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N°426 16-08-2007 - 21:20 Chiacchiere
e distintivo: Camelot è crollata! Ecco che cosa sono la FED e la BCE: chiacchiere e distintivo. Innanzi al più gran bubbone finanziario degli ultimi anni che sta ormai per esplodere, se n’escono con affermazioni del tipo, state tranquilli, non vi preoccupate tanto l'economia è sana, l'Europa non rischia nulla! Più grande è la bugia, più la gente la crederà. Le recenti iniezioni di liquidità (ben quattro interventi in sette giorni) per sostenere le attività bancarie, ormai in pieno default finanziario causate da uno stato d’insolvenza generalizzato (solo nella mia provincia vi è una nota banca di modeste dimensioni che ha qualcosa come 1.500 contratti di mutuo d’ultima generazione in sofferenza). La crisi che ha colpito i mercati statunitensi, avrà conseguenze tutt'altro che irrisorie sui mercati europei, che hanno voluto scimmiottare i fratelli d'oltre mare. Lungi dal gongolare per le disgrazie altrui, ma l'analisi sviluppata ed elaborata in BEST BEFORE e contemplata anche durante il tour di BLEKGEK ha trovato in questi giorni una loro evangelica materializzazione: alla faccia di tutti quei cosiddetti economisti laureati in prestigiose università fabbriche di cloni replicanti che davano il ricorso al debito a bassi tassi d’interesse come la linfa della globalizzazione. In ogni caso, alla fine Camelot è crollata: il castello di debiti costruito su fondamenta di altri debiti cartacei (coperti a loro volto da un fiume di strumenti derivati: l'altra bolla che dovrà scoppiare) ha dimostrato tutta la sua fragilità. Ecco che cosa ha sostenuto l'economia, il PIL, gli indici di borsa ed il rally immobiliare: il ricorso al debito sfrenato. Tutto a tutti, anche senza garanzie o per dirla all'americana, tutto a tutti grazie ai NINA (acronimo di none income, none assets) ovvero prestiti rilasciati anche a chi non ha reddito certo e non dispone di garanzie reali (fate attenzione comunque perché anche in Italia li abbiamo, solo che si chiamano con un altro nome, di solito il nome delle finanziarie che li erogano!). Particolarmente in Europa in queste ultime ore stanno tentando di rincuorare gli animi e le speranze di investitori e risparmiatori, affermando che la situazione in Eurolandia non è così grave come in USA: è vero non è grave, è gravissima ! Nonostante vi dicano il contrario ! Le differenze sostanziali le possiamo anche individuare sulle diverse dinamiche di escussione del sistema giudiziario anglosassone rispetto a quello europeo, qualche mese in USA contro qualche anno in Europa, in Italia addirittura anche cinque ! Questo significa che una banca italiana che ha prestato ad una coppia di giovani precarizzati il 100 % per l'aquisto di un miserabile appartamento da 40 mq può aspettare anche 5 anni prima di riavere la disponibilità finanziaria che ha prestato. Non da meno si aggiunga che in Europa il ricorso all'acquisto di immobili con finanziamento integrale è stato adeguatamente coperto e suggellato da perizie immobiliari stragonfiate (che consentissero di rendere congruo il possibile valore di ipotetico realizzo in caso di escussione). Purtroppo i debiti si pagano e si estinguono solo con il denaro (denaro che ora sembra non esserci più), ed è per questo che ci aspetta uno scenario veramente senza precedenti: una bolla economica che avrà dinamiche tutt'altro che prevedibili. Rammentate a tal punto che le azioni le vendete in tre minuti con una telefonata alla banca o con un click di mouse, mentre un’abitazione o un appartamento (ammesso che trovate in questo momento il compratore) potrebbe richiedere anche alcuni mesi. Per tale considerazione questa volta ad essere profondamente esposte oltre ai mutuatari ed investitori ci sono anche le stesse banche, i cui patrimoni in questi ultimi quattro anni si sono sempre più spesso cristallizzati: basta molto poco adesso per compromettere la loro solidità. E se il sistema bancario vacilla, quello industriale (stretto ad esso da un cordone ombelicale) e tutt'altro che rincuorante. Non penso che ci siano molte soluzioni: semplicemente stiamo andando incontro all'implosione del sistema turbocapitalistico in cui il solo ricorso al debito ha consentito il sostentamento dei consumi. Per questo motivo il sistema non è sano, quanto stramaledettamente marcio ed allo stadio terminale: un conto è spendere perché si è risparmiato negli anni precedenti, un altra cosa è continuare a consumare ed acquistare beni di consumo perché qualcuno presta il denaro facilmente. La storia si ripete: voglio ricordarvi che Giovedì 24 Ottobre 1929, cinque giorni prima del famoso Martedì Nero, in seguito alle prime avvisaglie di panic selling sui listini, intervennero tre banche nazionali per sostenere le quotazioni e limitare l’emorragia di vendite: la National Bank, la Chase Manhattan e la Banca Morgan. Il giorno successivo, Venerdì 25 ottobre, molti banchieri di prestigio si affrettarono ad effettuare dichiarazioni ancora rassicuranti circa lo stato di buona salute dell'economia, persino il famoso Charles Schawb (fondatore dell’omonima casa di brokeraggio) e lo stesso presidente Hoover affermavano che la situazione era sostanzialmente sana ed i fondamentali economici dell’industria americana proiettavano una vigorosa e stabile prosperità per il futuro. Sappiamo tutti com’è andata a finire tre giorni dopo: un crollo drammatico delle quotazioni, la giornata di negoziazione più catastrofica, sino allora, della storia di Wall Street: il famoso Martedì Nero del 29 Ottobre 1929. Fateci caso che la storia si sta ripetendo ! Istituzioni e banche