Nel 1857 il governo borbonico istituì una Commissione per la Statistica delle attività produttive del Regno delle Due Sicilie.
Furono inviati 2500 moduli per avere notizie sui "grandi stabilimenti industriali, opifici e fabbriche, sulle piccole industrie e manifatture o sulle arti con esclusione di arti o mestieri isolati".
Di fronte alla difficoltà incontrata da molti Comuni nella classificazione dei prodotti la Commissione suggerì di dividerli in quattro categorie: "minerali, vegetabili, animali e misti".
Da queste preziose e quasi del tutto inedite statistiche risulta una quantità enorme e inaspettata di produzioni realizzate diffusamente in tutto il Regno: dalle lavatrici (Armingaud, in uso presso l'Albergo dei Poveri di Napoli e capaci di lavare fino a 1200 camicie) ai parafulmini, dalle tute per palombari agli sportelloni anti-incendio, dalle colle agli ombrelli, dall'olio di bergamotto (200.000 libbre solo in Calabria) alle "riggiole" (esportate anche a Tunisi), dai cappelli in paglia (20.000) all'anno a Civitella del Tronto) ai fiammiferi, dai saponi ai pianoforti (famosi quelli di Raffaele Muti), dai profumi (esportati anche negli Stati Uniti) ai medicinale, dalle forbici alle monete (300 dipendenti della Zecca dello Stato), dai goniometri agli orologi ... (Archivio di Stato di Napoli, fondo Ministero Agricoltura Industria e Commercio, fascio 484).
Le industrie nel Mezzogiorno continentale erano circa cinquemila e la percentuale di occupati tra la popolazione attiva prima dell'Unità d'Italia era pari al 6% con punte (Napoli, Terra di Lavoro, Principato Meridionale e Settentrionale) vicine all'11%: in media con le percentuali degli occupati delle industrie del resto d'Italia, il 27% dei lavoratori delle industrie italiane era nel Mezzogiorno continentale.
I lavori pubblici sono sempre il frutto di un apparato industriale efficiente e adeguato.
Tra i lavori pubblici più significativi realizzati tra il 1850 e il 1860 si ricordano: 27 ospedali civici, il bacino di carenaggio in muratura presso il porto di Napoli, le bonifiche delle Paludi Sipontine e del bacino inferiore del Volturno, la creazione dei Regi Lagni, il ponte in muratura sul Fortore con tredici arcate, quello sul Biferno, il Corso Maria Teresa (dal nome della moglie di Ferdinando II), cinque chilometri di una sorta di moderna "tangenziale" della capitale costruita in appena due mesi e ribattezzata Corso Vittorio Emanuele dopo l'unificazione italiana.
Lavori e primati si aggiungevano ad altri lavori e primati più o meno recenti: la prima ferrovia italiana Napoli-Portici, la prima nave a vapore, il ponte in ferro sul Volturno, il ponte sul Calore, il primo sistema di illuminazione a gas, il primo telegrafo elettrico, l'Acquedotto Vanvitelliano, il primo sistema di fari lenticolari, l'Osservatorio Vesuviano o le bonifiche e le deviazioni del fiume Sarno.