Lacrime di coccodrillo
(Il "miracolo" Italia)

Il vecchio saggio d'Italia, nell'imminenza della festa pagana, corse trafelato a prostrarsi ai piedi dell'idolo, per propiziarselo.
Correvano tempi duri per la Res Publica; i sudditi delle antiche province colonizzate avevano preso ad insorgere ed a mettere in dubbio la veridicità delle origini della Grande Loggia dei sacerdoti che incombeva solenne, con lo jus vitae et necis su tutto il territorio occupato e nazionalizzato.
Il vecchio saggio, re e sacerdote del Tempio, raccattati i giullari di corte, la zarina sua moglie e tutte le oche del Campidoglio, aprì le cerimonie solenni per i festeggiamenti. Ma, siccome la sera prima aveva un po' troppo alzato il gomito, per l'eccessiva euforia, dimentico di trovarsi nell'era attuale, si lasciò prendere dai ricordi ancestrali relativi alla sua precedente incarnazione che l'aveva visto povero garzone di stalla nel Granducato di Toscana, a nettare le lordure del cavallo del buon don Leopoldo. E fu confusione totale!
Sostò a lungo alle porte del Tempio Vittoriano, attendendo inutilmente di veder spuntare a cavallo un tal liberatore chiamato Vittorio Emanuele, completamente dimentico che in questa epoca, nelle nuove vesti di Grande Saggio, aveva contribuito non poco a rovesciare il Trono di quel Vittorio, per acclarare la sua Res Publica. Intanto, i ciambellani di corte, i cerimonieri del Tempio ed i sudditi nella piazza, si scambiavano sguardi pieni di interrogativi ma nessuno, tra loro, osò svegliare dal suo esilarante torpore il Vecchio Saggio, temendo ch'Egli potesse ordinare ai suoi Procuratori Scelti delle Province di procedere ad esecuzione capitale dei detrattori. Così, la confusione regnò sovrana ed i riti propiziatori della Festa Pagana della Res Publica, si tramutarono assurdamente in un nostalgico omaggio al feroce nemico spodestato ed abbattuto nell'era precedente i fasti della democratica Res Publica.
Furono intonati inni e canti dell'era antica, incensati e ostentati i cimeli dei precedenti fasti condotti su quel suolo dal "savojardo" mentre il Vecchio Saggio, commosso alle lacrime, deponeva fiori e allori ai piedi degli antichi nemici, evocandoli in religiosa e convinta catilinaria rovesciata sul pubblico falsamente plaudente e comunque stupito.
Nessuno osò fermare il Vecchio Saggio quando si prostrò ai piedi di una plumbea statua raffigurante un signore straniero, ex ladro di cavalli e negriero nonché avventuriero; emblema stesso dell'antico regime,...un tal Peppino dei Due Mondi...
Il Vecchio Saggio, cadde in preghiera dinanzi al signore di pietra a cavallo e pregò così a lungo che finì col cadere in catalessi, colà restando piegato in due non si sa se per l'incanto o per l'artrosi.
L'idolo di pietra, la cui effigie fu clonata all'infinito per molti siti storici dell'ex Regno, ora Res Publica, rimaneva impassibile e fiero assiso sul suo cavallo dai grandi glutei, ad assistere a quell'assurdità anti-storica, anti Res Publica e forse il suo sguardo fisso cercava, interrogativo, in traiettoria un altro sguardo di pietra di qualche altro uomo di pietra torreggiante in un'altra piazza della capitale; la statua del suo "cumpà" Vittorio.
La folla, ormai silente e sgomenta, attese per lungo tempo che il Vecchio si tirasse su da quell'insolita, dolente, pecorina posizione e quasi si commosse al persistere di quell'atto sacrificale... Il Vecchio, attendeva imperterrito, un segnale dall'Idolo...
Ad un certo punto, qualcuno gridò qualcosa eppoi tutta la folla, con i cancellieri, gli officianti, la zarina e le oche del Campidoglio, all'unisono, gridarono "Miracolooooo! Miracoloooo! Guardate, la statua piange!"....... Il Peppino dei Due Mondi, aveva dato il segnale!.... Infatti, lacrime plumbee cadevano dagli occhi del Peppino di pietra, quasi che l'idolo - dimentico del passato - avesse voluto significare il perdono e quindi l'assoluzione del Vecchio Saggio che, da una incarnazione all'altra, aveva finito col rovesciare quel Trono che lui, il Peppino, aveva così bene conquistato e regalato al compare Vittorio.... Lacrime plumbee del Peppino dei Due Mondi vennero catturate da fotografi e cameraman e mandate in onda sui circuiti televisi in tutto il pianeta, trasformando la festa pagana della Res Publica in una vera e propria beatificazione, in un'orgia mistica!
Oh! Il Peppino di pietra piangeva le sue lacrime di coccodrillo, perdonava per essere a sua volta perdonato; questa, è l'umiltà dei Grandi, dei Santi!!!!!!!
Giunsero i carabinieri dei NAS e gli alti prelati di Montecitorio, per autenticare la veridicità del miracolo laico. Con due scale dei pompieri, i due prescelti agenti speciali nominati sul campo "verificatori", assaltarono l'idolo di pietra ; uno, per verificare l'occhio destro e l'altro, per quello sinistro. ... Raccolsero in due distinte provette di vetro le reliquie del "santo", con un certo sconcerto, constatandone il colore insolito e la eccessiva densità della lacrimazione....... corsero immediatamente al laboratorio mobile, per effettuarne una prima analisi. ............
Le lacrime di coccodrillo del Peppino di Pietra dei Due Mondi, non risultarono essere altro che........GUANO...ovvero, due cacate di colombo dell'Urbe!!!!!!!
(Urbe et ..."orbi")

Marina Salvadore (A.D. 2002)

 







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