Verdi e l'inno al Re Borbone

Di recente, il maestro Roberto De Simone dichiarava alla stampa ed agli esperti musicologi di aver rinvenuto negli archivi del Conservatorio napoletano di San Pietro a Majella, un inno - partitura e testo, regolarmente pubblicati nel 1848 - a firma dell'illustre Maestro Giuseppe Verdi e dedicato al nostro Ferdinando II, salutato come Re della Patria.
Ovviamente, gli "sfascisti" del Meridione; quelli secondo cui tutto ciò che proviene dal Sud è praticamente falso, manipolato - tanto, il Sud è l'esclusiva sede solo dei mariuoli, delle "trastule" , dei falsificatori e dei pirati..... - sono insorti, dichiarandosi disgustati da quel che hanno interpretato quale ennesimo "vilipendio" al Risorgimento, essendo stato - da tempo immemore - anche Verdi inserito nella rosa dei Padri della Patria, con Mazzini, Peppe Garibaldi ed il "Galantuomo".
Un cultore verdiano, tal prof.Orazio Mula ("meridionese") docente presso il Conservatorio di uno sconosciuto e remoto borgo del Piemonte - Cuneo - nominato solo da Totò (che diceva scherzosamente di avervi fatto il servizio militare) e il cui nome è stampigliato sulla stagnola di alcuni bomboloni al cioccolato e rhum (buoni, peraltro), asserisce scandalizzato che Verdi non si sarebbe mai sognato di peritarsi in indegne frequentazioni con il Sud; tantomeno di inneggiare, in qualità di Padre della Patria e "risorgimentista" acclarato, un Re Terrone e che molto probabilmente, trattasi di frode, di inganno, essendo il presunto Inno al Re Borbone una infelice scopiazzatura del più celebre "Ernani" , eseguita dai soliti falsificatori di provata genìa partenopea.
Ora, a prescindere dal fatto certo che Verdi intratteneva frequentazione e fitta corrispondenza con un tal Francesco Florimo, bibliotecario presso il celebre conservatorio di San Pietro a Majella, come non rammentare che Ferdinando II di Borbone, a quei tempi, fu l'unico Sovrano a concedere la costituzione e che - prima che ai Savoja - fu a questi offerto di divenire Re d'Italia?....Figuriamoci : un Re d'Italia napoletano? Che indecenza! Meglio senz'altro quel baffone tinto dell'amico della "bela Rusina", col suo bel panzone ingordo e mollicchio sotto la bottoniera d'argento - "pecchè l'Ommo adda tènere 'a panza!" - e buon intenditore di barbera. Vuoi mettere?
A prescindere, pure, dalla importante affermazione del senatore Giulio Andreotti che di recente - in occasione del Giubileo dei Cavalieri dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio, di Casa Borbone Due Sicilie - durante un excursus sulla Roma papalina dichiarava che "probabilmente L'Italia sarebbe stata migliore se l'Unità fosse partita dal Sud e non dal Nord del paese", come non urlare a tutti i finti tonti che disconoscono di proposito la civiltà e la grandezza di alcuni tra gli Stati pre-unitari ed in particolar modo del Regno delle Due Sicilie, che il Sud da sempre è stato la culla dell'arte e che Napoli, nel settecento, era la Regina dell'Opera? A Napoli nacquero gli importanti Conservatori di Sant'Onofrio a Capuana, La Pietà dei Turchini, Santa Maria di Loreto, I Poveri di Gesù Cristo; a dirigere queste scuole furono chiamati i più grandi compositori dell'epoca, basti ricordare Vivaldi alla Pietà e Porpora al Sant'Onofrio. Ed aggiungo anche che la famosa nona beethoviana è detta "scala napoletana" , non a caso. Ma il fondatore stesso della storiografia musicale, Charles Burney, nel suo "Viaggio musicale in Italia", così scriveva : "Arrivando in questa città (Napoli) ero preparato all'idea di trovarmi la musica al più alto grado della perfezione. Solo Napoli, pensavo, poteva offrirmi tutto quel che la musica può offrire in Italia, quanto alla qualità ed alla raffinatezza. Le mie visite alle altre città potevano rappresentare un dovere professionale, per adempiere un compito che mi ero imposto; qui, invece, ero venuto animato dalla speranza del piacere. Del resto, quale persona amante della musica potrebbe giungere nella città dei due Scarlatti, di Vinci, Leo, Pergolese, Porpora, Farinelli, Jommelli, Piccinni, Traetta, Sacchini e tanti altri compositori ed interpreti di primo piano, sia vocali sia strumentali, senza provare la più viva attesa?". E - aggiungo io - non è forse vero che la Madre della Canzone è Napoletana?.....Quando andate all'estero, in qualsiasi posto remoto del mondo e dite di essere ITALIANI, la gente vi accoglie al canto dell'Inno di Mameli o - dappertutto - intonano "'O SOLE MIO"?

Marina Salvadore          
"deportata nel profondo Nord"

 







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