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Messaggio N°290
"Speriamo che sia maschio"

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Messaggio N°297
PIERA DEGLI ESPOSTI-GIUNI RUSSO:MAGICO BINOMIO

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Messaggio N°469
Profumo di Donna
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Messaggio N°484
'A cchiù bella!
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Messaggio N°485
I miracoli che fa la Musica presentazione dell'Album "Francesco Malapena"
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Il Natale Rubato
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Messaggio N°501 del 12-12-2007 - 16:57
Tags: Arte - Spettacolo

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°500 11-12-2007 - 20:31
Tags: Arte - Spettacolo

Il Natale Rubato da columbusnews@columbusnews.com

Il Westechester Italian Cultural Centre di NY terrà a battesimo il Natale Rubato. Saranno numerosi gli ospiti che terranno a battesimo il pluripremiato film Il Natale Rubato di Pino Tordiglione negli Stati Uniti d’America al Westchester Italian Cultural Centre di New York, venerdì 14 dicembre alle ore 19,30, tra essi si attendono Mira Sorvino, Frank Capra Jr., Mario e Matilda Cuomo e tanti altri. Tutti insieme nell’orgoglio dell’arte italiana daranno il benvenuto ad un autentico capolavoro filmico che commuove a dismisura. “La Fondazione Generso Pope è lieta di sponsorizzare e dare il benvenuto, qui in America, al meraviglioso film “Il Natale Rubato”; siamo tutti consapevoli ed orgogliosi di salutare un film che rappresenta il talento cinematografico italiano. Nella nostra rassegna, quest’anno, abbiamo selezionato tre film italiani: Malena di Tornatore, La Dolce Vita di Fellini ed Il Natale Rubato di Pino Tordiglione, quest’ultimo è un film che ci fa sentire italiani nel cuore e che ci consente di comunicare agli americani uno spaccato di poesia antica tinto di spiritualità e valori.”- commenta così Patrizia Calce, responsabile PR del Westchester Italian Cultural Centre. Questa comunicazione del Columbus News è motivo di grande orgoglio anche per noi de “La Voce di Megaride”, in quanto l’ autore dei testi per la voce narrante del film-fiaba di Pino Tordiglione “Il Natale Rubato” è la nostra inossidabile Marina Salvadore che, all’epoca ed in quella circostanza, si cimentò per la prima volta in assoluto a “scrivere” anche per il cinema, come sempre...gratuitamente! (la redazione)
Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 2

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Inviato da Anonimo
il 12/12/07 @ 11:25
...non solo gratuita collaborazione ma anche l'offesa della non menzione nel cast.
la redazione

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Inviato da Anonimo
il 12/12/07 @ 11:39
Coinvolta in prima persona, rispondo alla redazione. Ad onor del vero, un riconoscimento l'ho avuto: dal mastro preseparo Giuseppe Ferrigno, interprete del film, che a film concluso mi donò una delle sue preziose e magnifiche opere, la statuina della venditrice di taralli che conservo con molta cura.
marina

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Messaggio N°485 del 23-10-2007 - 17:27
Tags: Arte - Spettacolo

I miracoli che fa la Musica presentazione dell'Album "Francesco Malapena"
di Marina Salvadore

