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Sezione Seconda - Una riflessione obbligata
"Un dramma in due atti: Colonizzazione e Continentalizzazione"


Napoli (tutto il Sud) prima dell'Unità aveva - tra le altre - fiorenti industrie siderurgiche e rifulgeva soprattutto nella cantieristica navale (celebri, per esempio, erano i cantieri di Castellammare; quelli che costruirono in tempi moderni - non tutti sanno - persino la "Vespucci", su preciso disegno delle corazzate della gloriosa Real Marina
Borbonica). L'industria estrattiva, quella chimica e di trasformazione (ricordiamo le saline e gli zolfi, per eccellenza), la siderurgia di Pietrarsa, Mongiana e Ferdinandea, la can-tieristica, la metalmeccanica, supportavano degnamente le prevalenti attività marittime e marinare, con le con-nesse attività turistiche e degli scambi commerciali (industria del corallo, cartiere, tessile, vetrerie, alimentare,artigianato, agenzie turistiche ecc…) - non solo nell'area del Mediterraneo, ma fino alle Americhe - come si legge dall'attenta analisi dei nostri primati nazionali, europei e
mondiali. L'intelligenza e la lungimiranza dei suoi governanti seppero sostenere, far evolvere e tesaurizzare le peculiarità specifiche della particolare geografia e condizioni climatiche di quel Regno che confinava con "l'Acqua Santa e L'Acqua del Mare" - come felicemente ebbe ad esprimersi Re Ferdinando II di Borbone, autore della più felice e concreta in assoluto Riforma Finanziaria delle Due Sicilie - e la ricchezza della Nazione poggiava prevalentemente sul binomio "Campania Felix" e "Mare Nostrum", dal quale scaturivano le diversificate attività conserviere, artigianali, manifatturiere e della industria pesante, in un regime di libera concorrenza persino con la "assolutista" Real Casa.
Il fenomeno dell'emigrazione - di quei tempi - era inverso: dal Nord si scendeva in quel che è detta ora "Terronia" per trovare lavoro o per investire (specialmente - tra gli stranieri - numerosi erano gli inglesi ed i francesi) nell'imprenditoria; persino, nella Finanza (vedi, il banchiere Rothschild!). Addirittura, le prove di conio della moneta inglese erano costantemente sottoposte all'esame degli artigiani della nostra Zecca, considerati tra i più esperti maestri d'arte orafa e argentiera e…il pavimento del Banco di Napoli - riportano le cronache dell'epoca - crollò sotto il peso della riserva aurea nazionale stipatavi, tanto per citare un dettaglio… piuttosto che un altro…
No, non è il prologo di una Fiaba; ciò che racconto è verità e non è neppure mitologia o epica, poiché è storia di neppure un secolo e mezzo fa, che ancora si respira, passeggiando per le strade di Napoli, laddove la sua gente - la cui più sana prerogativa è soprattutto quella di appellare le cose con il loro nome - si ostina a chiamare la "Via Roma" ancora "Via Toledo", la "piazza del Plebiscito" ancora "Largo di Palazzo", la "piazza Trieste e Trento" ancora "piazza San Ferdinando" e… "Via… dicendo"…
Il "Risorgimento" (del solo Nord, purtroppo) tra i pochi fatti ed i troppi misfatti si macchiò della primaria colpa - ai danni del Sud - della "continentalizzazione selvaggia" delle Due Sicilie, negando - di lì in avanti e per sempre - ogni specificità, ogni possibilità di sviluppo, di sussistenza, di autonomia, addirittura di "economia" all'intero Mezzogiorno…quasi, a cagione di un sommovi mento tellurico, ne fosse stata radicalmente mutata la geografia!
Neppure all'epoca dell'Impero Romano e del Vicereame Spagnolo il Sud fu così spietatamente invaso e colonizzato!… Mutata la geografia, mutò la geopolitica!
I nostri numerosi e importanti porti, cantieri navali, bacini di carenaggio e scali merce e passeggeri, che erano stati fino allora il fulcro del Mediterra-neo furono retrocessi agli ultimi posti in classifica; molti, smantellati, tagliando così le vie della produzione interna e dell'esportazione.
Tutto l' "interesse" (nel senso più volgare dell'accezione) si spostò sulle coste della Toscana, qualcosa nelle Marche e soprattutto nella piccolissima Liguria, per la resurrezione di Genova. I cantieri militari furono tutti impiantati nella minuscola e spopolata La Spezia, che vide - nel giro di pochi anni - triplicare i suoi residenti.