centrali che garantiscono che il peggio è passato e soprattutto che l'Europa più di tanto non subirà le conseguenze della crisi di liquidità del sistema bancario statunitense. Peccato però che i fatti contraddicano le loro incoraggianti affermazioni: sappiate a tal fine che la BCE ha effettuato interventi di liquidità più corposi rispetto alla FED, in buona sostanza ha immesso molto più denaro di quanto ne ha reso disponibile la stessa FED. E come se questo non bastasse assistiamo al teatrino dei mass media che parlano d’iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali come se fossero un toccasana per il malato moribondo: tutt'altro. Iniettare liquidità non è di certo una manovra salutare a lungo termine, può consentire una momentanea stabilizzazione della crisi in corso, ma successivamente comporta una inevitabile aumento dell'inflazione con contestuale instabilità dei mercati: in buona sostanza si dovranno alzare ancora i tassi d’interesse per raffreddare l'intero sistema, magari molto di più di quanto si era precedentemente annunciato. L'ipotesi di un tasso di sconto al 6% in Eurolandia comincia a farsi sempre più plausibile. Ma lasciatemi raccontare in maniera un po’ più tecnica che cosa sarebbe successo: se a fine giornata un istituto di credito ha avuto un saldo depositi/prelievi negativo, potrà allora acquistare il denaro di cui ha bisogno nel circuito interbancario, dove troverà i fondi messi a disposizione da altre banche che hanno invece avuto un saldo depositi/prelievi positivo. Questo tasso nei giorni scorsi era volato al 4,7 % contro un tasso di sconto ufficiale al 4 %. La BCE è pertanto intervenuta dal lato dell'offerta, per riequilibrare il sistema, garantendo la liquidità necessaria a soddisfare la domanda ed infatti il tasso di mercato si è immediatamente riallineato al 4%. In buona sostanza quindi la BCE ha creato denaro dal nulla e lo ha reso disponibile alle condizioni di mercato ufficiale ad alcune banche in difficoltà, per evitare che altre potessero speculare su una presunta crisi di liquidità. Possiamo convenire quindi che iniettare liquidità nel sistema significa dare denaro ad una ristretta elite di banche in momentanea difficoltà finanziaria a discapito del resto del mondo in modo tale che non si abbia una percezione immediata di quest’operazione. Il tutto è alquanto scandaloso in quanto anziché creare denaro (dal nulla) per aiutare chi ha contratto un debito per l'aquisto della prima casa (di fatto il debitore con un bisogno sociale primario), si preferisce sostenere e supportare il sistema bancario (quindi il creditore con una finalità puramente speculativa) il quale si trova in difficoltà perché il debitore a fatica riesce a restituire il denaro preso a prestito. A mio modo di vedere, l’unico rischio reale che corre veramente il sistema bancario è quello di una rivoluzione popolare. www.eugeniobenetazzo.com/tour.html Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 ________________________________________ Messaggio
N°406 22-07-2007 - 11:15 Punti di vista su Pensioni & Affini raccolti dalla redazione FIRMA LA PETIZIONE PER ABOLIRE LA RIFORMA DINI E DARE NUOVAMENTE LA PENSIONE RETRIBUTIVA AI LAVORATORI ITALIANI,. LA RIFORMA DINI DEL 1995, INTRODUCENDO UN SISTEMA DI CALCOLO (RETRIBUTIVO/CONTRIBUTIVO) MISTO, INIZIERA', TRA UNA DECINA DI ANNI, A TAGLIARE LA PENSIONE A TUTTI COLORO CHE NEL 1995 NON AVEVANO 18 ANNI DI CONTRIBUTI; MENTRE PER CHI HA COMINCIATO A VERSARE CONTRIBUTI DAL PRIMO GENNAIO 1996 IL TAGLIO SARA’ TOTALE. La riforma Dini opera una disparità inaccettabile tra generazioni di lavoratori e di pensionati: (http://www.lavorotradito.it). La pensione retributiva è il riconoscimento ai lavoratori della loro opera prestata per la crescita e il mantenimento dell'intera società ITALIANA. http://www.petitiononline.com/280207/petition.html - (ricevuta da pdg@)
NON VI È ALCUNA RAGIONE PER METTERE MANO
ALLE PENSIONI. NEL SUO ULTIMO BILANCIO L'INPS (NONOSTANTE LA
PERSISTENZA DI UNA EVASIONE CONTRIBUTIVA DA TUTTI CONSIDERATA
ENORME) DICHIARA UN AVANZO ATTIVO, TRA ENTRATE CONTRIBUTIVE
ED USCITE PER IL PAGAMENTO DELLE PENSIONI, DI BEN TRE MILIARDI
E MEZZO DI EURO. A complicare la gestione dell’INPS sono le
uscite assistenziali (che lo stato legifera ma che fa pagare
all'Inps senza poi restituirle pienamente) come la cassa integrazione,
le pensioni di invalidità, le pensioni sociali ecc.. che per
legge sono di competenza del bilancio pubblico, quindi della
fiscalità generale. A complicarla ulteriormente sono poi alcuni
fondi previdenziali in rosso (come l'ex fondo dei dirigenti
di azienda, che da solo ha un disavanzo di 2,8 miliardi di euro),
o ex fondi di dipendenti pubblici (come i telefonici, i ferrovieri,
gli elettrici) che, per responsabilità statale, hanno un valore
della pensione maggiore al valore dei versamenti contributivi.
Fondi il cui disavanzo viene coperto dai contributi delle altre
categorie di lavoratori. Fondi che riguardano alcune centinaia
di migliaia di pensionati, quindi una minoranza, ma il cui deficit
viene ora utilizzato per giustificare la riduzione delle pensioni
alla maggioranza dei lavoratori. SE VERAMENTE SI VOLESSERO SALVARE
LE PENSIONI BASTEREBBE SEPARARE LA PREVIDENZA DALL'ASSISTENZA,
ISOLARE QUEI FONDI (POCHI E PARTICOLARI) CHE DICHIARANO UN DEFICIT
DI GESTIONE ED AVVIARE IL LORO RISANAMENTO, AGGIORNANDO IL VALORE
DEI CONTRIBUTI ANCHE ATTRAVERSO IL COINVOLGIMENTO DELLO STATO
CHE HA LA PRINCIPALE RESPONSABILITÀ DI AVER LEGIFERATO CONDIZIONI
PREVIDENZIALI PARTICOLARI PER CATEGORIE DI LAVORATORI SUI QUALI
PER ANNI A FARE LEGGE ERA IL CLASSICO SISTEMA CLIENTELARE DEMOCRISTIANO.