Tutto comiciò così, per una strana fatalità, una coincidenza dovuta a quell’aura magica, potente come una calamita, che impregna il corpo eterico di ogni meridionale deambulante, emigrante, sul pianeta. Ma, consentitemi, prima, di spiegare il fenomeno…
I meridionali, figli della diaspora post-risorgimentale ma nati nella culla della Civiltà, hanno vispo e attivo il terzo occhio piazzato giusto in mezzo alla fronte, invisibile agli agnostici ma vivido e lucente agli “iniziati” all’arte regale della “pucundrìa”, la cui ghiandola pineale non è atrofizzata, com’è nella norma della popolazione italica del centronord. Gli emigranti del Mezzogiorno si procurano visioni senza uso di allucinogeni: è la memoria atavica dei colori, dei suoni, dei profumi, delle voci, dell’identità ancestrale che consente loro di rimanere costantemente, nei secoli, in una sorta di catena energetica che assorbe potere direttamente dalla quarta dimensione; quella dei santi e martiri, quella della sperimentazione umana del dolore, della tristezza, del distacco, che gli ha guadagnato il paradiso dei puri spiriti. Osservate bene un emigrante… anche se non pratica lavoro duro, se è giovane e forte, sportivo e di “successo”, ha sempre una spalla – solitamente la destra – più bassa dell’altra. Su quella spalla siede lo spirito del suo nume tutelare, che quasi sempre è un angelo, un’anima disincarnata, un “deva”, un’entità, che molto…molto tempo fa…benedetto dalla nascita sotto la stella del sud, il karma personale indusse per ingiustizia politica e sociale, per la voracità dei conquistatori della sua patria, alla migrazione… come le rondini, le cicogne. A differenza di questi esseri alati, che ogni anno ritornano al nido, trovandolo ancora intatto, l’emigrante, seppure ha il DNA del piccione viaggiatore e sa rielaborare le coordinate di volo, per far ritorno al suo nido, non ha quasi mai la buona sorte di ritrovarlo intatto e pronto a riaccoglierlo…Tutto comiciò così… in quel pomeriggio bigio di inizio primavera, sulla panchina in un anonimo giardinetto pubblico di Milano, dov’ero solita portare a passeggio il mio “cane di mare”, Billy, un meticcio raccolto in fin di vita sulla spiaggia di Capo Miseno, nei magici Campi Flegrei che contornano la MIA Napoli di mare, vitigni e altari e vestigia greche e romane. Un “cane di mare” ha una sensibilità diversa da qualsiasi altro cane randagio di città. E’ a più stretto contatto con le divinità marine e con la poesia e la bellezza di un orizzonte lontano dove sfilano in processione le navi dei marinai, le astronavi degli alieni che disattento, scambi quasi per Sirio o Venere o Marte, e le umili barche dei pescatori… che i cani di mare aspettano, fedeli e pazienti, al rientro dalla pesca…a volte, attendono per anni… chi non ritornerà più, inghiottito dalle maree… o rapito da seducenti sirene innamorate, ma il cui spirito riescono ad annusare, a percepire, ancora, sulle onde della risacca…e… aspettano… aspettano, incanutendo e svilendo, come i vecchi genitori dei giovani emigranti. Orbene, il mio miracolato cane di mare, tra un bisognino ed una corsetta, prese a puntare una panchina in fondo al vialetto, addossata alla staccionata del muraglione delle Ferrovie Nord milanesi. Lo seguii. L’imbrunire non permetteva di distinguere granché ma la pallina gialla di Billy riuscii ad intravederla in un cespuglietto cresciuto spontaneamente a destra della panchina, poco frequentata perché troppo isolata. Billy, stranamente, non si lanciò a raccattare l’adorata pallina ma saltò sulla panchina, in piedi su un sacchetto del supermercato di zona, rigonfio di qualcosa.Vi zampettava sopra e capii che il contenuto non era organico, come temevo, o rifiuto “tossico” di qualcuno ch’è solitamente più triste di un emigrante… Era una risma di carta dattiloscritta e di spartiti musicali ed in album un trentatre’ giri, come non vedevo più da tanto tanto tempo, forse erano documenti dimenticati da qualcuno…Alla luce di un accendino vi lessi il frontespizio: “Napoli, Francesco Malapena e Roberto Bonaventura“ e, scritto con un pennarello a punta grossa, rosso, seguito da tre punti esclamativi, il conio “crossbooking” ovvero - per gli amanti delle mode spontanee new age - il generoso lascito di un testo all’anonimo avventore che vorrà leggerlo magari in cambio di un altro libro da panchina: praticamente, un marketing dei sentimenti, con l’allure del mistero, un po’ come avviene, di recente, per i lucchetti dell’amore eterno sul ponte Milvio, a Roma. Eliminato lo scudo protettivo del sacchetto indegno del supermercato, con una sorta di sacralità, avvertita come un prodigio per via di uno strano pizzicore al palmo della mano sinistra, quella del cuore, riparai nella mia borsa quei fogli scritti ed inoltratimi dalla quarta dimensione in un giardinetto grigio e spoglio di Milano. Lessi tutto d’un fiato, accucciata nel letto, quei pensieri, quelle invocazioni, quelle evocazioni che parevano essere sgorgate dalla mia anima…Sul piatto del mio vecchio giradischi posi il disco.. Sì, quella musica, quella voce, quelle parole avrei voluto saperle esprimere io, che pure mi diletto di belle lettere e di pucundrìa. Erano pagine di poesia e bellezza che la troppo mia lunga “napolitudine” lombarda, aveva finito col pietrificare nel cuore ormai ammalato della certezza del non-ritorno al mio nido; un cuore, assurto ormai a sola funzione di pompa idraulica, incapace di grondare ancora stille di pucundrìa, come un tempo: il tempo…circa un decennio…di quando continuavo, incosciente, a ritenere transitoria la mia condizione di emigrante e… sempre più vicina e vittoriosa l’ipotesi di un ritorno al nido… Ora, però, quasi un trentennio di folle “transitorietà”, assurda,, stolta, mi premeva sul petto!. Leggevo e ascoltavo l’album di Malapena e Bonaventura, persino qualche piccola nota sugli spartiti e già a canticchiare a bocca chiusa canzoni subito interiorizzate… ma leggevo e cantavo me stessa… ed il “callo sul cuore” si sciolse in un niente di chiffon, un niente piumato di due manine del mio Deva emigrante che, accarezzandomi ripetutamente il cuore e la memoria, procurandomi spontanee visioni della magica Napoli, della testa imbiancata di mia madre, vecchia e sola in una casetta napoletana, del mio mercatino di Antignano… la mia “via delle spezie”…della felice libertà di Billy in corsa sul bagnasciuga della spiaggia di Capo Miseno, in compagnia dei suoi tanti amici “cani di mare”…del profumo fragrante del pane cotto nel forno a legna di don Ciro… che sapeva di aghi di pino marittimo…dei giardini di palme e oleandri, sconosciuti, impossibili, nella Milano dei platani devitalizzati dallo smog…Una tempesta in un bicchiere: quel mio bicchiere, sempre per metà vuoto da quando ero solita abbeverarmi alla fonte dell’oblìo di me stessa, perché il frizzante desiderio del ritorno a casa, genuino e corposo come un Aglianico del Vulture, dopo un lunghissimo esilio, si era, nel tempo, da speranza mutato in rassegnazione, in apatia, in depressione...Vino corposo sfiatato in acqua colorata, senza neppure un impercettibile sentore di aceto. Ho divorato quelle poesie e quelle note, ancora e ancora; gabbiani e rondini dal becco lungo suggevano, instancabili dal mio terzo occhio d’emigrante ormai serrato e cieco, una cataratta purulenta e spessa come una tenda di plastica al balcone di una villa affacciata sul Paradiso…Nel cuore della notte mi levai dal letto. Raccattai, lì accatastate da tempo, nel baule del mio corredo da sposa che giaceva come un feretro in un pantheon obsoleto, i circa miei trent’anni di migrante di lusso: una pigna di carte ingiallite scritte competentemente sulla Questione Meridionale; le pagine più ingiallite, incartapecorite, erano le prime, scritte tanto tempo prima e trasudavano pucundrìa, nostalgia, poesia…a tratti, quasi lirica bellezza. A seguire – proprio come mi avevano evocato quella voce e quella musica, descrivendo le malinconie del distacco, tracciando mirabilmente il ritratto dell’emigrante a medio e a lungo termine – nei miei scritti, notavo, scemavano la poesia insieme al desiderio ed alla rivendicazione, alla bellezza e al sogno, tracimando – rileggendole spietatamente – nella quieta indifferenza a se stessi, al mondo circostante, ai sogni stessi…per finire, sfinite, alle pagine bianche, ancora fresche di stampante laser e ridondanti di retorica, politica, sterile dietrologia, statistiche… come scritte da un’altra persona, un individuo ormai lobotomizzato per la inutile lunga attesa del ritorno, per le illusioni e delusioni, per il dolore che continuava a scavare le radici dell’essere… per concludersi, come nella più banale sindrome di Stoccolma nella paura insensata per l’eventuale, possibile, ritorno in patria: la paura di non farcela a subire quell’impatto con la realtà che, probabilmente, sarebbe molto dissimile dal sogno agognato di circa trent’anni di forzata “transitorietà”, con la certezza d’essere incapaci a tollerare il trauma della verifica di un inevitabile cambiamento di quella Napoli che ti porti incollato addosso come una santa reliquia, un macigno sul cuore. Una maledizione! Portai, come un ex voto si porta all’altare, la mia pigna di cimeli, il mio trentennale diario di esilio, chiuso in un sacchetto del supermercato, con su appiccicato un cartello plastificato scritto in stampatello col pennarello rosso a punta grossa: “A Malapena e Bonaventura”, perché possano tornare a casa e trascinarsi appresso tutta la gioventù del Sud, prima che sia troppo tardi…prima che sfiorisca come me questa ennesima gioventù svenduta altrove”. Lasciai, affidato al destino e ad una impossibile speranza, sulla panchina addossata alla staccionata sotto il muraglione delle Ferrovie Nord, quel fagotto, in spirito di rinnovato crossbooking…Alla sera successiva, la pallina gialla del mio “cane di mare” finì nel solito, lontano cespuglietto a destra di quella affatata panchina. Il cuore mi batteva in gola, mentre mi avvicinavo, speranzosa di non trovare più ne’ il mio “fagotto” ne’ altro, neppure un giornale o la carta stropicciata di un pacchetto di sigarette… Di nuovo imbruniva e non si vedeva altro che il luccichio liquido dei bulloni di ferro della panca alla luce di un ultimo raggio di un sole nordico, vibrante, opalescente e grigio nell’umidità meneghina…Scorsi una chiazza chiara sul sedile della panchina…Accesi l’ennesima sigaretta per farmi coraggio e richiamai il cane perché andasse in avanscoperta…Billy era intento a giocare con degli sterpi, ai piedi di un albero spoglio impiccato al cielo plumbeo…Illuminai con l’accendino la chiazza bianca. Su di un foglio bianco, insanguinato di pennarello rosso a punta grossa, a caratteri cubitali spiccava un “Grazie! Desideravamo che tu ritornassi ad essere te stessa, come una volta: napoletana!. Ci sei anche tu, con la tua storia nel nostro album che sta viaggiando per il mondo intero.” Il foglio era simpaticamente firmato: “un po’ meno Malapena ed auguri di Bonaventura!” Ringraziai il mio angelo che percepivo seduto sulla mia spalla destra. Piansi un pianto liberatorio. Soprattutto, compresi quale fosse il "potere della Musica" e quel lasciarsi trascinare da essa, senza opporre resistenza... perchè due giorni dopo feci le valigie e tornai a CASA con il mio cane di mare. Qui, a Sud, attenderò il ritorno di tutti voialtri figli di Napoli!
immagini tratte dall'album "Francesco Malapena" che potrete sfogliare e ascoltare in parte su:
www.francescomalapena.com