E' motivo di amara riflessione anche il fatto che a tutt'oggi, in un'Italia che brulica sulle sue coste di Musei Navali, di primo, secondo e terz'ordine, ancora si nega alla gloriosa tradizione marittima e marinara napoletana (che era competitiva solo di quella Inglese, in tutta Europa) l'orgoglio di un legittimo trofeo alla memoria, stancamente annuendo, anche nei tempi odierni del Progetto Nausicaa dell'Ente Porto di Napoli, che se la marineria partenopea ci tenesse proprio tanto ad essere eternata in un suo pantheon, potrebbe accontentarsi al più di un paventato "Museo dell'Emigrante", magari intitolato "Partono 'e Bastimenti"…chissà?…
Tanto, per sottolineare ancor più la nostra risorgimentista qualifica di Bifolchi, Briganti ed Emigranti, scientificamente definiti dal Lombroso (ch'era anch'egli un figlio della Diaspora poiché di origine ebrea, eternamente errante) dolicocefali e non dignitosamente brachicefali, come i nostri "Fratelli dell'Italia di su". E, tutto questo, in barba alla vera scienza medica che pure da noi sbocciò autorevolmente, con la Scuola Salernitana e con la Prima Cattedra di Fisiatria! Solo per dirne qualcun'altra a caso. Diventammo - e, lo siamo ancora - la più grossa fetta di mercato del Nord, consumando solo ed esclusivamente prodotti del Nord; quegli stessi che da noi abbondavano e che non ci fu più possibile produrre, perché anche le nostre strutture produttive furono traslocate al Nord, quando non serrate del tutto perché intrasportabili, creando ulteriore disoccupazione. Persino la carta per i ministeri, per i loro uffici decentrati del Sud, ci arrivava da Torino!…no, la carta igienica, per fortuna, di quei tempi non era stata ancora brevettata… anche perché non erano stati ancora costruiti, con la "Risanamento" (che pure fa rima con "Risorgimento") palazzi di "10 piani di morbidezza"… ma la carta-danaro, che sostituiva l'oro dei ducati sonanti e delle effettive riserve auree… quella, purtroppo, si iniziò a produrla ed a diffonderla a febbrile gittata continua, proprio da lì : dalle fonti d'origine del nostro italico ed insormontabile DEBITO PUBBLICO, che ancora lievita…lievita. Da allora!
Lo sfascio del Sud continua nel presente; anche un cane randagio se ne accorgerebbe. Purtroppo, è la stessa classe dirigente del Sud che continua a ficcare la testa nella sabbia, come uno struzzo! Non ho descritto, in apertura, il Paese dei Campanelli né la Val di Cuccagna ma se - ormai è evidente - i trascorsi meridionali, al sole del presente, rifulgono ancora nostalgicamente sul palcoscenico dell'odierna amministrazione della cosa pubblica, è facile decifrare i segnali di un Sud che racconta di quanto "stava meglio" quando - come si ostinano a riferire i bugiardi - "stava peggio"!
E' oltremodo inaccettabile, immorale (o, meglio, amorale) e - ci sembra - pure un tantinello anticostituzionale che al Parlamento Italiano siedano, invece, reazionari secessionisti di una regione italiana, con un "suo" parlamento di mantovana memoria, che non è mai esistita né geograficamente né storicamente : la Padania, di cui neppure i gloriosi "Serenissimi " ambiscono far parte… La Padania surreale che si è trasportata al Nord, con benedizione urbi et orbi, il Treno Pendolino Napoli/Milano che ora è Napoli/Gallarate; quasi che Gallarate, rispetto alla storica ed artistica Caserta (dove non è prevista fermata) abbia avuto l'imprimatur regale di capitale morale del Nord… La Padania, che si è costruita in fretta e furia (prima che scadessero le sovvenzioni) Malpensa…
che si è presa di peso, come da un solaio polveroso, la Televisione di Stato, Rai 2!… Cosa aspettano i Romani di Rai uno ed i Padani di Rai due a sdoganarci la Rai tre a Mezzogiorno?