Infine, dette tutte queste cose, risulta da uno studio sullo
stato sociale, realizzato dalla Università di Roma, che il sistema
previdenziale contribuisce al PIL nazionale per ben lo 0,5%.
Già questo mette a nudo tutte le falsità che ci vanno raccontando
da anni: il sistema previdenziale contribuisce al valore positivo
del pil e non vi grava affatto. Anche Cgil Cisl Uil, durante
il Governo Berlusconi, avevano contestato la riforma previdenziale
del centro destra (scalone Maroni) affermando che i conti Inps
andavano benissimo e che nulla giustificava un ulteriore intervento.
Erano così convinti di ciò che la questione dell'abolizione
dello scalone Maroni fu assunta anche dal programma elettorale
della formazione di centrosinistra.. OGGI QUELL'ASSUNTO E’ SEMPLICEMENTE
SPARITO. (da “passaparola”) Estratto da una lettera inoltrata
a info@vocedimegaride.it da M.S.:
(immagini recuperate in rete) Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 5 Inviato
da Anonimo __________________________________________ Inviato
da Anonimo ____________________________________ Inviato
da Anonimo _____________________________________ Inviato
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da Anonimo ___________________________________ Messaggio
N°353 del 11-06-2007 - 22:58 TFR
dubbio amletico del terzo millennio
A POCHI
GIORNI DAL 30 GIUGNO, DATA ENTRO LA QUALE MILIONI DI LAVORATORI
DIPENDENTI DOVRANNO SCEGLIERE DOVE FAR MATURARE IL TRATTAMENTO
DI FINE RAPPORTO, DESTANO PREOCCUPAZIONE I FALLIMENTI DI IMPORTANTI
FONDI PENSIONE, MA LA STAMPA NON NE PARLA. Scegliere oggi pensando
al domani: i manifesti due metri per due campeggiano sui muri
di tutte le città italiane e invitano i cittadini a riflettere
sulla destinazione della propria liquidazione. Maialini salvadanaio,
matite colorate, piantine verdi: è la campagna informativa promossa
dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale in collaborazione
con l'Inps. Eppure qualcosa, nel meccanismo della riforma del
Tfr entrata in vigore il primo gennaio scorso, si è incrinato.
A LIVELLO ONOMATOPEICO, LA GRANDE CREPA CHE SI È APERTA NEL
SISTEMA DEI FONDI PENSIONE HA IL SUONO DI UN CRAC: UN CRAC FINANZIARIO.
La scelta sulla destinazione della propria liquidazione, la
selezione del miglior fondo dove far maturare il proprio Tfr
è diventata molto ardua, se è vero che negli ultimi mesi emergono
dati allarmanti sui primi fallimenti dei fondi pensione privati
e, la grande stampa, non sembra dare rilevanza alla questione.
In principio, come riporta il Sole 24 Ore, fu il Teatro Carlo
Felice di Genova. Divenuto nel 1996 Fondazione di diritto privato,
nel proprio Fondo di previdenza integrativa vedeva orbitare
i risparmi di oltre 300 tra lavoratori attivi e pensionati.
Nel maggio del 2004 il Fondo è andato in liquidazione, con un
deficit di quasi 9 milioni di euro e tanti saluti. Il commissario
liquidatore ha avviato una causa contro il Teatro, ed ha scoperto
che l'insolvenza degli amministratori derivava dalla mancata
corresponsione degli interessi di mercato su vent'anni di patrimonio
del fondo (dal 1971 al 1991), quantificabili in 6 milioni di
euro, e di parziali ed omessi versamenti del capitale di dotazione
e relativi interessi, per un danno di 2 milioni di euro. Il
Teatro non aveva predisposto un conto distinto dove versare
i contributi dei lavoratori, né versato i propri, e si è tenuto
i soldi che si accumulavano finanziandosi con questo patrimonio.
Il passivo, al 2005, era schizzato a oltre 10 milioni di euro:
si salvò solo chi riscattò il proprio capitale prima del 2002.
Per una panoramica temporale più ampia, basterebbe citare il
caso della Sicilcassa, che affondò alla fine degli anni '90
con 1.650 miliardi delle allora lire dei pensionati siciliani..
ma ora stiamo parlando solo dei crac recenti, del dopo-tfr.
Dal Piccolo teatro di Genova si passa al più imponente dissesto
del Fondo Pensione Cariplo. Un ammanco di bilancio per oltre
40 milioni di euro nella cassa Ibi, il fondo pensione degli
ex dipendenti dell'Istituto Bancario Italiano, incorporato in
Cariplo nel 1991, ed ora nel gruppo Intesa San Paolo. L'ammanco
sarebbe superiore alla metà dell'intero patrimonio del fondo,
a cui è iscritto oggi circa un migliaio di dipendenti del gruppo.
Lo SLAI-Cobas denuncia un conflitto di interessi più che visibile:
il dirigente responsabile dei fondi pensione di Intesa Cariplo,
sino a poco tempo fa, era Alberto Brambillla, poi sottosegretario
al ministero del lavoro con Maroni. Brambilla è tutt’ora nel
nucleo valutazione spesa previdenziale, l'organismo ministeriale
che ha proposto di diminuire del 10% l'importo delle pensioni
Inps, perché aumentata l'aspettativa di vita, e fino a 6 mesi
fa ne era il presidente. Ma il conflitto di interessi non si
ferma qui. Sempre i Cobas riportano: il ministro del lavoro
Cesare Damiano, prima di assumere la poltrona, ha curato nel
2000 la costruzione del fondo pensione Cometa e ne ha assunto
la presidenza. E consulente del ministro Damiano al ministero
è Giovanni Pollastrini, esperto di previdenza integrativa e
attualmente presidente del fondo FonTe (per i lavoratori del
commercio), nonchè consigliere del fondo Priamo (per i trasporti
pubblici) e commissario straordinario dell'Enasarco (fondo per
gli agenti e rappresentanti del commercio). Il tutto mentre
il vigile dei fondi pensione, Luigi Scimmia, presidente della
Commissione di Vigilanza sui fondi pensione (COVIP), era presidente
del fondo pensione BNL, che è ora in stato pre-fallimentare.