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 3

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Inviato da Anonimo
il 24/10/07 @ 11:55
Bellissimo e davvero molto toccante questo raccontino che esprime chiaramente i sentimenti dei napoletani lontani da casa e singolare ed originale è l'aver descritto il tutto come un miracolo procurato dalla musica di un bellissimo disco che, a questo punto, tutti vorranno ascoltare. Che fantasia, Marina! Brava! Carmine

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Inviato da Anonimo
il 24/10/07 @ 12:39
Grazie Marina per il tuo meraviglioso racconto, per la poesia e l'emozione che ci hai fatto vivere leggendolo. Ciao Enrico.

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Inviato da Anonimo
il 27/10/07 @ 14:30
Marina, mi hai fatto riandare in là nel tempo, quando mia madre, emigrante per matrimonio provava quella struggente nostalgia che descrivi tu. Anche per lei sono passati un po' più di trent'anni prima di poter ritornare, se non nel suo profondo sud (la Calabria), o nella ancor più sua Napoli dove visse, studiò e fece le sue prime esperienze di insegnante elementare, quanto meno a Roma, città dal cuore aperto nei confronti di tutti. Bellissima e dolce la musica, il tutto quasi un presagio di vita migliore per te che tanto sei in credito dalla vita. Maria

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Messaggio N°484 del 23-10-2007 - 15:34
Tags: Arte - Spettacolo