Vogliamo dimenticare di quando il Garante per la Pubblicità certificò che la VERA MOZZARELLA DI BUFALA era di esclusiva marca VALLELATA della padano-alemanna GALBANI? … Ci offre da pensare il fatto che la PASTIERA NAPOLETANA, da qualche anno, non è più quella "evangelica" di SCATURCHIO ma quella industriale della BAULI di Verona?… Che i pomidoro e la pasta pare si producano solo in Emilia… che supermercati ed ipermercati vendano agrumi africani e spagnoli, disdegnando la nostra tipica produzione, esportata sino al secondo dopoguerra?… Che la succursale milanese della prestigiosa NOSTRA Scuola Militare della Nunziatella è ora Collegio Teuliè della II Scuola Militare dell'Esercito di Milano?…. che il Ponte sullo Stretto si farà con i soliti appalti ai "soliti noti" del Nord, lasciando volutamente in essere sul territorio meridiano le infrastrutture già obsolete, per emarginare ancor più le realtà locali del "sud del Sud" ed a discapito pure di quella minima economia che supporta quella miserella Fata Morgana, in casa sua, per mezzo delle piccole attività connesse all'indotto del traghettamento (com'è avvenuto di recente in Grecia, con la creazione di altra povertà immolata su di un altro ponte… olimpico)… I tempi malsani del "Lassammo sta', Tirammo a Campa'" ci si auspica finiscano al più presto! Uomini giusti al posto giusto, servitori della Patria che non si servano della Patria; questo, è quanto il Sud, NAPOLI, da sempre reclama.
Risulta veramente impossibile prendere la temperatura basale al Mezzogiorno, costruire grafici di funzioni impazzite, diagnosticarne i mali e prescrivere a distanza, dai celebri nosocomi di Roma e Milano, farmaci e rimedi palliativi se le cartelle cliniche, l'anamnesi stessa, è andata smarrita, quindi ogni eventuale diagnosi è necessariamente affidata allo sciamano o curandero di turno, con un sempre più pittoresco rito woodoo, semplicemente perché i dati statistici dell'economia e finanza meridionali non riguardano mai in assoluto le tasche del solo meridione. Finiamola di nasconderci dietro un dito e se davvero c'è la volontà da parte degli Amministratori della "Res Publica" di risanare TUTTO il sistema nazionale - prima che noi ITALIA si finisca come l'Argentina - è d'obbligo tastare il polso ad ogni differente realtà locale ed evitare troppi decentramenti politici ed amministrativi. Occorre approfondire con competenza e professionalità i punti salienti del decadimento di una "civiltà" e se, spesso, durante l'analisi qualche dettaglio indica qualche punto di qualità in opere e provvedimenti del lontano passato, occorre avere l'umiltà di verificarli e di adeguarli al presente, lungi dagli americanismi bocconiani e dallo yuppismo manageriale dell'ultim'ora. Nel caso della Campania e di tutto il Mezzogiorno, spie indicative della cattiva gestione le ritroviamo nello sfascio del glorioso Banco di Napoli e nel fallimento totale della Cassa per il Mezzogiorno e dell'AgenSud. Vi sarebbe necessità al sud di una Banca Centrale "autoctona" perché, come va dicendo da anni l'illustre professore Nicola Zitara, "Il problema sociale e politico non è rappresentato tanto dal fatto che il risparmio meridionale è sempre finito a Milano, quanto che la banca, qui da noi, finanzia soltanto i consumi, mentre si guarda bene dal finanziare gli investimenti, evidentemente molto più rischiosi". La Banca, al Sud finanzia solo gli acquisti di merci che,stante il mercato, sono quasi sempre nordiste, accaparrandosi il risparmio della collettività meridionale, sacrificato a favore del consumismo e negato agli investimenti produttivi. Zitara ne conclude che "…infatti, una parte consistente (del risparmio), circa il 25%, parte dagli sportelli meridionali e fa un lungo viaggio per essere messo a disposizione degli sportelli centrosettentrio-nali ed è un'altra violenza che l'istituzione bancaria nazionale fa agli automatismi di mercato". Sulla cosiddetta Politica Agricola Comunitaria è illuminante la razionalità dell'economista agrario Roberto Fanfani (L'agricoltura in Italia/Il Mulino/1998) il quale ritiene che il sostegno effettivo dei prezzi e dei mercati ha privilegiato i prodotti tipici delle agricolture