerto a tutti i giovani siciliani e
italiani per quello che gli è stato tolto, sono sicuro che
non otterrò altro che silenzi"."Di quante altre stragi, di
quanti altri morti avremo ancora bisogno perché da parte dello
Stato ci sia finalmente quella reazione decisa e soprattutto
duratura, come finora non è mai stata, che porti alla sconfitta
delle criminalità mafiosa e soprattutto dei poteri, sempre
meno occulti, a essa legati?". "Di quante altre stragi avremo
bisogno - aggiunge - perché venga finalmente rotto quel patto
scellerato di non belligeranza che, come disse il giudice
Di Lello il 20 Luglio del 1992, pezzi dello Stato hanno da
decenni stretto con la mafia e che ha permesso e continua
a permettere non solo la passata decennale latitanza di boss
famosi come Riina e Provenzano ma la latitanza e l'impunità
di decine di 'capi mandamento' che sono i veri padroni sia
di Palermo che delle altre città della Sicilia". (da lasicilia.it)
commento
de La Voce di Megaride":... OVVIAMENTE, IL MINISTRO MANCINI
HA NEGATO..... ma è singolare il fatto che anche la nomina
di Mancino a ministro degli Interni avvenne nel 1992, annus
horribilis de La Strage di Capaci e di quella di via D'Amelio,
dell'elezione alla chetichella del peggior presidente della
Repubblica Italiana SCALFARO al posto del pronosticato Andreotti,
dell'inizio della "litania" giudiziaria contro Bruno Contrada
ridicolmente coinvolto anche quale presunto autore della strage
di Capaci, eccetera eccetera.........Nel cinquecentenario
della "scoperta dell'America" noi italiani celebravamo, invece,
"La COPERTA della Mafia".....Mah!
Cara
Marina, più ci si addentra nella ... melma e più ci
si sporca. Le istituzioni, e soprattutto il terzo Potere,
ormai diventato il Primo Potere di questa specie di
stato (s minuscola) sudamericano, sono inesorabilemente
inquinate. Forse solo una vera rivoluzione potrebbe
risanare l'Italia, ma ora come ora, non vedo la fine
di quest'incubo sempre peggiore. Mi chiedo: chissà quanti
casi Contrada ci sono che non conosciamo, quanti casi
Scaramella, tu forse non hai seguito ma quello è un
altro innocente perseguitato, quanti Serpico (nome fittizio
di altro innocente perseguitato più o meno per lo stesso
motivo di Scaramella). Arrivo a dirti che forse pure
noi che ne scriviamo saremo tenute d'occhio, come disse
un giornalista che non rivela il suo nome per questa
paura e sovente commenta su Legno Storto. Un giorno
magari ci ritroveremo tutti insieme nelle patrie galere
al posto dei veri delinquenti liberati. Ciao Marina,
a più tardi. La giustizia è morta in Italia.
Maria
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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 14:37
Notizia "fresca
fresca". La Procura di Caltanissetta ha deciso
- OGGI - di indagare e seguire una nuova pista sulle
stragi di Capaci e di Via D'Amelio, cercando collegamenti
tra "i servizi segreti DEVIATI"...vuoi vedere
che assisteremo ad un "dejà vu"....e i nomi
di allora saranno ripetuti? Ma chi vogliono prendere
in giro? Certo, la sicurezza dei "macchinisti"
di allora, ancora POTENTI, è in precario equilibrio
se in soli due giorni per un po' di sveglia richiamata
sul caso Contrada ed una lettera accorata di Salvatore
Borsellino, arrestano il pentito pentitosi Pulci e promuovono
nuove "piste" sulle stragi! Che il diavolo
se li porti!
____________________________________
Inviato
da Anonimo
il 18/07/07 @ 12:05
Da www.paologuzzanti.it
significativo "post" del senatore che meriterebbe
d'essere affisso in ogni piazza italiana come Manifesto
star joe scrive: 18 Luglio 2007 alle 09:25 Caro Senatore,
cari Rivoluzionari, fa estremamente piacere leggere
e sapere che non sei da solo, e quindi credendoti pazzo,
nel formulare certe ipotesi, che apparentemente contraddicono
l’ovvietà della realtà proposta. Mi riferiferisco alla
Sua risposta al post di tyi delle 23.24 di ieri, circa
i veri protagonisti della mafia e, in particolar modo,
dell’antimafia. Da siciliano ONESTO, che non cerca scorciatoie
nè nella vita e nè nel lavoro, non sono antimafioso,
perchè solo con l’onestà e la rettitudine si combatte
la mafia e non con l’antimafia dei cortei e delle fiaccole,
solamente facendo il proprio dovere giornalmente e financo
noisamente, solamente il proprio DOVERE. Premesso ciò,
nel leggere, tra le righe e perciò le chiedo conferma,
la sua risposta a tyi, ho visto che certe elucubrazioni
mentali, non sono il solo a farle. Il tutto mi è balenato
in mente, con la strage di Capaci e la immediata elezione
di scalfaro, minuscolo, a Presidente della Repubblica,
venendomi a mente le parole del Dott. Falcone: “la mafia
non fa mai nulla per nulla, e quindi se da una sua azione
deduce che ci possano essere conseguenze negative, la
accantona.” Quella dei delitti o stragi eclatanti, mi
sembra più una strategia politica, che non appartiene
a uomini che badano solamente al potere territoriale
e far vivere i propri uomini dei propri intrallazzi.
Se a questo aggiungiamo che nel 1992 oltre quelle stragi,
iniziò tangentopoli, e ne traiamo le conseguenze, il
quadro si fa veramente fosco. Concludo, perchè vedo
che non riesco a scrivere in maniera fluida i miei pensieri,
che si spingono anche molto più oltre a queste appena
accennate ipotesi, ma spero che Lei possa aver capito
il filo dei miei pensieri. Giuseppe STELLA Catania GUZZANTI
CARO AMICO LEI SCRIVE E PENSA IN MANIERA LIMPIDISSIMA.
