L'occasione del ciarlare ci è offerta
dalla proiezione del documentario "cult" del meridionalismo
"Napoli Capitale" di Mauro Caiano, nell'ambito di una serata
culturale organizzata dal Centro Studi Erich Fromm di Napoli presso
l'aula magna della pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale.
Fortemente voluto, l'incontro, dalla appassionata e vivace Silvana Lautieri,
presidente del rinomato Centro Studi, molto sensibile al tema scottante
del degrado e della dignità perduta dei napoletani e che ci ha
messo il cuore nell'organizzazione dell'evento, non sapendo di andare
ad urtare altre sensibilità "insensibili", incapaci
di sostenere civilmente ed eticamente il confronto tra due opposti pensieri;
quello della fronda dell'intelletualismo più deleterio e inamovibile
che permea certi ambienti ormai calcificati della "Napoli-bene"
e l'altra sponda che - tra minori arzigogoli e inesistenti piaceri del
lessico sul disquisire del sesso degli angeli - è in cerca di
buonsenso, a sostegno della rivendicazione anche autorevole, in molti
casi, della verità storica e della propria identità!
Napoli, indiscussa città di cultura trattenuta gelosamente in
esclusiva nei vetusti salotti buoni del ceto che si crede medio-alto;
di quello che in cor si strugge perché non ha blasone ma che
sotto l'araldica dell'"intellighenzia" aspira a collezionare
" palle" nobiliari sul passaporto dello status symbol, del
rango, a volte scandito da un dottorato conseguito presso la Federico
II, a volte da un incarico di funzionario nella Pubblica Amministrazione
Locale… e che prova sordida soddisfazione da autoerotismo nel relegare
tra i cretini subalterni del suo limitato immaginario chi va controcorrente.
In quella sede abbiamo pure goduto dell'ostentazione filo-sabauda di
un magistrato napoletano…e non senza un brivido ci è venuto in
mente - chissà perché? - Cialdini con i suoi processi
sommari ai "zozzi" partigiani del Sud: una Napoli che ha schifo
di Napoli!
Esterofila Napoli dei "luoghi comuni", dove le paroline magiche
per risolvere l'anatema di ogni vertenza, di ogni dotta esternazione,
sono - ripetute all'inverosimile - "CLASSE DIRIGENTE", "SOCIETA'",
"'99", "DEGRADO", "FILOSOFIA", "DISAGIO"
scandite alla rinfusa… come dire "piove, governo ladro!" ad
ogni pie' sospinto, nel bagno di narcisismo ed autocelebrazione che
un microfono, una telecamera, un uditorio…sanno scatenare in seno a
un convivio, anche improvvisato, pure sul tema dell' "uovo sodo"…
per l' "Accaremia 'e ll'ova toste" di ruspante, luciana memoria,
pur di esternare, per comparire!
Proviamo repulsione per la Napoli della camorra e della microcriminalità
ma non ci piace neppure questa Napoli dell'intellighentia; sono ambedue
- diversamente ma similmente - "le mani sulla città"
e l'una ignora l'altra! Tutti gli "altri", come in un'aspra
Parigi-Dakkar viaggiano in APE, stretti tra queste mani che spingono
vasi di coccio, tra i quali quello fragile di Pandora. E
non si è capito, in questa Napoli degradata e spirante, che i
troppi "fili" del labirinto del Minotauro (filo-sofo; filo-progressista,
filo-liberale; filo-massone, filo-laicista; filo-pagnottista; …filo-bus…)
non conducono a quel Minotauro che si ha - sicuramente - paura di fronteggiare;
quel mostro-verità da guardare fisso negli occhi, con tutto l'orrore
di poter perdere la propria comoda e precostituita identità sociale,
il proprio "posto al sole", le proprie rassicuranti certezze,
coccolate dall'appartenenza ad una "casta" che non prevede
perigliose fughe nel discernimento personale…neppure di fronte all'evidenza
dell'inconsistenza. Ma se quei fili di Arianna non conducono al cospetto
del mostro da affrontare è inutile tirare un sospiro di sollievo,
per lo scampato pericolo…poiché il pericolo più grande
di rimanere invischiati nei filamenti bavosi della tela ottogonale (simbolo
federiciano per eccellenza) di un ragno e prigionieri - per sempre -
del labirinto è certezza matematica… per chi non sa e non vuole
confrontarsi con il "diverso"…con il "fuori programma"…
E' questa la categoria dei "napoletani onesti" che la Jervolino
appena acclamata sindaco di TUTTI i napoletani, incensò nella
sua prima e non ultima gaffe ufficiale, dicendo d'essere stata eletta
da costoro!