Su questo, i Cobas hanno portato un esposto sul tavolo della
magistratura di Milano. In Usa, Gran Bretagna, Svizzera, la
sorte dei fondi pensione del Teatro Felice e di Cariplo comincia
ad accomunare l'Italia al resto del mondo. Negli Stati Uniti
i fondi aziendali hanno registrato negli anni scorsi deficit
pari a oltre 110 miliardi di dollari. Le stime riportano la
firma della Pension Benefit Guarantee Corp, il COVIP americano.
Numeri che negli anni si suppongono cresciuti, se si considera
che i risparmi dei fondi pensione navigano in più di un terzo
delle azioni di Wall Street. Nel paese della groviera, invece,
il crac swissair ha bruciato 4, 3 milardi di franchi di risparmi.
I fondi pensione e i risparmiatori che hanno sottoscritto o
acquistato sul mercato le obbligazioni Swissair sono "smarriti,
delusi e arrabbiati", come riportava il Corriere del Canton
Ticino all'epoca del dissesto finanziario. Nel 2006 in Gran
Bretagna i fondi di private equity (enormi fondi, spesso teatro
di speculazione, in cui vengono inseriti, per oltre il 35% del
capitale, i fondi pensione) hanno consentito l'acquisto di 1.535
società inglesi per 34 miliardi di sterline, portando il totale
dei dipendenti delle società controllate a 2 milioni e 800mila,
pari al 19% della forza lavoro delle aziende a capitale privato
di tutta la nazione. MANCA POCO AL 30 GIUGNO 2007, DATA ENTRO
LA QUALE I LAVORATORI DIPENDENTI DOVRANNO PRESENTARE AL PROPRIO
DATORE I MODULI COMPILATI CON LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DEL
TFR. SCEGLIERE OGGI PENSANDO AL DOMANI.. Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 ______________________________________ Messaggio
N°259 del 13-04-2007 - 22:11 Al via la 38.a edizione di Nauticsud
Al via sabato
14 aprile la 38° edizione del Nauticsud, il salone Internazionale
della Nautica, crocevia imprescindibile per quanti operano nel
settore mare. La svolta di Nauticsud è datata 2003 anno del
cambio del managment con lino Ferrara presidente del salone.
Da allora non più una semplice fiera espositiva impegnata a
sgomitare con gli altri saloni minori sparpagliati nel paese
(Montichiari, Verona, Venezia, Milano, Roma, Rimini, Brindisi
etc) in gara per il secondo posto dopo Genova, ma
soprattutto
un evento mediatico, il Festival dei diportisti. Una svolta
strategica, una intuizione di marketing di Ferrara che impegnato
nell’opera di rivitalizzaione del salone lo concepisce complementare
a Genova con forti elementi di diversificazione : il salone
di Genova organizzato da Ucina, l’associazione dei costruttori
di imbarcazioni ha come obiettivo il rilancio dell’attività
produttiva,la cantieristica, Nauticsud che rivendica il suo
ruolo di associazione dei dipartisti si pone come obiettivo
primario lo sviluppo della portualità turistica specie nel golfo
di Napoli e della Campania più in generale individuando in essa
il Porto d’Europa. La base ideale per ospitare le imbarcazioni
di diportisti settendrionali e non solo ma anche del nord ed
est europeo che non hanno la fortuna di affacciarsi sul mare.
Portualità turistica dunque propedeutica allo sviluppo della
canteristica tanto a cuore di Ucina, si continuano a costruire
barche ma poi non si hanno porti nei quali ospitarle sostiene
Ferrara. Altri elementi di forte diversificazione rispetto al
salone Genovese, sono il periodo: Primavera per il Nauticsud,
autunno per il salone di Genova, oltre l’area geografica: Nord
per Genova, sud per Nauticsud. Prerogativa esclusiva,invece
del Nauticsud è la possibilità di effettuare le prove in mare.
E’ per questo motivo che è stato operato il cambio di data spostandolo
in Aprile e non più a Marzo, per poter meglio fruire degli spazi
aperti a mare nel Marina Nauticsud allestito per l’occasione
a Mergellina, e alla Mostra d’Oltremare. La nautica negli ultimi
anni è cresciuta di dimensioni e si dilatano conseguenzialmente
i tempi di consegna, per cui potrebbero non bastare più i c.a.
6 mesi a disposizione per la costruzione di un’imbarcazione
ordinata in ottobre, sempre che si voglia consegnare la barca
all’armatore ad inizio primavera e non frettolosamente pochi
giorni prima di ferragosto magari con le ultime messe a punto
da effettuare. Una barca consegnata in estate inoltrata è come
un’auto immatricolata a fine dicembre, sconta un anno di svalutazione
per un trascurabile utilizzo. Oggi una barca ha bisogno di un
attento progetto di customizzazione che va programmata con un’anno
di anticipo. Gli ordini presi in aprile al Nauticsud consentirebbero
inoltre ai cantieri in ottobre al salone di Genova di poter
decidere con calma poi per le sub-forniture. Nauticsud non trascura
poi la piccola nautica che vive un momento di crisi, un salone
in primavera consente ai piccoli cantieri che non hanno grossi
budget a disposizione di poter esporre negli spazi all’aperto
della Mostra d’Oltremare che come è facilmente arguibile grava
di costi molto più bassi che nell’interno dei padiglioni necessari
con il tempo incerto. Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 _____________________________________ Messaggio
N°218 del 21-03-2007 - 20:26 I
Rifiuti Urbani
Non sono pericolosi neanche quando sono ammonticchiati per le strade e nelle piazze. In Campania tiene ancora banco la monnezza, che non riesce a trovare opportuna sistemazione od utile destinazione in una adeguata e certa località, per cui non è fuori luogo temere di trovarcisi dentro da un momento all’altro. Un grande risultato è stato finora in pratica ottenuto, con soddisfazione di tutti: nessun comune potrà o dovrà definirsi pattumiera di nessuno. Intanto i rifiuti urbani, come emergenza, sono ancora oggetto di convegni, tavole rotonde e pubblicazioni, le quali in genere cambiano poco o niente. Ma non solo. Molto spesso popolazioni addirittura scendono direttamente in campo per manifestare il loro punto di vista. In tutta questa movimentazione allo stato attuale le comunità vanno registrando costi che faranno sentire il loro peso. E’ la sola certezza, mentre per superare l’emergenza qualcosa bisogna pur farla. Abbandonata l’idea di ritornare agli storici monnezzari e scartando anche l’idea di vedere rifiuti urbani abbandonati un po’ ovunque perché non si riescono a smaltire in qualche modo in loco o perché non si riescono, per una qualsivoglia ragione, a trasferire altrove, si pone dunque il problema di che fare. Si potrebbero realizzare, nel rispetto delle norme ed utilizzando opportunamente le conoscenze, impianti completi per lo studio, la distruzione, la trasformazione e l’utilizzazione dei rifiuti, impianti dimensionati per uno o più comuni ed ubicati ove gli interessati lo riterrebbero opportuno. Ci potrebbe essere anche qualche comunità capace di non lasciarsi impressionare da espressioni suggerite dalla creatività e di vagliare l’opportunità di ospitare, sempre nella massima sicurezza, annegandolo nel verde di viali e giardini tutti da godere, un impianto che assicurerebbe, oltre alla ricerca scientifica e tecnologica, lavoro certo ed alto livello di benessere, con tanti saluti alla disoccupazione, all’emigrazione, al lavoro nero ed anche alla creatività.