LEI E’ SICILIANO E LO SA MEGLIO DI ME (LA MIA FAMIGLIA
PATERNA, I GUZZANTI, SONO SICILIANI DELLA PROVINCIA
DI CATANIA) CHE LA MAFIA HA REGOLE PRECISE. EBBENE,
MAI E POI MAI NELLA STORIA DELLA MAFIA E’ STATO COMPIUTO
UN DELITTO COSì HOLLYWOODIANO COME LA STRAGE DI CAPACI,
CON UN KILLER CHE DOVEVA FAR SALTARE COME IN UN VIDEOGIOCO
LA MACCHINA DI FALCONE SPINGENDO IL PULSANTE IN UN CENTESIMO
DI SECONDO. IO PENSO CHE LA MACCHINA DI FALCONE AVESSE
GIA’ UN SENSORE CHE AGISSE IN CONCOMITANZA DEL PERFETTO
E TECNOLOGICO MECCANISMO ELETTRONICO. IDEM PER LA STRAGE
DI VIA D’AMELIO CHE AVVIENE QUANDO PAOLO BORSELLINO
SI DA’ UNA MANATA SULLA FRONTE E DICE: “ADESSO HO CAPITO
TUTTO” E FIRMA LA SUA CONDANNA A MORTE. BUSCETTA E’
QUEL CHE HO DETTO: L’ORACOLO DELL’ANTIMAFIA A GETTONE,
MA PER FARLO ORACOLARE FALCONE, IL SUO GESTORE RINGHIOSO,
DOVEVA ESSERE PRIMA SISTEMATO SOTTO TERRA. INOLTRE FALCONE
NON LAVORAVA PIU’ SULLA MAFIA MA SUL TESORO DEL PCUS
TRASFERITO PER VIE ILLEGALI IN OCCIDENTE E STAVA PER
PARTIRE PER MOSCA DOVE DOVEVA INCONTRARE IL PROCURATORE
GENERALE DELLA FEDERAZIONE RUSSA. I GIORNALI MOSCOVITI
ANNUNCIARONO SARCASTICAMENTE LA MORTE DI FALCONE (GIOVANNI
= IVAN) SCRIVENDO A TUTTA PAGINA: “CHI HA AMMAZZATO
IL POVERO IVAN?”, FACENDO IL VERSO A UNA FILASTROCCA
RUSSA CHE EQUIVALE PIU’ O MENO AL NOSTRO “MARAMAO PERCHE’
SEI MORTO”. COME TEMPI, E’ COME DICE LEI: COMINCIO’
COSI’ IL COLPO DI STATO TUTTORA IN CORSO, MA CHE FU
INTERROTTO (SOLO INTERROTTO) DAL FATTORE UMANO RAPPRESENTATO
DA QUELL’IRREFRENABILE MATTO (NEL SENSO BUONO) DI SILVIO
BERLUSCONI CHE GLI MANDA PER ARIA IL CASTELLO DELLE
CARTE ALL’ULTIMO MINUTO. INOLTRE LA MAFIA, QUELLA VERA,
NON HA MAI GIOCATO IN TRASFERTA SUL CONTINENTE: GLI
ATTENTATI DI FIRENZE E ROMA, COME ATTENTATI MAFIOSI
SONO GROTTESCHI, RIDICOLI, FATTI PER SEMBRARE CIO’ CHE
NON POSSONO ESSERE. E SCALFARO VA AL QUIRINALE, MENTRE
ANDREOTTI DESTINATO AL QUIRINALE VA AL PROCESSO DI PALERMO
E I PARTITI DEMOCRATICI ALLA GHIGLIOTTINA, SALVANDO
SOLTANTO FASCISTI (L’MSI NON AVEVA MAI GOVERNATO, DUNQUE
ERA PULITO PER FORZA) E COMUNISTI CHE AVEVANO GOVERNATO
LOCALMENTE OVUNQUE, MA CHE SI ERANO FATTI FARE UNA BELLA
AMNISTIA NEL 1989. INOLTRE, RAUL GARDINI, L’UOMO CHE
AVEVA DATO IL MILIARDINO AL BOTTEGONE, UN GIORNO SI
FA UNA BELLA DOCCIA, E FISCHETTANDO IN ACCAPPATOIO ALLEGRAMENTE
SI SUICIDA. “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO RAOUL”? E COSI’
VIA. E’ ESTATE, CREIAMO INSIEME IL ROMANZO DELLA VERITA’.
A ME SONO IN TANTI CHE VORREBBERO FARMI LA PELLE E FORSE
CI RIUSCIRANNO, MA INTANTO DIVERTIAMOCI: LA VERITA’
E’ UN GIOCATTOLO MERAVIGLIOSO E TERRIBILE.
PAOLO GUZZANTI
_________________________________________
Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 18:20
Da IL MATTINO
di NAPOLI pag.4 data odierna 18/07/2007
Chiudi Su Borsellino l’ombra dei Servizi deviati FILIPPO
D’ARPA Palermo. Quindici anni dopo si riparte dagli
stessi elementi racchiusi nella formula «mandanti esterni».
Stavolta, però, i magistrati di Caltanissetta sperano
di annodare i fili in modo che quella formula abbia
una consistenza diversa. Nonostante una decina di inchieste
e tanti processi, nulla degli indizi raccolti ha assunto
la dignità di prova. Ora la Procura ci riprova riaprendo
il fascicolo su quegli apparati deviati dei Servizi
segreti che avrebbero avuto nella seconda delle stragi,
quella di via D’Amelio che uccise Paolo Borsellino e
cinque agenti della scorta. Strage anomala, con troppi
misteri. Gli stessi di sempre, sottolinea Rita Borsellino:
«Uno di questi potrebbe essere proprio il ruolo nell’attentato
dei Servizi segreti». Nei giorni in cui i Servizi sono
nel mirino per i dossier sui politici, la sorella del
magistrato fa riecheggiare parole già dette più volte:
«Tutta la famiglia ha sempre sostenuto che ci potesse
essere nell’attentato la presenza di una mano esterna
alla mafia». Insomma, una vecchia idea investigativa
che adesso si è arricchita di un fascicolo spedito a
Caltanissetta dalla Procura di Palermo. Fatti ed indizi
contenuti nel dossier «servizi criminali» da cui sono
nate tante inchieste e processi grazie ai pentiti. Altri
cinque sarebbero i pentiti in campo. E oggi potrebbero
aggiungere altro agli elementi in parte già noti, come
spiega il procuratore aggiunto, Renato Di Natale. Questi
pochi giorni fa ha ricevuto un pacco da parte del procuratore
di Palermo, Francesco Messineo, e del sostituto Antonino
Di Matteo. Sono spunti, approfondimenti di piste in
parte note che però si arricchiscono di nuovi riscontri.
Per esempio, ci sono i contatti - che risalgono al febbraio
del ’92 - tra uno degli esecutori materiali della strage
di via D’Amelio e il numero di telefono di un ufficio
di Castello Utveggio indicato in passato come una delle
basi sotto copertura del Sisde. Poi, ci sono gli accertamenti
sul telecomando che sarebbe stato utilizzato dagli attentatori
per far esplodere la Fiat 126 posteggiata sotto il palazzo
dove abitava la madre di Borsellino: questo dispositivo
avrebbe indirizzato gli inquirenti ad un imprenditore
palermitano su cui si indaga. Infine, c’è poi l’intricata
vicenda che porta a un funzionario di polizia o a un
poliziotto: sarebbe stato visto aggirarsi in via D’Amelio
un minuto dopo l’esplosione: non avrebbe avuto motivo
di trovarsi là. Si tratta di un agente, del quale non
è stato reso noto il nome, già in servizio al commissariato
«San Lorenzo» di Palermo e poi trasferito a Firenze
a seguito di un’inchiesta interna dalla quale era emerso
un suo presunto coinvolgimento nell’indicazione che
sarebbe stata data ad alcuni spacciatori di droga dei
nomi degli agenti che indagavano su di loro. Non solo,
ma tre carabinieri del Ros, durante le indagini della
Procura di Caltanissetta, dichiararono ai pubblici ministeri
Ilda Boccassini e Fausto Cardella di aver ricevuto una
confidenza da un collega dei Servizi segreti: quell’uomo
sarebbe stato Bruno Contrada, la relazione di servizio
che lo identificava fu distrutta «per ordini superiori».
Ma l’ex carabiniere smentì i tre militari: mai fatto
quel nome, mai saputo di pressioni per cancellare quell’atto.