'A cchiù bella!
di Marina Salvadore

Era - come la mitica Edith Piaf detta “il passerotto” - minuta e leggera ma quando cantava si manifestava in maniera sontuosa, maestosa: una “presenza”… un’apparizione… una trasfigurazione ch’è esclusiva prerogativa delle sole Divinità. Giuni Russo, autentica voce della emblematica sirena Parthenia ch’è per tradizione Voce di Napoli oltrechè sua fondatrice, alla stregua del ritrito “nemo propheta in Patria” non ha ricevuto l’adeguato omaggio partenopeo al suo prezioso dono di “Napoli che canta”, presentato in anteprima addirittura in Friuli, considerato che le nostre “piazze” napoletane, globalizzate ed incuranti delle proprie ricchezze ormai svendute ai terzi, sono diventate sempre più esterofile e mercenarie. Di tutto ciò e di questa incredibile dimenticanza, se n’è reso conto il consigliere provinciale Luigi Rispoli, impegnato da lungo tempo in tema di recupero dell’Identità partenopea e ben presto “Napoli che canta” celebrerà la sua sirena Parthenia, Giuni Russo, con una serata speciale ch’è già in fase di pre-organizzazione. Forse, s’intitolerà “’A cchiù bella”, dal testo di una breve poesia di Totò, cantata magistralmente da Giuni in quella sua irripetibile opera “Napoli che Canta”.
Nel frattempo, per gli estimatori, se a Natale, nei negozi di dischi, si lanciano raccolte… che siano doppie, triple o addirittura quadruple: collection che raggiungono il cosiddetto cliente medio, solitamente non un fan di stretta osservanza ma neanche un ascoltatore distratto, al cospetto della ’edizione “The complete-Giuni” (Radiofandango) bisogna alzare le mani. Qui si tratta di una vera e propria opera d’arte. Perché tale era la sua voce, rimasta intatta e preziosa fino alla sua prematura scomparsa. Questa raccolta è la prima autorizzata da Maria Antonietta Sisini, produttrice del disco e compagna di vita e di arte per tutta la vita di Giuni. Un lavoro elegante, completo ed esauriente in ogni aspetto, dal repertorio, davvero significativo, fino al libretto a cura del giornalista Antonio Mocciola, con una bella biografia e splendide foto, accuratamente scelte dalla Sisini. E poi le canzoni, alcune celebri, come “Un’estate al mare”, “Alghero”, “Limonata cha cha”, “Mediterranea” (tutte in versione originale), altre introvabili, come “Babilonia” o “Demenzial song”, fino alle “mistiche” “La sua figura”, “La sposa” e “Vieni”. Ad aprire e chiudere il cerchio le due canzoni “sanremesi”, “Morirò d’amore” (2003) e “No amore” (1968).
Un’artista purissima, che ha lasciato un ricordo indelebile!

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 3

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Inviato da Anonimo
il 24/10/07 @ 17:12
ma Giuni Russo non era napoletana!

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Inviato da Anonimo
il 24/10/07 @ 17:37
...e questo cosa vuol dire? A maggior ragione, da NON NAPOLETANA ma siciliana meriterebbe maggiore tributo dalla Napoli che ha cantato! Lello

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Inviato da Anonimo
il 10/12/07 @ 09:00
Infatti, era palermitana, ma da nonno napoletano.... aveve inoltre la madre che, soprano anche lei, le cantava spesso pezzi napoletani.... Giuni prima di incidere pezzi in napoletano, ha studiato il dialetto, tra l'altro si esercitava con una raccolta di poesie di Totò, ed è stato proprio leggendo a cchiù bella che le è venuto di canticchiarla e poi creare questa perla... penso , da napoletano,che la sua cadenza partenopea sia impeccabile. ciao, giank.

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Messaggio N°469 del 01-10-2007 - 13:22
Tags: Arte - Spettacolo

Profumo di Donna
da Comitato Vittoria Colonna/Ischia

Vittoria Colonna (1490-1547) è uno dei capisaldo nella cultura e nella storia italiana. Un mito letterario, religioso, politico e artistico, che inizia nel 1535 quando il Bembo pubblica il suo primo sonetto, e diviene profondo e universale con l'amicizia di Michelangelo. La sua femminilità era profonda e sconvolgente:il Varchi l'apostrofava: "Donna che site veramente Donna". Nelle sue incombenze di governo, rifulge la signoria d'Ischia, dove rivelò il suo mistero di donna inquieta in sé, ma rasserenante per i sudditi, perciò più che i titoli delle sue baronie o della reggenza di Benevento, è eminente quello di "Signora dell'Isola". Oggi, a cinquecento anni di distanza, accolta con affetto dai circa mille spettatori presenti, Carla Fracci, l'odierna per noi "Signora d'Ischia", ha ritirato il Premio internazionale "Vittoria Colonna per meriti femminili" 2007 durante la cerimonia di premiazione svoltasi sabato 15 settembre all'Arena Mirtina. Il prestigioso riconoscimento, conferito dal Comitato Vittoria Colonna, un splendido cameo con l'effige della poetessa incastonato in oro e pietre preziose, realizzato dal Tarì di Gianni Carità, è stato offerto alla Fracci dalla Fondazione Salvatore Leonessa e consegnato nelle mani della grande étoile dalla sua presidentessa Lina Leonessa. Questo Premio, assegnato a Carla Fracci per una vita dedicata all'arte della danza segue quello già assegnato una prima e unica volta nel 1990 al premio Nobel Rita Levi Montalcini.Ad esso si è aggiunta una medaglia dal significato particolare, quella del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, non potendo presenziare alla cerimonia per concomitanti impegni istituzionali, non ha voluto far mancare oltre al Suo Alto Patronato anche l’apprezzamento per la prestigiosa iniziativa culturale e, con la medaglia inviata, il Suo ulteriore attestato di stima alle straordinarie qualità artistiche della grande Carla Fracci. Ha fatto da preludio alla consegna dei due importanti riconoscimenti uno spettacolo incentrato principalmente sulla danza con incursioni nel Canzoniere poetico di Vittoria Colonna e Michelangelo e nel teatro con i monologhi di Filumena Marturano, magistralmente interpretati da Annie Pempinello. La serata è stata condotta con grande disinvoltura dall’ottima Silvia Travierso. Ma sicuramente le tre splendide coreografie ideate da Fabio Gison, ballerino solista del Teatro San Carlo, e interpretate la prima “Il Canto di Partenope” dai primi ballerini del Massimo napoletano Alessandra Veronetti e Alessandro Macario, la seconda “Vittoria danzatrice” da Corona Paone, prima ballerina del San Carlo e la terza “Omaggio a Filumena”, contaminata dall’incursione teatrale della Pempinello, interpretata sempre dalla Paone e dallo stesso Gison, hanno particolarmente coinvolto la Fracci che ha voluto di nuovo vicino a sé sul palco i ballerini durante la premiazione. Nel corso della magnifica serata la Corale Polifonica diretta dal Maestro Giafranco Manfra ha eseguito in onore della grande ballerina due villanelle del 500’. In chiusura un affettuosa e coinvolgente dedica musicale di Peppino Di Capri, grande amico della Fracci da sempre. Una serata agile e leggera, curata nei minimi particolari, con l’organizzazione del Prof. Gianni D’Amico per la regia di Enrico Deuringer.
Al via dunque, con questo primo appuntamento, i preparativi per celebrare nel 2009 i cinquecento anni delle nozze di Francesco Ferrante D’Avalos con Vittoria Colonna, una ricorrenza che Ischia certamente non può trascurare per rinverdire la memoria e consolidare il profondo legame che allora l’isola strinse con Vittoria Colonna e che il tempo non ha mai cancellato. A tale scopo – ha sottolineato la Dottoressa Donata Rizzo D’Abundo, presidentessa del Comitato Vittoria Colonna – sicuri di interpretare un’esigenza molto sentita dagli ischitani e riprendendo un discorso interrotto nel 1990 a conclusione delle “Giornate Internazionali Vittoria Colonna” si è ritenuto opportuno d’incrementare, nel nome e nel simbolo della Grande Poetessa , lo studio e la conoscenza del Rinascimento, con la guida sicura e autorevole del Prof. Romeo De Maio. Altresì con il Premio Internazionale “Vittoria Colonna” da assegnare ad una donna che si è distinta nell’area culturale, scientifica, artistica, sociale e che per il 2007 è andato a Carla Fracci riteniamo giusto accendere i riflettori sull’importante ruolo che svolgono le donne nella nostra società. Dal canto suo il Prof. De Maio ha individuato la prospettiva, dopo la celebrazione del quinto centenario del matrimonio ischitano di Vittoria e Ferrante (27 dicembre 2009), del passaggio del Centro Studi Vittoria Colonna a Fondazione che avrà come fine il coordinamento con altri istituti internazionali nella ricerca sul Rinascimento simboleggiato in Vittoria Colonna e nel Castello Aragonese.