Si è in grado, come paese industrializzato, di condurre correttamente una non impegnativa combustione o di controllare una modesta trasformazione chimica e quindi di manipolare, senza arrecare danno a niente ed a nessuno, ordinari rifiuti urbani, che non sono pericolosi neanche quando sono ammonticchiati per le strade e nelle piazze, soprattutto se trattati con buona educazione, come vogliono cultura ambientale, cultura urbanistica, cultura industriale, cultura scientifica e cultura tecnologica, che consentono pure di non arrecare torto neanche a chi, rispettoso delle norme, sui rifiuti urbani ora lucra. Dunque, se visti con coscienza e scienza, i rifiuti urbani sono molto meno malefici di quello che se ne dice e se ne pensa o del tutto innocui e sono molto più utili di quanto si possa credere. Tutto questo, ovviamente, può avere qualche senso se non si preferisce rimanere nell’attuale situazione, continuando all’infinito con convegni, tavole rotonde, pubblicazioni, incontri, scontri, fiaccolate e manifestazioni Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 6 Inviato
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N°172 20-02-2007 - 13:16 IN VINO VERITAS
Il Consorzio
Tutela Vini dei Campi Flegrei, fondato il 20 febbraio 2004 dal
comparto vitivinicolo dei Campi Flegrei, è nato dalla volontà
di garantire e tutelare la tradizione vinicola dell'area e di
consolidare ed ampliare la notorietà dei vini autoctoni ed attualmente
rappresenta circa il 90% della produzione. E' stato ufficialmente
riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, con decreto
del 26/04/2005 e pubblicato su G.U. 12/05/2005, n. 109. Con
il supporto della Camera di Commercio di Napoli e la proficua
collaborazione con il mondo scientifico ed universitario, sono
continuamente approfonditi gli argomenti sulle tecniche di vinificazione
e di coltivazione del vitigno. La produzione Campi Flegrei DOC,
riconosciuta con decreto ministeriale del 3 ottobre 1994 è diffusa
nell'intero territorio dei comuni di Procida, Pozzuoli, Bacoli,
Monte di Procida e Quarto e in parte di quelli di Marano e Napoli.
I vini Campi Flegrei Doc, prodotti su terreno vulcanico ricco
di ceneri, lapilli, pomici, tufi e microelementi, determinano
nelle uve e nei suoi vini aromi e sapori assolutamente prelibati.
Una delle caratteristiche che rende unica la Doc dei Campi Flegrei
è la pianta di vite da cui deriva, detta a piede franco. Si
tratta di una vigna originaria, la "Vitis vinifera", non innestata
su ceppi di vite americana, rimanendo inalterata all'attacco
della fillossera (Philossera vastatrix) che devastò i vigneti
europei nella seconda metà del diciannovesimo secolo, comportando
un'alterazione dell'assetto ampelografico della viticoltura
europea. La vite è coltivata ancora oggi su piede franco, senza
porta innesto. Ciò accade proprio nei Campi Flegrei; dove, per
la particolare struttura del terreno vulcanico gli insetti non
riescono a sopravvivere, poiché i grani, sciolti e grossolani,
impediscono alle larve di poter scavare percorsi e gallerie.