Rinviato a giudizio per favoreggiamento, il carabiniere
passato ai Servizi è stato assolto. Gli atti in arrivo
da Palermo a Caltanissetta potrebbero portare nuovi
spunti su chi, e perché, avrebbe fatto il nome di Contrada,
che dimostrò di essere stato in barca con amici quel
19 luglio e per questo fu scagionato. Resta il fatto
che il giorno della strage, qualche «manina» agì per
fare sparire un’agenda di Borsellino mai più ritrovata.
Fu fotografata da un reporter di Palermo. In quell’agenda
Borsellino scriveva appuntamenti e pensieri.
Strani
fenomeni...da baraccone
di Marina Salvadore
Non
v’è dubbio che il “pentito” Calogero Pulci, arrestato oggi
a Sommatina è lo stesso Pulci denunciato alla Procura della
Repubblica di Caltanissetta con il degno “collega” Giuca da
Bruno Contrada, per falsa testimonianza. Infatti, i due hanno
ritrattato le menzogne a carico di Contrada ma il processo
va per le lunghe, con la scusa che a condurlo non è un giudice
togato (bazzecole, pinzillacchere, direbbe Totò)…e va talmente
per le lunghe da aver disposto la successiva udienza (se ricordo
bene, il processo è in piedi a Catania!) per fine anno; cosa
che matematicamente porterà ad un niente di fatto per il buon
Contrada, per la poco originale furbata dell’abusata tattica
della PRESCRIZIONE dei termini. Ma…pensa te!… oggi ti arrestano
il Pulci (il Giuca, forse farà una fine più cruenta?) casostrano
dopo il nostro recente “cancan” sul caso Contrada che indicava
quale chiave di volta per sbloccare la perfida meccanica del
processo Contrada e poter procedere alla piena revisione di
tutto il processo-beffa, proprio lo svolgimento regolare del
processo a Giuca e Pulci! Ora, le cose sono due: o qualcuno
“importante” che vuole tanto bene a Contrada ma non può manifestarsi
ne’ compromettersi, ha inteso dare una mano ovvero una “spallata”
al due volte pentito, oppure – ed a pensare male si fa peccato
ma ci si azzecca sempre – il solito potente antagonista di
Contrada ha congegnato per benino un’altra ignobile farsa,
eliminando radicalmente il non più credibile pentito, delinquente
incallito da sempre e per sempre, quindi non credibile neppure
in luogo delle ritrattazioni su Contrada! Certo, sarebbe bello
illuderci circa la prima ipotesi possibile…ma dopo aver assistito
a questa saga diabolica di larve, dèmoni e famigli ed essere
invecchiati con loro non riusciamo a credere alle favole.
Ritengo che occorre incalzare con un’azione più decisa e mirata,tempestiva
e purtroppo POLITICA! Intanto, sono sensibile ad un immediato
confronto e scambio di opinioni sull’enigma odierno con chiunque.
Grazie, Italiani perbene!
Inviato
da Anonimo
il 17/07/07 @ 00:12
Se avete ascoltato il TG delle 24,00
oltre stronzate varie commesse dai tecnici addetti all'emissione
"Nessuna notizia" sull'arresto del SIGNOR CALOGERO
PULCI" ... come se il FATTO non interessasse buona parte
degli ITALIANI ... Allora l'informazione che ci PROPINA ciò
che vuole PILOTATA DAI "SOLITI NOTI" ... come possiamo
considerarla ... siamo in uno stato di diritto o nella più
becera OLIGARCHIA DI POTERE ??? Quando finalmente riusciremo
a mandare a casa questi ignobili INDIVIDUI che oltre a prenderci
per i fondelli ci stanno irrimediabilmente affossando a "PAESE"
dell'infimo terzo mono???
Mauro
____________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/07/07 @ 00:32
Vorrei far notare ai lettori senzienti,
scatenati dai lucchetti della ideologia rossa o nera (tanto,
da sempre, sono i DEMO-CATTO che li manovrano tutti!) che
nei notiziari ANSA e successivi TG, di Pulci si è detto
essere "importante TESTE" nei processi ALLA MAFIA
ed a quello sulla STRAGE DI CAPACI....Sui 15 anni di processo
CONTRADA, NELLA SUA QUALITA' Di TESTE RITENUTO ATTENDIBILE,
si è volgarmente GLISSATO! Come mai? Cacchio! Italiani,
volete mettere in moto quel muscolo secondario chiamato CERVELLO?
_______________________________________
Inviato
da Anonimo
il 17/07/07 @ 11:38
ECCO CHI SONO I "PENTITI".
PER UN CINICO GIOCO DI PAROLE POTREMMO DIRE CHE.... NON SI
SMENTISCONO MAI!!!!!! Il calunniatore di Tortora accusato
di omicidio Scritto da Mauro Mellini lunedì 16 luglio
2007 Sul nostro sito internet avevamo già dato notizia
del coinvolgimento di Giovanni Melluso, alias “Gianni il Bello”
in una torbida vicenda relativa all’omicidio di una ragazza,
Sabine Maccarrone, il cui cadavere era stato rinvenuto in
un pozzo di una casa di campagna del Trapanese in cui aveva
convissuto con un amico e compagno di cella del tristemente
famoso rapinatore e “collaboratore di giustizia”, tale Dassaro,
scomparso in coincidenza con l’assassinio della donna. Melluso,
che era pure comparso in televisione nella rubrica “Chi l’ha
visto?”, a spiegare che Dassaro era un gran “bravo ragazzo”
e che avrebbe cercato di convincere i vicini a dire che Dassaro
e la Maccarrone erano partiti, è stato ora accusato
dal Dassaro, che si era costituito ai Carabinieri, di aver
avuto una relazione con la Maccarrone, avrebbe accusato Melluso,
che aveva avuto una relazione con la donna, che poi aveva
“passato” all’amico, di essere il mandante dell’omicidio che
egli ha confessato. Così ora Melluso si trova ad essere
accusato da una specie di “pentito”. Che non è però
una persona a lui sconosciuta, come non era a lui sconosciuta
la vittima. Allo stato non sembra che siano noti quelli che
sarebbero stati i motivi del mandato di omicidio. Certo non
sono neppure noti i motivi ed i canali per i quali il “detenuto
in vacanza” Melluso ha potuto comparire in televisione a recitare
la sua parte, e così a difendersi in anticipo. Abbiamo
già avuto modo di ricordare le vergognose “coccole”
che l’ambiente della magistratura napoletana ha riservato
a questo bieco personaggio in occasione della presentazione
del libro “Gianni il bello”, biografia dell’allora accusatore
di Tortora, nonché la sconcertante archiviazione del
procedimento per calunnia a seguito della remissione degli
atti da parte della Corte d’Appello con la sentenza di assoluzione
del presentatore televisivo. Vedremo se, anche dopo questo
losco episodio, “Gianni il bello”, continuerà a godere
del privilegio che sembra accompagnarlo per i “servizi” resi
alla cosiddetta giustizia.