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 1

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Inviato da Danza.Storica.SP
il 02/10/07 @ 17:07
Ciao, bellissimo l'articolo e il blog! Lo ho aggiunto ai nostri blog amici. spero tu faccia lo stesso...

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Messaggio N°297 del 04-05-2007 - 09:34
Tags: Arte - Spettacolo

PIERA DEGLI ESPOSTI - GIUNI RUSSO: UN MAGICO BINOMIO
di Gaetano Cutri

Al Festival del Cinema Glbt di Torino, organizzato da Giovanni Minerba, il 25 ed il 26 Aprile, il ricordo di Giuni Russo si è insinuato tra i film in concorso e le passerelle di attori e produttori. Musica e teatro si sono fuse per l’occasione, con esiti sorprendenti. Alice, grande amica di Giuni ed anche lei “figlia artistica” di Franco Battiato, ha interpretato “’A ‘cchiù bella”, l’ultima composizione dell’artista siciliana su testo di Totò, mentre le Mab e Lene Lovich hanno eseguito dal vivo i brani già presenti in “Unusual”, l’ultimo cd di Giuni. Bello anche l'omaggio del poeta Willy Vaira con la sua "Forse adesso è là...". Ma l’evento più atteso è stato il monologo “Mediterranea passione”, che Antonio Mocciola, giornalista e scrittore, ha scritto con Maria Antonietta Sisini ripercorrendo le tappe umane e artistiche di Giuni. Parole affidate alla grandissima Piera Degli Esposti, autorevole voce del nostro teatro e straordinariamente calata nella parte. Applausi a scena aperta e commozione di tutti i presenti, mentre alle spalle dell’attrice bolognese campeggiava una splendida gigantografia di Giuni. Su quanto vivo sia il ricordo della Russo è inutile dilungarsi. Quel che meraviglia, piuttosto, è quante forme d’arte abbracci la sua figura. Una vita intensa, tribolata, quasi da romanzo, con immagini da film che Mocciola e la Sisini hanno ben saputo evocare e che la Degli Esposti ha sapientemente reso. Si spera che tutto questo non resti solo un evento isolato, affinché questa nazione, che quando si tratta di dimenticare non è seconda a nessuno (basti pensare a Gabriella Ferri e a Umberto Bindi), non disperda la memoria di Giuni Russo e del suo immenso, visionario mondo d’arte.

(nella foto: Degli Esposti, Minerba, Sisini, Vaira, Mocciola)

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Messaggio N°290 del 29-04-2007 - 21:31
Tags: Arte - Spettacolo

"Speriamo che sia maschio"
di Antonio Mocciola

Napoli - Patrizia Palmieri e il suo universo al femminile in “Speriamo che sia maschio”, briosa pièce in due atti in scena al Teatro Spazio Libero dal 27 al 29 aprile. Lo spettacolo segna il debutto come autrice della fondatrice del Mezzoteatro, una delle prime sale teatrali di piccole dimensioni nate a Napoli. Un esordio felice, perché “Speriamo che sia maschio” indaga con leggerezza ma senza superficialità tra le pieghe della psiche femminile (e, di riflesso, maschile). Le cinque attrici in scena (tre sorelle e le due figlie di una delle tre) combattono con le proprie paure, speranze e un passato più o meno risolto. Gingi Comune, la più grande ed anche la madre delle due ragazze, che vive nell’attesa di un uomo fuggito per altri lidi e continuamente evocato (con rimpianto dalla moglie, con ostilità dalle figlie e dalle sorelle di lei), Ada De Rosa, la più “easy”, cambia uomini con costanza e ritarda imperterrita i conti con l’età, Silvana Vaio, persa tra una saccente razionalità e i rimpianti di rose non colte. E le due “giovani di casa”, fatalmente in fuga, Roberta Di Palma e Barbara Mercurio, ansiose di accumulare errori in proprio. E sarà proprio una di queste a tornare incinta da un’esperienza all’estero, facendo sospirare a madre, zie e sorelle che almeno il nuovo venuto sia maschio, per spezzare finalmente la catena di fallimenti in salsa rosa. Non manca il ritmo e lo spettacolo scorre via piacevole, con un paio di momenti toccanti ed una sicura simpatia delle cinque protagoniste. Per la Palmieri un esordio riuscito, anche grazie ad un tema che non invecchia mai ed alla buona coesione di tutto il cast.