Tuttora, l'attuale metodo di coltivazione, avviene per propaggine,
piantando nel terreno la nuova vite, successivamente separata
dalla pianta madre, consentendo di mantenere inalterata, per
una sorta di donazione naturale, il bagaglio genetico, delle
viti originarie. I Campi Flegrei (dal greco phlegraios = ardente; per l'evidente attività vulcanica), situati a nord di Napoli, rivelano tutta la spettacolare natura di un territorio tra i più ricchi di storia del nostro paese: una sconfinata depressione vulcanica, generata dallo svuotamento della camera magmatica, a seguito di una violentissima eruzione che ne provocò il conseguente collasso e l'ingressione del mare all'interno dell'area. Proprio questa particolare caratteristica è alla base dell'antichissima viticoltura di questi luoghi, già descritta da importanti scrittori dell'antichità, quali Catone, Varrone, Plinio e Columella. In un graffito del primo secolo d.C., ritrovato in una taberna puteolana, Tibullo fa espresso riferimento a tecniche viticole autoctone. La storia della viticoltura è proseguita nei secoli senza interruzione di sorta. Con la nascita del Regno di Napoli, anche le campagne della zona trovarono un miglior assetto, e la vite portò la sua fama fin nel Medio Evo, quando il vino de Putheolo era tra i vini prescelti dalla regia mensa al tempo di Carlo II D'Angiò. Con l'avvento dei Borbone, a Napoli e nelle campagne flegrée, si affrontarono importanti lavori di bonifica e di convogliamento delle acque; furono aperti gli emissari del lago di Patria e del lago Fusaro e fu costruito l'alveo dei Camaldoli. Lo splendore di queste terre richiamò artisti da tutto il mondo e il suo incanto fu immortalato in gouache e poesie. Nella seconda metà dell'800 fu istituito il "Comizio Agrario Puteolano" e successivamente fu impiantata in zona, una cantina sperimentale la cui attività contribuì molto al miglioramento della produzione, e allo sviluppo del commercio. FALANGHINA: È un vitigno che venne annoverato tra i “finissimi fautori di piaceri sublimi della gola”. E’ un’uva a bacca bianca fra le più diffuse ed apprezzate. Generalmente dà vini bianchi giallo paglierini, di ottima consistenza, con un bouquet floreale e fruttato molto ampio e fine, al palato è morbido, secco e delicato. Il nome falanghina deriva da “falange”, il grande palo di castagno a sostegno dell’alta vite, ancora oggi utilizzati nella sua coltura. È coltivato a piede franco. E’ un vino giovane da pasto che accompagna egregiamente piatti tipici della cucina marinara,quali i frutti di mare anche crudi, pesce nobile e crostacei sia alla griglia sia in frittura. PIEDIROSSO: Antichissimo vitigno campano, già apprezzato ai tempi della Baia Imperiale e citato anche da Plinio il Vecchio. La tradizione vuole che prenda i nome dal colore del suo graspo, uguale a quello della zampa del colombo e quindi conosciuto localmente come Per'e Palummo. Viene coltivato su piede franco. E' un vino da pasto che si presenta di colore rosso rubino intenso, al naso si avvertono odori di ciliegia, lampone, rosa ed al palato giunge morbido e corposo. Si accompagna eccellentemente a piatti dal sapore deciso della tradizione campana. E' ottimo con arrosti e paste al sugo, bolliti e formaggi stagionati. CONSORZIO
TUTELA VINI DEI CAMPI FLEGREI Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0 --------------------------------------------- Messaggio
N°144 del 01-02-2007 - 16:36 BASSOLINATE & SMANDOLINATE
Riceviamo
da ufficio stampa “Sprint” Campania (nomen omen, quando c’è
da promuovere geniali condivisioni di torta; meno sprint, ovviamente,
nella normale comunicazione della gestione dell’amministrazione
delle mere “incombenze” di tutela delle pubbliche urgenze) il
seguente Comunicato che, per comodità e divertissement di lettura,
sbrindelliamo per benino aggiungendovi in parentesi i nostri
perfidi commenti, premettendo che l’intero testo è volutamente
incomprensibile al volgo ovvero ai “non iniziati” alle “bassolinate”,
pur vantando un lessico aziendale impeccabile, in onore di anglosassone
Communication & Imaging. TITOLO tronfio: "A Napoli Convegno
nazionale sull’internazionalizza-zione del Sistema Italia Un
confronto a tutto campo tra istituzioni e privati." E’ in programma a Napoli, il 6 e 7 febbraio,
presso l’Auditorium di Città della Scienza (la cittadella fortificata
del vicere’ - municipalità 10 Bagnoli-Fuorigrotta - sulla quale
gravano fortissimi interessi e dove, di recente, accanto alle
altre cazzate ignobili è stata fondata la scuola del Documentario,
affidata alla docenza non autoctona, stante l’esterofilia del
governatore, 18.000 euro di iscrizione per i poveri giovani
che intendano specializzarvisi... vuoi vedere che, scava scava,
fa capolino la solita monopolizzante CosmoFilm?) – il Convegno
nazionale su “Il governo dei processi di internazionalizzazione:
le sinergie stato-regioni” (Una sinergia che sa di “cupola”,
a giudicare dagli incessanti fondi e finanziamenti per il Sud
preordinati dai Governi interessati a spremere pure gli ossi
delle olive nel Sud, data la catastrofe del commercio del credito
e dell’industria al Nord, come le roulottes nordiche inviate
in Irpinia per i terremotati e rivendute sempre al nord da settentrionali
emissari... come i fondi Cassa Mezzogiorno incassati dai "cummenda"
per aprire fabbriche MAI VISTE al Sud) L’incontro, promosso
dal Ministero del Commercio Internazionale e dalla Regione Campania
e finanziato dall'Unione Europea PON ATAS 2000-06 Misura 1.2
e dal POR Campania 2000-2006 Misura 6.5., sarà l’occasione per
stimolare il dibattito tra tutti gli attori ( il termine giusto
sarebbe “teatranti” o “guitti”), pubblici e privati, che sostengono
il processo di internazionalizzazione del Sistema Italia (Certo!
Dopo le disparate agensud e similari, fucine di iperstipendiati
funzionari e segreterie“di famiglia” e dopo l’industria del
“Tarocco” che ha il suo apice nella Cina che ha sconvolto pure
il mercato del nostrano Tarocco e che gestisce al 50% il Porto
di Napoli…) Ciò anche in base alle esperienze maturate nel periodo
2000-2006 (che esperienze abbiamo maturato? Perché non le enunciano?
Si riferiscono, forse, ad esperienze quali quelle fallimentari
come la recentissima mostramercato dell’artigianato napoletano
in Russia, scandalosamente approdata alle cronache giudiziarie
dei giornali?) e in considerazione della nuova programmazione
dei fondi europei prevista per il 2007-2013. (ECCOLO QUA! Che
bisogna inventarsi per accaparrarsi altri fondi da spendere
in cazzate…mentre la Sanità langue e i pensionati stanno pagando
a prezzo intero tutti i farmaci, nell’illusione di un rimborso
futuro “post-mortem?”, mentre i lavoratori pubblici e privati
ipnotizzati dalla finanziaria hanno visto decurtarsi, dai 50
ai 70 euri, lo stipendio di gennaio... mentre i giovani sono
“a spasso” in cerca di umile futuro, mentre la città si sfascia
nell’impatto con la miseria morale e materiale… ) I lavori saranno
aperti da Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania
(c’era bisogno di qualificarlo? Ce ne siamo accorti tutti che
è lui il “duce”, il dittatore, visto che lo subiamo senza soluzione
di continuità dal secolo scorso. Come si dice: UN NOME... un
avviso di GARANZIA!)) Interverranno Emma Bonino, Ministro del
Commercio Internazionale e delle politiche comunitarie; Luigi
Nicolais, Ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica
Amministrazione; Ugo Intini, viceministro Ministero Affari Esteri,
Filippo Bubbico, sottosegretario Ministero Sviluppo Economico;
Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte ( questa,
che c’azzecca? C’è un altro risorgimento in vista, un’altra
invasione piemontese o la signora viene a perorare la requisizione
di tutta la produzione di nocciole nostrane per la Nutella torinese?)