________________________________________
Inviato
da Anonimo
il 18/07/07 @ 09:24
Dal
sito www.paologuzzanti.it tyi
scrive: 17 Luglio 2007 alle 23:24 «No, signor giudice,
mai commessi reati infamanti, io solo omicidi». Questa
frase sembra sia di un pentito di mafia. Il pentito, secondo
questo sito http://www.agrigentonotizie.it/notizie/leggi/11707.html
permise la condanna in via definitiva della Corte di Cassazione
di Bruno Contrada. Renato Buscetta era un pentito. La mafia,
per vendetta uccise tutti i suoi famigliari. Allora io mi
domando come mai alcuni pentiti hanno pagato un prezzo altissimo
per il loro pentimento ed altri hanno ottenuto solo benefici?
GUZZANTI AD ONOR DEL VERO BUSCETTA SI VIDE UCCIDERE TUTTI
I FAMILIARI FINCHE’ NON SI PENTI’. APPENA SI PENTI’ NON AMMAZZARONO
PIU’ NESSUNO DEI SUOI. BISOGNA RILEGGERE FALCONE SU BUSCETTA,
L’ORACOLO DELL’ANTIMAFIA. FINCHE’ FALCONE LO GESTIVA, BUSCETTA
STAVA ZITTO E OBBEDIENTE E DICEVA SOLTANTO LA VERITA’. FALCONE
VERBALIZZAVA CON LE SUE MANI PERCHE’ NON VOLEVA NEANCHE UN
CANCELLIERE. POI FALCONE, FATTO FUORI DAL PCI CHE NON LO VOLLE
A CAPO DELLA DIREZIONE ANTIMAFIA, FU LIQUIDATO FISICAMENTE
ALLA VIGILIA DELLA SUA PARTENZA PER MOSCA. E BUSCETTA DIVENTO’
L’ORACOLO CHE SA TUTTO, BASTAVA DIRGLI PRIMA CHE COSA DOVESSE
DIRE. VECCHI RICORDI, MA HO A CASA I VERBALI MANOSCRITTI (FOTOCOPIE)
DI FALCONE, BEN RILEGATI. ME LI REGALO’ IL CAPO DELA POLIZIA
VINCENZO PARISI CHE COMINCIO’ A RACCONTARMI LA VERA STORIA
DI QUESTA FACCENDA, MA PURTOPPO ANCHE LUI, COME IL COLONNELLO
BONAVENTURA CHE DOVEVA VENIRE A DIRE TUTTO ALLA MITROKHIN,
UNA MATTINA SI SVEGLIO’ MORTO E TANTI SALUTI. VOGLIAMO APRIRE
LA SEZIONE “VERA STORIA DELLA MAFIA E DELL’ANTIMAFIA”? POTREMMO
INTOLARLA ALLA MEMORIA DEL MIO AMICO LEONARDO SCIASCIA, L’UNICO
CHE EBBE IL CORAGGIO DI INTERROGARE COME SI DEVE PRODI SU
GRADOLI E VIA GRADOLI E LA SEDUTA SPIRITICA. MA QUELLA E’
UN’ALTRA STORIA. O LA STESSA STORIA? CHE CONFUSIONE, NON E’
VERO?
BUONA NOTTE PAOLO GUZZANTI
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Messaggio
N°370 del 22-06-2007 - 11:18
Tags: Giustizia
Riina
è "meglio" di Priebke?
Apprendiamo
nelle ultime ore che il povero Totò Riina sta poco bene e che
presto lascerà il carcere usurante. Riina è forse meno mostruoso
del quasi centenario Priebke? Conta qualcosa il fatto che abbia
le mani lorde di sangue tanto quanto Priebke? Conta qualcosa
che ha assassinato, ridotto in schiavitù intere generazioni,
paesi, di meridionali per sua esclusiva sovranità e non, come
Priebke perché esecutore di ordini militari? Perché le buoniste
Leggi italiane sono applicabili a Riina e non a Priebke, anch’egli
detenuto a duro regime? Perché l'innocente Bruno Contrada, a
77 anni, è stato recluso nel carcere militare di S.Maria Capua
Vetere e il mafioso Totò Riina nell’”Ostello della Gioventù”
di una casa circondariale nella quale, si sa, è tacitamente
autorizzata la pronta iscrizione della sede "fiscale" di un
nuovo ufficio di segreteria, con tanto di collaboratori? Troppe
domande, una sola risposta: a prescindere dal fatto che anche
ai vertici delle istituzioni siedono illustri cariatidi e mummie
le cui mani grondano sangue, versato in sacrificio di qualche
astruso pseudo-ideale totalitario travestito di “democrazia
popolare”, a prescindere da certe connivenze eclatanti tra politica
e mafia… se la GIUSTIZIA è UNA e se è scevra da emotività ,
sentimentalismi, “umanità”, ergendosi fredda e imparziale sul
solo edificio burocratico asfissiato da carte processuali, codici,
regolamenti, decreti, sentenze, procedure, immune alla Pietas
ed all’Uomo, perché dovrebbe personalizzare i reati, i processi
e gli assassini, legittimando differenze sociali, politiche,
ideologiche e storiche? Perché Riina sarebbe migliore di Priebke?
(M.S. - redazione)
da www.abruzzopress.info
Ap –Giustizia surrettizia (N.d.D.) - È plausibile il sospetto
che il manifestarsi di un nuovo antisemitismo trovi la causa
nell’arroganza e la prepotenza (tra l’altro) di un gruppo di
violenti giudei romani che impongono la loro legge piazzaiola
persino alla magistratura italiana? E non è viltà quella dei
giudici che cedono alle prepotenze e si rimangiano le sentenze
emesse nelle more delle Leggi Italiane?, o dei sindaci che oscurano
monumenti, o degli uomini politici che per entrare
al governo vanno persino a prostrarsi al “muro del pianto” a
Gerusalemme, rinnegando le idee in cui hanno sempre creduto?
Si ha la sensazione che lo Stato italiano sia a regime di libertà
limitata, che non solo l’intera economia globale è dominata
da talune lobby – i veri padroni della moneta, avendo usurpato
agli Stati il potere di stampare cartamoneta, senza limiti e
senza costi, lucrando il valore nominale – ma che magistrature
e governi sono dominati non già dai chiassosi ragazzotti romani
che vietano conferenze e vanificano provvedimenti giudiziari,
ma dai poteri (quasi) occulti che li dominano e fanno di magistrati
e governanti i loro camerieri. Il popolo italiano si inchina
reverente all’Olocausto – anche se dei tanti altri Olocausti
nessuno parla – ma sono legittimi i dubbi che si manifestano
quando si promulgano leggi che condannano gli storici che vorrebbero
approfondire la materia, magari contestando talune “verità”
acquisite. Le ricerche andrebbero sostenute e incoraggiate quando
le “verità” sono inconfutabili. Allora, perché si ha paura di
ricerche storiche che vengono bollate come “revisionismi”? Chi
ha paura della verità? La vicenda umana e giudiziaria di Priebke
e scandita dalle leggi italiane, che tutti devono rispettare.