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°255 del 12-04-2007 - 11:27
Tags: Arte - Spettacolo

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°251 del 11-04-2007 - 11:24
Tags: Arte - Spettacolo

Inviato da: vocedimegaride - Commenti: 0

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Messaggio N°213 del 18-03-2007 - 11:29
Tags: Arte - Spettacolo

VOLA NEL MONDO L'OMAGGIO DI BIGNOLI A GIOVANNI PAOLO II
di Carlo Climati

Era stato annunciato già da alcuni mesi. Ora, finalmente, possiamo ascoltarlo. S'intitola "Non temere" (don't be afraid) ed è il nuovo Cd singolo di Roberto Bignoli, cantautore di Milano, realizzato in collaborazione con l'Ass."ComuniCanto" di Lugo di Romagna; cantautore italiano di ispirazione cristiana, tra i più raffinati poeti del nostro tempo. Il disco è fuori commercio e sarà trasmesso da molte radio nel mondo, come omaggio personale di Roberto a Giovanni Paolo II, un Papa che amava molto la musica e che vedeva nell'arte uno strumento per avvicinarsi a Dio. Come dimenticare la gioia di questo indimenticabile Pontefice, di fronte ai cori festosi che migliaia di ragazzi gli dedicavano durante le Giornate Mondiali della Gioventù? Spesso il Santo Padre li accompagnava alzando le braccia e muovendo le mani a tempo di musica. E i giovani gli rispondevano, cantando sempre di più. E' proprio per questa ragione che Roberto Bignoli ha voluto dedicare una canzone a Giovanni Paolo II. Perché, come artista, si è sempre sentito in perfetta sintonia con i messaggi d'amore del Papa. Un Papa amico dei giovani. Un Papa amico di tutti. Arrangiatore, produttore e autore della musica di "Non temere" è Nico Fortarezza, un nome noto negli ambienti rock per la sua collaborazione con Enrico Ruggeri. Il CD contiene anche un interessante videoclip, in cui gli autori si rivolgono direttamente ai giovani, sottolineando il messaggio positivo della canzone, che prende spunto dalle parole del Papa. Fu, infatti, proprio Giovanni Paolo a invitare le nuove generazioni a non avere paura e ad aprire le porte a Cristo. Con il suo "Non temere", Roberto Bignoli vuole inserirsi nello stesso solco: offrire ai ragazzi di tutto il mondo un messaggio di speranza e d'amore infinito. Per ricordarsi di guardare il cielo, pregando attraverso le note di una canzone. nota della ns/redazione: "Non temere" di Bignoli è la degna risposta a "Prete!" di Simone Cristicchi !!! Cogliamo l'occasione per ricordarvi che al precedente post n. 208 del 14.03.07, articolo "I cristicchi e i cristiani", è sempre attivo il sondaggio sulla tematica della novella persecuzione ai cristiani. Attendiamo i vs/commenti per arricchirne il dossier. Al momento, invece, una sana boccata d'aria pulita è reperibile al sottoscritto indirizzo: Video Backstage "Non Temere" http://www.youtube.com/watch?v=dSYfzApBJkg&mode=user&search=

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Messaggio N°176 del23-02-2007 - 16:46
Tags: Arte - Spettacolo

Città del Varietà
agenzia TeleradioNews/Gianni Gosta Caiazzo.
Città del Varietà, statuto approvato
 

Il Consiglio Comunale nella seduta di venerdì 24 febbraio 2007 ha approvato lo statuto e lo schema di atto costitutivo dell’Associazione Nazionale “Città del Varietà”, Lo rende noto la civica amministrazione caiatina attraverso il seguente comunicato dell’ufficio stampa e RP: «L’iniziativa, promossa dal Comune di Caiazzo, città che ha dato i natali a don Peppe Jovinelli, fondatore dell’Ambra Jovinelli di Roma, ha lo scopo di difendere e promuovere la storia del teatro di varietà e dei suoi protagonisti. L’iniziativa ha già avuto il consenso di altri enti, come il comune di Casagiove (CE), Cassino (FR), Cava dei Tirreni (SA), Maddaloni (CE), Reggio Calabria e dell’ Azienda di Soggiorno e Turismo di Napoli. Il Sindaco Stefano Giaquinto si è cosi’ espresso: “ L’Associazione Nazionale “Città del Varietà”parte da questo luogo perché proprio qui, il 22.3.1866, nacque Don Peppe Jovinelli, famoso impresario teatrale che a Roma, il 3 marzo 1909 inaugurò il teatro Jovinelli, e viene costituita appositamente per la difesa e lo sviluppo della storia del teatro di varietà, per la tutela delle città e dei paesi che, del varietà, conservano la memoria storica o artistica. Le adesioni che l’iniziativa ha sinora ricevuto, tutte qualificanti, fanno ben sperare per il futuro ed io personalmente sono molto orgoglioso di ciò poiché queste sono le iniziative che qualificano il nostro territorio”. Prossimo appuntamento per Martedì 27 Febbario, alle ore 10, presso la sala conferenza di Palazzo Mazziotti per la sottoscrizione dell’atto costitutivo dell’Associazione Nazionale “Città del Varietà”. Martedì prossimo, alle ore 10, alla presenza della stampa e di numerosi personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, il Sindaco di Caiazzo ed i rappresentanti degli enti, che hanno già dato la loro adesione all’iniziativa, sottoscriveranno l’atto costitutivo dell’associazione. L’assessore alla Cultura Tommaso Sgueglia ha dichiarato: “Il primo passo è stato fatto. Con l’approvazione dello statuto mi sento di dire che l’associazione “Città del Varietà” è una piacevole realtà. É un sogno che noi caiatini accarezzavamo da molti anni, per onorare l’illustre Don Peppe Jovinelli. Le tante adesioni che stiamo ricevendo in questi giorni danno ragione alla nostra intuizione. All’incontro di Martedì prossimo, primo incontro ufficiale di Città del Varietà, saranno presenti, tra gli altri, anche i congiunti di Giuseppe Jovinelli che, insieme al sindaco di Caiazzo, sottoscriveranno l’atto di costituzione. Importanti le novità, i personaggi e gli artisti che hanno gia espresso supporto all’iniziativa, che si preannunzia una vera novità nel mondo dell’arte italiana e non solo.
Mi pregio quindi invitare tutti alla presentazione ufficiale di Città del Varietà»

nota della redazione: Antonio de Curtis in arte Totò esordì all'Ambra Jovinelli di Roma