Andrea Cozzolino Assessore all’ Agricoltura e alle Attività
Produttive della Regione Campania (dopo il vicere’, è l’unico
autoctono in mezzo ai tanti “stranieri” papponi succitati).
L’evento si articola in due giornate ( accipicchia! Suderanno
cento camicie per il troppo lavoro... come al conclave di Caserta!)
Nel corso della prima, dopo un dibattito tra Amministrazioni
centrali e regionali sulle sinergie da potenziare e rinnovare
(se vi sono state “sinergie” non ce ne siamo accorti; soprattutto
non ci siamo accorti dei risultati!) per operare al meglio sui
mercati esteri ( ma se siamo noi “sudici” la più grande fetta
di mercato del Nord e dell’estero taroccaro!), ci sarà una tavola
rotonda (più che tavola rotonda perchè non chiamarla pietra
cubica?) sui ruoli degli sportelli regionali per l’internazionalizzazione
ai fini dell’integrazione tra strumenti pubblici e privati (Quali?
Dove sono? Che fanno, ‘sti sportelli? Fino ad ora ci pare di
aver internazionalizzato solo la monnezza e il folklore, esattamente
per opera di integrazione tra strumenti pubblici (indifferenza
e mazzette…oops..scusate…”consulenze”) e privati (camorra e
affini) Nella seconda saranno presentati i risultati del Progetto
Operativo Italia Internazionale. Sei Regioni per Cinque Continenti-
Secondo stralcio, gestito dal Ministero del Commercio Internazionale
( Qua ti volevo! Ecco la chiave di lettura, a proposito della
quale dicemmo molto tempo fa. Riproporremo a pie’ di pagina
l’articolo pubblicato a riguardo) Si confronteranno, inoltre,
le Regioni Obiettivo 1 (Basilicata, Campania, Puglia, Calabria,
Sicilia, Sardegna, Molise) sulle potenzialità offerte da una
necessaria proiezione internazionale del Mezzogiorno nel prossimo
periodo di programmazione europea (Infatti, trattasi esclusivamente
delle regioni ad alto e continuo sfruttamento, da tenere sotto
il tacco dello stivale quale bacino depresso d’Europa… carne
da “cannone”) “Dobbiamo rendere irreversibili i segnali di crescita
che hanno caratterizzato l’export nel periodo 2000-2006 – ha
dichiarato Andrea Cozzolino – E’ necessario, per questo, confrontarsi
in modo continuo
e costruttivo con le istituzioni nazionali e i privati: non
solo per delineare un piano preciso nell’ambito dei processi
di internazionalizzazione, che individui settori e paesi su
cui puntare, ma anche per stabilire una diversa governance (Velata
ammissione di incapacità totale. Trapela da queste parole crittografate
che nonostante gli sprechi, gli emolumenti, feste e festini,
convegni, commissioni, brochure e relazioni, non si è fatto
nulla di concreto per impegnare i fondi del Ministero degli
Esteri, dove risultano iscritte all’obolo le 6 regioni del Sud)
Bisogna porre le basi per una strategia unificata delle Regioni
del Sud, (mai una volta che si pensi al Sud in termini reali
geo-politici, storici e sociali), magari distinta per filiere,
con una cabina di regia nazionale (Prodi! Pensano a Prodi...E’
già stato così bravo con l’I.R.I.!!!) E accompagnare, infine,
questi processi con un diverso utilizzo del capitale umano a
nostra disposizione ( il nostro capitale umano è tutto emigrato,
se ne saranno accorti?) Servono nuove figure, capaci di permettere
alle nostre imprese (ah! Siamo riusciti a mantenerci qualche
impresa. Che sollievo! Di grazia, ci è concesso conoscerle?)
e alle nostre stesse politiche di essere davvero competitive
sui mercati esteri (quello dei wucumpra’ senegalesi è l’unico
mercato possibile) Dei veri e propri “manager dell’internazionalizzazione”,
giovani che abbiano conoscenze adeguate, una mentalità più aperta
e meno rigida, che sappiano guardare ai mercati emergenti non
come una minaccia ma come una opportunità” (Largo ai giovani!
Evviva! Purchè siano tutti specializzati alla Bocconi, alla
Luiss, ad Oxford, Boston…anche in Australia o in Svezia… dato
che il Mezzogiorno, nell’iconografia classica, non ha Cultura
e che gode pure di una “sezione staccata” (apartheid) della
Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione)… L'esercizio
divertente consiste nel rileggere il comunicato scevro dalle
perfidie in parentesi, per esercitarsi nel linguaggio ermetico
della Pubblica Amministrazione e rinvenirne la "chiave di Salomone"
utile alla interpretazione del messaggio subliminale! Ed ora,
vi lascio alla lettura del “pezzo d’epoca” inerente: “ Il Mezzogiorno
è all’estero?” al link http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/MezzogiornoEstero.htm.