Tutti… Riprendiamo dal periodico “Europa informazioni” diretto
da Antonino Amato Quale scandalo? Nulla da dire in riferimento
alle doglianze degli “intoccabili” olocaustici. Fanno il loro
dovere di arroganti con licenza come lo hanno fatto recentemente
a Teramo e a inizio agosto del 1996 quando imposero che Erich
Priebke venisse “riarrestato”. E nulla da aggiungere a quanto
notoriamente riguarda la vicenda giudiziaria che ha interessato
l’ex capitano delle SS. Cosa volete che sia un sequestro/estradizione
dall’Argentina di un “rapendo” (per dirla con Kossiga) o l’incriminazione
per reati non commessi stando al Codice Militare di Guerra ed
alle tante Convenzioni internazionali che regolano il diritto
alla rappresaglia? Legge vuole che i vinti debbano essere incriminati,
processati e condannati. Possibilmente giustiziati. Come è avvenuto
a Norimberga e a Bagdad. Naturalmente gli esportatori americani,
inglesi ed israeliani di libertà sono quelli che si arrogano
il diritto di trasformarsi in giustizieri. E lo fanno contro
i “popoli canaglia” in Iraq, in Afganistan, in Palestina, in
Libano. Come ieri lo fecero in Kossovo, nella Terra dei Merli
sacra al popolo serbo. E come vorrebbero fare in Iran...Uranio
impoverito e bombe a deframmentazione, fosforo bianco ed eliminazioni
mirate. Ed interminabili scie di “danni collaterali” con centinaia
di migliaia di vittime civili sacrificate sull’altare della
Democrazia. Erich Priebke, dunque. Un vinto cui non si perdona
perché non ha chiesto perdono. E perché la sua naturale fierezza
viene scambiata per alterigia e disprezzo. Certo, oggi la dignità
anche estetica non è consentita dai camerieri. E dài, allora,
a ribellarsi contro l’ordinanza del Tribunale militare di Roma
che ha concesso al vecchio soldato il “lavoro esterno”, quello
che i Tribunali civili assegnano regolarmente, per buona condotta,
anche agli ergastolani. E poi tutto secondo copione. Veltroni
fa oscurare il Colosseo, proprio come lo fece Rutelli nel ’96
alla notizia della scarcerazione, poi notoriamente annullata,
del “criminale”. E gli “intoccabili” occupano la piazza e impongono
al giudice militare di revocare l’ordinanza. E costui vilmente
lo fa prendendo a pretesto un risibile cavillo. Tacciano i sinistri
e destri camerieri di statunitensi e di sionisti. Taccia l’improponibile,
mancato militare Parisi. Ma Taccia, soprattutto, l’impresentabile
trasmigratore ceppalonico Clemente Mastella: ma che cosa mai
può sostenere costui parlando di Giustizia? Lo scandalo non
è rappresentato dal lavoro esterno di un uomo di 94 anni sradicato
da troppo tempo e per vendetta alla sua Comunità. Lo scandalo
sono loro che cercano da buoni servi di superare in sdegno quelli
del pianto che paga.
Inviato
da vocedimegaride
il 22/06/07 @ 12:09
Se la Legge non ammette ignoranza, è
possibile mettere in moto quel muscolo inerte ch'è il
nostro cervello ed applicare all'interpretazione di certi comportamenti
di "giustizieri" nostrani la razionalità asettica
cui impunemente, ipocritamente, loro fingono di ricorrere?
Carmine
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Inviato
da Anonimo
il 22/06/07 @ 12:27
Ancora attendiamo, noi meridionali, che
vengano puniti per i "crimini di guerra" di una guerra
mai dichiarata che fa rima con invasione ed occupazione, i CRIMINALI
risorgimentisti, responsabili del nostro Olocausto e della nostra
Diaspora!
Enzo Russo
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Messaggio
N°356 del 12-06-2007 - 23:55
Tags: Giustizia
CE.ST.RI.M.
Centro Studi e Ricerche sulle Realtà Meridionali - POTENZA "La
più grande punizione che i cattivi possano ricevere è quella
di sentirsi controllati dagli onesti" (Stuart Mill)
Carissimi,
Vi comunichiamo che Lunedì 18 Giugno p.v. alle ore 10.30, presso
l'aula "Mario Pagano", al secondo piano del Palazzo di Giustizia
di Potenza, ci sarà l'ultima udienza del processo "Basilischi".
LA NOSTRA PRESENZA A QUEST'ULTIMA UDIENZA, IN ATTESA DELLA SENTENZA,
E' FONDAMENTALE, QUINDI VI PREGHIAMO DI FARE IL POSSIBILE PER
ESSERE PRESENTI. CON LA PREGHIERA DI DIFFONDERE IL PIU' POSSIBILE
L'INVITO. Segreteria Libera Basilicata repertorio: una memoria
di don Marcello Cozzi Qualcuno non ha gradito la presenza di
gente comune in un’aula del Tribunale di Potenza durante le
udienze del processo “Basilischi”. Qualcuno si è arrabbiato
per quel nostro essere lì, in silenzio a seguire passo dopo
passo, parola per parola la requisitoria del Pubblico Ministero.
Qualcuno è arrivato persino a dire che la presenza di quella
gente qualunque delegittimava il ruolo della Corte arrogandosi
finanche il diritto di sostituirsi in qualche modo agli stessi
Giudici. Si sono usate parole forti, in quella circostanza,
fino a dire che si stava trasformando quel processo in una sorta
di processo politico. Ci si dimentica però, che lì in quell’aula
e nelle altre aule dei Tribunali d’Italia, alle spalle della
Corte troneggia una frase: “la giustizia è amministrata nel
nome del popolo”, che per quanto ci riguarda non richiama assolutamente
a logiche ghigliottinesche di roberspierriana memoria, che per
nulla condividiamo, ma al fatto che quella Corte agisce per
nome e per conto di un popolo che in quelle aule viene tutelato
nei propri diritti e nella propria dignità ogniqualvolta bisogna
esprimersi in merito a fatti e a situazioni che offendendo una
sola persona o un territorio hanno di fatto offeso e colpito
un’intera comunità. E la comunità, che è fatta di gente qualunque,
ha il diritto di sapere, di capire, di rendersi conto di persona
di ciò che accade o è accaduto nella propria terra. Ma anche
il dovere di evitare che quelle aule così importanti per il
ripristino della legalità e per l’affermazione della giustizia
siano deserte quando si parla di storie importanti come quelle
della criminalità organizzata. Ecco il perché di quella presenza.
Perché abbiamo bisogno di capire se un giuramento ritrovato
anni fa su un foglietto sia da intendere come la semplice trascrizione
di una formula di affiliazione piacevole da ricordare perché
fa cultura o come il chiaro intento di aggregarsi intorno ad
un progetto criminale ben definito.Perché abbiamo bisogno di
capire se il progetto nascosto di guerre tra clan sia l’ennesima
cantonata di questa distratta e superficiale magistratura o
la spietata pianificazione di come controllare questa terra
ancora di più, e ancora con più arroganza. Perché abbiamo bisogno
di capire se si tratta o meno di mafia, e se così fosse, il
dovere di guardarla in faccia. Perché è venuto il momento che
la “buonavita organizzata” non arretri più neanche di un centimetro
dinanzi a niente e a nessuno e riprenda possesso del territorio,
vivendo come spazi propri, e non di altri, anche gli spazi di
un Tribunale. Forse qualcuno non ha gradito proprio questo:
il nostro esserci fisicamente, e che la richiesta di una verità
non è una cosa astratta ma è fatta di nomi e volti concreti
che non hanno paura di nessuno.
