Ma chi l'ha detto che ci puzziamo
di fame
che c'è la disoccupazione
la miseria
che
siamo all'accattonaggio?
I soliti denigratori!
Coloro che cercano sempre il pelo nell'uovo,
per offenderci, per regredirci a terzo mondo nell'immaginario collettivo
Ma nel terzo mondo non v'è "possibilità di monnezza";
qui, ce n'è, invece, tanta. Un trionfo di monnezza
ch'è
l'esatto controvalore del nostro spreco, della nostra ricchezza.
Avete mai visto nel Bangladesh un po' di monnezza? MAI!
In Angola, in Ghana
un po' di monnezza? MAI!
Cos'è la monnezza se non il residuato bellico dei nostri voraci
, famelici, abbondanti appetiti e relativi volgari consumi? Direste
ancora, a giudicare dalla monnezza imperante sotto il solleone di questi
giorni - evidente fonte storica della nostra civiltà - che siamo
un "terzo mondo" di assistiti, straccioni, poveracci che abbisognano?
Monnezza è il termometro empiricamente atto alla misura del nostro
benessere, delle nostre "panze arroganti", dell'obesità
che grava sul girovita, nelle cosce, nei fianchi
.nella pappagorgia
della maggior parte del nostro "popolino"
deambulante
in casa e in strada con sempre qualcosa tra le mani da macciucchiare
avidamente. Sarebbe questo il Sud depresso
affamato?
Conosco un "sud" dove i bambini di circa un anno pesano soltanto
un chilo e mezzo di
carne e lacrime - l'Angola, ad esempio - dove
non esistono pattumiere e discariche, perché non hanno motivo
di esistere.
Conosco un altro "sud" dove i bambini sudano sotto il sole,
scorticandosi a sangue, per ore, mani e ginocchia nel raccattare tra
i rifiuti urbani dispersi con fare classista nelle periferie di certe
metropoli il "pane sporco quotidiano" fatto di avanzi putrescenti
e di funghi germinati tra cacche di topo e batteri sui torsi d'insalata,
in SUD America.
Ma il sud dell'Italia, quel mezzogiorno che portiamo nel sangue come
atavica malinconia, è monnezza sconsiderata, "scostumata",
senza senso. E', di per sé, offesa alla fame vera. E' surplus
di consumi, di consumatori nevrotici di prodotti (quasi sempre dell'industria
nordica) che riempiono i carrelli al discount ed al supermarket di beni
di consumo primari ma soprattutto voluttuari, nell'eterna danza della
globalizzazione, anche dei consumi medesimi.
E' vero che si muore di fame ma è sì vero che anche di
overdose si muore, analogamente!
Ci "puzziamo di fame" ma TUTTI abbiamo anche due o tre telefoni
cellulari nelle tasche dei calzoni
.coi mondiali c'è stata
la caccia al megaschermo TV a cristalli liquidi
su terrazzi, balconi
ed abbaini delle case anche popolari c'è sempre uno "yankee"
barbecue, dove bruciare chili di proteine in salse industriali americane
e
calorie e patatine
e ketch-up e collane di salsicce che fanno
invidia, per lunghezza, a quelle di Margherita di Savoia
C'è sempre qualcuno che mastica qualcosa!
Per il cruccio della moderna scienza alimentare e degli illustri dietologi,
quella taumaturgica Dieta Mediterranea da loro assunta a dieta ideale,
autoctona perché affidata al consumo delle nostre semplici vivande:
pesce azzurro, olio, pasta, verdure, ortaggi e frutta
è
stata proprio dai "mediterranei" tradita, per il perverso
gusto globalizzato di precotti industriali, scatolame, fast-food compresso
e "conservati" in lattina o scatola, che fanno tanto american
cookie, dai nomi astrusi e dall'irrintracciabilità delle materie
prime di cui sono composte queste vivande plastificate ma
alla
moda.
La Coca Cola riempie anche i biberon dei pupi in passeggino, benché
sia esclusivamente un ottimo antiruggine e buon corrosivo per la pulizia
delle stoviglie inox.
I nostri bambini indigeni di due anni hanno il peso e l'altezza dei
bambini normolinea europei di sette anni, pur se ebbri di carni pallide
e flaccide che pesano su malferme esili ossicine.
Le sane bellezze popolane d'un tempo, turgide e toste da sembrare valchirie,
non se ne vedono più in giro; ora - appena adolescenti - hanno
orribili ed antiestetici materassi di ciccia gelatinosa - più
simile alla gommapiuma - piazzati malamente nei punti strategici che
il Canova scolpì morbidi e feminei alla sua Venere; ora è
tutto solo un inno alla bruttezza, alla sciatteria, alle malattie cardiovascolari.
Un inno al colesterolo, alla cellulite, al diabete alimentare, all'osteoporosi
precoce
ma pur sempre inno all'abbondanza, al consumismo, alla
moda.
Qui da noi si pranza e si cena, seduti a tavola, con primo, secondo,
contorno, dolce o gelato e frutta
caffè ed ammazzacaffè;
in Angola, molti bambini non riescono ad arrivare ai sette anni
nemmeno,
ai tre
e non sanno neppure cosa sia una tavola apparecchiata,
ciotole piene di cibo, profumi di vivande nell'aria
E voi mi parlate del misero Mezzogiorno, sopraffatto e sfruttato, oppresso
ed affamato
quando lo specchio delle nostre pantagrueliche "panze"
è a piena vista, sotto il sole, in un immondo gloriarsi di monnezza
che non sappiamo più dove stipare
che non ha nemmeno più
vergogna di se stessa
e che necessita pure di ridicoli commissari
straordinari, funzionari di polizia, retribuiti in carica per anni,
quali custodi templari di questa monnezza che pare essere quasi più
sacra, come simbolo napoletano, del tesoro di San Gennaro.
Anni orsono, con la "beneficenza" delle nostre tonnellate
di monnezza imballata inviata all'estero a smaltire, abbiamo pagato
le luci accese in ogni casa della Germania, per due anni
Se potessimo
trasformare la monnezza in carburante, saremmo il Kuwait d'Italia e
il signor Bush approfitterebbe pacificamente di questa sua conclamata
colonia, senza andare ad inventarsi, come suo padre, invincibili guerre
del Golfo
Se solo gli industriali del nord, perspicaci ed intuitivi
come sono, comprendessero quanta ricchezza equivale alla nostra autoctona
monnezza, si giocherebbero in Borsa le azioni delle discariche s.p.a.,
come al Monopoli, rimpolpando in stereofonia le casse della Confindustria,
della Confcommercio e delle Municipalità
.magari finanziando
campi di smaltimento con le sovvenzioni di una originalissima nuova
Cassa del Mezzogiorno, subappaltando i cantieri ai camorristi di sempre,
per tenerli buoni e tranquilli, con le sole briciole
La Politica della Monnezza sarebbe sintomo di Ricchezza, di Benessere,
di "grasso che cola" per imprenditori ed abusivi, persino
per il rilancio del settore del terziario, per le nuove leve della Bocconi,
costrette, oggi, ad avvolgersi al collo la laurea
Sarebbe tempo
di svincolare la MONNEZZA dalla non proficua politica dei Beni Culturali
e del Turismo, laddove - immobile e marciscente - continua ad essere
simbolo folkloristico e vetusto monumento nazionale della nostra Civiltà,
insieme al mandolino, a Pulcinella, al Guappo ed alla pizza!
Che ne pensi, Bassoli'?
Marina Salvadore (A.D.2006
- 07)