Da notare la data di pubblicazione...e, solitamente, non consulto
la palla di cristallo! Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0 -------------------------------------------------------- Messaggio
N°136 del 27-01-2007 - 20:11 Il mio Mezzogiorno L'inizio di una nuova civiltà Comunità
cosciente, attenta e costituzionalmente pia, rappresentata da
politici preparati, motivati e tenuti in carica per un solo
anno e per una sola volta, remunerati in conformità del
reddito medio della popolazione e senza privilegi, e servita
da istituzioni esemplari e soggette a continuo avvicendamento,
si presenta alla comunità nazionale ed internazionale
nella nuova veste di grandePerciò
agricoltura, base solida
di forte economia, all’avanguardia, come tutti gli altri settori,
nessuno escluso, presenti sul mercato locale, nazionale ed internazionale.
realtà culturale, civile ed economica. Produzione agricola
dunque non più di atavica sussistenza o di tradizione,
ma scelta di campo, associata all’attività pastorizia,
anche questa per le esigenze interne e per affrontare la concorrenza:
entrambe nelle mani di dirigenti professionisti specializzati
che sappiano che, come e per chi produrre e che sappiano soprattutto
dimostrare che hanno perfetta conoscenza delle proprie risorse
e delle proprie possibilità e sufficiente capacità
di saperle usare al meglio, lungi dall’essere portati per mano
da maestri locali e non locali. Il Meridione d’ Italia ricorda
. ed onora la terra dei vitelli, che per natura sono vigorosi,
esuberanti ed amanti della libertà, come ben provano
i campi che li vedono scorrazzare. Turismo di qualità si
impone a risposta di tutte le esigenze ed a dimostrazione che
madre natura, che . s’affaticò tanto a coprire di bellezze
cielo, mare, terra e monti, non mise la lanterna in mano al
cieco e non è tradita dall’ingegno degli uomini. Fare scuola,
utile allo
spirito ed alla esistenza, e ricerca, per avere risultati
e rimanere ai primi posti e non per regalare salari, stipendi
e prestigio. Produrre da soli tutto ciò che serve e che
serve pure agli altri. Esportare non più mano d’opera
a buon mercato, ma cultura e prodotti. L’autodeterminazione,
riconosciuta a tutti i popoli, apre l’era della solidarietà,
sperimentando nuove forme di partecipazione, di cooperazione
e di convivenza. Ovunque, comunque ci si trovi, finché
ci si resti, chiunque goda degli stessi diritti ed adempia gli
stessi doveri dei locali: si eliminino barriere tra uomini e
tra popoli, che già sono orientati per conto loro a capirsi
tra di loro e ad avere le stesse leggi, pur nel rispetto delle
proprie origini e tradizioni. Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0
--------------------------------------- Messaggio
N°132 del 25-01-2007 - 17:37 Il Meridione non cambierà mai?
I media,
soprattutto quelli di area governativa, fanno salti di gioia:
fino al 2013 sono stati destinati 100 mld di euro al Mezzogiorno
e solo al Mezzogiorno, perché gli altri non ne hanno bisogno.
Cassa per il Mezzogiorno o terremoto dell’80, ad esempio, pure
portarono miliardi al Sud, che purtroppo non cambiò registro.
Chi vivrà vedrà a chi ed a che cosa serviranno 100 mld di euro.
Ma qualche domanda è d’obbligo e pure qualche considerazione.
100 mld saranno la riprova della definitiva concezione di vita
della popolazione meridionale, che ama, vive e gode certi sistemi,
con un eufemismo, detti assistenziali? Le prospettive del Sud
sono tutte nell’annuncio stesso dei 100 mld, che quindi parlano
da soli e risolvono, per incanto, tutti i problemi urgenti ed
importanti, dal degrado alla ricerca, dall’ordine pubblico ai
servizi pubblici, dalla occupazione alla produzione, dall’ autonomia
economica alla indipendenza politica? Ad ogni modo comunque
si chiamino, questi interventi, che sono voci importanti dei
bilanci dei maggiori stati del mondo, USA in testa, una cosa
è storicamente certa: non liberano dal bisogno, non redimono
dalle carenze e non forniscono le competenze. L’intervento “concesso”
questa volta in pompa magna, quasi una befana slittata di qualche
giorno,come si faceva una volta, quando c’erano i re, continua
di sicuro solo a far sperare: la gente ingenua ed anche o, forse
più, la gente furba spera che i politici siano regnanti di manica
larga ed i politici, che non sono ingenui, sperano che i popoli
si comportino come li descrivono certe favole, sempre cioè in
attesa delle ricorrenze in cui si gettavano dai balconi monete,
che la povera gente correva a raccogliere. E’ proprio fuori
luogo pensare che un giorno o l’altro i Meridionali vorranno
assurgere a popolo degno di questo nome e cominceranno a cercare
in casa loro ed in se stessi qualcosa che ufficialmente, ma
solo ufficialmente, è sempre mancata? Purtroppo fino a quando
i Meridionali non avranno ufficialmente quella qualcosa il Meridione
non cambierà mai. Intanto, è bene ribadirlo, gli stati ricchi
fanno come faceva, si dice, quel tale che lasciava le monetine
ai poveri, cioè destinano capitali ai
popoli in difficoltà,
per tenerli buoni, pacifici e perennemente poveri e bisognosi,
onde potersene servire all’occorrenza. Tra trattative, mediazioni,
pretese dei governanti locali, spese di progettazione e quindi
di realizzazione, in sostanza ai bisognosi veri arriva molto
poco e di quel poco molto meno viene impegnato per cambiare
lo stato di cose, mentre la parte sostanziosa va ripartita tra
le varie realtà, che sono capaci di creare reti di interessi,
i quali ultimi sono più efficaci e pratici ad aggregare degli
ideali o dei principi. Conscio di questo al Meridione potrebbe
venire in mente di reagire di conseguenza: respingere la concessione
dei 100 mld e pretendere il diritto alla vita libera, autonoma
e dignitosa, il diritto alla scuola, il diritto al lavoro, il
diritto di fare impresa ( il diritto insomma di produrre ricchezza
e di pagare tasse ), il diritto di essere rappresentato e di
essere servito da professionisti tutti rispondenti ai requisiti
costituzionali, ogni diritto comunque previsto e sancito dalla
Costituzione. I Meridionali allora avrebbero trovato dunque
quella qualcosa e con essa avrebbero ritrovato se stessi. Ci
sarebbe il Meridione e non ci sarebbe più il problema. Inviato
da: vocedimegaride - Commenti: 0 |
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