Messaggio
N°355 del 12-06-2007 - 12:19
Tags: Giustizia
Conferme
dall'Assurdo
di Marina Salvadore
Napoli
: dalla Culla alla Bara del Diritto - Potrebbe capitare anche
a voi. Pubblicammo già nel gennaio 2006, estemporaneamente e
ben al di là della linea editoriale del nostro magazine, il
“feuilleton” surreal-satirico dal titolo “Billy Bauscia, Kafka
e un’ArRinga in barile” http://www.vocedimegaride.it/html/Feuilleton/BillyBauscia.htm
, scevri dall’ intento di voler divertire i lettori ma con spirito
molto più nobile nel voler creare un movimento d’opinione intorno
ad un fatto di cronaca purtroppo autentico; denunciare l’assurdità
di una Corte d’Assise di Napoli tramutatasi in Tribunale della
Santa Inquisizione (quello, per cui persino Karol Wojtyla chiese
PERDONO all’Umanità), di questi tempi e sulla ribalta di una
Napoli preda dell’arroganza, della violenza e del bullismo giovanile;
che riempie le cronache ormai QUOTIDIANE e per di più in prossimità
di una sentenza in capo ad un cittadino “normale” ed inerme,
vittima di un macabro scherzo del Destino. Parve essere degno
strumento di riflessione per la cittadinanza ma soprattutto
per il Collegio Giudicante (nel tempo popolatosi da sempre alterni
sostituti) onde sensibilizzarlo con una sorta di anamnesi trasparente
e schietta dei fatti, condita di buonsenso e dall’evidenza di
prove inoppugnabili. Per non offendere in alcuna maniera gli
amministratori della Giustizia Napoletana - verso la quale nutriamo
regolare timore reverenziale - e per salvaguardare da ulteriori
“fobie” il povero imputato, scegliemmo la formula bonaria del
“raccontino davanti il camino” ma, alla luce dei successivi
accadimenti, possiamo ben dire di aver sbagliato. Sarebbe stato
preferibile e professionalmente e civilmente più consono adeguarci
allo stile della Corte d’Assise, puntandole l’indice, interrogandola,
adeguandoci al suo stile e, nel contempo, facendo del “buon
giornalismo” d’opinione e non un cabaret, poiché il 3 febbraio
2006. quella stessa Corte, rifilava ben 16 anni di galera (al
posto dei 23 richiesti, come nella media per le Bestie di Satana
per circa 15 macabri omicidi) al Signor Giovanni Grassini ,
trapiantato di fegato durante gli “arresti” e con scarsa aspettativa
di vita, nonché con vita “normale” alle spalle, prima di divenire
il MOSTRO da sbattere in prima pagina della "montessoriana"
Cronaca de IL MATTINO ed altri quotidiani… che ben altri “mostri”
si covano in seno… con tanto di fotografia munita NON di didascalia
ma addirittura di titolo in maiuscole a riportare le false accuse
del branco spavaldo e vigliacco che lo aveva aggredito; accuse
che ne determinarono l’incriminazione e poi smentite inequivocabilmente
nel corso del processo dalle perizie. Nell’orgia sensazionalista,
la Corte d’Assise di Napoli, ha forse voluto dimostrare alla
Nazione intera, in quello storico 3 febbraio, d’essere in grado
di assicurare fetenti alla Giustizia…ogni tanto. E ci sono tornati
in mente i vari Izzo, Ghira, Bilancia, il piccolo Omar fidanzato
della piccola Erika ed altri assassini furbi e rispettabili
dai Servizi Sociali e dalle perizie di pseudo-psicologi-perditempo.
Il fattaccio che vide protagonista il povero signor Grassini,
accadde in una notte di Halloween e non a caso la Corte, a tema,
ha emesso “una sentenza priva di logica giuridica e più terrorizzante
della stessa halloween". Sempre, tenendo conto del fatto che
in un simile processo kafkiano ognuno di noi possa inevitabilmente
cascarci, prendiamo a stabilire che un Pubblico Ministero gode
di troppi poteri e che dovrebbe essere null’altro che l’Avvocato
Accusatore dell’imputato e non parte integrante della Corte.
Iniziamo a stabilire che la Polizia Giudiziaria non deve essere
il consulente privato del P.M. e che sarebbe comunque obbligata
a raccogliere, nello stile del processo anglosassone, prove
a carico ma anche a favore dell’imputato… e, nel caso specifico,
ve n’erano a profusione. Una riforma della vetusta procedura
alla “de Torquemada” non graverebbe economicamente sulle spalle
dello Stato e sull’amministrazione della Giustizia; probabilmente,
servirebbe a spendere meglio il danaro di noi contribuenti.
Auguriamo Luce di Verità sul suo caso kafkiano al Signor Grassini
(agli arresti domiciliari da tre anni… e che il prossimo 26
giugno 2007 sarà presente ad un’ennesima udienza, dopo aver
già pagato in danaro, in libertà personale nonché in dignità
ed immagine) sfortunatamente non “degno” di regale omologazione
ai delinquenti veri, meritevoli del “Mastellino” e di altri
benefici e coccole. Soprattutto, preghiamo per il difficile
miracolo di “tempi brevi” della “GIUSTIZIA” …. ma anche per
la GIUSTIZIA GIUSTA... condita da un briciolo di buonsenso,
se ci è consentito...e... s'è vero che esiste.
immagine da: www.marzuillo.com/iannello/immagini/giudici.jpg
Inviato
da Anonimo
il 12/06/07 @ 12:40
Se qualcuno, tra i lettori, sa come contattare
il nostro Guardasigilli Mastella, potrebbe richiedergli un po'
d'attenzione ed un parere "tecnico" su questa straziante
vicenda?
Grata, la redazione
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Inviato da Anonimo
il 15/06/07 @ 17:45
da IL MATTINO dell'11 giugno. " Sbanda
per evitare cumulo di rifiuti Muore a venti anni - Pozzuoli.
Un maledetto cumulo di rifiuti, Alle 5 di ieri Francesco D’Isanto,
20 anni, figlio unico, muore al volante della sua Peugeot, per
evitare quella montagna di spazzatura: frena, sbanda sui rifiuti,
si schianta sul muretto dell’elementare di via Pirandello a
Monterusciello. Muore tra le lamiere dell’auto che era anche
il suo vanto. Accanto siede una ragazza, 18 anni non ancora
compiuti: ritornavano a casa. Non è grave: 20 giorni
la prognosi. Unica testimone, che conferma quanto rilevato dagli
agenti della polstrada: Francesco D’Isanto è vittima
dell’emergenza rifiuti senza fine che coinvolge un’intera regione.