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Messaggio N°164 del 14-02-2007 - 00:10
Tags: Arte - Spettacolo

IL CODICE SCOGNAMIGLIO 1 3 5

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Messaggio N°143 del 31-01-2007 - 17:26
Tags: Arte - Spettacolo

Dietro le quinte di "Antica Babilonia"
comunicato-stampa da cirobiondi@alice.it

ANTICA BABILONIA - Missione di pace in zona di guerra
di e con CARMINE BORRINO
regia ROBERTO AZZURRO
ArtgarageTeatro (Parco Bognar, Pozzuoli)
Sabato 3 febbraio ore 21 Domenica 4 febbraio ore 18:30
Sabato 10 febbraio ore 21 Domenica 11 febbraio ore 18:30
Ingresso 5 euro.
Antica Babilonia è un testo che nasce semplicemente da una mia riflessione che nei giorni della guerra in Iraq facevo guardando i Tg vari delle televisione italiana; notiziari più o meno importanti che sprecano il loro prezioso tempo dando notizie di veline , matrimoni falliti, inciuci vari, film di Vanzina ecc, tralascando col passare del tempo le notizie veramente importanti. Con questa mia primissima opera teatrale ho provato ad immaginare cosa potevano dirsi per telefono un giovane carabiniere nel pieno delle missione che noi tutti conosciamo e la famiglia che intanto aspetta sue notizie,giornaliere,a Napoli; quindi tutto il non detto che può esserci nei silenzi telefonici tra un “tutt ‘a post “ e uno “statt accort” e il loro peso specifico che se quotidianamente li usiamo come intercalri tipici della nostra nuova lingua, in questo caso, in questa dimensione possono avere un valore diverso. Non è un testo “documentaristico”, di reportage, no. È un testo che tenta di cogliere quello che i signori della guerra non sanno ,perché lontani anche mentalmente dalla quotidianità della gente semplice che vive senza tante pretese tranne che quello di vivere una vita tranquilla (che è poi la vera guerra di ognuno di noi), quello che i signori della guerra sul tavolo del loro “Risiko” non mettono mai in palio attaccando con la loro armate...più o meno colorate... i sentimenti. Con Antica Babilonia tento di portare fuori i sentimenti di una guerra...ma quelli semplici, affetti quotidiani, fatti di ciao, semplici ti voglio bene, e ho tantissima voglia di rivederti; lontano da pietismi o accanimenti che per me non hanno lo stesso significato in situazioni delicate come la guerra. Non è un diario di guerra, o forse si...non è un ammonimento ,o forse si...non è teatro , o forse si Carmine Borrino

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Messaggio N°140 del 29-01-2007 - 20:22
Tags: Arte - Spettacolo

Codice Da Vinci casereccio
Comunicato Stampa
MediaPress Corso Vittorio Emanuele 203, 84100 Salerno