"Napoli, la dignità perduta",
com'era nelle sane intenzioni della appassionata Silvana Lautieri, che
già aveva piacevolmente recensito il filmato sul cittadino "ROMA"
e sulla sua rivista "ESSERE"…(e che al cospetto dei disturbati
ed esterrefatti soci del club - a fine proiezione - ha dovuto diplomaticamente
dichiarare di non aver pre-visionato tutte tre le parti di cui si compone
l'opera) è stata un incidente di percorso per il meridionalismo
propositivo che il documentario intendeva sollecitare, sullo sfondo
della più profonda incomunicabilità tra le mummie ed i
feti della napoletanità sempre contraddittoria…sempre fuorviante,
che alimenta innumerevoli impotenti e tristi napolitudini.
Si è fatto l'impossibile - in quella sede - per interdire il
dibattito a qualcuno non della "parrocchia"; anche all'autorevole
editore Giammarino de "IL BRIGANTE", il cui intervento era
stato abbondantemente preannunciato agli organizzatori! Eppure, buona
parte della platea più colta e rappresentativa della città
pulsante, autentica, era ospite su invito degli autori dello scabroso
filmato!
Si è sbagliata, soprattutto, la programmazione degli interventi
dei relatori, laddove, in primis, si sarebbe dovuto enucleare il "perché"
ed il "percome" del documentario, da parte di chi il progetto
"Napoli Capitale" l'aveva centellinato, costruito, organizzato
e presentato con successo nella più prestigiosa sede del Parlamento
Europeo, in quel lontano novembre del 2003; a quel punto gli egregi
"altri" avrebbero saputo perfettamente rintracciare i temi
del dibattito. Invece, tra stucchevoli esalazioni "motu proprio"
degli esimii, del tutto estranee al tema dominante dell'audiovisivo,
tra una tesina sociologica sul concetto per noi utopico di "produttività"
(…e…quando mai…abbiamo avuto una produttività partenopea?) di
"lavori pubblici" e architettura, profusi come cavoli a merenda
dai dotti,… dulcis in fundo ci è cascata pure una celebrazione
masochistica incredibilmente da sponda gesuitica (nonostante le ferite
ancora brucianti del Risorgimento Anticattolico, con annessi e connessi)
del razzista Giorgio Bocca con il suo ultimo parto letterario che, al
pari di Cavour, bacchetta e dispone per i napoletani, senza mai aver
messo piede a Napoli. Doveva essere un dibattito a più voci,
un civile confronto ma è stato il monologo del "padrone
di casa", soporifero e inconsistente. Dittatoriale.
Chi - presente e attore - avrebbe dovuto essere relatore di parte (purtroppo
tenuta opportunamente per ultima nella "scaletta") e conosciuta
ai "più" per la propria appassionata attività
di meridionalista assolutamente non intellettuale ma - come ama ripetere
- "persona informata dei fatti", dopo aver ficcato un dito
nella polenta ed averla assaggiata, ha onorevolmente desistito, ritenendo
superfluo ogni ulteriore scambio, ogni "duello verbale", risparmiando
un sacchetto di perle da non gettare ai porci… energie ed ossigeno da
profondere altrove, lontano dai salotti asfittici, frequentati dai "venuti
al mondo in virtù di abuso di forcipe"… affidandosi coerentemente
al mesto dettato kafkiano : "Adesso le sirene hanno un'arma più
fatale del canto, il loro silenzio.".
Marina
Salvadore (A.D.2006 - 01)
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