continentali:cereali, seminativi, latte, carne bovina e suina… Le colture mediterranee, circa il 25% della produzione agricola della UE, beneficiano solo del 12%del totale della spesa per il sostegno dei prezzi. Il mercato agricolo comunitario è evidentemente falsificato dal fatto che l'UE, come tutti i paesi imperialisti - dall'Inghilterra di Gladstone all'America di Bush, come rileva ancora Zitara - "è liberista a casa degli altri e protezionista a casa propria". Il Sud, pur essendo dentro l'UE, fa parte degli "altri" e soggiace, invece che partecipare, al protezionismo comunitario e alle frontiere daziarie elevate a difesa dei settori che s'intende proteggere. L'impegno profuso dagli agricoltori meridionali tra il 1835 e il 1950 (cnfr.Zitara) non è ripetibile. Accadeva, allora, che la quota di surplus proveniente dall'esportazione olearia, ad esempio, venisse in parte reinvestita nelle piantagioni agrumicole e nell'orticoltura da esportazione ma al Sud, oggi, non esiste più un surplus agricolo ma esiste solo del risparmio da lavoro subalterno effettuato al Nord o per aziende del nord. Ogni collettività produttiva (un'azienda-nazione) se vuole continuare a produrre, deve risparmiare una parte del valore prodotto (surplus) e investirlo in macchine e impianti (capitale) ma accade - (Zitara) - che l'azienda-Sud (coloniale rispetto all'azienda-Italia e al sistema capitalistico europeo) sia invisibilmente depredata del suo risparmio per opera del corso nazionale della moneta e - già ora, e molto più in futuro - della moneta comunitaria. In breve? L'economia e lo sviluppo al Sud sono "il gatto che si morde la coda" : finirà col produrre solo un buco nel terreno! Allo stato dei fatti, ritengo, per noi che siamo la CULLA della CIVILTA' ovvero la Patria della DEMOCRAZIA e la CULLA del DIRITTO, che non vi fosse la necessità di rinunziare alla nostra CULTURA, sventatamente metabolizzando usi e costumi - persino la LINGUA! - tipicamente anglosassoni, snaturandoci e negando, quasi irridendole, le nostre prerogative. La nostra stessa IDENTITA'.
Il problema degli eccessivi decentramenti, dei cento e cento costosissimi parlamentini regionali e provinciali (fotocopie mal riuscite del Parlamento), l'eccessiva privatizzazione, la cartolarizzazione selvaggia, la stessa Riforma della p.a. che ha sviluppato, esasperandolo, un malsano concetto di aziendalizzazione dello Stato, nel contesto europeo non può altro che renderci più deboli e meno credibili; in specie oggi, con l'ingresso dei Paesi dell'Est nuovi destinatari di quei fondi europei che da noi al Sud non arriveranno più. Che cosa dire poi di un federalismo che assegna il gettito dell'IVA alla regione che incassa e non a quella che la paga?…Che ripartisce le entrate fiscali in modo che le regioni ricche possono spendere di più senza aumentarsi le tasse?…Sia chiaro, signori federalisti e "devoluzionisti", esterofili yankees del "Welfare", dell' "I Dream", della Deregulation, di Microsoft, di Micky Mouse eccetera, che se il Sud non avrà più soldi da spendere; anche il Nord avrà ben poco da incassare e non saranno certo Sua Maestà Britannica o il presidente degli Stati Uniti a sostentare l'ITALIA UNA con le segmentazioni e le gallette di altri piani Roosvet o Marshall. Nonostante l'allure di facciata, siamo desolatamente consapevoli, oggi più che mai, che l'ostentato protagonismo ed efficientismo dell'Italia in Europa e presso gli U.S.A. è solo un'operazione d'Immagine; per quanto compete il Contenuto "Italia" il clima d'incertezza nazionale, accentuato dalla perniciosa litigiosità delle opposte forze politiche (attente solo nel gestire parrocchiette d'elettorato) è essenzialmente misero. Proprio di questi giorni, mentre va a definirsi la presente pubblicazione, ci arrivano segnali inquietanti che non è possibile ignorare e che sono relativi a tre importanti eventi nazionali. Cronologicamente: l'inaugurazione della Fiera del Levante, la Finanziaria di Siniscalco e la riunione caprese dei Giovani Imprenditori che, dopo le ultime insospettabili esternazioni sudiste dei già citati Tremonti e Fazio, hanno esageratamente rivendicato il SUD. E' meglio procedere con ordine