Pochi minuti dopo il cumulo di rifiuti sparisce, per decenza
e per i rilievi di polizia e pm." domanda: perchè
l'amministrazione Bassolino non viene indagata per omicidio
volontario?
marina
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Messaggio
N°137 del 27-01-2007 - 23:33
Tags: Giustizia
Conferenza
o “confiteor”?
agenzia Teleradionews/Gianni Gosta/Caiazzo
Secondo
alcuni presenti la relazione dell’ex sindaco Sorbo è consistita
in un lungo “mea culpa”. Sconcertati alcuni dei pochissimi
cittadini presenti, oltre ad alcuni studenti dell’Isiss all’incontro
“Per non dimenticare” organizzato dall’associazione storica
e che ha visto la partecipazione dei giudici Intelisano ed
Albano, di un militare a riposo, del pro sindaco e del sindaco
di Caiazzo, che ha aperto gli interventi dopo la presentazione
del moderatore Aldo Cervo. Tante parole, belle e toccanti,
per analizzare in tutti gli aspetti l’eccidio di Monte Carmignano
e, naturalmente, darla agli untori nazisti, fascisti ed allo
stesso Emden che almeno nella tomba parrebbe il caso di lasciare
in pace. Sempre che del cristianesimo non ci si voglia professare
profeti magari solo quando, non a lungo, sarà tempo di pietire
nuovamente i voti. Ma solo pochi accenni, in particolare del
pro sindaco Tommaso Sgueglia e del sindaco Stefano Giaquinto,
al bombardamento effettuato su Caiazzo dagli americani, che
da pochi giorni avevano preso il posto dei tedeschi non solo
nel presidio cittadino ma anche nelle strategie dei governanti
di allora, valutando forse la convenienza di stare sempre
dalla pare del più forte. Potrebbero mai scandalizzarsene
certi politicanti nostrani che del trasformismo sono maestri?
Non è stupefacente che siano trascorsi circa due terzi di
secolo da quel maledetto 27 gennaio 1944 senza che, per quant’è
dato sapere, mai nessun politico si è battuto o comunque mai
nessuno è riuscito ad ottenere dal governo americano un adeguato
risarcimento e neppure le scuse per l’errore commesso, non
certo banale?
il 17/07/07 @ 14:29
Cara Marina, più ci si addentra nella ... melma e più ci si sporca. Le istituzioni, e soprattutto il terzo Potere, ormai diventato il Primo Potere di questa specie di stato (s minuscola) sudamericano, sono inesorabilemente inquinate. Forse solo una vera rivoluzione potrebbe risanare l'Italia, ma ora come ora, non vedo la fine di quest'incubo sempre peggiore. Mi chiedo: chissà quanti casi Contrada ci sono che non conosciamo, quanti casi Scaramella, tu forse non hai seguito ma quello è un altro innocente perseguitato, quanti Serpico (nome fittizio di altro innocente perseguitato più o meno per lo stesso motivo di Scaramella). Arrivo a dirti che forse pure noi che ne scriviamo saremo tenute d'occhio, come disse un giornalista che non rivela il suo nome per questa paura e sovente commenta su Legno Storto. Un giorno magari ci ritroveremo tutti insieme nelle patrie galere al posto dei veri delinquenti liberati. Ciao Marina, a più tardi. La giustizia è morta in Italia.
Maria
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Inviato da Anonimo
il 17/07/07 @ 14:37
Notizia "fresca fresca". La Procura di Caltanissetta ha deciso - OGGI - di indagare e seguire una nuova pista sulle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, cercando collegamenti tra "i servizi segreti DEVIATI"...vuoi vedere che assisteremo ad un "dejà vu"....e i nomi di allora saranno ripetuti? Ma chi vogliono prendere in giro? Certo, la sicurezza dei "macchinisti" di allora, ancora POTENTI, è in precario equilibrio se in soli due giorni per un po' di sveglia richiamata sul caso Contrada ed una lettera accorata di Salvatore Borsellino, arrestano il pentito pentitosi Pulci e promuovono nuove "piste" sulle stragi! Che il diavolo se li porti!
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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 12:05
Da www.paologuzzanti.it
significativo "post" del senatore che meriterebbe d'essere affisso in ogni piazza italiana come Manifesto
star joe scrive: 18 Luglio 2007 alle 09:25 Caro Senatore, cari Rivoluzionari, fa estremamente piacere leggere e sapere che non sei da solo, e quindi credendoti pazzo, nel formulare certe ipotesi, che apparentemente contraddicono l’ovvietà della realtà proposta. Mi riferiferisco alla Sua risposta al post di tyi delle 23.24 di ieri, circa i veri protagonisti della mafia e, in particolar modo, dell’antimafia. Da siciliano ONESTO, che non cerca scorciatoie nè nella vita e nè nel lavoro, non sono antimafioso, perchè solo con l’onestà e la rettitudine si combatte la mafia e non con l’antimafia dei cortei e delle fiaccole, solamente facendo il proprio dovere giornalmente e financo noisamente, solamente il proprio DOVERE. Premesso ciò, nel leggere, tra le righe e perciò le chiedo conferma, la sua risposta a tyi, ho visto che certe elucubrazioni mentali, non sono il solo a farle. Il tutto mi è balenato in mente, con la strage di Capaci e la immediata elezione di scalfaro, minuscolo, a Presidente della Repubblica, venendomi a mente le parole del Dott. Falcone: “la mafia non fa mai nulla per nulla, e quindi se da una sua azione deduce che ci possano essere conseguenze negative, la accantona.” Quella dei delitti o stragi eclatanti, mi sembra più una strategia politica, che non appartiene a uomini che badano solamente al potere territoriale e far vivere i propri uomini dei propri intrallazzi. Se a questo aggiungiamo che nel 1992 oltre quelle stragi, iniziò tangentopoli, e ne traiamo le conseguenze, il quadro si fa veramente fosco. Concludo, perchè vedo che non riesco a scrivere in maniera fluida i miei pensieri, che si spingono anche molto più oltre a queste appena accennate ipotesi, ma spero che Lei possa aver capito il filo dei miei pensieri. Giuseppe STELLA Catania GUZZANTI CARO AMICO LEI SCRIVE E PENSA IN MANIERA LIMPIDISSIMA. LEI E’ SICILIANO E LO SA MEGLIO DI ME (LA MIA FAMIGLIA PATERNA, I GUZZANTI, SONO SICILIANI DELLA PROVINCIA DI CATANIA) CHE LA MAFIA HA REGOLE PRECISE. EBBENE, MAI E POI MAI NELLA STORIA DELLA MAFIA E’ STATO COMPIUTO UN DELITTO COSì HOLLYWOODIANO COME LA STRAGE DI CAPACI, CON UN KILLER CHE DOVEVA FAR SALTARE COME IN UN VIDEOGIOCO LA MACCHINA DI FALCONE SPINGENDO IL PULSANTE IN UN CENTESIMO DI