premio nazionale, scattò
subito quell'immediata simpatia- quasi una sinergia - aiutata anche
dal fatto di provenire dalla sua stessa terra... un po' più a
Sud del nostro internazionale luogo d'incontro. A parte due sue pubblicazioni,
serbo con grande cura un servizio giornalistico ch'egli volle dedicarmi,
allora, sul più famoso "magazine" locale e, devo ammettere,
quando gli strali della "pucundria" per quei begli anni andati
mi si conficcano nella mente, favorendo l'affiorare di bei ricordi legati
alla mia professione, sovente vado a rileggermi proprio quell'articolo
di Ugo Mucci, perché fu scritto con la raffinatezza e la pacata
bonarietà del gentiluomo napolitano e con il cuore dell' emigrante
e
quando la giungla di questa vita attuale ci soffoca con le sue
oscure e predatrici presenze, fa sempre bene - per poter sperare in
bene e non cedere allo sconforto - ricordarsi che almeno qualche personaggio
"perbene", corretto, umanamente schietto, onesto e veramente
colto - un autentico Signore - lo si è pure incontrato, qualche
volta anche se raramente, nella vita!... E si riprende a sperare che
anche oggi esista da qualche parte gente migliore... " 'A Vita
è 'na Cummedia" è una raccolta di poesie. C'è
chi tollera bene e si ritiene appagato da questa gran profusione di
poesie e di nuovi poeti; io, preferisco il romanzo
eppure le poesie
di Ugo Mucci le leggo con piacere ed ho subito divorato tutta questa
sua ultima raccolta
Perché?
Per professione, ho dovuto
sorbirmi atrocemente uno stuolo di poeti; tanti, che li ho persino catalogati
come personaggi di cartoon
ho riempito scaffali di poeti narcisisti,
sadici o masochisti, di poeti presuntuosi, di poeti egoisti
di
quelli egocentrici, di quelli che si poetano addosso sentendosi miti
e semidei
.di quelli che fanno esercizio logorroico, solo per riascoltarsi
ed applaudirsi
di quelli che scrivono, solo per l'orgasmo di rileggersi
Anche, di quelli "cattivi" che fanno poesia come se componessero
oscure evocazioni di spiriti maligni.... Onestamente, di Montale e di
Leopardi
di Foscolo e di Ungaretti
di Gibran e Tagore
.o
di Antonio De Curtis ed Eduardo e
Bovio non ne ho trovato nemmeno
più una scialba scia d'ombra ispiratrice; nessuno in grado di
appassionarmi, di suscitarmi un'emozione, un ricordo
un sospiro,
anche - che so? -
un sorriso
perché poi non è
detto che le poesie debbano suscitare solo struggimento e lacrime, no?
Ebbene, questa nuova "Muccinata" io l'ho gradita tanto, nonostante
quelle mie riserve sulla poesia contemporanea e sui suoi "adepti"
Perché? Perché sfogliare le pagine di questo libro
di poesie è stato come sfogliare un album di cartoline d'epoca,
una raccolta di acquerelli,
un archivio di vecchie foto di famiglia,
dove ti leggi e ti ritrovi in seno proprio a quella tua grande famiglia
che - dal Sud al Nord - riempie la tua testa quotidianamente, da anni,
e che quotidianamente ti chiama, ti invoca
ti chiede di tornare
a casa
specie se, come me e Ugo Mucci, si è emigranti
.si
è in un altro "altrove", ospiti. Perché sono
immagini scritte per il teatro, con l'abilità del commediografo
e dello scenografo
col pennello del pittore d'arte figurativa;
immagini di paesaggi e uomini curati nei particolari
che ti pare
pure di sentirne i profumi e le voci. Non è poesia fatta per
"poetare", è rappresentazione teatrale di regista,
attori e comparse, tutte impegnate sul palcoscenico
che si riduce
a foglio di libro ed è privo di luci e sipari
ma su quella
pagina bianca tu vedrai, leggendo con gli occhi dell'immaginazione tra
le parole stampate, muoversi come in una lanterna cinese uomini, donne,
albe e tramonti
balconcini primaverili in fiore e lo schiudersi
di fredde lastre di finestre di tutti gli esili
Perché?
Perché Ugo Mucci è un abile mastro preseparo (anche questa
nobile ed indiscussa arte è prettamente napoletana) e scolpisce
con perizia ogni figurina di questo immenso presepe ch'è l'Umanità,
arricchendo i fondali di cielo finto ed i sugheri brulli dello "scoglio"
presepiale di aliti di vita, di figurine in movimento che ammiccano,
che invitano ad ascoltare, di ognuna, la loro leggenda personale e che,
contrariamente alle facce di gesso adornanti roboanti epitaffi su autorevoli
lapidi, miracolosamente profumano di aghi di pino, di basilico e di
pomodoro
di gelsomini notturni, di bruma del mare,
di castagno
e di tabacco
di bergamotto e zagara,
di legna e pane caldo
di sale e di sole del Sud!
Marina Salvadore
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Il volume mette
a fuoco alcune significative esperienze in cui il linguaggio verbale
e quello del suoni hanno concorso alla creazione di forme espressive
complesse e di inusuale fattura. L'ingegnosa congiunzione di musica
e testi si presenta in tutta la sua meditata compiutezza nel pensiero
e nell' opera di Dante, che fornisce una magistrale interpretazione
della convergenze tra i percorsi semantici dei due linguaggi. Il
teatro d'opera è sede di espressione di istanze civili e
patriottiche - è il caso dell'opera di Monti e Paisiello
- oltre che laboratorio - di sperimentazione artistica: è
interessante ripercorrere la collaborazione tra d'Annunzio e Debussy,
oppure le rappresentazioni dei percorsi umani e musicali di Pergolesi
attraverso la letteratura. Il ruolo della musica, degli strumenti
e dei suoni nel suggestivo romanzo di Lanfranco Orsini L'eclisse
vengono fortemente evidenziati in un tentativo di lettura "musicale"
di un testo che deve non poco della sua grandezza al sapiente contrappunto
di leitmotiven, che prendono via via consistenze e finiscono con
il diventare elementi autonomi della narrazione, tessere preziose
di un complesso mosaico semantico, veri e propri "personaggi
sonori". |
Maurizio Piscitelli, musicista e musicologo,
è docente supervisore presso la SICSI Campania - Federico II e
professore a contratto di Teoria dell'Informazione presso l'Università
di Salerno; opera in materia di Comunicazione, Supporto al Sistema Informativo
e Politiche Sociali presso la Direzione Scolastica Regionale per la Campania.
Ha dedicato numerosi saggi e articoli ai rapporti tra la musica, le altre
arti e i processi comunicativi e formativi. Tra le sue pubblicazioni si
ricordano: Giovan Battista Pergolesi: l'uomo e l'artista (1986), i libretti
napoletani di Ranieri de' Calzabigi (1991), il pensiero musicale di Lutero
(1993), Novecento Interdisciplinare (1998), Il suono vissuto. Per una
didattica dell'ascolto musicale (2003), Processi formativi e tecnologia
del sapere (2004), Onde sonore. Il Mediterraneo, le musiche, la civiltà
(2005). |