Oggetto: Anteprima tra polemiche di Codice Egizio, il film documentario salernitano che completa “Il Codice Da Vinci”. Si svolgerà il 13 febbraio sulla incantevole Terrazza Laudiero (via Manzoni, Napoli), l’anteprima nazionale di Codice Egizio. Il film salernitano di approfondimento sul tema dell’esoterismo, scritto e diretto dallo studioso di massoneria, essoterismo e giornalista salernitano Mariano Iodice. Tra gli ospiti hanno assicurato la propria presenza l’ingegnere-scrittore partenopeo Luciano De Crescenzo ed il direttore del Radiocorriere Tv Massimo Maffei. La realizzazione del film per la Tv è una coproduzione Mediapress-Globo Film 2000 Salerno. Le riprese sono state interamente girate nei posti più suggestivi e significativi dal punto di vista dell’esoterismo, dell’occulto e del mistero, di Napoli e Salerno. Il film sarà messo in onda il 7 aprile in anteprima su Sat 8 - frequenza 859 piattaforma Sky in chiaro. “Trovo veramente assurdo – ha dichiarato il regista Mariano Iodice – il divieto di girare alcune scene, tra le più significative, all’interno della Cappella San Severo dell’omonimo palazzo nel centro di Napoli, luogo caro agli appassionati di esoterismo. Il proprietario, discendente del conte D’Aquino che fu figura centrale nel panorama nazionale dell’occulto, avrebbe voluto innanzitutto conoscere i particolari della trama e poi, dopo attenta personale valutazione, quantificato il compenso da chiedere. Ritengo quella cappella, arricchita dal Cristo velato, un patrimonio dell’umanità. L’episodio mi ha riportato alla mente la pretesa di Totò di guadagnare per ogni scatto alla Fontana di Trevi… Ovviamente non ho voluto sottoporre la mia opera al giudizio di qualità di questo signore”. PROTAGONISTI - Il film, 70 ore di girato per un prodotto finale di 40 minuti, ha già suscitato notevole curiosità all’indomani della presentazione lo scorso 20 dicembre presso l’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno. Tra gli attori protagonisti i salernitani Rosario Tedesco (nella parte del Conte di Cagliostro), Anna Lorito (Principessa di Sangro), Simona Alfano (l’invasata, la posseduta), Paolo Molinari (cortigiano), Stefano Zolferino (il diavolo, l’inquisitore), Mario Apicella (cortigiano), Mirella Pecoraro (nobildonna).
TRAMA - Il film-documentario ripercorre la vita del protagonista attraverso una suggestiva riscoperta dei luoghi "misterici" di Napoli, partendo dalla piazzetta Nilo per svelare un segreto che sarebbe contenuto nel libro di Dan Brown "Il Codice Da Vinci". Il best seller celerebbe, infatti, sotto l' apparenza di sconcertanti ma banali rilevazioni destinate ai profani, verità ben più profonde. “In realtà Dan Brown, che firma un testo ‘ispirato’ da altri – dice Iodice - avrebbe realizzato un messaggio destinato ad una catena di iniziati sparsi per il mondo che ricevono così lo strumento ed il segnale per attuare un progetto che fu stabilito tre secoli or sono e che deve essere organizzato entro il 2025, nel segno dell´età dell´Acquario. ‘Devo trasmettere il segreto’ svela Jacques Sauniere, pochi minuti prima di morire, ma il segreto, come racconta il film-documentario, non è certo quello del femmineo sacro, o dei templari del Priorato di Sion. Nelle righe ‘ermetiche’ del Codice Da Vinci si cela ben altro: qual è, dunque, la sconvolgente rivelazione del Codice? Un salto indietro di tre secoli conduce alla rivelazione: il 21 dicembre 1772, sotto false spoglie del marchese Giuseppe Pellegrini, il Conte Cagliostro, accompagnato dalla moglie Lorenza, arriva a Napoli. Lo accoglie il cavaliere d´Aquino che attendeva l´illustre massone per adempiere al testamento ermetico del principe di Sangro, morto l´anno prima. Il Conte Cagliostro, da parte sua, stabiliva proprio in quella circostanza la consacrazione del suo Rito Egizio che avrebbe conquistato gli iniziati d´Europa. Nel palazzo che fu di Raimondo di Sangro, si sarebbe compiuto il sogno dell´alchimia che risaliva agli antichi egizi che sono stai i primi a conoscere i segreti di quell´arte, un segreto che si tramanda da allora, e per vie ermetiche, a pochi eletti… Un terzo luogo potrebbe essere proprio Salerno dove il Conte si recò proprio nel 1775 per recuperare -prima della improcrastinabile fuga- una raccolta di madrigali "Le Villotte del Fiore" tra le quali una di particolare significato per il Conte e che qualche secolo prima il giovane Giovanni Azzaiolo decantò per la Principessa di Salerno. Così Giovanni Azzaiolo prende parte alla storia musicale per essere stato rinvenuto dal Conte che avrebbe rinchiuso il suo segreto - che da allora si tramanda ermeticamente - nello spirito della musica. Un salto in avanti ci conduce ad un’altra rivelazione: il 21 dicembre 2006 (ossia nello stesso giorno 234 anni dopo) è stato presentato il film per la televisione Codice Egizio attraverso il quale il Conte dà gli ultimi ritocchi al suo lavoro, per adempiere - in tempi moderni - al testamento ermetico ponendo fine all´antiquato silenzio diventato inattuale e abilitando questa epoca a quella dell´era dell´Acquario”. Si invita codesta testata a partecipare.
Info per foto e DVD 334/8418246
Nella foto di Mauro Caiano il "Cristo Velato" - Cappella Sansevero

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Inviato da Anonimo
il 30/01/07 @ 19:21
La trama risulta essere un gran pastrocchio, zeppa di inesattezze storiche, ma, si sa, quando si mastica un po' di abbecedario esoterico si può infinocchiare il prossimo con le teorie più astruse, per stupirlo. Considerare, poi, il Codice Da Vinci non per "l'Harry Potter dei grandi" qual è, ma addirittura una fonte sacra della Verità (tra l'altro, una bufala magistralmente scopiazzata da altri autori-ricercatori)qualifica quale credulone lo spocchioso regista del documentario che avrebbe dovuto limitarsi a vendere la sua opera inserendola nel genere fantasy e non iscriverlo alla sezione storia. Le sue lagnanze, poi, in merito al diniego dei proprietari del Museo Cappella Sansevero (proprietà privata) di concedere gratuitamente il set, sono becere e misere. Evidentemente, trattandosi di proprietà privata non basta richiamarsi alla legge Ronchei, valida per riprese da effettuare in musei nazionali e siti archeologici, ma occorreva, a mio avviso, utilizzare un po' di galateo, proponendo in primis il progetto ai proprietari della Cappella quindi chiedendo il permesso di accedere alla loro proprietà. Ognuno fa entrare in casa propria chi gli aggrada.
marina

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Inviato da Anonimo
il 31/01/07 @ 12:40
Laura Ruocco - Vorrei capire cosa c'entra un'invasata.
E' un documentario massonico, alchemico o una macumba?

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Inviato da Anonimo
il 15/02/07 @ 20:37
Vorrei aggiungere un'osservazione personale al presente commento: sono stata invitata alla presentazione del film e ritengo davvero vergognoso che l'unico vero protagonista sia stato il regista del film, senza riflettori per gli attori protagonisti che avrebbero meritato almeno un grazie dall'autore.
Vergona, davvero vergogna!!

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Inviato da Anonimo
il 15/02/07 @ 21:08
Gentile lettrice, se ci fa un resoconto della serata "vergognosa" saremo lieti di pubblicarlo, per rendere giustizia ai protagonisti "occultati". Grazie.
La redazione

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Inviato da Anonimo
il 17/02/07 @ 10:28
Alla gentile lettrice che ha ritenuto, giustamente, di restare nell'anonimato segnaliamo un brano dalla recensione motu proprio degli addetti ai lavori del film in questione che "parla da se'" suffragando i commenti postati in questa pagina: "Gli ospiti hanno mostrato interesse ed attenzione a quanto proposto, e non sono mancate polemiche circa la presunta inesattezza di date e racconti legati al film-documentario dell'istrionico Mariano Iodice. Vogliamo sottolineare a tal proposito che un bravo regista non è colui che scrive il giusto bensì colui che fa parlare della sua opera"
DAVVERO PENOSO!







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