e…con buonsenso.All'inaugurazione della Fiera del Levante le autorità locali e le maestranze si sono imprevedibilmente votate all'insubordinazione, ad esempio, uno per tutti: il Sindaco di Bari, il cui sanguigno intervento è parso ricalcare anzi omologare quelle giuste istanze meridionaliste fino ad IERI bollate come CRIMINALI RIVENDICAZIONI meglio rapportabili alla categoria dei reati contro lo Stato. "Finalmente!" ha sospirato più di qualcuno "Vuoi vedere che la Democrazia è arrivata anche qui da noi, via etere, sull'esempio concreto dei noiosi e volgari confronti yankee Kerry-Bush; i… "Bignamini" della Democrazia USA e Getta?"; altri meridionali hanno preso a fantasticare di poter ben presto ascoltare simili dichiarazioni d'Identità e di Orgoglio Meridionale dai loro sindaci ed amministratori e la molla sudista ha scatenato un entusiastico uragano di consensi ai nuovi "salvatori della Patria", depistando come volevasi l'attenzione dal passato recente che ha visto questi stessi politici di provincia (in carriera per Roma o Bruxelles) sempre molto disattenti alle problematiche delle loro realtà locali. Insubordinazione forse conseguente ai già nefasti effetti di rubinetti patri che non zampillano più allegramente miele e ambrosia alle amministrazioni del Sud? Altrimenti, non si spiegherebbe questo ritorno di fiamma patriottico/pre-unitario, perché di "ascari" meridionali (per il Sud, nemici peggiori dell'antico conquistatore a volto scoperto) dal 1860 ad oggi n'abbiamo avuto addirittura branchi, greggi, mandrie.
Il buonsenso ci dice di essere cauti e che l'esperienza insegna. Il dettato evangelico c'esorta ad essere candidi come colombe ma attenti come serpenti e nello sfavillio del buonismo italiano non è sempre oro tutto quel che luce! In breve: i governi passano; lo sfascio resta. Al di là delle belle parole - quelle che volevamo sentire! - si nota sempre la desolata assenza di alternative, di proposte, di azione e se è vero che si riconosce l'Uomo dalle sue Azioni e non dal suo Pensiero, come Diogene il Mezzogiorno sta ancora cercando il suo Uomo.
La finanziaria del ministro Siniscalco, per sua ammissione, parrebbe dover privilegiare il Sud (si asserisce siano stati previsti fondi superiori a quelli stanziati nelle precedenti riforme) ma l'esperienza, maestra di vita, intanto ci fa notare che non appena varata una finanziaria che intende ridurre le tasse per mezzo dei cosiddetti "tagli", il giorno dopo, puntualmente, aumentano sigarette, gas, luce, ticket sanitari, eccetera e se questi aumenti rientrano nella voce "prezzi al consumo" non nutrono, a mio avviso, benché minima differenza sostanziale con la voce "tasse". Per quanto poi compete il discorso dell'economia nazionale, con particolare riferimento all'osannato SUD, v'è una consistente differenza tra "fondi stanziati" e "fondi erogati". La ViscoSud, ad esempio, prometteva mari e monti, peccato che quei fondi stanziati non furono mai erogati. Infatti, nel triennio 2001-2003 nel settore degli incentivi industriali nel Mezzogiorno parrebbe essersi verificata una riduzione delle erogazioni superiore al 20%. Superfluo toccare i tasti del "credito d'imposta" e delle "infrastrutture".
A Capri, la "jeunesse dorèe" dei rampanti imprenditori ha staccato di molti punti i "seniors" della Confindustria; peccato che, nel tempo, diventeranno anche loro "seniors" e subiranno deformazioni professionali. Anche lì, il leit-
motiv è stato l'OSANNA al SUD e non solo per dovere di ospitalità.
La presidentessa Anna Maria Antoni è stata molto dura nei confronti della neonata Finanziaria ed ha dichiarato, con fare sintetico ed intel-ligente che per il Sud che è territorio di mille opportunità occorrerebbe qualche manovra in più legata al Fisco ovvero una reale riduzione del-le tasse e l'opportunità di investimenti. Secondo l'Antoni, per ridurre il cuneo fiscale tra azienda e lavoratori sarebbe necessario lavorare sulla IRPEG che se non influenza minimamente l'equilibrio dell'azienda è comunque un detrattore per il carico dei lavoratori. Tra gli aromi cele-bri di Carthusia aleggiava nel Quisisana un sentore nostalgico di Mediobanca, di Cuccia e di capitalismo padano.