SECONDO. IO PENSO CHE LA MACCHINA DI FALCONE AVESSE GIA’ UN SENSORE CHE AGISSE IN CONCOMITANZA DEL PERFETTO E TECNOLOGICO MECCANISMO ELETTRONICO. IDEM PER LA STRAGE DI VIA D’AMELIO CHE AVVIENE QUANDO PAOLO BORSELLINO SI DA’ UNA MANATA SULLA FRONTE E DICE: “ADESSO HO CAPITO TUTTO” E FIRMA LA SUA CONDANNA A MORTE. BUSCETTA E’ QUEL CHE HO DETTO: L’ORACOLO DELL’ANTIMAFIA A GETTONE, MA PER FARLO ORACOLARE FALCONE, IL SUO GESTORE RINGHIOSO, DOVEVA ESSERE PRIMA SISTEMATO SOTTO TERRA. INOLTRE FALCONE NON LAVORAVA PIU’ SULLA MAFIA MA SUL TESORO DEL PCUS TRASFERITO PER VIE ILLEGALI IN OCCIDENTE E STAVA PER PARTIRE PER MOSCA DOVE DOVEVA INCONTRARE IL PROCURATORE GENERALE DELLA FEDERAZIONE RUSSA. I GIORNALI MOSCOVITI ANNUNCIARONO SARCASTICAMENTE LA MORTE DI FALCONE (GIOVANNI = IVAN) SCRIVENDO A TUTTA PAGINA: “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO IVAN?”, FACENDO IL VERSO A UNA FILASTROCCA RUSSA CHE EQUIVALE PIU’ O MENO AL NOSTRO “MARAMAO PERCHE’ SEI MORTO”. COME TEMPI, E’ COME DICE LEI: COMINCIO’ COSI’ IL COLPO DI STATO TUTTORA IN CORSO, MA CHE FU INTERROTTO (SOLO INTERROTTO) DAL FATTORE UMANO RAPPRESENTATO DA QUELL’IRREFRENABILE MATTO (NEL SENSO BUONO) DI SILVIO BERLUSCONI CHE GLI MANDA PER ARIA IL CASTELLO DELLE CARTE ALL’ULTIMO MINUTO. INOLTRE LA MAFIA, QUELLA VERA, NON HA MAI GIOCATO IN TRASFERTA SUL CONTINENTE: GLI ATTENTATI DI FIRENZE E ROMA, COME ATTENTATI MAFIOSI SONO GROTTESCHI, RIDICOLI, FATTI PER SEMBRARE CIO’ CHE NON POSSONO ESSERE. E SCALFARO VA AL QUIRINALE, MENTRE ANDREOTTI DESTINATO AL QUIRINALE VA AL PROCESSO DI PALERMO E I PARTITI DEMOCRATICI ALLA GHIGLIOTTINA, SALVANDO SOLTANTO FASCISTI (L’MSI NON AVEVA MAI GOVERNATO, DUNQUE ERA PULITO PER FORZA) E COMUNISTI CHE AVEVANO GOVERNATO LOCALMENTE OVUNQUE, MA CHE SI ERANO FATTI FARE UNA BELLA AMNISTIA NEL 1989. INOLTRE, RAUL GARDINI, L’UOMO CHE AVEVA DATO IL MILIARDINO AL BOTTEGONE, UN GIORNO SI FA UNA BELLA DOCCIA, E FISCHETTANDO IN ACCAPPATOIO ALLEGRAMENTE SI SUICIDA. “CHI HA AMMAZZATO IL POVERO RAOUL”? E COSI’ VIA. E’ ESTATE, CREIAMO INSIEME IL ROMANZO DELLA VERITA’. A ME SONO IN TANTI CHE VORREBBERO FARMI LA PELLE E FORSE CI RIUSCIRANNO, MA INTANTO DIVERTIAMOCI: LA VERITA’ E’ UN GIOCATTOLO MERAVIGLIOSO E TERRIBILE.
PAOLO GUZZANTI
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Inviato da Anonimo
il 18/07/07 @ 18:20
Da IL MATTINO di NAPOLI pag.4 data odierna 18/07/2007
Chiudi Su Borsellino l’ombra dei Servizi deviati FILIPPO D’ARPA Palermo. Quindici anni dopo si riparte dagli stessi elementi racchiusi nella formula «mandanti esterni». Stavolta, però, i magistrati di Caltanissetta sperano di annodare i fili in modo che quella formula abbia una consistenza diversa. Nonostante una decina di inchieste e tanti processi, nulla degli indizi raccolti ha assunto la dignità di prova. Ora la Procura ci riprova riaprendo il fascicolo su quegli apparati deviati dei Servizi segreti che avrebbero avuto nella seconda delle stragi, quella di via D’Amelio che uccise Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Strage anomala, con troppi misteri. Gli stessi di sempre, sottolinea Rita Borsellino: «Uno di questi potrebbe essere proprio il ruolo nell’attentato dei Servizi segreti». Nei giorni in cui i Servizi sono nel mirino per i dossier sui politici, la sorella del magistrato fa riecheggiare parole già dette più volte: «Tutta la famiglia ha sempre sostenuto che ci potesse essere nell’attentato la presenza di una mano esterna alla mafia». Insomma, una vecchia idea investigativa che adesso si è arricchita di un fascicolo spedito a Caltanissetta dalla Procura di Palermo. Fatti ed indizi contenuti nel dossier «servizi criminali» da cui sono nate tante inchieste e processi grazie ai pentiti. Altri cinque sarebbero i pentiti in campo. E oggi potrebbero aggiungere altro agli elementi in parte già noti, come spiega il procuratore aggiunto, Renato Di Natale. Questi pochi giorni fa ha ricevuto un pacco da parte del procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e del sostituto Antonino Di Matteo. Sono spunti, approfondimenti di piste in parte note che però si arricchiscono di nuovi riscontri. Per esempio, ci sono i contatti - che risalgono al febbraio del ’92 - tra uno degli esecutori materiali della strage di via D’Amelio e il numero di telefono di un ufficio di Castello Utveggio indicato in passato come una delle basi sotto copertura del Sisde. Poi, ci sono gli accertamenti sul telecomando che sarebbe stato utilizzato dagli attentatori per far esplodere la Fiat 126 posteggiata sotto il palazzo dove abitava la madre di Borsellino: questo dispositivo avrebbe indirizzato gli inquirenti ad un imprenditore palermitano su cui si indaga. Infine, c’è poi l’intricata vicenda che porta a un funzionario di polizia o a un poliziotto: sarebbe stato visto aggirarsi in via D’Amelio un minuto dopo l’esplosione: non avrebbe avuto motivo di trovarsi là. Si tratta di un agente, del quale non è stato reso noto il nome, già in servizio al commissariato «San Lorenzo» di Palermo e poi trasferito a Firenze a seguito di un’inchiesta interna dalla quale era emerso un suo presunto coinvolgimento nell’indicazione che sarebbe stata data ad alcuni spacciatori di droga dei nomi degli agenti che indagavano su di loro. Non solo, ma tre carabinieri del Ros, durante le indagini della Procura di Caltanissetta, dichiararono ai pubblici ministeri Ilda Boccassini e Fausto Cardella di aver ricevuto una confidenza da un collega dei Servizi segreti: quell’uomo sarebbe stato Bruno Contrada, la relazione di servizio che lo identificava fu distrutta «per ordini superiori». Ma l’ex carabiniere smentì i tre militari: mai fatto quel nome, mai saputo di pressioni per cancellare quell’atto. Rinviato a giudizio per favoreggiamento, il carabiniere passato ai Servizi è stato assolto. Gli atti in arrivo da Palermo a Caltanissetta potrebbero portare nuovi spunti su chi, e perché, avrebbe fatto il nome di Contrada, che dimostrò di essere stato in barca con amici quel 19 luglio e per questo fu scagionato. Resta il fatto che il giorno della strage, qualche «manina» agì per fare sparire un’agenda di Borsellino mai più ritrovata. Fu fotografata da un reporter di Palermo. In quell’agenda Borsellino scriveva appuntamenti e pensieri.