Poi, è arrivato LUI, il guru Luca Cordero di Monteprezzemolo-in-ogni-minestra (perdoni l'ironia ma…dato l'ingente numero di cariche presidenziali che detiene, oltre il dono dell'ubiquità, come Padre Pio…) che, per piglio deciso e senso pratico, pareva più simile ad un Giovane Impren-ditore che ad un "confin-dustrioso" blasé.Ha detto cose essenziali e giustamente condivisibili, scagliandosi anche egli contro la Finanziaria e "Ferdinandescamente" rivendicando per il solo Sud Potere d'Acquisto e Competi-tività, minacciando feroce dissenso fino a quando non avesse preso visione del promesso "collegato Sud" per il Piano di Sviluppo del Mezzogiorno, non ancora stilato - quindi CHIMERA della Finanziaria - dal ministro Marzano.
Così come, noi contribuenti del Sud, siamo istintivamente molto diffidenti nei confronti degli ammini-stratori locali del Mezzogiorno, lo siamo altrettanto dei nordici convertitisi al meridionalismo, pur non potendo negare la bontà delle affermazioni e delle lucide analisi dei nordici Giovani e Vecchi Confindustriali. Il Fenomeno della Precessione Terrestre, in campo astronomico ed astrofisico, contempla l'inclinazione progressiva dell'asse terrestre; la Recessione, in campo economico, ha invece già drasticamente ribaltato l'asse terrestre, perciò ora il Nord si ritrova praticamente a Sud ed il Sud, finalmente, può gongolare nell'alto dei cieli boreali. Ciononostante, in tema astrologico, il suo oroscopo non sarà comunque redatto dalle congiunzioni astrali ma, come all'"antica", dalle congiunture nordiche!
Il dubbio amletico è, dunque, "PRECESSIONE TERRESTRE O RECESSIONE NORDISTA?". Al di là dell'ironia, che aiuta l'"uomo della strada" ad afferrare almeno in minima parte il senso degli avvenimenti e che esula dagli ermetismi del linguaggio "politichese" (ancora sfacciatamente in uso e comprensibile solo ai "Grandi Iniziati" laddove, contraddittoriamente, ovunque nella P.A. s'inneggia alla comunicazione ed addirittura alla "customer satisfaction") ritornando all'irriverentemente citato Luca di Montezemolo, seriamente, molto se n'apprezza il rifiuto al federalismo spinto. Infatti, per uno Stato che piange miseria e che tassa e tartassa e che minaccia con lo spauracchio del "Declino" e del "Sacrificio", è inammissibile perché immorale il grande spreco di denaro pubblico per sostenere in ogni regione italiana eserciti di "esperti", di "manager", di "rappresentanti", di "team", di "presidenti", di "direttori", di "commissioni", di "ispettori", di "ambasciatori"; tutti, con relativi mega-stipendi più incentivi più esorbitanti costi per uffici, segreterie, uffici stampa, uffici amministrativi, sedi rappresentative e uffici decentrati sul territorio e all'estero! E, chi più ne ha più ne metta….Poi, si pretenderebbe di tappare le falle con i "tagli" delle finanziarie che si traducono solo in aggravi di spesa per i contribuenti, soprattutto con riguardo alla Sanità ed ai Consumi! …Se il rigore e l'austerità sono d'obbligo per il popolo "sovrano", a maggior ragione quest'obligo appartiene alla sua "Corona" ovvero alla nostra Repubblica ed ai suoi Senato, Parla-mento, Ministeri, Direzioni Centrali e Regionali, Regioni, Province, Comuni, Enti Pubblici e quanto altro, in ordine stretta-mente gerarchico. Si prenderà in esame, tra le tante, la Regione Campania ma solo perché og-getto e "soggetto" di studio in questa sede, siccome i rilievi che le si muovono sono ascrivibili a qualsiasi altra amministrazione locale in Italia.
Sul quotidiano "Libero" del 7 agosto 2004, la Regione Campania è definita ironicamente "La Corte dei Miracoli", laddove - testualmente - pare mancare solo la figura del Palafreniere.
Si può eccepire che "Libero" è un quotidiano nazionale comunque padanista, come e più del "Corriere della Sera" e che più volte ha mostrato eccessivo interesse verso la scandalistica meridionale piuttosto che verso quella nordista ma quando e se i dati offerti sono reali o non smentiti, diventano doverosamente oggetto di seria riflessione.
Da medesima fonte giornalistica, la Regione Campania parrebbe addirittura sostenere nel quartiere più esclusivo di New York una prestigiosa sede di rappresentanza, con un costo di affitto di oltre un miliardo di vecchie lire l'anno. Dicesi, inoltre, che sarebbero stai spesi circa 2,7 milioni in euro in consulenze per risolvere il problema dell'immondizia che, però, ancora non è stato risolto. Non si sa se sia pettegolezzo o meno l'assurdità di consulenti - testualmente - "pagati per bere vino in vista della creazione di un'enoteca regionale"…o se davvero il pool del governatore campano costi 51 milioni a seduta…o se la Campania pagherebbe come consulenti un pool di opinionisti di grandi testate nazionali: storici ed economisti che incasserebbero fino a 15 milioni al mese…Mah!
Fatto è che, tanto il Sud quanto il Nord; soprattutto i contribuenti, sono ora informati in tal senso e che, come la sottoscritta semplice cronista, riflettono sulle palesi incongruenze ed anche sulla legittimità di talune cariche rappresentative, forse incompatibili con le cariche già ricoperte da molti "manager" della Pubblica Amministrazione. Proprio in relazione a quest'ultimo punto, parrebbe utile modificare e legittimare il criterio di individuazione e selezione degli "esperti" che, in quanto "tecnici", a prescindere dall'area dei partiti cui appartengono, dovrebbero qualificarsi solo mediante le personali capacità e competenze professionali specifiche.
Se davvero la Regione Campania vive tra i fasti di corte succitati che neppure "Stupor Mundi" ed i cinque sovrani di Borbone si concessero, è d'obbligo chiedersi come mai, insieme alla Calabria, alla Puglia, alla Basilicata, alla Sicilia e alla Sardegna - le regioni giudicate più povere e reiette - rientri, poi, nel programma di "assistenza" del Ministero degli Affari Esteri (…esteri?…) denominato "Sei regioni per Cinque continenti"; progetto verificabile punto per punto sulla relativa web del Ministero, per chi volesse ulteriori informazioni.
"Napoli" è da sempre, storicamente e culturalmente, patria della contraddizione ed il peggior difetto dei napoletani, oltre l'eccessivo individualismo, è l'esterofilia, nel senso che si ritiene meritevole di ammirazione e di successo chiunque non sia napoletano. Su questo gravissimo handicap hanno costruito la loro fortuna le teorie risorgimentiste, garibaldine, lombrosiane eppoi leghiste e tutte le menzogne storiche, convertitesi in beceri luoghi comuni, dal '900 ad oggi.
Alla recente edizione del "Premio Napoli", ad esempio, il sindaco di Napoli Jervolino enfaticamente paragonava il governatore Bassolino al Filangieri, per la geniale istituzione sull'esclusivo territorio campano di un innovativo "Assessorato alla Legalità" che andrebbe addirittura iscritto nella prestigiosa lista dei Primati Napoletani…Ciò detto, vorrei rilevare, da attenta osservatrice, che l'istituzione di un Assessorato alla Legalità è forse il marchio più infamante per una città come Napoli, dove da sempre i suoi cittadini sono noti nei luoghi comuni della gens italica solo quali imbroglioni, truffatori e mariuoli da "operetta", non certamente quali seri "professionisti" delle ruberie e dell'illegalità conciossiacchè la Palma spetterebbe spetterebbe meritoriamente al Nord, sfogliando l'elenco telegrafico e telefonico padano, da Bastogi - Bombrini a Tanzi Pier Camillo… annate dal 1865/2004.
In ogni modo, adesso noi napoletani siamo pure omologati: siamo illegali e mariuoli d.o.c. e d.o.p. con Decreto Reale del nostro viceré e per sacra "unzione"… Prendiamocela con filosofia!
Intanto, nelle pagine che seguono, diamo un'occhiata alla prima Tangentopoli Italiana!

l'eccezionale documento che segue è tratto da:
"Brigante o Emigrante", storia d'Italia a fumetti - 1860/65
Autore Antonio Mangiafico.
Soggetto di Renato Ferraro. Lettering di Claudio Uracchi.
Edizioni Ottaviano.




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